Visita del Santo Padre a Sulmona (4 luglio)

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S_Daniele
00sabato 22 maggio 2010 11:55

Visita del Santo Padre a Sulmona (4 luglio): il programma




Papa a Sulmona

Programma visita del Santo Padre Benedetto XVI a Sulmona, domenica 4 luglio 2010

LA VISITA DEL SANTO PADRE NELL’ANNO GIUBILARE CELESTINIANO E’ UN EVENTO SPIRITUALE, UN EVENTO DI GRAZIA PER LA REGIONE ECCLESIASTICA ABRUZZESE MOLISANA, PER L’ABRUZZO, PER LA DIOCESI DI SULMONA-VALVA, PER LA CITTA’ DI SULMONA.

Il programma della visita del Santo Padre Benedetto XVI a Sulmona, domenica 4 luglio 2010, così come comunicato telefonicamente al Vescovo mons. Angelo Spina, da Padre Leonardo Sapienza della Prefettura Pontificia è il seguente:

Ore 9.30
Arrivo del Santo Padre in elicottero dopo aver sorvolato l’Abbazia di Santo Spirito e l’eremo S. Onofrio sul Morrone. Atterraggio il località Incoronata, lato sud di Sulmona provenendo da Roccaraso, agli Impianti sportivi “Serafini”.
Dopo l’atterraggio, con la papamobile, il Santo Padre percorrerà via Mazzini, Corso Ovidio per giungere il Piazza Garibaldi.
Dopo il giro in Piazza Garibaldi per salutare i fedeli è previsto un saluto da parte del Sindaco e del Vescovo.

Ore 10.15
Il Santo Padre presiederà la Celebrazione Eucaristica a cui farà seguito l’Angelus.

Ore 12.30
Il Santo Padre con la papamobile, percorrendo Corso Ovidio e Viale Roosevelt, si recherà alla Casa Sacerdotale, al lato dell’episcopio, per benedire la nuova struttura per i sacerdoti anziani e malati, a lui dedicata, per il pranzo e una sosta di riposo.

Nel pomeriggio incontrerà una rappresentanza di detenuti del Carcere di Sulmona con il direttore, gli agenti e il cappellano.

Con la papamobile, percorrendo Viale Roosevelt, si recherà nella cattedrale di San Panfilo per incontrare i giovani della Diocesi

Al termine dell’incontro farà rientro in Vaticano partendo in elicottero dallo Stadio Pallozzi, al lato della Cattedrale di S. Panfilo.

http://www.diocesisulmona-valva.it/index.php?option=com_content&task=view&id=748&Itemid=58
S_Daniele
00sabato 22 maggio 2010 11:57

Preghiera per il Papa in occasione della visita pastorale a Sulmona



Preghiera per il Papa

Carissimi fratelli e sorelle,
la visita del Papa Benedetto XVI è un forte momento di grazia, è un dono per la diocesi di Sulmona-Valva e per i suoi fedeli. E’un grande onore che il Santo Padre ha voluto riservare alla città di Sulmona, alla nostra Diocesi, alla Regione Ecclesiastica Abruzzese-Molisana e all’intero Abruzzo.
Per questo, invito tutti voi, fratelli e sorelle, a prepararci a questo lieto evento, fin da ora, con la conversione del cuore, la preghiera personale e comunitaria
.

Preghiera per il Papa

O Dio, che nel disegno della tua sapienza
hai edificato la tua Chiesa
sulla roccia di Pietro,
capo del collegio apostolico,
guarda e sostieni il nostro Papa Benedetto XVI,
che viene nella nostra Diocesi a confermarci nella fede.
Tu che lo hai scelto come successore di Pietro,
fa’ che sia per il tuo popolo
principio e fondamento visibile
dell’unità della fede
e della comunione nella carità.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Gloria al Padre
.

