W la Squola!!

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mujer
00mercoledì 22 ottobre 2008 14:40
Fino a pochi mesi fa nessuno sapeva chi fosse la Gelmini.
Accade sempre così, tu lavori, ti informi, vivi e ti confronti, studi leggi, riforme, programmi e intanto continui ad andare avanti, sperimenti e dài il tuo servizio, lo discuti e ne rendi conto, lo valuti e lo riformuli.
Ma di colpo arriva la Gelmini e in un 9 minuti ti stravolge la vita, ti annulla, ti dice che tutto quello che hai fatto finora non vale niente, anzi, non esiste, è irrilevante.
Allora m'incazzo e dico no, tu cara Gelmini te ne vai a fanculo e me ne frego della tua riforma del cazzo e del tuo pappone che ti mette le parole in bocca.

Ho scritto comunicati, ho fatto riferimento ai trattati internazionali a favore dell'istruzione, ho partecipato ad assemblee e sto organizzando un dibattito ma oggi dico basta, mi sono stufata.

Il pappone ha minacciato di mandare la polizia a scuola.
Ci siamo, il passaggio era prevedibile.
Bene, era ora, li stiamo aspettando.
sergio.T
00mercoledì 22 ottobre 2008 16:32
Ho letto. Tipico provvedimento di un governo sprovveduto e anche un pochettino fascista.

La polizia deve essere chiamata in causa a ragion veduta e non per sedare contestazioni democratiche di dissenso.
Cosi' facendo e' come dire " non vogliamo un confronto, fate quello che diciamo noi" senza volere mettere niente in discussione.
Non sono assolutamente d'accordo con un provvedimento simile. Soltanto quando la contestazione assume una forma violenta e vandala bisogna ricorrere all'intervento della polizia, e non quando ci sono occupazioni per aprire discussioni e dibattiti.
Anni fa , ai tempi delle superiori ho vissuto le occupazioni del Carlo Cattaneo uno degli istituti piu' violenti politicamente di Milano, insieme al Cesare Correnti: non ho mai visto arrivare la polizia contro l'occupazione stessa. Soltanto se questa degenerava in atti di vandalismo e di violenza , allora, voltato l'angolo di piazza Vetra si vedevano arrivare le luci blu delle volanti e dei cellulari.
Ma, a quel punto, era un altro discorso.
sergio.T
00mercoledì 22 ottobre 2008 16:52
Naturalmente questo e' un discorso complesso e facile alle strumentalizzazioni.
Gli ambienti studenteschi, da sempre, nella maggioranza dei casi sono di ambientazione politica di sinistra. Ovvio che contestino qualche decreto della destra ( ma e' anche vero che le riforme scolastiche sono state quasi sempre contestate).
In piu' ci sono molte spalle d'appoggio come centri sociali, sindacati di parte, ecc,ecc.
Questo pero' non significa piu' di tanto: il decreto Gelmini e' visto male dovunque , da tanta gente, da tanti addetti ai lavori. ( in proposito saranno loro a proporre alternativa valide da discutere)
Visto talmente male che persino lassu' in montagna , ho letto manifesti e lenzuola inneggianti contro il decreto. E si sa, la', sono quasi tutti leghisti.
matrioska.
00mercoledì 22 ottobre 2008 17:55
Anche i leghisti si possono rendere conto che una riforma fa shifo,non credo che a loro non è permesso di farlo, credo che a questo punto della storia siamo con la merda fino al collo e non ci possiamo più permettere di dire no tu no perchè sei leghista si tu si perchè sei comunista. Dobbiamo lottare e basta con chi vuole farlo.
Ieri sono stato ad un dibattito a porretta e c'era un docente che ha detto: io ho sempre pensato che le occupazioni facessero schifo e che gli studenti si mobilitassero
perchè non avevano voglia di fare un cazzo ma adesso ai miei studenti dico"FACCIAMO CASINO".
mujer
00giovedì 23 ottobre 2008 09:03
Sì, molti insegnanti si stanno scoprendo pantere ma, in verità, pensano alla propria tasca. Poco male, peggio sarebbe se fossero ancora arroccati nel pensiero "gli studenti occupano perchè non vogliono fare niente". Ma il solo fatto che l'abbiano pensato in passato ce la dice lunga sul concetto che gli insegnanti hanno degli studenti.

