Viaggio apostolico nella Repubblica Ceca

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Paparatzifan
00lunedì 20 aprile 2009 17:57

Papa/ Conferenza vescovi cechi: visita a Praga 26-8 settembre

La data non è stata ancora confermata ufficialmente

Roma, 20 apr. (Apcom-Nuova Europa)

Papa Benedetto XVI sarà in visita in Repubblica ceca "probabilmente dal 26 al 28 settembre", secondo Irena Sargankova, portavoce della Conferenza dei vescovi cechi (Cbk) che cita una lettera pastorale inviata alla Cbk.
La data non è stata ancora confermata dal Vaticano.
La Cbk sta spingendo affinché la visita del Pontefice si svolga intorno al 28 settembre quando si festeggia San Venceslao, patrono dei cechi.
L'ambasciatore ceco presso la Santa Sede, Pavel Vosalik, ha dichiarato all'agenzia Ctk in una conversazione telefonica la scorsa settimana che la fine di settembre era "una delle possibili" date per la visita del Papa.
I preparativi, hanno sottolineato i vescovi cechi, sono partiti cinque mesi prima rispetto alla presunta data della visita e la prossima domenica inizierà la raccolta dei fondi in tutte le chiese del Paese. La Cbk ha sottolineato la necessità di una preparazione spirituale all'evento per tutti i credenti cechi, che si concentri sulla fede, sulla speranza e l'amore che la Conferenza dei vescovi della Repubblica ceca considera "le pietre fondamentali dell'identità cristiana".
La scorsa settimana anche il ministro degli Esteri ceco Karel Schwarzenberg ha discusso dei preparativi in Vaticano e ha incontrato Benedetto XVI nel corso dell'udienza generale. La decisione finale spetterà comunque al Pontefice.


Paparatzifan
00giovedì 23 aprile 2009 21:52
Dal blog di Lella...

REPUBBLICA CECA

Sappiamo chi siamo?

Una lettera dei vescovi per la visita del Papa

Papa Benedetto XVI compirà un viaggio pastorale in Repubblica Ceca nel prossimo settembre.
I dettagli della visita non sono ancora definiti ufficialmente ma sembra che oltre alla capitale Praga, il pontefice possa visitare la metropoli morava di Brno e la località di Stara Boleslav, méta di pellegrinaggi mariani situata nei pressi di Praga, in cui è venerato San Venceslao, patrono del Paese. In vista di questo appuntamento, la Conferenza episcopale ceca ha preparato una lettera pastorale che è stata letta in tutte le chiese del Paese il 19 aprile. Nel documento, i vescovi hanno invitato i fedeli a partecipare non solo ai preparativi logistici, ma di dedicarsi soprattutto a predisporsi spiritualmente all'incontro con il Papa. Riportiamo alcuni passaggi salienti della lettera.

Un grande privilegio.

"Il Santo Padre farà visita al nostro Paese tra il 26 e il 28 settembre di quest'anno. è un grande privilegio per la nostra nazione e un motivo di gioia speciale per noi. Il nostro padre viene da noi. La comunità ecclesiastica della Repubblica Ceca è una famiglia spirituale e naturalmente, questa famiglia si prepara ad incontrare il Papa. In questo periodo, sentiamo spesso parlare di identità e di crisi di identità, Di come l'uomo stia perdendo se stesso. La gente e le nazioni hanno paura di perdere la propria identità; d'altro canto, scoprono la loro incapacità di rispondere chiaramente ed esattamente a domande quali "Chi sono?" o "Qual è il mio ruolo nella società?". Non sono domande facili. Ma se non troviamo una risposta ad esse, vengono meno la nostra consapevolezza di cristiani, la nostra forza e il nostro posto nella società. Ecco perché le tre virtù teologali - fede, speranza e carità - sono state scelte come tema principale del viaggio papale. Queste tre virtù sono i capisaldi della nostra identità cristiana. Se non sappiamo con certezza chi siamo e qual è la nostra missione, potremo spiegare e difendere timidamente la cristianità come una sorta di debolezza personale, chiedendo agli altri di tollerare questa nostra mancanza. Ma un atteggiamento di questo genere è ben lungi dal compito che abbiamo: proclamare la Buona notizia ed essere testimoni della verità di Dio".

Civiltà dell'amore.

"Essere testimoni di Dio nei confronti del mondo è la base della nostra vita cristiana. Questo aspetto è espresso anche nello slogan e nel logo della visita papale: "L'amore di Cristo è la nostra forza". Noi non vogliamo imporci con la forza, non lottiamo per dominare sugli altri, rispettiamo la libertà di ciascuno; ma siamo forti e fermi, con il desiderio di vincere mediante il potere dell'amore. Gli ultimi Papi hanno chiamato la nostra cultura e la nostra tradizione una "civiltà dell'amore". Nei nostri sforzi, siamo portatori della cultura fondata dai Santi Cirillo e Metodio, nonché della tradizione di San Venceslao. Siamo cittadini del nostro Paese, la Repubblica Ceca e allo stesso tempo, siamo cristiani".

Donare la speranza.

"Cosa occorre di più nella situazione attuale? La speranza. Sentiamo l'invocazione silenziosa di un uomo che vive rettamente e si sente impotente di fronte alla forza distruttiva del male? Sentiamo i gridi di persone, cadute in balìa del piacere e della cupidigia, che fanno del loro meglio per non pensare che la loro vita non valga niente? Come possiamo dar loro una risposta? Diamo loro speranza, assicuriamo loro che non è impossibile ottenere il bene e ottenere la vera gioia qui e adesso, che non devono avere paura del futuro ma che possono affrontarlo con coraggio".

Parlare agli altri.

"L'ondata attuale di disperazione è in crescita perché sta scomparendo l'amore. Spesso le persone cercano disperatamente l'amore, lo desiderano ma non riescono ad averlo. Non ci riescono perché l'hanno corrotto e sostituito con il piacere fuggevole del corpo. Invece, il vero amore è attenzione devota verso gli altri e nasce superando una mancanza di interesse. Sappiamo ciò di cui hanno bisogno le persone che ci circondano? Chiediamoglielo: non per curiosità ma per vera preoccupazione, nell'intento di aiutarle. Superiamo la nostra pigrizia, le convenienze, l'egoismo, la timidezza e la paura di essere rifiutati - parliamo agli altri. Per trovare il coraggio e la forza necessari per far ciò dobbiamo contare fermamente sulla nostra fede in Dio e proclamarla con tutta la nostra vita, attraverso ogni nostra parola e azione".

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+PetaloNero+
00venerdì 3 luglio 2009 16:25
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA CECA (26 - 28 SETTEMBRE 2009) - PROGRAMMA

Sabato, 26 settembre 2009
Roma

09.20
Partenza in aereo dall’Aeroporto di Ciampino (Roma) per Praga.


Praga

11.30
CERIMONIA DI BENVENUTO all’Aeroporto Internazionale Stará Ruzyně di Praga. Discorso del Santo Padre.

12.30
VISITA AL "GESÙ BAMBINO DI PRAGA" nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria di Praga. Saluto del Santo Padre.

16.30
VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA nel Palazzo Presidenziale di Praga.

17.00
INCONTRO CON LE AUTORITÀ POLITICHE E CIVILI E CON IL CORPO DIPLOMATICO nel Palazzo Presidenziale di Praga. Discorso del Santo Padre.

18.00
CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON SACERDOTI, RELIGIOSI, RELIGIOSE, SEMINARISTI E MOVIMENTI LAICALI nella Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto di Praga. Discorso del Santo Padre.

Domenica, 27 settembre 2009

08.45
Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Stará Ruzyně di Praga per Brno.


Brno

09.20
Arrivo all’Aeroporto Tuřany di Brno.

10.00
SANTA MESSA nell’Aeroporto Tuřany di Brno. Omelia del Santo Padre.


ANGELUS DOMINI nell’Aeroporto Tuřany di Brno. Parole del Santo Padre.

12.45
Partenza in aereo dall’Aeroporto Tuřany di Brno per Praga.


Praga

13.20
Arrivo all’Aeroporto Internazionale Stará Ruzyně di Praga.

17.15
INCONTRO ECUMENICO nella Sala del Trono dell’Arcivescovado di Praga. Discorso del Santo Padre.

18.00
INCONTRO CON IL MONDO ACCADEMICO nel Salone di Vladislav del Castello di Praga. Discorso del Santo Padre.

Lunedì, 28 settembre 2009
Stará Boleslav

08.50
VISITA ALLA CHIESA DI SAN VENCESLAO a Stará Boleslav.

09.45
SANTA MESSA nella Ricorrenza Liturgica di San Venceslao, Patrono della Nazione alla Spianata sulla Via di Melnik a Stará Boleslav. Omelia del Santo Padre.


Messaggio ai giovani alla Spianata sulla Via di Melnik a Stará Boleslav. Discorso del Santo Padre.


Praga

13.15
Pranzo con i Vescovi della Repubblica Ceca e con il Seguito Papale nell’Arcivescovado di Praga.

16.45
Congedo dalla Nunziatura Apostolica di Praga.

17.15
CERIMONIA DI CONGEDO all’Aeroporto Internazionale Stará Ruzyně di Praga. Discorso del Santo Padre.

17.45
Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Stará Ruzyně di Praga per Roma.


