Cantami o virus: tutti quanti scriveremo il Grande Romanzo Italiano
Quando abbiamo timore ci rifugiamo nell’immaginazione, ci stringiamo gli uni agli altri per darci conforto. L’epidemia è una scossa che ha acceso le nostre giornate. Da Tucidide a Camus, ha prodotto buona letteratura
Le epidemie producono ottima letteratura. Da Tucidide a Boccaccio, da Manzoni a Camus, il contagio è propizio, fecondo di storie e di pensieri. Per tante ragioni e la prima è la paura. Il bisogno di addomesticare i mostri, la natura, l’inconoscibile, l’altro è il fondamento di tutta l’arte e la sua ragione di esistere.
Rischiara il buio, trasforma in fiaba la malattia e il dolore. Quando abbiamo paura ci rifugiamo nell’immaginazione, e ci stringiamo gli uni agli altri per darci conforto. Raccogliamo gli amici, i familiari, quelli che sono come noi. Ci contiamo, ci rassicuriamo, ridiamo per sdrammatizzare o ci diamo consigli sbagliati, contraddittori, oggi una cosa domani un’altra. Fuori c’è il male, dentro c’è il bene. I sani contro gli appestati, come i novellatori del Decameron, asserragliati nella villa fuori dalla Firenze in cui imperversa il morbo, che per per tenere a freno la paura si raccontano storie d’amore.
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