Mi piace molto quello che sta accadendo in giro per le piazze. Le lezioni pubbliche non dimostrano soltanto che è possibile essere contrari e continuare a fare educazione in piazza come in un'aula, condividendo saperi e motivando all'unità, ma esaltano anche la potenzialità della pedagogia attiva, quella che Freire - un pedagogo brasiliano di grande umanità - definiva la pedagogia PARTECIPATA.
Alle lezioni stanno assistendo anche persone che non hanno mai varcato la soglia di un'università e parlano studenti che, finora, non riuscivano ad esprimere altro che il proprio piano di studi.

Sulla possibilità di poter protestare facendo proposte si è già capito che non sarà preso in considerazione nessun dialogo né lo si vuole, a dire il vero.
La riforma dev'essere ritirata perchè ha come obiettivo primario l'abattimento dei costi, finalità che in uno stato democratico dovrebbe riguardare, invece, l'acquisizione di saperi e il potenziamento delle abilità dei propri giovani.
Ho letto la riforma 2002 (Moratti) ed è già un enorme passo indietro rispetto al concetto di pedagogia che i grandi studiosi (da Piaget a Montessori, passando per La Porta e Freire) ci hanno regalato.

Si pensava che non fosse peggiorabile e invece...
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 10:12
il voto in condotta.
Adesso in molti gridano allo scandalo: e' vergognoso questo voto!
Ecco. E cosi' la banda di smidollati andra' ad ingrossarsi sempre piu'. Fin da piccoli li si abitua ad avere il diritto ad non essere giudicati per il loro comportamento. E i risultati si vedono: nei casi peggiori , in futuro, ci si vergognera' a processarli per qualsiasi scempio ( il garantismo ce lo dimostra). Perche' il rifiuto del voto in condotta, in latenza, e' gia' prodromo del concetto di garantismo: si garantisce al bambino un giudizio che non offenda la sua sensibilita' ecc.ecc.
Ma queste sono chiacchere e di quelle cialtronesche davvero! Ma quando mai un 7 in condotta ha rovinato qualcuno? quando mai un voto e' troppo offensivo? quando mai si e' dovuto affievolire tutto in un giudizio di parole non urtanti?
Quando si e' arrivati al punto che la cultura imperante ha davvero perso il senso della misura: buonista, garantista - smidollata a sua volta - ha alzato barricate di principii senza senso, persino nell'educazione.
Non si puo' richiamare un bambino
Non si puo' bocciare o dirgli che probabilmente sara' bocciato.
Non si puo' punire
Non si puo' castigare
Non si puo' piu' fare una mazza di niente.
E tutto perche'? per non urtare la sua sensibilita'. Quella sensibilita' talmente ovattata e narcotizzata che in molti casi - guarda te! - sfocera' in una sorta di patologia.


Bene, molto bene.
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 10:25
il rifiuto del voto in condotta ( o suoi affini) e' forse piu' importante del taglio degli stipendi. Se questo e' un problema presente - di pura economia - quello del voto e dei discorsi riguardo ad esso, e' ben piu' grave.
Si polemizza sul nulla.

Non e' possibile denunciare un professore che ha detto ad un alunno: se continui cosi' ti boccio.
Bisognerebbe, all'inverso, denunciare chi ha un'idea simile.
La democratizzazione estrema dei diritti ( soprattutto dei bambini) ha deviato in una forma patologicamente narcisistica: ci si compiace dell'intoccabilita' di un bambino ( non punizione) per il semplice motivo che ci si immedesima in quel diritto.
Cosi' facendo s'instaura una dimensione irreale: il nucleo famigliare diventa il polo centrale dell'educazione sovrano in qualsiasi tipo di decisione. Chiunque sia estraneo ( anche le istituzioni) non puo' intervenire in un giudizio esterno. O se lo fa, lo deve moderare per non urtare, per non confondere, per non scioccare, ecc.ecc.
E si vedono i risultati. Risultati disastrosi ai primi confronti sociali: disorientamento, viziosaggine, apatia, indifferenza, maleducazione, prepotenza, bullismo. E si potrebbe continuare.