† Angelo Spina
Vescovo di Sulmona-Valva

http://www.diocesisulmona-valva.it/index.php?option=com_content&task=view&id=659&Itemid=58
S_Daniele
00domenica 4 luglio 2010 21:53



VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010), 04.07.2010

CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA GARIBALDI

Alle ore 8.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dall’eliporto vaticano per la Visita Pastorale a Sulmona, in occasione dell’Anno Giubilare Celestiniano. Prima dell’atterraggio a Sulmona, l’elicottero del Santo Padre sorvola l’Abbazia di Santo Spirito e l’Eremo di Sant’Onofrio sul Morrone, luoghi legati alla vita del monaco Pietro da Morrone, poi Papa con il nome di Celestino V.
All’arrivo – previsto per le ore 9.20 – al campo sportivo “Serafini” del complesso sportivo dell’Incoronata, il Papa è accolto dal Vescovo di Sulmona-Valva, S.E. Mons. Angelo Spina e dall’ On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano, insieme alle altre Autorità politiche, civili ed ecclesiastiche.
Il Santo Padre raggiunge in auto Piazza Garibaldi dove lo attendono i fedeli per la Celebrazione Eucaristica e riceve il saluto del Sindaco di Sulmona, Dott. Fabio Federico e del Vescovo S.E. Mons. Angelo Spina.

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle !

Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi e celebrare con voi e per voi questa solenne Eucaristia. Saluto il vostro Pastore, il Vescovo Mons. Angelo Spina: lo ringrazio per le calorose espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti, e per i doni che mi ha offerto e che apprezzo molto nella loro qualità di “segni” – come li ha definiti – della comunione affettiva ed effettiva che lega il popolo di questa cara Terra d’Abruzzo al Successore di Pietro. Saluto gli Arcivescovi e i Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Dottor Fabio Federico, grato per il cortese indirizzo di saluto, al rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari. Un ringraziamento speciale a quanti hanno generosamente offerto la loro collaborazione per realizzare questa mia Visita Pastorale.

Cari fratelli e sorelle! Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. So bene che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e – come ha ricordato il Vescovo – del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009. A tutti voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, mentre incoraggio a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione.

Cari amici! La mia Visita avviene in occasione dello speciale Anno Giubilare indetto dai Vescovi dell’Abruzzo e del Molise per celebrare gli ottocento anni della nascita di san Pietro Celestino.

Sorvolando il vostro territorio, ho potuto contemplare la bellezza del paesaggio e, soprattutto, ammirare alcune località strettamente legate alla vita di questa insigne figura: il Monte Morrone, dove Pietro condusse per molto tempo vita eremitica; l’Eremo di Sant’Onofrio, dove nel 1294 lo raggiunse la notizia della sua elezione a Sommo Pontefice, avvenuta nel Conclave di Perugia; e l’Abbazia di Santo Spirito, il cui altare maggiore venne da lui consacrato dopo la sua incoronazione, avvenuta nella Basilica di Collemaggio a L’Aquila. In questa Basilica io stesso, nell’aprile dell’anno scorso, dopo il terremoto che ha devastato la Regione, mi sono recato per venerare l’urna con le sue spoglie e lasciare il pallio ricevuto nel giorno dell’inizio del mio Pontificato.

Sono passati ben ottocento anni dalla nascita di san Pietro Celestino V, ma egli rimane nella storia per le note vicende del suo tempo e del suo pontificato e, soprattutto, per la sua santità. La santità, infatti, non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio. Dalla vita di san Pietro Celestino vorrei allora raccogliere alcuni insegnamenti, validi anche ai nostri giorni.

Pietro Angelerio sin dalla sua giovinezza è stato un “cercatore di Dio”, un uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi dell’esistenza: chi sono, da dove vengo, perché vivo, per chi vivo? Egli si mette in viaggio alla ricerca della verità e della felicità, si mette alla ricerca di Dio e, per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita.

Il silenzio diventa così l’elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano. Ed è proprio nel silenzio esteriore, ma soprattutto in quello interiore, che egli riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. C’è qui un primo aspetto importante per noi: viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere “riempito” da iniziative, da attività, da suoni; spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare. Cari fratelli e sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche quella di chi ci sta accanto, degli altri.

Ma è importante sottolineare anche un secondo elemento: la scoperta del Signore che fa Pietro Angelerio non è il risultato di un suo sforzo, ma è resa possibile dalla Grazia stessa di Dio, che lo previene. Ciò che egli aveva, ciò che egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri. Sebbene la nostra vita sia molto diversa, anche per noi vale la stessa cosa: tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto.

Il fatto che io viva non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia, non è fatto da me. Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci fosse stato donato: Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà. Per questo dobbiamo essere attenti, tenere sempre aperti gli “occhi interiori”, quelli del nostro cuore. E se noi impariamo a conoscere Dio nella sua bontà infinita, allora saremo capaci anche di vedere, con stupore, nella nostra vita – come i Santi – i segni di quel Dio, che ci è sempre vicino, che è sempre buono con noi, che ci dice: “Abbi fede in me!”.

Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, Pietro del Morrone aveva maturato, inoltre, un’esperienza viva della bellezza del creato, opera delle mani di Dio: ne sapeva cogliere il senso profondo, ne rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita. So che questa Chiesa locale, come pure le altre dell’Abruzzo e del Molise, sono attivamente impegnate in una campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato: vi incoraggio in questo vostro sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio.

Nella seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Galati, abbiamo ascoltato una bellissima espressione di san Paolo, che è anche un perfetto ritratto spirituale di san Pietro Celestino: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (6,14).

Davvero la Croce costituì il centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i momenti più impegnativi, dalla giovinezza all’ultima ora: egli fu sempre consapevole che da essa viene la salvezza. La Croce diede a san Pietro Celestino anche una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio verso la sua creatura.

Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si è sentito portare nel mare infinito dell’amore di Dio. Come sacerdote, ha fatto esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia assolvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell’Apostolo Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata “ La Perdonanza”. Desidero esortare i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio, per sperimentare quella gioia sovrabbondante di cui il profeta Isaia ci ha parlato nella prima lettura (cfr Is 66,10-14).

Infine, un ultimo elemento: san Pietro Celestino, pur conducendo vita eremitica, non era “chiuso in se stesso”, ma era preso dalla passione di portare la buona notizia del Vangelo ai fratelli. E il segreto della sua fecondità pastorale stava proprio nel “rimanere” con il Signore, nella preghiera, come ci è stato ricordato anche nel brano evangelico odierno: il primo imperativo è sempre quello di pregare il Signore della messe (cfr Lc 10,2).

Ed è solo dopo questo invito che Gesù definisce alcuni impegni essenziali del discepolo: l’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico – anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose – il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito (cfr Lc 10,5-9). Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca.

Cari fratelli e sorelle! Sono in mezzo a voi per confermarvi nella fede. Desidero esortarvi, con forza e con affetto, a rimanere saldi in quella fede che avete ricevuto, che dà senso alla vita e che dona la forza di amare. Ci accompagnino in questo cammino l’esempio e l’intercessione della Madre di Dio e di san Pietro Celestino. Amen!

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S_Daniele
00domenica 4 luglio 2010 21:54



VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010), 04.07.2010

RECITA DELL’ANGELUS IN PIAZZA GARIBALDI

Al termine della Celebrazione Eucaristica in Piazza Garibaldi, il Papa introduce la preghiera mariana dell’Angelus con le seguenti parole:

PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle !

Al termine di questa solenne celebrazione, nell’ora del consueto appuntamento domenicale, vi invito a recitare insieme la preghiera dell’Angelus.

Alla Vergine Maria, che venerate con particolare devozione nel Santuario della Madonna della Libera, affido questa Chiesa di Sulmona-Valva: il Vescovo, i sacerdoti e tutto il popolo di Dio. Possa camminare unita e gioiosa nella via della fede, della speranza e della carità. Fedele all’eredità di san Pietro Celestino, sappia sempre comporre la radicalità evangelica e la misericordia, perché tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare.

In Maria, Vergine del silenzio e dell’ascolto, san Pietro del Morrone trovò il modello perfetto di obbedienza alla volontà divina, in una vita semplice e umile, protesa alla ricerca di ciò che è veramente essenziale, capace di ringraziare sempre il Signore riconoscendo in ogni cosa un dono della sua bontà.

Anche noi, che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, siamo chiamati ad apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente ed il cuore e per poter condividere i beni con i fratelli. Maria Santissima, che animò con la sua presenza materna la prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti anche la Chiesa di oggi a dare buona testimonianza del Vangelo.

Angelus Domini…

© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana

Conclusa la Santa Messa, il Papa raggiunge in auto la Casa Sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona per il pranzo con i Vescovi Abruzzesi e per una sosta di riposo.
La Casa Sacerdotale, destinata ad alloggiare i sacerdoti ammalati e anziani, viene inaugurata oggi dopo i lavori di restauro e intitolata a “Benedetto XVI”.
Alle 16.30, prima di lasciare la Casa Sacerdotale, il Santo Padre saluta i membri del Comitato organizzatore della Visita.
Quindi incontra una Delegazione della Casa Circondariale di Sulmona: il Direttore, Dr. Sergio Romice; il Cappellano P. Franco Messori, S.M., e alcuni agenti di custodia e detenuti.
Al termine il Papa si reca in auto alla Cattedrale per l’Incontro con i Giovani.