Roma

19.50
Arrivo all’Aeroporto di Ciampino (Roma).




Fuso orario

Roma e Repubblica Ceca: + 2 UTC








Ufficializzate le tappe del prossimo viaggio apostolico del Papa nella Repubblica Ceca, dal 26 al 28 settembre 2009


Tre giorni nella Repubblica Ceca per festeggiare San Venceslao, Patrono della nazione. Sarà questo evento a rappresentare il “cuore” del prossimo viaggio apostolico in Europa di Benedetto XVI, che si fermerà per tre giorni, dal 26 al 28 settembre prossimi, tra Praga e altre località della Repubblica Ceca. I dettagli sulle singole tappe viaggio sono stati resi noti oggi dalla sala Stampa Vaticana. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Sarà una festa del tutto singolare quella che i cechi tributeranno nel 2009 al loro Patrono, San Venceslao. A pregare con loro il 28 settembre, giorno della ricorrenza, ci sarà Benedetto XVI, giunto due giorni prima nel Paese per un programma fitto di impegni e di incontri. Un’ora dopo il suo arrivo a Praga, il 26 settembre prossimo, il Papa sarà, verso le 12.30, nella Chiesa della capitale intitolata a Gesù Bambino per un primo saluto. La visita di cortesia al presidente, , sarà nel primo pomeriggio dell’arrivo e sarà seguita da un incontro con le autorità civili, politiche e diplomatiche della nazione. Quindi, verso le 18, il Pontefice presiederà con il clero, i religiosi e i membri dei Movimenti laicali la liturgia dei Vespri nella Cattedrale praghese dedicata ai Santi Vito, Venceslao e Adalberto.


Domenica 27 settembre, Benedetto XVI volerà da Praga a Brno, capoluogo della Moravia, dove presiederà nell’aeroporto locale la Messa e la recita dell’Angelus e da dove al termine ripartirà nuovamente per Praga per partecipare all’incontro ecumenico del pomeriggio, previsto nella Sala del Trono dell’arcivescovado. Ultimo impegno della giornata, il Pontefice si intratterrà con i rappresentanti del mondo accademico ceco nel Castello di Praga. L’ultimo giorno di permanenza nella Repubblica ceca, vedrà Benedetto XVI celebrare la Messa nella festa di San Venceslao sulla spianata di Via di Melnik, nell’antica città di Stará Boleslav, risalente alla fine del IX secolo e molto legata al culto di S. Venceslao. Di ritorno a Praga per il pranzo con l’episcopato ceco, il Papa prenderà congedo dalla nunziatura della capitale per ripartire verso le 17.45 alla volta di Roma, che raggiungerà circa due ore più tardi.



Radio Vaticana
Paparatzifan
00mercoledì 22 luglio 2009 21:40
Dal blog di Lella...

REPUBBLICA CECA: VISITA PAPA, BENEDETTO XVI PARLERÀ IN INGLESE E ITALIANO

Nella Repubblica Ceca si discute sulla lingua che il Papa userà in occasione della prossima visita in Boemia e in Moravia (26-28 settembre). Lo riferisce l’agenzia Kathpress, rivelando che la decisione di rinunciare in gran parte all'uso del tedesco nella visita è stata accolta con stupore da alcuni media cechi.
Secondo il portale di informazioni di Praga "idnes.cz", che riferisce le parole di uno degli organizzatori cechi del viaggio papale, la decisione è stata presa come forma di attenzione nei confronti delle relazioni ceco-tedesche, storicamente delicate, per evitare che l'uso della lingua tedesca possa suscitare resistenze da parte del popolo ceco.
Per questo motivo, il Papa parlerà per lo più inglese e italiano durante le messe.
Secondo il portale, solo il presidente ceco Vaclav Klaus parlerà in tedesco con il Papa durante l'incontro in programma. La scelta di evitare la lingua madre del Papa è stata considerata eccessivamente cauta dal quotidiano liberale di Praga “Mlada fronta Dnes”, che in un editoriale ha ricordato che gli screzi tra cechi e tedeschi sono finiti da tempo.
Il giornale ricorda anche che anche molti politici tedeschi hanno usato la loro lingua anche in Israele: tra questi il presidente federale Horst Köhler e Angela Merkel. “Con il suo tedesco - commenta l'editoriale - il Papa avrebbe l'opportunità di confermare che i tempi bui sono passati”.

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Ma... fino a quando il mondo si renderà conto che la II Guerra Mondiale è finita 64 anni fa? Dovranno passare 500 anni per piantarla con questi ricordi? Bahhhhhh!!!!!
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Paparatzifan
00lunedì 17 agosto 2009 19:31
Dal blog di Lella...

Sito della visita

+PetaloNero+
00venerdì 21 agosto 2009 00:26
La Repubblica Ceca si prepara alla visita papale riflettendo sull'enciclica
La prima all'estero dopo la pubblicazione della "Caritas in veritate"



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 20 agosto 2009 (ZENIT.org).- Sacerdoti, insegnanti e diverse autorità della Repubblica Ceca rifletteranno sull’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate durante una conferenza che si terrà a Brno, sabato 19 settembre, una settimana prima della visita di Benedetto XVI nel Paese.

E’ quanto ha reso noto il 17 agosto David Macek, esponente del partito cristiano-democratico, in alcune dichiarazioni riprese dalla Radio Vaticana.

Lo scopo della conferenza è di aiutare a preparare i credenti in occasione della visita del Papa.

Il viaggio apostolico nella Repubblica Ceca – ha aggiunto David Macek – sarà il primo all’estero dopo la pubblicazione dell’enciclica e sarà anche un’occasione per riflettere sull’economia e sulle questioni sociali.

Il programma della visita è articolato in 3 giornate: il 26 settembre il Papa arriverà all’aeroporto internazionale Stará Ruzyně di Praga. Alla visita al “Gesù Bambino di Praga” nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria seguiranno l’incontro con le autorità politiche e civili e la celebrazione dei Vespri nella Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto.

Il giorno successivo è prevista la Santa Messa nell’aeroporto Tuřany di Brno. Seguiranno l’Angelus, l’incontro ecumenico nell’arcivescovado di Praga e con il mondo accademico nel salone di Vladislav del Castello della capitale ceca.

Lunedì 28 settembre è in programma, infine, la celebrazione della Santa Messa nella memoria liturgica di San Venceslao, Patrono della nazione ceca.

Il viaggio di Benedetto XVI si concluderà con la cerimonia di congedo all’aeroporto di Praga.
+PetaloNero+
00lunedì 14 settembre 2009 00:40
Il Papa in Europa centrale per mostrare la vitalità del cristianesimo
Il portavoce vaticano commenta la visita apostolica in Repubblica Ceca



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 13 settembre 2009 (ZENIT.org).- La visita che Benedetto XVI realizzerà nella Repubblica Ceca dal 26 al 28 settembre gli permetterà di mostrare nel centro dell'Europa la vitalità del cristianesimo, annuncia il portavoce vaticano.

Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato nell'editoriale di "Octava Dies", settimanale del Centro Televisivo Vaticano, del quale è direttore, il pellegrinaggio apostolico internazionale in cui il Papa visiterà Praga e Brno.

Il sacerdote spiega che il Pontefice "si recherà nel cuore dell'Europa, in un Paese di antica e grande tradizione culturale a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale, un Paese che ricorda in questi giorni il ventennale della fine del regime comunista e della rinascita pacifica della democrazia, un Paese dove la secolarizzazione è così diffusa che la pratica religiosa è ridotta a una minoranza".

"Sono molti e forti i messaggi che il Santo Padre potrà indirizzare ai credenti e agli uomini di buona volontà da un tale Paese. Certamente un incoraggiamento per una Chiesa vivace e coraggiosa nella sua testimonianza di fede, che sappia diffondere speranza e carità solidale attorno a sé, e in particolare per le giovani generazioni", afferma.

"Un invito a un cordiale ecumenismo, che dia credibilità e profondità al contributo dei credenti all'edificazione del futuro nella società secolarizzata", aggiunge sintetizzando i temi che il Papa toccherà sicuramente.

"Una prospettiva di grande spessore culturale e morale, perché il processo di unificazione europea non si riduca agli aspetti materiali ed economici - aggiunge -, ma porti in sé la ricchezza di valori condivisi, necessari per garantire la dignità della persona umana".

"La festa della Nazione, ragione della scelta della data del viaggio del Papa, è dedicata al martire San Venceslao - conclude -. Come ricordare più efficacemente che il cristianesimo ha dato e vuol continuare a dare cordialmente un servizio prezioso nel più profondo dell'essere e delle speranze di un popolo, di ogni popolo?".

Paparatzifan
00martedì 15 settembre 2009 18:51
Dal blog di Lella...

“Il Papa vuole dare visibilità a Cristo nella Repubblica Ceca”

Il Priore del Carmelo praghese parla dell'incoronazione del Bambin Gesù di Praga

PRAGA, martedì, 15 settembre 2009 (ZENIT.org).