Ma che ci si vuole fare? in fondo fin dalla scuola sembrerebbe troppo offensivo giudicare il comportamento di un bambino. A Roma, al contrario, si educava non solo il bambino , ma persino il padre: gli si ingiungeva - entro un anno- a decidere la punizione da comminare al figlio per un suo reato. Finito l'anno , interveniva lo stato.
Ora ne' l'uno e ne' l'altro lo fanno: oggi va' di moda la "tutela" a tutti i costi.
matrioska.
00lunedì 27 ottobre 2008 10:35
Sono d'accordo con te Sergio,ma sai non è facile in questo momento fare i genitori perchè siamo pieni di sensi di colpa e di frustrazioni irrisolte che,sbagliando,vogliamo che i nostri figli non si vivano.Io l'ho capito mettendomi in gioco e in discussione con le insegnanti che, quando il primo anno di scuola dell'infanzia di Matilde, ho iniziato a criticare sul loro metodo secondo me troppo severo,cosa che non era vera. Loro hanno riportato su di me la questione chiedendomi cosa avrei fatto io con 25 bambini,ognuno con le sue esigenze e i suoi individualismi spietati. Pensandoci ,io avrei fatto anche peggio ma,guarda caso,non lo tolleravo nelle maestre.
Ma purtroppo non è facile razionalizzare i pensieri quando si tratta dei propri figli.Ci vuole tanto tempo e pazienza per uscire dal lato emotivo,dannosissimo per loro, ma le persone non vogliono prenderselo,troppa fatica!
mujer
00lunedì 27 ottobre 2008 10:43
Sul voto in condotta la questione è molto più complessa, bisogna considerare l'aspetto pedagogico e non può ridursi al mero concetto di punibilità.
Intanto c'è da valutare qual è il criterio di comportamento da cui si parte per formulare il voto: la partecipazione? il silenzio? la tranquillità? l'espressione? l'apprendimento?

In passato c'erano scuole (per esempio quelle artistiche) in cui il comportamento estroso non era considerato criterio per l'abbassamento del voto.
In un liceo, certi comportamenti, sarebbero stati considerati irriguardosi e avrebbero portato l'alunno alla bocciatura.

Questo non significa concedere attenuanti né non far rispettare le regole. Dico che il voto in condotta non può rappresentare la forma per risolvere i comportamenti che, a detta del ministero (e non della scuola, bada bene), sono da contenere.
Qui si apre la spinosa questione del bullismo (fenomeno che non esiste nelle forme che vogliono far credere) e non sarà un voto a risolverlo.
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 11:17
capisco Matrioska, ma e' l'insieme educativo ( addestramento e' una parola che urta la sensibilita' moderna) a doversi fare carico dell'educazione di un soggetto ( ci si educa anche tra adulti).
Due le strade maestre: la famiglia e le istituzioni ( scuola, associazioni, lavoro).
Infine, il confronto con la societa' ( la dialettica con gli altri) e' la plasmazione definitiva dell'educazione di un soggetto.
Tu dici: ma i genitori sono frustrati dai loro problemi irrisolti e in piu' - cosa umanamente decisiva - sono condizionati dall'emotivita' verso il proprio figlio.
Ovvio che su questa direttiva nessuno puo' obiettare qualcosa.
Ma andiamo per ordine:
le frustrazioni? e quali sono cara Matrioska queste frustrazioni moderne? nella maggior parte dei casi ( si sa, le eccezioni confermano le regole e dunque ci atteniamo al generale) sono di ordine esistenziale economico. Si, proprio cosi'. La cultura dei soldi scatena una frustrazione dietro l'altra. Si desidera sempre di piu'; si vuole sempre di piu'; si sublima la propria infelicita' in un materialismo assoluto ( casa, auto, vizi, benessere, ecc, ecc,) Da qui, ai bambini non deve mancare niente: li si deve dare tutto e accontentare in tutto.
Ma questo non basta ancora, non puo' bastare. S'impedisce anche ad altri ( le istituzioni non frustrate) di essere troppo severi nei confronti del figlio: ma questo e' un inganno psicologico.
In questo modo non si vuole il bene del figlio, ma si vuole la rivincita personale alle proprie frustrazioni.
Si dice in modo sottinteso: la mia vita subisce una decable dietro l'altra, non posso decidere in niente, non posso farmi valere in niente, ( o almeno si ha questa sensazione) e dunque " almeno " su mio figlio rimango l'unico insindicabile giudice, l'unico estremo " proprietario" e su di lui voglio che sia cosi' e cosa'. Ecco: io voglio. ( volonta' di rivincita)
Come le assemblee condominiali, se mi permetti il paragone: frustrati dalle infelicita' della vita, noi piccoli miserabili proprietari di una casetta di 25 metri quadri ( una capanna, insomma) ci sentiamo investiti da quella megalomania di possesso. Siamo i signori ultimi di quella proprieta' e nessuno si permetta!!!!