S_Daniele
00domenica 4 luglio 2010 22:13
 



VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A SULMONA (4 LUGLIO 2010), 04.07.2010

INCONTRO CON I GIOVANI

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari giovani !

Prima di tutto voglio dirvi che sono molto contento di incontrarvi!

Ringrazio Dio per questa possibilità che mi offre di rimanere un po’ con voi, come un padre di famiglia, insieme con il vostro Vescovo e i vostri sacerdoti. Vi ringrazio per l’affetto che mi manifestate con tanto calore! Ma vi ringrazio anche per ciò che mi avete detto, attraverso i vostri due “portavoce”, Francesca e Cristian.

Mi avete fatto delle domande, con molta franchezza, e, nello stesso tempo, avete dimostrato di avere dei punti fermi, delle convinzioni. E questo è molto importante. Siete ragazzi e ragazze che riflettono, che si interrogano, e che hanno anche il senso della verità e del bene.
Sapete, cioè, usare la mente ed il cuore, e questo non è poco! Anzi, direi che è la cosa principale in questo mondo: imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato
!
La gente di questa vostra terra, in passato, non aveva molti mezzi per studiare, e nemmeno per affermarsi nella società, ma possedeva ciò che rende veramente ricco un uomo e una donna: la fede e i valori morali. E’ questo che costruisce le persone e la convivenza civile!

Dalle vostre parole emergono due aspetti fondamentali: uno positivo e uno negativo. L’aspetto positivo è dato dalla vostra visione cristiana della vita, un’educazione che evidentemente avete ricevuto dai genitori, dai nonni, dagli altri educatori: sacerdoti, insegnanti, catechisti. L’aspetto negativo sta nelle ombre che oscurano il vostro orizzonte: sono problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo; ma sono anche falsi valori e modelli illusori, che vi vengono proposti e che promettono di riempire la vita, mentre invece la svuotano. Cosa fare, allora, perché queste ombre non diventino troppo pesanti? Anzitutto, vedo che siete giovani con una buona memoria! Sì, mi ha colpito il fatto che abbiate riportato espressioni che ho pronunciato a Sydney, in Australia, durante la Giornata Mondiale della Gioventù del 2008. E poi avete ricordato che le GMG sono nate 25 anni fa.

Ma soprattutto avete dimostrato di avere una vostra memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa, san Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale! Vedete, cari amici, in questo modo, voi avete, come si usa dire, “una marcia in più”.
Sì, la memoria storica è veramente una “marcia in più” nella vita, perché senza memoria non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita!

La cultura consumistica attuale tende invece ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani. Quindi, cari giovani e care giovani, voglio dirvi: il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla.

Per questo vi ringrazio, perché mi parlate di san Pietro del Morrone, Celestino V, e siete capaci di valorizzare la sua esperienza oggi, in un mondo così diverso, ma proprio per questo bisognoso di riscoprire alcune cose che valgono sempre, che sono perenni, ad esempio la capacità di ascoltare Dio nel silenzio esteriore e soprattutto interiore.

Poco fa mi avete chiesto: come si può riconoscere la chiamata di Dio? Ebbene, il segreto della vocazione sta nella capacità e nella gioia di distinguere, ascoltare e seguire la sua voce. Ma per fare questo, è necessario abituare il nostro cuore a riconoscere il Signore, a sentirlo come un Persona che mi è vicina e mi ama.

Come ho detto questa mattina , è importante imparare a vivere momenti di silenzio interiore nelle proprie giornate per essere capaci di sentire la voce del Signore.

State certi che se uno impara ad ascoltare questa voce e a seguirla con generosità, non ha paura di nulla, sa e sente che Dio è con lui, con lei, che è Amico, Padre e Fratello. Detto in una sola parola: il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino. E questo è vero sia prima della scelta, al momento, cioè, di decidere e di partire, sia dopo, se si vuole essere fedeli e perseverare nel cammino. San Pietro Celestino è stato prima di tutto questo: un uomo di ascolto, di silenzio interiore, un uomo di preghiera, un uomo di Dio. Cari giovani: trovate sempre uno spazio nelle vostre giornate per Dio, per ascoltarlo e parlargli!