La visita del Papa in Repubblica Ceca, dal 26 al 28 settembre, ridarà a Cristo “visibilità e presenza” in un Paese in cui solo un quarto degli abitanti si dichiara credente.
Nel gesto del Santo Padre, che appena giunto nella capitale ceca ha previsto di incoronare canonicamente il venerato Bambin Gesù di Praga, è molto evidente questa intenzione, che avrà una grande importanza.
Lo ha affermato padre Petr Sleich, Priore del Carmelo di Praga, in alcune dichiarazioni diffuse dall'associazione internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).
A suo avviso, la visita del Papa “ha il fine di restituire a Cristo visibilità e presenza nella coscienza delle persone”, anche se, “in base alle statistiche, appena un quarto della popolazione della Repubblica Ceca si dichiara credente”.
Nonostante le cifre e il basso numero di vocazioni, il Priore del Carmelo praghese si dice “ottimista”: “la situazione può cambiare molto rapidamente, come abbiamo già potuto verificare con i nostri occhi quando, vent'anni fa, è caduta la Cortina di Ferro”.
Il Priore dice di non essere sicuro che “il numero dei non credenti nella Repubblica Ceca sia davvero così alto come si dice”: “alcuni si sentono insicuri quando si affrontano questioni collegate a Dio, ma non sarei sicuro del fatto che manca la fede. Molti cechi che si dichiarano non credenti, inoltre, amano il Bambin Gesù di Praga, e sono sicuro che diventeranno suoi amici”.
Egli stesso, una vocazione adulta, si è fatto battezzare a vent'anni, quando studiava Matematica. Oggi quasi tutta la sua famiglia è cattolica.

Bambino Re

Il Bambin Gesù di Praga, venerato da credenti di tutto il mondo dal XVI secolo, si trova nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, nel quartiere di Malá Strana, dal 1628. Attualmente riceve quasi un milione di pellegrini di tutto il mondo all'anno, e la sua devozione si è estesa a tutti i continenti, soprattutto all'India, dove esistono vari santuari.
Per padre Sleich, l'immagine del Bambin Gesù “tocca il cuore delle persone, anche non credenti”.
“Il cuore umano è sensibile di fronte all'immagine del Bambin Gesù, e il Natale è una festa amata e apprezzata da persone non molto credenti, anche se la Repubblica Ceca è considerata la Nazione più caratterizzata dall'ateismo in Europa”.
“Quando, nel nostro santuario, la gente ha davanti a sé Dio rappresentato come bambino, non prova paura; al contrario, perché reclama il nostro amore, il nostro cuore, le nostre mani e il nostro aiuto”, sottolinea il Priore.
La tradizione afferma che Santa Teresa d'Avila donò l'immagine a una nobile spagnola che, a sua volta, la offrì a sua figlia come dono di nozze quando questa si sposò a Praga. In seguito nella Guerra dei Trent'Anni, la statua venne profanata dai soldati protestanti della Sassonia, che le spezzarono le mani e la lasciarono su una pila di detriti dietro l'altare.
Secondo una leggenda, l'immagine è stata trovata dal carmelitano lussemburghese Cirilo a Matre Dei, al quale in una visione il Bambin Gesù chiese accoratamente di restituirgli le mani, promettendogli: “Quanto più mi onorerete, tanto più vi benedirò!”.
Erano profondamente devoti al Bambin Gesù di Praga, tra gli altri, Santa Teresa di Lisieux e Santa Teresa Benedetta della Croce. Il poeta francese Paul Claudel gli dedicò un poema. Di recente l'Arcivescovo di Praga, il Cardinale Miroslav Vlk, ha dichiarato la chiesa che ospita il Bambin Gesù di Praga secondo santuario del Paese.

“Il Piccolo Principe”

Il Priore del Carmelo di Praga rivela che il famoso romanzo “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry è ispirato al Santo Bambino.
“Quello che pochi sanno è che Antoine de Saint-Exupéry aveva una grande familiarità con la venerazione del Bambin Gesù di Praga. Il suo libro viene letto nelle scuole perché non è un'opera religiosa, ma lo è sicuramente ad un altissimo livello, perché si ispira direttamente al Bambin Gesù di Praga. Un bambino che viene dal cielo, che offre la sua amicizia, muore e ritorna in cielo...”.
“I bambini che visitano il Bambin Gesù di Praga capiscono che il Bambin Gesù non è una strana peculiarità cattolica e comprendono il suo messaggio”, ha aggiunto il sacerdote. “Sono proprio i simboli che non hanno bisogno di una lunga riflessione ad essere più efficaci”.

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+PetaloNero+
00martedì 22 settembre 2009 16:55
BRIEFING SUL VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE NELLA REPUBBLICA CECA

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, il Rev.do P. Federico Lombardi, S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha tenuto un Briefing per illustrare il Programma del Viaggio Apostolico di Sua Santità Benedetto XVI nella Repubblica Ceca (26-28 settembre 2009).



“L’amore di Cristo è la nostra forza”: Benedetto XVI sabato prossimo nella Repubblica ceca, nel 20.mo anniversario della caduta del comunismo


Presentazione stamane nella Sala stampa vaticana del prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca, in programma da sabato 26 a lunedì 28 settembre, ricorrenza di San Venceslao, patrono della nazione. Tre giorni con tanti appuntamenti, che sono stati illustrati nel dettaglio ai giornalisti dal direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi. Il servizio di Roberta Gisotti:

“L’amore di Cristo è la nostra forza”, questo il motto che accompagnerà Benedetto XVI nel suo 13.mo viaggio apostolico il 7.mo in Europa, questa volta nella Repubblica ceca, che per la quarta volta accoglierà il Successore di Pietro, dopo le tre visite pastorali di Giovanni Paolo II nel ’90, ’95 e ’97. E, proprio nel contesto storico di una continuità di intenti - ha spiegato padre Lombardi - che va collocato questo viaggio di Benedetto XVI, che già nel ’92, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ebbe occasione di visitare la capitale ceca. A Praga, il Santo Padre arriverà al mattino di sabato 26 settembre, facendo subito tappa nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, che ospita la venerata statua del Bambino Gesù di Praga. Quindi nel pomeriggio incontrerà il presidente Vaclav Klaus e le autorità civili nel castello di Praga, e quelle ecclesiali nella Cattedrale. La domenica il Papa volerà a Brno, capoluogo della Moravia, dove presiederà la Messa e reciterà l’Angelus all’aeroporto locale e di rientro nella capitale parteciperà ad un incontro ecumenico nell’arcivescovado ed incontrerà il mondo accademico nel castello di Praga. Nell’ultimo giorno a suggellare la visita, Benedetto XVI celebrerà la Messa sulla spianata di Via di Melnik, nell’antica città di Starà Boleslav, particolarmente legata al culto di San Venceslao, che qui venne martirizzato.


Questo viaggio di Benedetto XVI – ha ricordato il direttore della sala stampa vaticana - giunge sul piano storico a 20 anni dalla caduta del comunismo, e sul piano ecclesiale nel 20.mo anniversario della canonizzazione di Agnese di Praga. Il tutto in un ambiente sociale oggi fortemente secolarizzato, dove la maggior parte della popolazione ceca non pratica e non si dichiara religiosa, e dove permangono questioni aperte nei rapporti tra Stato e Chiesa: si attende ancora che un accordo venga ratificato e si proceda anche alla restituzione dei beni ecclesiastici a suo tempo confiscati dal regime comunista. Da qui l’obiettivo di sostenere la Chiesa nella moderna nazione ceca, ha sottolineato padre Lombardi:


"Certamente c'è un'intenzione di incoraggiare la Chiesa perchè si senta portatrice di un contributo di vitalità, di speranza e di carità nella società ceca, anche secolarizzata, in cui si trova".



Radio Vaticana
+PetaloNero+
00mercoledì 23 settembre 2009 00:47
Il messaggio del Papa per Praga: “L'amore di Cristo è la nostra forza”
A vent'anni dalla caduta del comunismo



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 22 settembre 2009 (ZENIT.org).- Il viaggio che Papa Benedetto XVI compirà in Repubblica Ceca servirà per “incoraggiare la Chiesa perché si senta portatrice di un contributo di vitalità, di speranza e di carità nella società ceca, anche secolarizzata, in cui si trova”, ha affermato il portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi S.I.

Il portavoce vaticano ha rivelato questa mattina durante un briefing alcuni dettagli sul viaggio del Pontefice nella Repubblica Ceca, che giunge dopo tre visite di Giovanni Paolo II (1990, 1995 e 1997).

Il motto scelto dal Vescovo di Roma per il suo viaggio è “L'amore di Cristo è la nostra forza”. Il Papa arriva nel Paese su invito del Presidente della Repubblica Ceca, Václav Klaus, e della Conferenza Episcopale.

La visita alla Repubblica Ceca, tredicesimo pellegrinaggio di Benedetto XVI oltre i confini italiani, si svolgerà dal 26 al 28 settembre.

L'allora Cardinale Joseph Ratzinger visitò il Paese quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nel marzo 1992, per partecipare a un congresso sul Catechismo della Chiesa Cattolica.