Ma questa non e' piu' educazione, e' dis-educazione. Si dis-educa un soggetto a rispettare l'autorevolezza di una autorita' esterna ( l'insieme sociale)

Questa estate ho visto una biricchinata di un ragazzino: la mamma ha impostato il discorso sulla comprensione. Parliamone , dimmi il perche' lo hai fatto.
No, sbagliato! la mamma si caricava della sua situazione emotiva e del suo passato come se questo fosse un debito nei confronti del figlio e moderava la sua reazione. Dunque educava se stessa e non il figlio, perche' in quella moderazione ( ma non c'era nulla da moderare semmai c'era da punire) teneva conto di una spiegazione psicologica del comportamento del figlio ( ma era solo una sua spiegazione!!!) Moderandosi peggiorava la situazione stessa.
Ma se questo fosse avvenuto a scuola, perche' mai quella mamma avrebbe dovuto intervenire? forse anche la maestra avrebbe dovuto tenere conto del bla bla bla? ( e come poteva saperlo?).
Con la mamma che avrebbe dovuto correre a dirle del problema del ragazzino, forse ? ma cosi' non la si finirebbe piu' e s'invaderebbe un territorio sociale non di sua competenza. In realta' la mamma correrebbe a rimproverare il maestro perche' e' lei stessa che ha bisogno di ri-prendersi quell'autorita' che il suo mancato punire le fa mancare ogni giorno di piu. E l'autorita', paradosso!, non la riprende sul bambino, ma sul maestro!
matrioska.
00lunedì 27 ottobre 2008 11:17
Sicuramente il voto in condotta non risolve la questione del bullismo ed è vero che non si capisce il metodo sul quale darlo.Mi ricordo quando andavo a scuola(ARTISTICO)che il nostro estro era completamente diverso da quello del classico che noi chiamavamo carcerati.Ma non credo che un ragazzo che scelga di fare un liceo più"impegnato" non possa portare i capelli arancio o esternare l'estro in varie forme,spero che il voto in condotta non sia così ridicolo.Anche quando andavamo a scuola noi era una farsa e credo che le insegnanti,forse non tutte, non valutino un ragazzo in base a questo.Grembiule, voto in condotta sono cazzate rispetto all'ignoranza che vogliono inculcare ai nostri figli.
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 11:26
Re:
mujer, 27/10/2008 10.43:

Sul voto in condotta la questione è molto più complessa, bisogna considerare l'aspetto pedagogico e non può ridursi al mero concetto di punibilità.
Intanto c'è da valutare qual è il criterio di comportamento da cui si parte per formulare il voto: la partecipazione? il silenzio? la tranquillità? l'espressione? l'apprendimento?

In passato c'erano scuole (per esempio quelle artistiche) in cui il comportamento estroso non era considerato criterio per l'abbassamento del voto.
In un liceo, certi comportamenti, sarebbero stati considerati irriguardosi e avrebbero portato l'alunno alla bocciatura.