E qui, vorrei dirvi una seconda cosa: la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà. Se pregare vi alienasse, vi togliesse dalla vostra vita reale, state in guardia: non sarebbe vera preghiera!

Al contrario, il dialogo con Dio è garanzia di verità, di verità con se stessi e con gli altri,e così di libertà. Stare con Dio, ascoltare la sua Parola, nel Vangelo, nella liturgia della Chiesa, difende dagli abbagli dell’orgoglio e della presunzione, dalle mode e dai conformismi, e dà la forza di essere veramente liberi, anche da certe tentazioni mascherate da cose buone.

Mi avete chiesto: come possiamo essere “nel” mondo ma non “del” mondo? Vi rispondo: proprio grazie alla preghiera, al contatto personale con Dio. Non si tratta di moltiplicare le parole – lo diceva già Gesù –, ma di stare alla presenza di Dio, facendo proprie, nella mente e nel cuore, le espressioni del “Padre Nostro”, che abbraccia tutti i problemi della nostra vita, oppure adorando l’Eucaristia, meditando il Vangelo nella nostra stanza, o partecipando con raccoglimento alla liturgia.

Tutto questo non distoglie dalla vita, ma aiuta invece ad essere veramente se stessi in ogni ambiente, fedeli alla voce di Dio che parla alla coscienza, liberi dai condizionamenti del momento! Così fu per san Celestino V: egli seppe agire secondo coscienza in obbedienza a Dio, e perciò senza paura e con grande coraggio, anche nei momenti difficili, come quelli legati al suo breve Pontificato, non temendo di perdere la propria dignità, ma sapendo che questa consiste nell’essere nella verità. E il garante della verità è Dio. Chi segue Lui non ha paura nemmeno di rinunciare a se stesso, alla sua propria idea, perché “chi ha Dio, nulla gli manca”, come diceva santa Teresa d’Avila.

Cari amici! La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace. Se guardiamo alla storia della Chiesa vedremo che è ricca di figure di Santi e Beati che, proprio partendo da un intenso e costante dialogo con Dio, illuminati dalla fede, hanno saputo trovare soluzioni creative, sempre nuove, per rispondere a bisogni umani concreti in tutti i secoli: la salute, l’istruzione, il lavoro, eccetera. La loro intraprendenza era animata dallo Spirito Santo e da un amore forte e generoso per i fratelli, specialmente per quelli più deboli e svantaggiati.

Cari giovani! Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, – strada che è aperta a tutti – perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme!

Ecco un altro (segno) distintivo del cristiano: non è mai un individualista. Forse voi mi direte: ma se guardiamo, ad esempio, a san Pietro Celestino, nella scelta della vita eremitica non c’era forse individualismo, fuga dalle responsabilità? Certo, questa tentazione esiste. Ma nelle esperienze approvate dalla Chiesa, la vita solitaria di preghiera e di penitenza è sempre al servizio della comunità, apre agli altri, non è mai in contrapposizione ai bisogni della comunità. Gli eremi e i monasteri sono oasi e sorgenti di vita spirituale da cui tutti possono attingere. Il monaco non vive per sé, ma per gli altri, ed è per il bene della Chiesa e della società che coltiva la vita contemplativa, perché la Chiesa e la società possano essere sempre irrigate da energie nuove, dall’azione del Signore. Cari giovani! Amate le vostre Comunità cristiane, non abbiate paura di impegnarvi a vivere insieme l’esperienza di fede! Vogliate bene alla Chiesa: vi ha dato la fede, vi ha fatto conoscere Cristo! E vogliate bene al vostro Vescovo, ai vostri Sacerdoti: con tutte le nostre debolezze, i sacerdoti sono presenze preziose nella vita!

Il giovane ricco del Vangelo, dopo che Gesù gli propose di lasciare tutto e di seguirlo – come sappiamo – se ne andò via triste, perché era troppo attaccato ai suoi beni (cfr Mt 19,22). Invece in voi io leggo la gioia! E anche questo è un segno che siete cristiani: che per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il “centuplo” e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. Mi piace ricordare l’esperienza di sant’Agostino, un giovane che ha cercato con grande difficoltà, a lungo, al di fuori di Dio, qualcosa che saziasse la sua sete di verità e di felicità. Ma alla fine di questo cammino di ricerca ha capito che il nostro cuore è senza pace finché non trova Dio, finché non riposa in Lui (cfr Le Confessioni 1,1).