Secondo quanto ha affermato padre Lombardi, questo viaggio, nel quale il Papa festeggerà il patrono della Nazione, San Venceslao, si inserisce nel contesto storico dei vent'anni dalla caduta del comunismo e del ventesimo anniversario della canonizzazione di Santa Agnese da Praga (1211-1282), figlia di Premysl Otakar I, re di Boemia, canonizzata da Giovanni Paolo II il 12 novembre 1989.

Il percorso di Benedetto XVI

Dopo essere atterrato all'aeroporto internazionale Stará Ruzyně di Praga, per prima cosa il Papa visiterà l'immagine del Bambin Gesù di Praga, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria.

Alle 16.30 il Pontefice compirà una visita di cortesia al Presidente Klaus nel Palazzo Presidenziale di Praga. Poco dopo, nello stesso luogo, incontrerà le autorità politiche e civili e il Corpo Diplomatico.

Alle 18.00 presiederà i Vespri con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i movimenti laicali nella Cattedrale dei Santi Vito, Venceslao e Adalberto di Praga.

Il giorno successivo, il Papa si trasferirà nella città di Brno. Nell'aeroporto Turany presiederà alle 10.00 la Messa, alla quale si attende la partecipazione di circa 150.000 fedeli. L'Eucaristia sarà seguita dalla recita dell'Angelus.

Alle 12.45 tornerà di nuovo a Praga, dove alle 17.15 è previsto un incontro ecumenico nella Sala del Trono dell'Arcivescovado, durante il quale pronuncerà un discorso.

Alle 18.00 incontrerà il mondo accademico nel Salone di Vladislav del Castello di Praga. Saranno presenti i rettori delle università del Paese, oltre a una rappresentanza dei docenti e degli studenti.

Lunedì 28 settembre, festa nazionale nella Repubblica Ceca, Benedetto XVI si recherà nella città di Stará Boleslav, dove parteciperà agli atti commemorativi del giorno di San Venceslao, patrono del Paese.

Nella spianata nella Via di Melnik incontrerà i giovani a partire dalle 9.45. I ragazzi e le ragazze, ha spiegato padre Lombardi, si riuniranno dalla notte precedente per prepararsi all'incontro. Sarà una sorta di giornata nazionale della gioventù.

La cerimonia di congedo si svolgerà all'aeroporto Stará Ruzyne di Praga alle 17.15. Mezz'ora dopo Sua Santità partirà per tornare a Roma.

Padre Lombardi ha ricordato ai giornalisti che quando Giovanni Paolo II si recò nel Paese, nel 1990, visitava per la prima volta una Nazione dell'ex blocco comunista dopo la caduta della Cortina di Ferro.

La Repubblica Ceca è nata insieme alla Slovacchia il 1° gennaio 1993, dopo la separazione pacifica e consensuale delle due entità nazionali che formavano la Cecoslovacchia.

La Chiesa in numeri

La Repubblica Ceca ha una popolazione di 10.380.000 abitanti, dei quali 3.290.000 cattolici (il 31,7% degli abitanti). Il Paese è ripartito in 9 circoscrizioni ecclesiastiche, con 2.576 parrocchie e 70 centri pastorali di altro tipo. Attualmente la Chiesa cattolica ceca conta 20 Vescovi, 1.956 sacerdoti, 1.725 religiosi, 160 membri laici di Istituti Secolari e 1.109 catechisti. I seminaristi minori sono 7, i maggiori 184.

Un totale di 15.977 studenti frequenta i 79 centri di istruzione cattolici, dalle scuole materne e primarie agli istituti superiori e alle università. Riguardo ai centri caritativi e sociali di proprietà e/o diretti da ecclesiastici o religiosi, la Chiesa cattolica nella Repubblica Ceca conta 50 ospedali, 98 ambulatori, 134 case per anziani, invalidi e minorati, alcuni orfanotrofi e asili nido, 59 consultori familiari e altri centri per la protezione della vita, 170 centri speciali di educazione o rieducazione sociale e 28 istituzioni di altro tipo.

+PetaloNero+
00giovedì 24 settembre 2009 16:36
Benedetto XVI mostrerà le radici cristiane di Praga
Prima tappa del suo viaggio nella Repubblica Ceca



ROMA, giovedì, 24 settembre 2009 (ZENIT.org).- Maestosa, enigmatica, piena di cultura e storia. E' Praga, la capitale della Repubblica Ceca, che si prepara a ricevere questo sabato Benedetto XVI.

Si tratterà di un viaggio di tre giorni in cui il Pontefice vuole ricordare le radici e i valori cristiani del continente europeo e promuovere la libertà e la democrazia.

Praga è stata scenario di importanti avvenimenti storici del XX secolo: le due guerre mondiali, la rivoluzione russa, la caduta della Cortina di Ferro e l'inizio della democrazia. E' un luogo in cui si intrecciano elementi della cultura ceca, tedesca ed ebraica.

Per gli innumerevoli tesori d'arte, storia e architettura, è una delle 20 città più visitate del mondo. Riceve ogni anno 6 milioni di turisti. Il suo centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.

Fondata nell'870, nasce dalla progressiva fusione di quattro piccoli agglomerati urbani: Hradcany, il Castello, a ovest della Moldova; Malá Strana, il piccolo quartiere nell'area sud del castello; Staré Mesto, la città vecchia, sul lato orientale opposto al castello; Nové Mesto, la città nuova a sud-ovest.

Il Bambin Gesù: una devozione di origine spagnola

Subito dopo la cerimonia di benvenuto e il discorso che offrirà al suo arrivo all'aeroporto internazionale Stará Ruzyne, questo sabato il Papa si dirigerà alla chiesa di Santa Maria della Vittoria, la cui cura pastorale è affidata ai Carmelitani Scalzi.

Il tempio, in origine luterano, ospita una statuetta venerata da secoli: il Bambin Gesù di Praga.

La storia di questa immagine inizia nel sud della Spagna. Si ignora il nome dello scultore, ma sembra che il luogo di provenienza sia un convento di Córdoba.

Da lì lo prese la regina Isabela Manrique de Lara y Mendoza. Sua figlia María Manrique sposò un nobile ceco, Vratislav di Pernstein.

Come dono di nozze, la ricevette sua figlia Polyssena, sposando Vilem di Rozumberk. Non avendo figli, la donna donò la statua al priore dei Carmelitani Scalzi nel 1628.

Tre anni dopo l'esercito di Sassonia conquistò Praga, saccheggiando i conventi e le chiese. La statua del Bambin Gesù subì gravi danni.

Venne ritrovata solo sei anni più tardi, quando si recò a Praga padre Cirillo della Madre di Dio, proveniente dal convento dei Carmelitani Scalzi della Baviera, che riuscì a far finanziare il restauro. Il Bambino tornò ad essere oggetto di culto e gli vennero attribuiti vari miracoli, come la salvezza della città in occasione di un assedio da parte degli svedesi.

Nel 1655 l'allora Vescovo ausiliare di Praga pose solennemente sulla sua testa una corona d'oro commissionata dal nobile Bernardo Ignazio di Martinic.

La statua venne posta nella cappella all'ingresso della chiesa, e in seguito, per l'affluenza dei pellegrini, venne spostata all'altare laterale centrale. Era il 1741.

Ora l'altare serve a sottolineare la spiritualità del Bambin Gesù. In linea orizzontale, alla sinistra c'è Maria, alla destra San Giuseppe. Con questo si vuole indicare che “il Santo Bambino di Praga è comprensibile solo all´interno del mistero dell´incrocio fra la famiglia divina e la famiglia umana”.

Oggi la festa del Bambin Gesù di Praga si celebra la prima domenica di maggio.

La statua è alta 47 centimetri. E' fatta di cera e si crede che abbia una struttura interna di legno.

Ha più di 100 abiti, confezionati e donati da alte personalità di tutto il mondo. Essendo un'immagine così delicata, solo alcune religiose specializzate ed esperte possono cambiare i vestiti.

La statua ha due corone: una originale del 1767, un'altra fatta tra il 1810 e il 1820.

Un castello ricco di arte e di storia

Un altro luogo millenario della capitale ceca che verrà visitato da Benedetto XVI questa domenica è il Castello, dalle dimensioni monumentali e imponenti: 570 metri di lunghezza e 128 di larghezza su una superficie di 7,28 ettari.

Secondo alcune ricerche archeologiche, la sua costruzione risale all'880 per ordine del principe Borivoj della dinastia dei Premyslidi.

E' stato la residenza del re di Boemia, degli imperatori del Sacro Romano Impero, dei Presidenti della Cecoslovacchia e dei Presidenti della Repubblica Ceca. E' stato anche sede episcopale.

Al suo interno si trova anche la chiesa di San Giorgio, accanto al monastero dei Benedettini, fondato nel 973 e che ospita notevoli opere d'arte.

Dal 1989 i turisti possono accedere ad altre aree del Castello come il Giardino Reale, la Sala della Pallacorda, i giardini meridionali e le scuderie imperiali.

Nel Salone di Vladislav il Papa incontrerà questa domenica il mondo accademico.