Questo non significa concedere attenuanti né non far rispettare le regole. Dico che il voto in condotta non può rappresentare la forma per risolvere i comportamenti che, a detta del ministero (e non della scuola, bada bene), sono da contenere.
Qui si apre la spinosa questione del bullismo (fenomeno che non esiste nelle forme che vogliono far credere) e non sarà un voto a risolverlo.



guarda julia, non complichiamo le cose ( e' tutto un puttanaio perche' la semplicta' ora e' diventata una cosa inaudibile)
Il criterio, infatti , e' semplicissimo: il voto in condotta per un bambino e' il suo modo di condur-si ( lo dice la parola stessa) in mezzo agli altri, in una situazione che richiede un suo decoroso comportamento. Dunque educato.
Questo non significa che debba essere una mummia e tanto meno un pazzo folle che sputa a destra e a sinistra , per fare un esempio.
Se poi, i luminari del pensiero pedagogico moderno progressista sulla parola " decoroso" aprono mille dibaditti e mille "dipende", dicendo che magari qui e magari li', allora capisco tutto il casino che succede nella scuola e nei suoi rapporti: il casino l'hanno loro in testa, innanzitutto!
matrioska.
00lunedì 27 ottobre 2008 11:27
Sergio è verissimo quello che dici ma sai sul lato pratico non è sempre così.Quando ero incinta ho letto tantissimi libri su come fare,
su cosa dire quando sarebbe accaduto il GRANDE EVENTO. Cazzate!
Ci sono momenti in cui li vorresti ammazzare punto e basta.
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 11:34
Re:
matrioska., 27/10/2008 11.27:

Sergio è verissimo quello che dici ma sai sul lato pratico non è sempre così.Quando ero incinta ho letto tantissimi libri su come fare,
su cosa dire quando sarebbe accaduto il GRANDE EVENTO. Cazzate!
Ci sono momenti in cui li vorresti ammazzare punto e basta.



ah certamente la pratica e' ben piu' difficile del teorico.
Ma una cosa semplice si puo' fare: non lasciarsi condizionare da quella miriade infinita di dottrine moderne sull'educazione, sulla partecipazione, sull'aspetto pedagogico, ecc.ecc.
Dunque: il genitore fa il genitore, l'istruttore fa l'istruttore e il maestro fa il maestro. ( tranne casi eclatanti)
Invece qui ognuno fa' un po' tutto: e' onnipresente in ogni dimensione

Io , ad esempio, mai avrei potuto fare il maestro: dovessi dare a retta a una colonna infame di genitori che ognuno a suo modo rivendicasse una cosa ( quasi sempre dei diritti immaginari), perderei immediatamente la pazienza.
matrioska.
00lunedì 27 ottobre 2008 11:38
Infatti lavorare con i bambini è meraviglioso e tral'altro a loro piace molto la rigidità della regola,li fà sentire al sicuro.Ma avere a che fare con i genitori è tremendo ,delle volte si arriva al delirio. Peccato!
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 11:52
io non sono genitore e quindi la mia visione, mi rendo conto, e' facilitata e puo' sembrare anche fuori luogo. Pero', se mi si permette, mi sembra che a volte - genitore si genitore no - si aprano mille critiche su cose semplicissime e che da sempre sono state quelle che sono.
E su questo punto che non riesco proprio a capire il significato di mille polemiche ( anche quelle che esulano dal discorso scuola).

