savilon
00sabato 8 aprile 2006 14:34
A cosa potrà mai servire un laureato (magari in materie umanistiche) disoccupato? E a che serve un diplomato in bilico pericoloso tra una facoltà che poco gli interessa ed un lavoro che non trova e, dunque, come sopra, disoccupato? In entrambi i casi la risposta è: a niente.
E quindi facile reperire questi ameni personaggi mentre cercano di dare un senso ( ed un lavoro!) alla loro vita nelle edicole dell’angolo ben rimpinguate di giornali con annunci di varia fatta o, ahiloro, possono essere ripescati in domestici appartamenti intenti a sonnecchiare pantofolando tra una stanza e l’altra.
Tralasciando le talpe da appartamento è alla categoria degli assidui frequentatori di edicole che vogliamo oggi rivolgere la nostra attenzione e le nostre righe.
Catturati da roboanti titoloni, i nostri avvicinano convinti la mano al portaeuro; e già sognano di scaldare uno dei 10 mila banchi preposti per candidati di favolistici concorsi; già vedono il loro nome e cognome proiettato in mega albumoni contenenti liste di migliaia di partecipanti; già si figurano il momento in cui consegneranno alla storia e all’impiegata della posta la raccomandata del loro futuro.
Ora, c’è di sicuro un tempo per la storia, ma non è questo perché il concorso non necessariamente si terrà tanto presto né tanto vicino né elargirà a cornucopia così tanto lavoro. E, se è vero, come recita il trailer di un orrorifico recente film americano, che “la cosa peggiore che vi può capitare non è perdere la ragione, ma ritrovarla”, quando i nostri si accorgeranno del tutto, resteranno, naturalmente, un po’ delusi. Ma, insomma, basta tirare in ballo Machiavelli per ricordare che “il fine giustifica i mezzi” ed, allora, i titoloni possono pure avere una loro ragion d’essere.
Certo, i malcapitati hanno anche dovuto sborsare qualcosa per accedere agli articoli dei suddetti titoloni ma, noblesse oblige, vogliamo anche dimenticare i pochi spicci da tasca sacrificati dal binomio inscindibile disoccupato-disperato.
Ora, però, non sarebbe più buono e giusto, più trasparente, più magnanimo e comprensivo, più, più, più, più, più scrivere di concorsi in maniera chiara e, soprattutto, distribuire il giornalino gratuitamente, senza togliere neanche un centesimo al già provato disoccupato-disperato?
Noi riteniamo di si.
E, non per niente, il giornalino “Simoneconcorsi” è in omaggio; non per niente vi segnaliamo tutto quello che vi può servire su questo stesso sito che ora sta occupando le vostre pupille (www.simoneconcorsi.it). Dunque, voi, neutrini dell’Universo, ultimi degli ultimi, dimenticati dall’umana misericordia, gementi e piangenti in questa valle di pubblici concorsi, non avrete più il cuore trafitto dai pugnali usati per Joseph K., ma sarete piuttosto trattati coma la centesima pecorella, come il figliuol prodigo, come gli animi belli che siedono alla mensa divina. Sarete la pietra scartata divenuta testata d’angolo, il granello di senape divenuto possente albero, il Mosè scelto da Dio come traghettatore e, dall’alto della vostra raggiunta posizione, potrete pure permettervi di dire ai vostri detrattori “buoni giovani, ite, ite, missa est”.
Francesca Mignosi