Il cardinale Spidlik: il Papa nella Repubblica Ceca per una Europa spiritualmente unita


Fervono gli ultimi preparativi nella Repubblica Ceca per il viaggio apostolico di Benedetto XVI in questa terra dal 26 al 28 settembre. Il Papa visiterà la capitale Praga, Brno, capoluogo della Moravia, e Stará Boleslav, luogo del martirio di San Venceslao, Patrono principale della nazione, la cui festa, lunedì prossimo, è l’occasione del viaggio. Il servizio del nostro inviato a Praga, Sergio Centofanti.

Praga è una delle città più belle del mondo: placidamente adagiata, come Roma, sui dolci pendii di sette colli e attraversata dalle curve sinuose del fiume Moldava, le cui acque, solcate da vecchi e nuovi ponti, riflettono le immagini suggestive di un passato che ci parla di una fede tradotta in romanico, gotico e barocco. Piccola perla d’Europa. In queste terre, oltre mille anni fa, iniziarono la loro missione i fratelli Cirillo e Metodio per gettare i primi ponti tra il mondo ebraico-greco-latino e quello slavo, inventando un alfabeto grazie al quale queste popolazioni poterono leggere il Vangelo nella loro lingua.


Ma i due fratelli non ebbero vita facile nella costruzione di questi ponti di dialogo. E così chi li imitò. Questa è una terra di martiri: San Venceslao, ucciso perché con il Vangelo mise in questione gli interessi dei potenti; Santa Ludmilla, nonna di Venceslao, strangolata perché i suoi consigli erano semplicemente “cristiani”; Sant’Adalberto, trafitto dalle lance per aver annunciato che Gesù è Dio fatto carne; San Giovanni Nepomuceno, lasciato annegare nel Fiume Moldava perché non volle svelare al re i segreti del confessionale; San Giovanni Sarkander, torturato e ucciso perché durante le guerre di religione non stava con nessuno se non con la pace di Dio.


Terra del dolore e della risurrezione: a Brno, nel carcere fortezza dello Spielberg, il patriota italiano Silvio Pellico, dopo otto anni di sofferenze, ritrovò la fede e il perdono per i persecutori, scrivendo “Le mie prigioni”, primo trattato sui diritti dei detenuti. Terra violentata da due dittature: quella nazista e quella comunista che ebbero la pretesa illusoria di costruire un mondo contro Dio e senza Dio. Vent’anni fa cadeva il regime filosovietico che pensava di risolvere le ansie dell’uomo sul piano economico e materiale. E proprio vent’anni fa, Giovanni Paolo II canonizzava Agnese, principessa boema che nel XIII secolo distribuì ai poveri tutti i suoi beni per seguire Cristo crocifisso. Forse meno logico, ma più convincente.


Le ansie dell’umanità sono state ben descritte da un grande scrittore nato a Praga, Franz Kafka, vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900. Nelle sue opere (La Metamorfosi, Il Processo, Il Castello) l’uomo è sovrastato da una colpa misteriosa che deve espiare senza sapere il perché. Un male irrisolvibile che schiaccia la vita nei meandri di una quotidianità senza senso. Giovanni Paolo II, nei suoi tre viaggi in questo Paese, ha annunciato la Verità che libera da questo peso insostenibile e dalle violenze che ne derivano: ha annunciato la misericordia di Dio. A cui deve seguire il perdono dell’uomo. E così ha chiesto perdono e offerto perdono: per le sofferenze inflitte – e lo ha detto chiaramente nel caso di Jan Hus, il riformatore boemo ucciso sul rogo nel 1415 - e per le sofferenze subìte. Il perdono di Dio appartiene ad un’altra logica, ha un’altra grammatica, e genera pensieri e azioni completamente nuovi. E soprattutto ha i suoi misteriosi tempi nel produrre frutti e che l’umanità insofferente – nella sua fretta - non riesce a comprendere. Benedetto XVI viene in questa terra sulle orme di Giovanni Paolo II invitando a non avere paura, a non dubitare, a ripartire dalla fede: i tempi sono di Dio. I mulini del Signore – dice un proverbio ceco – macinano lentamente, ma macinano certamente.


Personalità di spicco della Chiesa ceca è il cardinale Tomáš Špidlík, nato 90 anni fa a Brno, in Moravia. Gesuita, costretto ai lavori forzati durante la guerra prima dai nazisti e poi dai comunisti, è diventato sacerdote a 30 anni in mezzo a difficoltà di ogni tipo. Noto per i suoi studi e per i suoi libri sulla spiritualità delle Chiese d’Oriente, vive e lavora al Centro Aletti di Roma con padre Marko Ivan Rupnik. Da quasi 50 anni collabora con la Radio Vaticana, con la sua meditazione del venerdì. Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale nel 2003. Al cardinale Tomáš Špidlík, la collega Helene Destombes ha chiesto quale sia il significato di questa visita di Benedetto XVI in Cechia:

“Giovanni Paolo II è venuto qui 20 anni fa, quando è caduto il muro di Berlino e quindi quando è caduto il comunismo ed è nata la nuova Europa. Giovanni Paolo II ha affermato che scopo della sua visita era quello di lavorare all’unità spirituale dell’Europa. Benedetto XVI viene 20 anni dopo e viene proprio a Praga che è il centro geografico dell’Europa. Allora questa nuova visita del Papa ci fa pensare: dobbiamo fare un’Europa spiritualmente unita. Il viaggio del Papa non è un viaggio politico ma spirituale. I cechi sono un popolo di origine orientale che però è vissuto 2000 anni nella civiltà e nella cultura occidentale: così possono conciliare queste due mentalità affinché l’Europa - che per tanto tempo è stata divisa in due - possa tornare ad essere una sola Europa”.



Radio Vaticana
+PetaloNero+
00venerdì 25 settembre 2009 16:27
Fede e speranza al centro del viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca. Alla vigilia dell’arrivo del Papa a Praga, il cardinale Vlk si sofferma sulla vita della Chiesa in Cechia



Benedetto XVI inizia domani nella Repubblica Ceca il suo 13.mo viaggio apostolico internazionale. La visita, che durerà tre giorni, si svolge in occasione della festa di San Venceslao, Patrono principale del Paese. Il servizio del nostro inviato a Praga Sergio Centofanti:

“L’amore di Cristo è la nostra forza”: è il motto di questo viaggio apostolico che porterà il Papa a Praga, Brno, capitale della Moravia, e Stará Boleslav, luogo del martirio di San Venceslao. Benedetto XVI giunge nella Repubblica Ceca a 20 anni dalla caduta del regime comunista; una terra posta nel cuore dell’Europa e che – ha detto il Papa nell’Angelus di domenica scorsa – dopo essere passata attraverso i drammi del secolo scorso, ha bisogno come l’intero continente di ritrovare le ragioni della fede e della speranza:


“Sulle orme del mio amato predecessore Giovanni Paolo II, che visitò quel Paese per ben tre volte, anch’io renderò omaggio agli eroici testimoni del Vangelo, antichi e recenti, e incoraggerò tutti ad andare avanti nella carità e nella verità. Ringrazio fin d’ora quanti mi accompagneranno con la preghiera in questo viaggio, perché il Signore lo benedica e lo renda fruttuoso”.


La Cechia - con l’Estonia - è lo Stato europeo in cui è più diffuso l’ateismo. E ha uno dei più bassi livelli di natalità del mondo: le morti superano le nascite. Aborti e divorzi prosperano. Mancano le ragioni del vivere – dicono i vescovi del Paese – prevalgono egoismo e pessimismo. Anche la comunità cattolica è colpita da secolarizzazione e crisi d’identità. Su un 30% di fedeli solo un quinto è praticante. Scarseggiano le vocazioni sacerdotali. Di qui l’appello dei vescovi a vincere la timidezza della testimonianza, a non vergognarsi di manifestare le verità della fede. Nel tempo in cui era considerata oppio dei popoli in molti hanno pagato di persona per non rinnegarla. Era la Chiesa del silenzio, ma un silenzio eloquente. Del resto, questa è una terra di martiri: San Venceslao, duca di Boemia, voleva diffondere il cristianesimo, più di mille anni fa, portando giustizia e pace. A quanti gli si opponevano, diceva: “Se Dio vi dà noia, perché volete impedire agli altri di amarlo?”. Venne ucciso in una imboscata tesa dal fratello. “La Chiesa non cerca privilegi” – ha ribadito Benedetto XVI nella visita ad Limina dei vescovi cechi nel 2005 – e non ha “obiettivi di potere o di interesse egoistico”: chiede “solo di poter svolgere la sua missione” evangelizzatrice e di promozione umana per portare a tutti “nella gioia, la carità di Dio, che è Amore”. Quando le “viene riconosciuto questo diritto, in realtà, è l’intera società che ne trae vantaggio”. E indica le tante opere messe in atto dalla Chiesa in Cechia: ospedali, orfanatrofi, case per anziani e disabili, iniziative per i più poveri, consultori familiari e scuole. Il Papa viene nel cuore dell’Europa per incoraggiare quanti vivono in modo autentico la fede: sono un “piccolo granello di senape”, ma Dio non cessa di farlo crescere.