I bambini? mi sembra che siano sempre uguali a se stessi e fors molto piu' avanti dei genitori. Se li si prende e li si lascia da soli, ci si accorgera' che istintivamente faranno quello che fanno da millenni: giocano all'avventura, si confrontano, fanno alla lotta, selezionano a loro modo, scoprono il mondo senza troppe menate, manifestano, a volte, anche quel pizzico di sana crudelta'. Insomma vivono.
Mi sembra che siamo noi grandi ( ognuno nel suo ruolo) che poi , piano piano, li smidolliamo un pochettino.
matrioska.
00lunedì 27 ottobre 2008 12:05
Lasciarli da soli? Capisci che c'è un collegamento tra quello che sta accadendo e quello che per anni ci hanno inculcato.Non puoi far andare tuo figlio da solo a giocare fuori perchè ci sono i pericoli,c'è il lupo cattivo.Devi tenerlo a casa davanti al computer o alla televisione; ed ora che il terrorismo ha attecchito sulle nostre insane paure loro ci vogliono far credere che "tornando indietro" possiamo stare più tranquilli,possiamo mandare finalmente i nostri figli a scuola da soli con il grembiulino ed il fiocco.
Io voglio che mia figlia sia libera!
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 12:21
il grembiulino , il fiocco, tutta la riforma, sono cose , Matrioska, che lasciano il vuoto: verra' un altro governo, un altro ministro, che fara' diversamente e rinnovera' ancora.
Io non credo che il problema sia inquadrabile sulla Gelmini: proprio ieri sull' Indignato speciale, dicevano quello che dicevo a Julia, sere fa: ogni riforma scatena polemiche, perche' sempre sono strumentalizzate politicamente ed economicamente. Non si ricorda a memoria d'uomo , una riforma scolastica che abbia fatto tutti felici.
Io credo, piuttosto, che il problema sia molto piu' grave e inquadrabile sotto l'aspetto della cultura ( intesa come stile di vita).
L'educazione rispecchia sempre i valori di una civilta' e di un sistema: e quello moderno - basta guardarsi in giro - e' qualcosa di cosi' mostruoso da non immaginare niente di peggio.

Qui, Matrisoka, e Julia sa cosa voglio dire, c'e' bisogno della riforma " uomo". E ti diro', una riforma radicale, severa, e intransigente. Tutte cose - come vedi - impensabili in una civilta' che piu' decadente non si puo' pensare, tanto da assomigliare ad un bazar della peggior risma , dove tutti saltano su' a dire questo e quello.
Questa e' la civilta' dei parolai, che fa sempre piu' rimpiangere le virtu' romane, dell'ordine, della chiarezza e dello spirito pratico.
matrioska.
00lunedì 27 ottobre 2008 12:46
Sò benissimo che il problema non è la Gelmini e il governo attuale,non metto in dubbio che un governo di schieramento opposto avrebbe potuto benissimo fare la stessa riforma. Sono d'accordo con te sullo schifo della cultura e dei modelli attuali ma credo anche che bisogna chiudere un cerchio per poterne aprire un'altro. Forse è arrivato il momento,lo spero,dell'evoluzione.Io mi sento pronta perchè mai come ora ho ascoltato il mio coraggio. E credo che quando senti certi impulsi c'è sempre un motivo.Ciò che deve accadere, accade.
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 15:56
Sai Matrioska quali sono i migliori cambiamenti secondo me? quelli individuali, quelli completamente disinteressati all'indottrinamento sociale moderno.
Chi se ne frega di questa civilta' di strilloni progressisti.
Nel momento che uno ha consapevolezza di questa sua esigenza, gia' sta cambiando, sicuramente in meglio.
Perche' nonostante tutte le teorie sociali, educative, politiche, formative; nonostante l'avvento di dottrine liberali, illiberali, democratiche, antidemocratiche; nonostante tutta questa giostra di valori - giostra che gira noiosamente prima in avanti e poi indietro -nonostante tutto questo, ogni tanto in qualche testa illuminata ( seriamente) fa capolino quella parola tanto temuta oggi, tanto aborrita dai luminari folgorati dalle loro idee lucenti: fa capolino la parola " tradizione", perche' e' proprio di questa parola che si e' persa ogni memoria.
Si e' cercato invano ( dato i risultati) di forgiare una civilta' che fosse all'avanguardia del concetto uomo nuovo, uomo riuscito, uomo felice, uomo realizzato. E fin da piccoli li si vuole indottrinare cosi'.
Piccoli che sono onniscenti, onnipotenti, intoccabili, ingiudicabili,
inviolabili nei sacri loro diritti - talmente sacri che nemmeno i bambini sanno di avere -; piccoli di cui ci si chiede se e' meglio il grembiulino nero o quello bianco; se devono avere due libri o tre sulle spalle; se devono imparare il computer a due o tre anni per essere in " futuro" competitivi; se e' meglio l'inglese o il giapponese; piccoli che tradizionalmente e naturalmente, invece, volevano essere solo bambini come era loro unico vero diritto essere.