Cari giovani! Conservate il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore e sappiate comunicarla anche ai vostri amici, ai vostri coetanei! Ora devo ripartire e debbo dirvi come mi dispiace lasciarvi! Con voi sento che la Chiesa è giovane! Ma riparto contento, come un padre che è sereno perché ha visto che i figli stanno crescendo e stanno crescendo bene.

Camminate, cari ragazzi e care ragazze! Camminate nella via del Vangelo; amate la Chiesa, nostra madre; siate semplici e puri di cuore; siate miti e forti nella verità; siate umili e generosi. Vi affido tutti ai vostri santi Patroni, a San Pietro Celestino e soprattutto alla Vergine Maria, e con grande affetto vi benedico. Amen.

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S_Daniele
00martedì 6 luglio 2010 16:38
Il saluto di Benedetto XVI a una delegazione del carcere durante la visita pastorale alla città abruzzese

Anche dai detenuti un contributo alla società


dal nostro inviato Gianluca Biccini

"Sono felice di essere con voi. Avrei voluto incontrarvi tutti", perciò "portate il mio saluto" agli altri detenuti. "Vi sono sempre vicino e prego affinché il Signore vi aiuti in questo cammino non facile:  vi porterò nel mio cuore e di cuore vi auguro che possiate trovare la via per dare un contributo alla società, secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato. Nella mia preghiera siete sempre presenti". Con parole improvvisate, lontano da microfoni e telecamere, Benedetto XVI ha salutato così una delegazione della casa circondariale di Sulmona.
Domenica pomeriggio, 4 luglio, durante la visita pastorale alla città - in occasione dell'anno giubilare voluto dai vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise per l'ottavo centenario della nascita di san Pietro Celestino - il Papa ha di nuovo affrontato il delicato tema della sofferenza della popolazione carceraria. Un breve saluto - non previsto dal programma - richiesto dal cappellano, il marista Franco Messori, mentre nella casa sacerdotale attigua al vescovado presentava al Pontefice il direttore dell'istituto Sergio Romice, alcuni agenti di custodia e cinque rappresentanti - il più giovane si chiama Catalin, ha poco più di trent'anni e viene dalla Romania - dei 420 detenuti e internati che affollano la struttura. Non è la prima volta che Benedetto XVI mostra la sua sollecitudine verso questa realtà. Lo aveva fatto nell'aprile scorso, scrivendo un messaggio ai detenuti maltesi durante il viaggio nell'isola del Mediterraneo, e il 18 marzo 2007, quando visitò l'istituto penale per minori di Casal del Marmo a Roma. "Ho chiesto al Papa - ci ha confidato il cappellano - una parola di luce e di speranza, perché incontrando questi cinque uomini il suo messaggio giunga a tutti i detenuti abruzzesi e delle altre case circondariali d'Italia". Padre Messori non condivide la definizione di "carcere dei suicidi" data dai media alla struttura detentiva sulmonese, ma evidenzia la necessità di maggiori fondi per l'istruzione e il lavoro. "Senza queste due cose - spiega - non ci sono possibilità di reinserimento". Anche per questo all'incontro privato con Benedetto XVI - durato una decina di minuti - ha partecipato anche la responsabile dei programmi educativi.
Comunque tutta la domenica trascorsa dal Papa a Sulmona è stata all'insegna dell'attenzione ai più sofferenti, che da queste parti sono soprattutto quanti non hanno una casa e un'occupazione, vittime di una crisi che sta dissanguando l'economia locale e delle conseguenze del drammatico sisma dell'aprile 2009. Anche per questo Benedetto XVI è tornato per la terza volta nella regione:  la prima fu agli inizi del Pontificato, il 1° settembre 2006, al santuario di Manoppello; la seconda il 28 aprile dello scorso anno tra le popolazioni terremotate dell'Aquila e dintorni.
In un contesto segnato da crescenti difficoltà, il Papa ha voluto assicurare la propria vicinanza, come ha detto durante la messa celebrata al mattino in piazza Garibaldi. Anche nell'incontro pomeridiano con i giovani, che ha concluso la visita pastorale, si è detto consapevole dei bisogni delle nuove generazioni - in particolare salute, istruzione e lavoro - e ha sottolineato come sebbene fede e preghiera non risolvano le difficoltà, permettono comunque di affrontarle. Sullo sfondo di tutti i suoi interventi la figura di Pietro Angelerio, l'eremita eletto Pontefice e presto dimessosi per evitare un pericoloso scisma nella Chiesa. "Sono passati ben ottocento anni dalla sua nascita - ha ricordato - ma egli rimane nella storia per le note vicende del suo tempo e, soprattutto, per la sua santità". Quest'ultima, infatti, "non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell'oblio, non passa mai di moda".