Ma quale significato ha per la Chiesa in Cechia questo viaggio del Papa? Sergio Centofanti lo ha chiesto al cardinale arcivescovo di Praga, Miloslav Vlk:

R. – Noi siamo un Paese in cui la fede cattolica, la fede cristiana, non è molto diffusa; la Chiesa è stata emarginata e lo è tuttora: siamo al margine! Nel periodo del controllo comunista, la maggioranza della Chiesa – soprattutto i laici – è rimasta passiva. E’ evidente, quindi, che il Santo Padre viene per rafforzare i fedeli: questo è il senso della sua venuta.


D. – Quali sono le sfide principali della Chiesa ceca, oggi?


R. – La Chiesa ceca, oggi, deve evolversi, aprirsi sempre più alla società, dialogare con essa perché ci sono – soprattutto tra i politici – tanti pregiudizi contro la Chiesa. E’ necessario mostrare attraverso il dialogo che i pregiudizi non sono veri.


D. – A 20 anni dalla caduta del comunismo, come è cambiata la situazione nel Paese?


R. – Politicamente, non c’è stato un grande progresso. Si è avviata una trasformazione economica, ma questa trasformazione si è fatta senza una base di valori. C’è tanta corruzione, non c’è una democrazia vera, seria, profonda.


D. – Lei ha vissuto la persecuzione comunista; per otto anni ha fatto il lavavetri a Praga. Come ricorda quel periodo?


R. – Per me – da un punto di vista spirituale – è stato un periodo molto forte, perché all’inizio avevo perso tutto: avevo perso la possibilità di svolgere pubblicamente il ministero sacerdotale, di predicare, di amministrare i Sacramenti e questa realtà mi ha portato a capire che Gesù Cristo è diventato Sommo Sacerdote sulla Croce, quando non ha potuto più muoversi, quando non ha potuto più benedire, quando non ha potuto più parlare. E io, in quel periodo, avendo perso tutto, mi sono sentito molto vicino a Gesù crocifisso e abbandonato e mi sono sentito veramente sacerdote. Per me è stata una grande grazia, perché ho scoperto di poter ritrovare Gesù, essere in contatto con Lui anche nel dolore, nelle situazioni negative – secondo le parole di Isaia nel capitolo 53, “l’uomo dei dolori”. In secondo luogo ho sperimentato la comunione con i fratelli, con i quali ho vissuto con Gesù in mezzo a noi, Gesù risorto – secondo la spiritualità focolarina – e questo mi ha sostenuto molto. Questa esperienza è stata molto, molto forte.


Domani, dopo la cerimonia di benvenuto, la prima tappa del Papa sarà la visita al Bambino Gesù di Praga nella chiesa di Santa Maria della Vittoria. Benedetto XVI sarà accolto da alcune famiglie con bambini; quindi si raccoglierà in preghiera silenziosa per imporre, subito dopo, una corona d’oro sulla statua raffigurante Gesù Bambino, un’opera in legno ricoperto di cera. Il Santuario è retto dai Carmelitani scalzi. Marketa Sindelarova ha intervistato il priore, padre Petr Sleich:

R. – Il luogo dove si espone la famosa statua del Gesù Bambino di Praga - che conoscono tanti italiani e tanti altri - è uno dei Santuari principali dell’arcidiocesi di Praga: da qui la devozione a Gesù Bambino si è diffusa un po’ in tutto il mondo. Infatti, ci sono tantissimi pellegrini di lingua inglese, spagnola, italiana, portoghese, francese, ed è proprio bello incontrare qui tutti questi visitatori che vengono con il cuore aperto ad affidare la propria vita e la vita dei propri cari a Gesù Bambino che sanno non essere un Dio che fa spavento ma un Dio che ci vuole tanto bene e che ha anche bisogno del nostro amore.


D. – Ci può raccontare la storia della statua del Gesù Bambino di Praga?


R. – La statua originale che si conserva qui al Santuario è un frutto spirituale della Spagna al tempo di Sant’Ignazio di Loyola e di Santa Teresa di Gesù, cioè siamo nel ’500 spagnolo. Da lì questa statua viene in possesso di una famiglia di Praga e 70 anni più tardi viene regalata a un convento di Carmelitani scalzi dove si conserva fino ad oggi. E’ bellissimo che quando è arrivata presso il convento subito si è diffusa una bella devozione perché tanta gente che ha pregato davanti a questo piccolo Gesù ha ricevuto delle grazie. Una delle prime grazie raccontate dalle cronache del monastero riguarda un confratello carmelitano scalzo che soffriva di depressioni forti: i diari del tempo ci dicono che i suoi confratelli nel convento erano molti grati a Dio per aver curato questo confratello. Sappiamo che nella fede non si devono calcolare solo i miracoli, gli eventi straordinari, ma anche tutti i momenti in cui Dio ci aiuta concretamente nel quotidiano. Per esempio molti hanno pregato qui per poter avere dei bambini. Abbiamo un caso di una famiglia italiana che ha vissuto a Londra e dopo lunghi anni di preghiere ci ha mandato una foto di due gemelli! Io dico alla gente che non so se sia stato un miracolo o un caso del tutto naturale, ma è più di un miracolo! Sono due bambini! E sono arrivati dopo che queste persone hanno pregato. Questo la gente lo capisce. Io dico: quando pregate Gesù Bambino, Lui vi ascolta e state attenti … perché dopo potete avere anche molto lavoro! Così il Papa vuole incontrare anche i bambini perché Cristo vuole incontrare i bambini; vuole dare l’esempio di uno che ricorda Gesù, di uno che prega, un esempio che va bene non solo per i bambini ma per noi tutti.


Radio Vaticana
+PetaloNero+
00venerdì 25 settembre 2009 16:38
Il papa in Repubblica Ceca. In 81 sul volo papale
Scritto da Salvatore Scolozzi

“L’amore di Cristo è la nostra forza” sarà il tema del tredicesimo viaggio internazionale di papa Benedetto XVI, alla volta della Repubblica Ceca, previsto tra il 26 e il 28 settembre prossimi.
Sarà una tre giorni intensa, per festeggiar e San Venceslao, patrono della Nazione, la cui memoria liturgica è proprio il 28 settembre, con una grande cerimonia alla presenza di Sua Santità. Partirà alle 9,20 di domani 26 settembre l’Airbus A 320 dell’Alitalia, volo papale codice AZ 4000. A bordo, oltre il Santo Padre, il seguito papale, i giornalisti ammessi al volo, un funzionario della Sala stampa vaticana e uno dell’Alitalia. In tutto, viaggeranno con il Santo Padre 80 persone.



La Segreteria di Stato delle Santa Sede ha reso noto l’elenco del seguito papale, composto da due cardinali e un vescovo, 8 sacerdoti e 18 laici. A capo del seguito il. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. L’altro cardinale sarà Giovanni Coppa, Nunzio apostolico emerito. Unico vescovo il sostituto alla Segreteria di Stato, S.E.R. Mons. Fernando Filoni. Tra i sacerdoti, Mons. Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche, Mons. Georg Gänswein, segretario particolare del papa, coadiuvato da Mons. Alfred Xuereb. Per la Segreteria di Stato, inoltre, saranno presenti Mons. Jan Vokàl e Mons. Charles Drennan.

Faranno parte del seguito anche i coadiutori liturgici di mons. Marini, Mons. Giulio Viviani e Mons. Piero Stefanetti. A curare i rapporti con i tanti media del mondo che seguiranno la visita, il direttore della Sala Stampa vaticana, del CTV e della Radio vaticana, P. Federico Lombardi, S.J. e il funzionario della Sala Stampa, Vik van Brantegem.

Tra i laici anche il dott. Alberto Gasbarri, responsabile dell’organizzazione del viaggio, coadiuvato dal dott. Paolo Corvini, e il Prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L'Osservatore Romano. Nel seguito anche il medico personale del papa, dott. Patrizio Polisca, il dott. Giampiero Vetturini, Direttore dei servizi sanitari S.C.V. e l’assistente di camera del papa, Paolo Gabriele.

La sicurezza del Santo Padre sarà garantita dai 5 della gendarmeria vaticana, guidati dal dott. Domenico Giani, oltre che dal Ten. Col. Jean Daniel Pittelloud e dal Cap. Frowin Bachman. della Guardia Svizzera pontificia.

Tra i media della Santa Sede, faranno parte del seguito il fotografo dell’Osservatore Romano, Francesco Sforza, due operatori del CTV e due della Radio vaticana. L’assistente dall’Alitalia è Stefania Izzo, responsabile per i trasferimenti aerei.

49 i giornalisti accreditati viaggeranno con Benedetto XVI, di cui 20 per testate italiane e 4 per conto di media vaticani. Tra questi ultimi, ci saranno Alessandro Di Bussolo e Simone Coali per il CTV, Mario Ponzi e Simone Risoluti per L’Osservatore Romano. Gli altri 25 giornalisti rappresentano le più importanti testate giornalistiche mondiali. Tra tutti i giornalisti, 3 sono photoreporter: Massimiliano Cito per AFP-ANSA-AP-Reuters, Alessia Giuliani per Catholic Press Photo e Gregorz Galazka per la SIPA.