Il problema di questa civilta' ( e non di una Gelmini qualsiasi) non sta piu' in qualche riforma , qualunque essa sia: sta nel vuoto assoluto di valori tradizionali da riportare generazione dopo generazione. Non si lascia piu' niente per il futuro perche' ci si e' dimenticati di ogni passato.

Continuino pure il festival delle riforme scolastiche. Buona fortuna.
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 16:10
Parole attuali?
"Al giorno d'oggi, quasi ovunque esiste un numero così esagerato di scuole superiori, che si ha continuamente bisogno di un numero di insegnanti infinitamente maggiore di quello che la natura di un popolo, anche di doti notevoli, è in grado di produrre. Giunge così in queste scuole una quantità strabocchevole di incompetenti, i quali, con la loro prevalenza numerica e con l'istinto del 'similis simili gaudet', determinano gradualmente lo spirito di tali scuole. Si tengano pure lontani senza alcuna speranza dalle questioni pedagogiche, coloro i quali pensano che la palese abbondanza - consistente nel numero - dei nostri licei e dei nostri insegnanti possa trasformarsi , mediante una qualche legge o una qualche norma, in una vera abbondanza, in una ubertas ingenii, senza che quel numero venga diminuito."

Sul danno e l'utilita' della scuola
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 17:42
Famiglia Cristiana
«Il bene della scuola (ma anche del Paese) richiede la sospensione o il ritiro del decreto Gelmini». Questa la posizione di Famiglia Cristiana nell'editoriale del prossimo numero intitolato "Non chiamiamo riforma un semplice taglio di spesa".

«Non si garantisce così il diritto allo studio: prima si decide e poi, travolti dalle proteste, s'abbozza una farsa di dialogo», scrive il settimanale dei paolini. Il Paese in crisi «trova i soldi per Alitalia e banche», ma per la scuola si richiedono «sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti. Studenti e professori - osserva la rivista - hanno seri motivi per protestare. E non per il voto in condotta o il grembiulino (che possono anche andar bene), ma per i tagli indiscriminati che "colpiscono il cuore pulsante di una nazione", come dice il filosofo Dario Antiseri. Nel mirino c'è una legge approvata di corsa, in piena estate. La dicitura è roboante: "Riforma della scuola"; più prosaicamente "contenimento della spesa", a colpi di decreti, senza dibattito e un progetto pedagogico condiviso da alunni e docenti».

E di fronte alle proteste nelle scuole non «si potrà pensare di ricorrere a vie autoritarie o a forze di polizia. Un Paese che guarda al futuro investe nella scuola e nella formazione, razionalizzando la spesa, eliminando sprechi, privilegi e "baronie", nonché le "allegre e disinvolte gestioni". Un Paese in crisi - commenta ancora Famiglia cristiana - trova i soldi per Alitalia e banche: perchè non per la scuola? Si richiedono sacrifici alle famiglie, ma costi e privilegi di onorevoli e senatori restano intatti».

sergio.T
00giovedì 30 ottobre 2008 08:55
Se poi vai a leggere gli 8 punti del decreto, mah, rimani un po' li'.

