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Michele
00mercoledì 22 marzo 2006 12:09
Altro che reciprocità delle religioni: a Kabul a causa della sharia un cittadino rischia la pena capitale
A MORTE CHI SI CONVERTE AL CRISTIANESIMO
Altro che reciprocità delle religioni: a Kabul a causa della sharia un cittadino rischia la pena capitale
Roberto Fiorentini In Italia un ministro della Repubblica dà vita ad una consulta islamica per capire i problemi dei musulmani. Non solo. Acconsente che i partecipanti possano anche esprimersi in maniera democratica presentando diversi punti di vista. In Afghanistan, invece, un islamico che dice di volersi convertire al Cristianesimo rischia la pena di morte. È questa una delle tante cartine di tornasole che dimostrano... ...come l'islam moderato, sia un'araba fenice, come la tanto invocata “reciprocità” sia ben lontana anche solo dall’essere concepita.
La notizia che arriva da Kabul non è infatti riferita ai giorni della dittatura talebana, ma è stata riportata dai giornali italiani nelle ultime ore, quando nella capitale afgana il governo è quello appoggiato dalle forze occidentali che hanno defenestrato il mullah Omar e tutti i suoi studenti coranici appoggiati dai combattenti di Osama Bin Laden struttura portante di Al Qaeda. Dunque anche se si cambia forma di governo, il sub strato culturale rimane lo stesso che era in vigore nell'oscurantismo talebano.
La vicenda è questa. Nei giorni scorsi un cittadino afgano è stato incriminato da una corte di Kabul per essersi convertito al cristianesimo e potrebbe essere condannato alla pena capitale. L'uomo, Abdul Rahman, 41 anni, è stato denunciato e arrestato il mese scorso come convertito da suoi familiari nell'ambito di una lite con l'ex moglie per la custodia dei due figli. Trovato in possesso di una Bibbia, è stato accusato di apostasia per aver abbandonato l'Islam. Secondo quanto riferito dal giudice Ansarullah Mawlavezada il processo per ripudio dell'Islam ha avuto inizio giovedì scorso. Nella prima udienza Rahman ha confessato di essersi convertito al cristianesimo 16 anni fa, mentre lavorava come operatore umanitario per un'associazione internazionale cristiana che si dedica al soccorso dei rifugiati afgani a Peshawar, in Pakistan.
«Noi non siamo contrari ad alcuna religione in particolare, ma in Afghanistan questo genere di cose è contro la legge», ha detto il giudice Mawlavezada. «È un attacco all'Islam». Dopo avere lavorato per quattro anni in Pakistan, Rahman ha vissuto per nove anni in Germania. Rientrato in Afghanistan nel 2002, ha provato ad ottenere la custodia dei due suoi figli, che adesso hanno 13 e 14 anni, che sono sempre vissuti con i nonni. La battaglia per la custodia si è conclusa con l'arresto dell'imputato. Il pubblico ministero Abdul Wasi si è offerto di ritirare le accuse se Rahman accetterà di tornare all'Islam, ma l'uomo si è rifiutato. Per questo Wasi ha chiesto la pena di morte. La vicenda riflette la lotta in corso nel Paese fra fondamentalisti e riformisti sull'adesione più o meno stretta alla sharia, la legge islamica, che in base alla costituzione è fra le fonti del diritto.
Dunque niente grazia. L'Occidente, e in particolare l'Italia, fa costruire moschee, permette scuole coraniche, perfino autorevoli membri delle gerarchie cattoliche ammettono la possibilità dell'insegnamento del “libro” nelle scuole: e loro i musulmani vogliono impiccare un uomo solo per il fatto che ha ripudiato l'Islam per abbracciare il Cristianesimo. Il punto cardine della reciprocità è, come sempre, qualcosa di assolutamente aleatorio. L'Islam non lo non riconoscerà mai al cristianesimo per la sua stessa natura. Neppure davanti alla presenza di cristiani, come i militari italiani, che da cinque anni assistono la popolazione civile stremata dagli anni della dittatura religiosa. Intanto il ministro degli Affari Esteri Gianfranco Fini ha appreso «con preoccupazione» la notizia e ha disposto la convocazione dell'ambasciatore dell'Afghanistan a Roma oltre ad aver dato istruzioni all'ambasciatore italiano a Kabul di compiere un analogo passo le autorità afgane. In tale contesto la nostra ambasciata a Kabul ha convocato una riunione dei capi missione dell'Ue. Della questione, sotto sollecitazione del ministero degli affari esteri italiano, si occuperà anche il Gruppo di esperti dell'Ue sui diritti umani. Secondo quanto affermato da fonti della Farnesina l'Italia si adopererà al più alto livello, anche portando la questione all'attenzione dei vertici dell'Unione Europea a Bruxelles, per impedire conseguenze incompatibili con la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Lunedi, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente, il cardinale Camillo Ruini aveva sollevato la questione delle persecuzioni cui sono sottoposti i cristiani in diverse regioni del mondo e aveva richiamato la comunità internazionale ad un maggiore impegno sui temi della libertà religiosa e sul rispetto dei diritti umani. Ruini ha citato come esempi due Stati, la Nigeria e le Filippine, dove le persecuzioni ai danni dei cristiani sono in aumento, «per non dire della difficile situazione dei cristiani in vari Paesi a dominazione musulmana, o anche retti da sistemi politici avversi alla religione: sono gravi e urgenti dunque i motivi per cercare di costruire, o ripristinare, forme di convivenza civile e di collaborazione, nel rispetto reciproco e nel riconoscimento sincero della libertà di religione».

www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=57185,1,1
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