Per le testate televisive lavoreranno 18 giornalisti, di cui 10 corrispondenti, 7 cameramen e un producer. Tra i corrispondenti, Giuseppe De Carli, direttore della Struttura Rai Vaticano, Stefano Maria Paci, SkyTg24, Cristiana Caricato di Sat 2000, Mons. Guido Todeschini di Telepace, e 1 giornalista rispettivamente per Televisiva, ZDF, Fox News, ABC News, KTO TV e Canal 13 Tv UC Chile.

Tra i cameramen e producer gli inviati delle agenzie EU Pool TV (Stefano Belardini), AP-Reuters pool TV (Gabriele Pileri), Sky Tg24 (Paolo Pineschi), Telepace (Alessandro Speri) e Sat 2000 (Andrea Tramontano).
I redattori di giornali, agenzie e periodici saranno 24. Per i quotidiani italiani saranno presenti Giacomo Galeazzi (La Stampa), Franca Giansoldati (Il Messaggero), Mimmo Muolo (Avvenire), Marco Politi (La Repubblica), Andrea Tornelli (Il Giornale) e Gian Guido Vecchi (Corriere della Sera). Per i quotidiani stranieri Jouan Gonzalez Boo (ABC), Jaen Marie Guénois (Le Figaro), Stéphanie Le Bars (Le Monde).

Tra gli inviati delle agenzie di stampa, per l’Ansa, Elisa Pinna e per l’ApCom, Serena Sartini. Tra le altre agenzie, segnaliamo la EFE, l’Alex Sprinter Verlag, la I.Media, la CIC, AFP, AP e CNS. Per i periodici, invece, i giornalisti saranno 2, tra cui Alberto Bobbio (Famiglia Cristiana). Tra i tre giornalisti radiofonici abbiamo Riccardo Cristiano (Rai – Gr) e gli inviati di Cadena Cope, RNE.

Dopo un volo di 2 ore e 10 minuti, 935 km percorsi, il volo papale atterrerà alle ore 11:30 all’aeroporto internazionale Starà Ruzyne di Praga, dopo aver attraversato Italia, Austria, Germania e Repubblica Ceca. Già Domenica mattina il papa si sposterà a Brno, per la messa nella spianata accanto all’aeroporto Turany di Brno. Questo spostamento d 200km sarà assicurato da un aereo presidenziale CJ A319 della Repubblica Ceca. Lo stesso aereo riporterà a Roma il Santo Padre, il seguito e i giornalisti ammessi, con partenza alle 17:45 dall’aeroporto internazionale di Praga alla volta dell’aeroporto di Ciampino a Roma.
Ultimo aggiornamento ( Venerdì 25 Settembre 2009 08:21 )
Paparatzifan
00venerdì 25 settembre 2009 19:41
Dal blog di Lella...

PAPA A PRAGA: CARD. VLK, DOPO COMUNISMO DESERTO SPIRITUALE

(AGI) - Praga, 25 set.

(dall'inviato Salvatore Izzo)

Nella suggestiva piazza dell'Orologio, luogo per nulla lugubre delle esecuzioni capitali nella ''citta' vecchia'', affollata come sempre da turisti in attesa di vedere, tra i personaggi storici, anche i dodici Apostoli e i 4 Evangelisti accompagnare i rintocchi delle ore, a dispetto di una cosi' singolare testimonianza delle radici cristiane nel pieno centro di Praga, solo un paio di bandiere bianco-gialle segnalano l'arrivo - previsto per domani alle 11 - di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca, paese che con l'Estonia condivide il triste primato di nazione piu' atea del mondo: il 59 per cento della popolazione si dichiara ateo, mentre i cattolici sono il 31 per cento con una pratica religiosa che all'interno del gruppo a malapena raggiunge il 5.
''In questo Paese - denunciano i vescovi nel messaggio che annuncia la visita del Papa - mancano le ragioni del vivere e prevalgono egoismo e pessimismo: le morti superano le nascite, aborti e divorzi prosperano, scarseggiano le vocazioni sacerdotali''.
Nel 1990 - quando Giovanni Paolo II vi compi' il suo primo viaggio dopo la caduta dei muri - l'allora Cecoslovacchia sembro' rifiorire alla speranza, ma la successiva secessione della Slovacchia ha fatto cadere ogni illusione in una popolazione che sembra oggi condannata alla rassegnazione, come testimonia il tasso di natalita' piu' basso d'Europa. ''Durante il comunismo, la figura del Papa era vista dal regime con disprezzo'', racconta il card. Myiroslav Vlk, arcivescovo di Praga, che durante gli anni del comunismo si guadagnava da vivere facendo il lavavetri. Definito ''nemico del popolo'', il Papa, ricorda il porporato, ''era calunniato, attaccato, umiliato dai comunisti.
Il Vaticano era considerato il collaboratore dell'imperialismo capitalista.
Le nostre diocesi erano senza vescovi, perche' erano costretti al confine o messi in prigione. La Chiesa, i sacerdoti e i fedeli laici erano perseguitati. Su questo sfondo doloroso era quasi scontato che il Papa per noi diventasse il padre di tutti. Facile capire quale significato abbia assunto la visita di Giovanni Paolo II: il passato duro aveva fatto fiorire un amore specialissimo del popolo verso il Papa''.
Un amore che, per il card. Vlk, ''e' rimasto intatto sino ai nostri giorni in molti fedeli'', ma non ha impedito che la Chiesa fosse emarginata: ''siamo - rileva - un Paese in cui la fede cattolica, la fede cristiana, non e' molto diffusa e dove la Chiesa e' al margine''. ''Ci sono, soprattutto tra i politici - spiega l'anziano arcivescovo - tanti pregiudizi contro la Chiesa'', ma soprattutto c'e' stata, una sorta di ''desertificazione'' delle anime, in una nazione ''violentata da due dittature, prima il nazismo e poi il comunismo'', che avevano in comune il rifiuto di Dio e la volonta' di massacrare la Chiesa, perseguitando gli uomini di fede e corrompendo quelli tra loro che apparivano piu' deboli. ''Caduto il comunismo - continua Vlk - si e' avviata una trasformazione economica, ma questa trasformazione si e' fatta senza una base di valori. C'e' tanta corruzione, non c'e' una democrazia vera, seria, profonda''.
''Se Dio vi da' noia, perche' volete impedire agli altri di amarlo?'', chiedeva San Venceslao che venne ucciso in una imboscata tesa dal fratello. Una domanda che il Papa teologo rivolgera' in questi giorni agli uomini di potere che in questo Paese hanno finora impedito la restituzione di troppi edifici ecclesiastici, come la stipula di intese Stato-Chiesa e di un Concordato con la Santa Sede che tarda ad arrivare perche' i partiti divisi su tutto sembrano uniti solo nel dipingere all'opinione pubblica la Chiesa come ''sfruttatrice e ladrona''.
Domani, dopo la cerimonia di benvenuto, la prima tappa del Papa sara' la visita al Bambino Gesu' di Praga nella chiesa di Santa Maria della Vittoria. Benedetto XVI sara' accolto da alcune famiglie con bambini; quindi si raccogliera' in preghiera silenziosa per imporre, subito dopo, una corona d'oro sulla celebre statua raffigurante Gesu' Bambino, in legno ricoperta di cera.

© Copyright (AGI)


Paparatzifan
00venerdì 25 settembre 2009 19:42
Dal blog di Lella...

ALITALIA: ACCOMPAGNERA' PAPA NEL VIAGGIO APOSTOLICO IN REPUBBLICA CECA

Sara' Alitalia ad accompagnare Sua Santita' Benedetto XVI nel viaggio apostolico nella Repubblica Ceca che avra' inizio domani 26 settembre. Il volo sara' effettuato con un nuovissimo Airbus A320 entrato in flotta alla fine di maggio.
L'equipaggio e' composto da 2 comandanti, 1 primo ufficiale e 6 assistenti di volo, scelti tra quanti si sono distinti per professionalita' e impegno nel corso della loro carriera professionale. Coordinatore del Volo e' il Comandante Roberto Germano, Direttore Operazioni Volo Alitalia. Il comandante titolare e' Giacomo Belloni con 10.600 ore di volo all'attivo.
L'Airbus decollera' dall'aeroporto di Roma Ciampino alle 9.20 ed arrivera' all'aeroporto internazionale di Praga alle 11.30. A bordo dell'aereo saranno presenti anche i giornalisti che seguono Sua Santita' Benedetto XVI e la delegazione pontificia. ''Alitalia - si legge in una nota - e' onorata di essere la Compagnia prescelta dalla Santa Sede per i viaggi apostolici di Sua Santita' all'estero e di mettere a servizio della delegazione pontificia l'affidabilita' e la qualita' dei propri servizi''.

© Copyright Asca


Paparatzifan
00venerdì 25 settembre 2009 21:05
Dal blog di Lella...