I tagli economici sono nella finanziaria disegnata ad agosto, ma agosto si sa, e' tempo di vacanza. Per tutti.
matrioska.
00giovedì 30 ottobre 2008 12:52
SILVIO ABBASSA LA CRESTA è GRAZIE ALLA RICERCA CHE HAI I CAPELLI IN TESTA. [SM=g8179] [SM=g9300]
sergio.T
00giovedì 30 ottobre 2008 14:29
Hai ragione Matrioska. - Mago Merlino e i suoi seguaci ( il suo governo) tagliano gli investimenti per il futuro, ma non risparmiano una lira ( anzi) per i costi politic e partitici.
Che ci vuoi fare? cosi' e' l'italia.
L'unica cosa stonata che vedo in tutta questa vicenda , e' l'ennesima strumentalizzazione da una parte e dall'altra, anche nel movimento studentesco.
Vedevo , l'altra sera, una puntata di Iceberg sul Tl ( trasmissione tematica sui problemi della societa' moderna): erano invitati gli studenti di alcune facolta', di schieramenti opposti ( destra e sinistra). Quelli di sinistra ( i democratici per antonomasia) una volta saputo della partecipazione di quelli di destra, non si sono presentati. Hanno diserato la trasmissione, tranne uno, che una volta parlato, ha fatto rimpiangere la sua presenza. Era meglio che stava a casa. Quelli di destra, invece, seppur non disertando e quindi accettando un ipotetico confronto, hanno fatto quasi peggio: hanno incominciato a delirare su aspetti della manovra che niente hanno a che vedere con lo smantellamento della scuola pubblica. Sembrava parlassero di discorsi differenti. Dio mio, mi son detto.
Il problema scuola e' un problema fondamentale, di capitale importanza: lasciarlo alla deriva con un governo simile ( non che gli altri sarebbero migliori, figurati! anche loro avevano annunciato tagli e tagli)) e' un atto di irresponsabilita'. Irresponsabilita' ancora piu' grave se a fronte di cosi' grossi problemi per il futuro, s'incomincia a cavillare sul voto qui' e voto la', o sulla condotta, come se fosse una pena capitale da cui non se ne esce piu'.
Il problema non e' nel decreto in se', ma nell'intervento finanziario e scellarato del governo nella sua finanziaria pubblica ( fine Agosto).
E poi altre cose non quadrano fino in fondo: che una mano va' messa in quel limbo grigio di privilegi scolastici di carriera e' ovvio, e a mio modo di vedere, sacrosanto. Naturalmente questo non va' inteso ( come effettivamente capita, purtroppo) con un taglio indiscriminato ai costi della ricerca e dello studio stesso.
Ma vedo che non e' il futuro a preoccupare - il futuro dei giovani - ma e' l'opposto: quello che preoccupa e' l'attuale posizione politica degli schieramenti.
E allora, Matrioska, sai che ti dico? ti dico che la cosa incomincia ad annoiarmi di brutto, perche' in effetti non c'e' nessunissima volonta' di mettere le cose a posto per il bene di tutti, ma al contrario, ognuno cerca di tirare l'acqua al suo mulino in perfetto stile italiano.
Stile di cui me ne frego ( non voglio nemmeno informarmi)
matrioska.
00venerdì 31 ottobre 2008 11:00
[SM=x1692159]
mujer
00venerdì 31 ottobre 2008 13:02
La strumentalizzazione, come al solito, è la scelta mediatica che si vuole dare di questo movimento.
Bene hanno fatto gli studenti che non si sono presentati al programma che li voleva divisi.
Quei cretinetti che vedete in tv di qualsiasi fazione, infatti, sono i cosiddetti "rappresentanti" delle associazioni di studenti ma, la maggior parte degli studenti, sono in piazza a titolo personale.
E' così che si forma un movimento, senza sigle nè rappresentanti di sorta.
I punti sono tutti discutibili, Sergio, ma non devi leggerli sui giornali.
Io sto preparando un documento in cui li dettaglio uno ad uno e dico la mia in base alla mia esperienza; appena lo avrò finito lo posterò.
matrioska.
00venerdì 31 ottobre 2008 13:17
Que viva los estudiantes porque son la levadura del pan que saldrà del horno con toda su sabrosura........... [SM=g10529]
mujer
00venerdì 31 ottobre 2008 13:21
...para la boca del hombre que come con amargura, caramba esa mala cosa, viva la literatura!

grande violeta
mujer
00venerdì 31 ottobre 2008 13:23
Travaglio ad annozero


23/10/2008
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