Zymrin, il mercante

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Kivan FB
00lunedì 2 giugno 2003 00:28

La notte era calata già da alcune ore, e il piccolo gnomo aveva posto il suo bivacco al lato del sentiero ai piedi della collina. Il fuoco era caldo, e la pentola con i fagioli pronta ad essere riscaldata. Zymrin sorrise, spezzando una galletta, e pensando ai buoni affari conclusi. Del resto, come si sa nell'underdark ed anche fuori, uno svirfneblin non fa che dedicare tutto il tempo alla sua attività di mercante... e Zymrin era un favoloso mercante! Il migliore di queste terre, almeno così si considerava egli stesso. Del resto, era ben conosciuto e perfino tollerato dai drow delle città limitrofe. Ce n'erano 3, nel raggio di poche miglia: ognuna con la sua rete di cunicoli. "Sfortunatamente sono ancora lontane l'una dall'altra..." - constatò il piccolo gnomo del sottosuolo, rivolgendosi a Ghur, tornato al bivacco dopo aver recuperato della legna.
Ghur era un orco possente, che aveva perso il dono della parola, insieme alla lingua, in un feroce combattimento anni or sono. Zymrin aveva bisogno di una scorta.... e Ghur faceva al caso suo! “Un servo forte e necessariamente discreto, una vera fortuna!” pensò. Viaggiare da soli è molto pericoloso, anche per un mercante all'apparenza senza nemici. Del resto, i drow sono creature così infide, aveva sempre pensato...
I due erano inseparabili, e più volte l'orco aveva sventato assalti da parte di banditi. Era felice di servire il suo piccolo padrone.

Zymrin sospirò, poi tornò alle sue considerazioni: "Come sai bene, Ghur, ci sono tre città drow nei paraggi: Barravidenn, Olath k'lar e Rag'noamuth. Prima o poi, ci sarà una guerra... e noi dovremo stare attenti: i nostri commerci aumenteranno! Armi, costose componenti magiche... si, si - si fregò le mani - dovremo essere i primi a saperlo! I primi!". La guardia sorrise, pur non capendoci molto…

Ad un tratto, lo gnomo si interruppe, accusando un brivido di freddo. La sua faccia si contrasse in una smorfia di disappunto, e lanciò un'occhiataccia al suo servo, senza proferir parola. Del resto, non è mai piacevole rabbrividire per il gelo. Soprattutto quando la sensazione non è legata ad un improvviso soffio di brezza invernale, ma ad una lama di pugnale adagiata sulla gola.

"Un tantino pericoloso viaggiare di notte!" Sentenziò l'inatteso ospite. Lo gnomo ebbe un sussulto, come quello che prova chi, ascoltando una voce, sa di conoscerne il proprietario. Contemporaneamente, fece cenno all'orco di rimanere seduto...

"Ebbene, drow, scosta il mio cappuccio, dovresti conoscermi..." Ghignò lo svirfneblin...

Il giovane drow fece quanto detto, e sorrise... "Zymrin, il re dei mercanti... e il suo fido orco servitore! L'unico suddito del tuo regno, gnomo..." aggiunse sprezzante il drow.

"Non è il caso di riporre il tuo pugnale, Denvin Elzar'faern di Rag'noamuth?"

Denvin annuì e ripose il pugnale. "Non capisco come faccia a ricordare tutti i nomi dei tuoi clienti, mercante. Ma dovresti ricordare almeno le regole del rispetto… dammi del voi" aggiunse freddo il drow.

"Come volete, principe, non era mia intenzione mancarvi di rispetto" annuì con toni forzatamente formali il piccolo gnomo.

"E’ inutile che fai finta di non sapere... tu che hai orecchie dappertutto, sai bene della distruzione della mia Casa, Zymrin" disse il drow irritato dalla falsa formalità dello svirfneblin.

"La conosco, infatti, giovane Denvin.... e che peccato che la terza casa di Rag'noamuth sia caduta in disgrazia a Lloth..."

"E cosa si sa, fuori di Rag'noamuth, della storia di Elzar'faern, mercante?" Denvin sedette, prendendo da mangiare e mettendosi ad ascoltare le parole dello gnomo... consapevole di dover sentire un'altra volta la triste storia della caduta di Elzar'faern. Ma quella che stava raccontando lo gnomo non era la storia di facciata, nota a tutti e passata alla storia, ma la reale versione dei fatti...

"Che splendore, casa Elzar'faern.... 500 guerrieri, un principe, orgoglio dell'accademia di magia.... un maestro guerriero e due sacerdotesse, morte ahimè negli ultimi 6 mesi in circostanze misteriose... “

Denvin lo lasciò parlare...

"Perchè una casa avrebbe dovuto perdere il favore di Lloth in così breve tempo.... e in maniera così netta da perdere così tragicamente le sue sacerdotesse? Perchè vostra madre, la Matrona.... "

Il drow urlò, scagliando lontano lo gnomo, e prima che l'orco riuscisse ad alzarsi dal giaciglio, tre dardi incantati ne perforarono la spessa cotenna, uccidendolo sul colpo. Subito dopo, balzò sullo svirfneblin, affondando il suo pugnale nella gola rugosa.

Denvin pulì il coltello e riprese a mangiare. "Questa storia, non è stata mai raccontata, svirfneblin... e mai lo sarà" disse alle orecchie dello gnomo, ormai impossibilitate ad ascoltare. Sapeva bene, perchè Lloth stessa glielo aveva detto in sogno, che la fine della sua casata era stata decretata per colpa di Ilharess Eelenya.

Dopo una battuta di running, la tradizionale caccia di superficie, alcuni schiavi umani erano stati prelevati per servire casa Elzar'faern. Uno, in particolare, era stato destinato agli appartamenti della matrona, cosa davvero inusuale. I pettegolezzi serpeggiarono in seno alla casa, per poi diffondersi altrove...

Da quel momento, le due sorelle di Denvin morirono in maniera violenta una dopo l'altra. Presagio inequivocabile che il favore di Lloth era perduto. Un tale segno sarebbe stato presto colto da qualche casata avversa. E una notte, la dea ragno apparve in sogno al drow, intimandogli di partire, poichè quella era l'ultima alba degli Elzar. La prova che il sacrilegio della matrona era irreversibile venne infatti quella notte, la notte del concepimento di un figlio mezzosangue. Elzar doveva cadere, e Lloth non poteva aspettare oltre.

"Vai, sarai la testimonianza vivente e il ricordo doloroso di quel che era Elzar'faern, terza casa di Rag'noamuth. Questo è il destino di chi non segue la parola di Lloth"

Partì improvvisamente, lasciando sul posto i familiari, che di lì a poco sarebbero morti in una cruenta battaglia. Il suo destino sarebbe stato altrove, ustionato dalla luce esterna, senza la protezione che il suo rango gli forniva in città. Esiliato dal sottosuolo per volere della stessa Dea. E proprio per questo, non avrebbe mai ascoltato volentieri la sua storia. Tantomeno da un mercante.

Frugando tra le cose dello gnomo, oltre ad un bel po' di oro e gemme, trovò le indicazioni per raggiungere una valle, al di là delle colline.

"Un posto vale l'altro" pensò. Finita la cena, s'incamminò, deciso a sfruttare le riposanti ore notturne.



Valanya
00lunedì 2 giugno 2003 00:38


Bello, anche se lo avevo già letto in anteprima
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