E che il secondo viaggio in Italia di quest'anno - dopo quello del 2 maggio a Torino - fosse tutto nel solco della spiritualità celestiniana si era capito già prima dell'arrivo del Papa, che in elicottero ha sorvolato due luoghi della vita del monaco molisano:  l'abbazia di Santo Spirito e l'eremo di Sant'Onofrio sul monte Morrone. Quando poi il velivolo è atterrato, sul terreno del campo sportivo Serafini del complesso dell'Incoronata, Benedetto XVI ha trovato un nutrito e colorato gruppo di bambini e ragazzi che dalle gradinate gli hanno dato il benvenuto, tra canti e applausi. Ad accoglierlo, il vescovo di Sulmona-Valva, monsignor Angelo Spina, con gli arcivescovi Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia, e l'abruzzese Luciano Suriani, nunzio apostolico, delegato per le Rappresentanze pontificie. Il Governo italiano era rappresentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta, anch'egli originario della zona, con l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, il presidente della regione Abruzzo, Gianni Chiodi, il prefetto de L'Aquila, Giovanna Maria Rita Iurato, il sindaco di Sulmona, Fabio Federico, e il presidente della provincia aquilana, Antonio del Corvo.
Accompagnavano il Papa gli arcivescovi Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e Harvey, prefetto della Casa Pontificia; il vescovo De Nicolò, reggente della prefettura, e monsignor Gänswein, segretario particolare. Nel seguito anche il medico personale del Pontefice Polisca, il vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il passionista padre Benedettini, e il direttore del nostro giornale.
In papamobile Benedetto XVI ha poi compiuto il breve tragitto che lo ha condotto nella piazza che gli abitanti di Sulmona chiamano Maggiore, dove sul palco ha ricevuto il saluto del primo cittadino e del vescovo. Il sindaco ha donato al Pontefice un dipinto, l'ordinario diocesano gli spilloni per il pallio e una croce con il simbolo di san Pietro Celestino, opere di artisti e maestri orafi locali. Nella circostanza la diocesi ha anche promosso una colletta per la carità del Papa, denominata "un ospedale per l'Africa".
Nel suggestivo scenario incorniciato dall'acquedotto medievale di epoca sveva, il Papa ha presieduto la celebrazione eucaristica con i presuli e il prelato del seguito, i vescovi della regione ecclesiastica e il clero locale. Sull'altare, l'urna di vetro trasparente che custodisce il corpo di san Pietro Celestino. Numerosissimi, nonostante la temperatura superiore ai trenta gradi, i fedeli che hanno partecipato al rito. Prima di impartire la benedizione conclusiva, l'Angelus con affidamento della diocesi alla Vergine Maria, che qui è venerata nel santuario della Madonna della Libera.
Al termine, il Papa si è intrattenuto brevemente con il sottosegretario Letta e con il nuovo comandante generale della Guardia di Finanza, Nino Di Paolo, anch'egli del luogo. Quindi il trasferimento al centro pastorale diocesano, dove ha simbolicamente inaugurato - dopo i lavori di restauro - la casa sacerdotale che lo ha ospitato e che è stata a lui intitolata.
Successivamente Benedetto XVI ha pranzato con una quindicina di presuli della regione ecclesiastica e con il suo seguito, e nel pomeriggio ha incontrato i membri del comitato organizzatore della visita e la delegazione della casa circondariale. Quindi il trasferimento in papamobile alla vicina cattedrale di San Panfilo, dove ha ricevuto l'abbraccio dei giovani. Accolto dal canto "Tu es Petrus", dopo i saluti rivoltigli da Francesca Orsatti e Cristian Di Sanza a nome dei tanti coetanei presenti, Benedetto XVI ha pronunciato il suo discorso. Poi è sceso nella cripta per venerare le reliquie del patrono san Panfilo e di san Celestino V. Infine, dall'attiguo stadio comunale Pallozzi, tra i saluti dei sulmonesi accorsi sugli spalti, il decollo dell'elicottero con a bordo il Papa alla volta del Vaticano.


(©L'Osservatore Romano - 5-6 luglio 2010)
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