Zarqawi: "Non trattiamo con Bush"

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CARMINE84
00lunedì 27 giugno 2005 13:30
Ma Rumsfeld insiste: ci sono contatti

Reazione secca e unanime quella avuta dai ribelli iracheni sui presunti contatti con l'esercito Usa per ottenere una tregua. Il segretario alla difesa americana, Donald Rumsfeld, però insiste e in un'intervista alla rete Fox News ha confermato l'esistenza di un negoziato in corso. Tra i destinatari della trattativa ci sarebbe anche il sanguinario Zarqawi che però ha ammonito i suoi uomini: "Guai a chi tratta".

Il Sunday Times aveva riportato la notizia che, dopo settimane di trattative portate avanti da un ex ministro e da leader tribali iracheni, alcuni comandanti della guerriglia irachena avrebbero incontrato all'inizio di giugno quattro funzionari americani a Balad, circa 60 chilometri a nord di Baghdad, per cercare di avviare un dialogo. Il primo incontro risalirebbe allo scorso 3 giugno, il secondo a circa 10 giorni dopo; altre riunioni sarebbero in programma tra le due parti nel tentativo di ridurre la violenza nel paese. Da parte Usa, ha spiegato il Sunday Times, alle riunioni avrebbero partecipato un soldato, un membro dei servizi di intelligence, un membro del Congresso e un rappresentante dell'Ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad; da parte dei ribelli, sarebbero stati presenti esponenti di diversi gruppi, tra cui Ansar al Sunna - responsabile di diversi attentati, tra cui quello contro la base Usa di Mosul che è costato la vita a 22 persone - e l'Esercito islamico in Iraq, che ha rivendicato la morte del giornalista italiano Enzo Baldoni.

Il segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld, in un'intervista a Fox News, ha ammesso che vi sono stati alcuni incontri tra i leader di alcuni gruppi ribelli in Iraq e le autorità americane, incontri sollecitati dagli stessi Usa. "Gli iracheni hanno un governo sovrano. Saranno loro a decidere quali relazioni allacciare con certi elementi dell'insurrezione. Noi li aiutiamo ogni tanto", ha detto Rumsfeld.

Ma le voci di presunte trattative hanno provocato la reazione piccata della guerriglia. Il primo gruppo a smentire è stato Ansar al Sunna. "Noi smentiamo categoricamente che ci sia stato un qualche negoziato tra l'esercito di Ansar al-Sunna e qualsiasi crociato o apostata", si legge nel comunicato apparso su internet. "La jihad è l'unico mezzo per restaurare la dignità di questa nazione. Senza questa dignità, la nazione sarà avvilita e vinta".

Subito dopo, in successione, sono arrivate le smentite di al Qaeda in Iraq e dell'Esercito Islamico in Iraq. Il gruppo guidato dal Abu Musab al Zarqawi ha negato categoricamente un proprio coinvolgimento ed ha ammonito ogni uomo "poco coraggioso" a non incontrare gli americani e i loro alleati. L'Esercito Islamico, con un messaggio analogo via web, ha spiegato: nessun incontro "diretto o indiretto" con funzionari americani. Si tratta di "menzogne" per creare divisioni tra i combattenti. Ma, è stato aggiunto, "non c'è disaccordo tra i guerriglieri da cui gli infedeli possono trarre benefici. Tutti i mujaheddin sono dalla stessa parte contro i nemici dell'Islam".
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