BOEMIA E MORAVIA, REALTÀ DIVERSE

Resta aperto il contenzioso sui beni ecclesiastici

Nella Repubblica Ceca i cattolici sono poco più di tre milioni, circa il 30 % della popolazione. Ma la cifra si riferisce ai battezzati, mentre la pratica religiosa è molto bassa.
A Praga, una delle città più secolarizzate del continente, non va oltre il 5 %. E in tutta la diocesi della capitale, che ricopre gran parte della Boemia, lo scorso anno c’è stata una sola ordinazione sacerdotale.
Più consolante invece la situazione in Moravia e nel suo capoluogo, Brno, dove resiste un cattolicesimo popolare dalle solide radici. Benedetto XVI vi si recherà domenica per celebrare una solenne Messa all’aperto che rappresenterà il momento più partecipato della sua visita. La Chiesa cattolica è presente nella Repubblica Ceca con molti centri educativi e assistenziali ma, a vent’anni dalla caduta del comunismo, resta ancora aperto il contenzioso con lo Stato per la restituzione dei beni ecclesiastici confiscati nel 1948. Si tratta di 3.500 edifici e 72mila ettari di terreni. All’inizio degli anni Novanta la Chiesa è tornata in possesso di un centinaio di luoghi di culto e di monasteri, poi tutto si è bloccato. Ed anche l’ipotesi di una graduale compensazione finanziaria è stata recentemente bocciata da una commissione del Parlamento. ( L.Gen.)

© Copyright Avvenire, 25 settembre 2009


Paparatzifan
00venerdì 25 settembre 2009 22:16
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Un evento unico nella storia della diocesi di Brno

di VojtEch Cikrle
Vescovo di Brno

È per la prima volta (a partire dalla sua fondazione nell'1777) che la diocesi di Brno riceve la visita del successore di Pietro. La preparazione della liturgia eucaristica domenicale, che il Papa celebrerà all'aeroporto di Brno-Turany, alla presenza di centomila fedeli, è il frutto di un'ampia collaborazione tra diverse organizzazioni religiose e civili. Ciò sta a significare quanto l'attesa sia condivisa dall'intera comunità.
La celebrazione si svolgerà nei pressi dell'aeroporto internazionale, in un ampio anfiteatro naturale, dove è stato allestito l'altare papale. Si tratta di un grande palco coperto con un baldacchino, sovrastato da una croce metallica alta dodici metri che in seguito sarà trasferita nei pressi della cattedrale di Brno e resterà a ricordo della visita di Benedetto XVI.
Lungo la strada attraverso la quale il Papa raggiungerà, in macchina, il luogo della celebrazione, è stata collocata un àncora alta undici metri. Vuole simboleggiare la virtù teologale della speranza, tema principale della celebrazione. Vicino all'altare sarà collocata anche la statua della Madonna di Turany, probabilmente la più antica di tutta la Moravia. È conosciuta come la Madonna nelle spine, nome derivato dal luogo di ritrovamento, un grande rovo appunto.
Nei secoli passati questa statua mariana attirava un gran numero di pellegrini. I fedeli della parrocchia di Turany accompagneranno a piedi in pellegrinaggio la statua, all'alba della domenica della celebrazione pontificia e la collocheranno accanto all'altare.
Moltissimi giovani arriveranno a Brno già fin da sabato e pernotteranno in una tendopoli appositamente allestita. L'attesa dell'incontro con il Papa sarà vissuta tra momenti di preghiera e di riflessione. Si svolgerà anche un evento musicale, il "Concerto della speranza".
La preparazione spirituale all'evento è stata curata dalla Conferenza episcopale ceca in stretta collaborazione con la diocesi di Brno. Nelle chiese cattoliche di tutta la Repubblica Ceca si sono lette cinque lettere pastorali dei vescovi; sono stati pubblicati due sussidi con le preghiere, meditazioni. In questi ultimi giorni si sta celebrando una novena proprio in preparazione alla visita pontificia.
Nella nostra diocesi molti hanno accolto la proposta che abbiamo chiamato "Ogni giorno un sms dal Papa", preparata dal Centro diocesano per la catechesi. Il contenuto dei messaggi, inviati a chiunque abbia manifestato la volontà di riceverli, è stato scelto giornalmente seguendo le tracce delle ultime tre encicliche pontificie. All'iniziativa hanno aderito un grande numero di partecipanti; dopo soli pochi giorni già ottomila persone avevano chiesto di ricevere gli sms. Ogni giorno se ne sono aggiunte tante altre. Per noi è stato un motivo di gioia e di sorpresa, ma anche la conferma del clima di attesa che accompagna questa vigilia storica per la città.
Inoltre ho invitato tutti i fedeli della diocesi di Brno ad accostarsi, prima della visita del Papa al sacramento della riconciliazione: è stato necessario chiedere la collaborazione di più confessori perché si rendessero disponibili anche fuori dagli orari consueti.
Che cosa ci attendiamo dalla visita del Papa? Sappiamo che Benedetto XVI non viene per porre l'attenzione su di sè. Viene, nella pienezza del suo ministero di servizio, per rinnovare in noi la consapevolezza dell'amore di Cristo, per riproporci i valori del suo Regno. La vita spirituale non consiste soltanto nella partecipazione alla liturgia, ma soprattutto nel "dialogo con Dio". Per questo i frutti della giornata solenne che ci è dato di vivere con lui, dipenderanno non soltanto dai doni spirituali che potremo ottenere, ma anche dallo sviluppo di essi nella vita quotidiana futura.
Ci aspettiamo quindi un incoraggiamento alla vita forgiata dallo Spirito Santo in ognuno di noi, i cui frutti sono, secondo la lettera di san Paolo ai Galati, "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé".
Essendo il tema principale della celebrazione di Brno la speranza fondata in Cristo, ci attendiamo anche una nuova spinta nella ricerca della speranza per la società civile e per le persone che non riescono a trovarla, in una realtà che, come quella attuale del nostro Paese, non ne la lascia intravedere uno spiraglio. Ci attendiamo anche che l'incontro con il Papa porti molte persone, anche quelle che non si dichiarano credenti, a porsi delle domande importanti sul senso da dare alla loro vita, e a trovare in lui e con lui quelle risposte che stanno affannosamente cercando. Sono certo che grazie all'incontro con il Papa ci sentiremo tutti ancor più incoraggiati a non abbandonare mai questa ricerca e a perseverare.

(©L'Osservatore Romano - 25 settembre 2009)


+PetaloNero+
00sabato 26 settembre 2009 15:46
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA CECA (26-28 SETTEMBRE 2009) (I)



LA PARTENZA DA ROMA


Ha inizio questa mattina il 13° Viaggio internazionale del Santo Padre Benedetto XVI, che lo porta nella Repubblica Ceca.

Il Papa è arrivato da Castel Gandolfo all’aeroporto di Ciampino (Roma) poco dopo le ore 9 e, prima della partenza, si è intrattenuto brevemente con il Presidente del Consiglio italiano, On. Silvio Berlusconi, che lo ha poi accompagnato alla scaletta dell’aereo.

L’aereo con a bordo il Santo Padre - un Airbus 320 dell’Alitalia - è partito dall’aeroporto di Ciampino (Roma) alle ore 9.45. L’arrivo all’aeroporto internazionale Stará Ruzyně di Praha è previsto per le ore 11.30.



TELEGRAMMI A CAPI DI STATO

Nel momento di lasciare il territorio italiano, e nel sorvolare poi gli spazi aerei di Austria e Germania, il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire ai rispettivi Capi di Stato i seguenti messaggi telegrafici:

A SUA ECCELLENZA
ON. GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE
00187 ROMA

NEL MOMENTO IN CUI MI ACCINGO A INTRAPRENDERE IL VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA MI È GRADITO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE E A TUTTI GLI ITALIANI IL MIO AFFETTUOSO E BENEAUGURANTE SALUTO CHE ACCOMPAGNO CON OGNI PIÙ CORDIALE ED ORANTE AUSPICIO DI PACE E DI SERENITÀ

BENEDICTUS PP XVI




SEINER EXZELLENZ
HERRN DOKTOR HEINZ FISCHER
BUNDESPRÄSIDENT DER REPUBLIK ÖSTERREICH
WIEN

AUF DER REISE ZU MEINEM PASTORALBESUCH IN DER TSCHECHISCHEN REPUBLIK ÜBERFLIEGE ICH DAS HOHEITSGEBIET DER REPUBLIK ÖSTERREICH. DIES IST MIR EIN WILLKOMMENER ANLASS IHNEN VEREHRTER HERR BUNDESPRÄSIDENT UND DEM GANZEN ÖSTERREICHISCHEN VOLK HERZLICHE GRÜSSE ZU SENDEN(.) DER HERR SCHENKE IHNEN ALLEN SEINEN SEGEN

BENEDICTUS PP XVI

[A SUA ECCELLENZA
IL DOTTOR HEINZ FISCHER
PRESIDENTE FEDERALE DELLA REPUBBLICA D’AUSTRIA
VIENNA

DURANTE IL MIO VIAGGIO PER LA VISITA PASTORALE NELLA REPUBBLICA CECA SORVOLO IL TERRITORIO SOVRANO DELLA REPUBBLICA D’AUSTRIA. MI È GRADITA L’OCCASIONE PER INVIARE A LEI, STIMATO SIGNOR PRESIDENTE FEDERALE, E A TUTTO IL POPOLO AUSTRIACO CORDIALI SALUTI. DIO DONI A TUTTI VOI LA SUA BENEDIZIONE.

BENEDICTUS PP XVI]




SEINER EXZELLENZ
HERRN DOKTOR HORST KÖHLER
PRÄSIDENT DER BUNDESREPUBLIK DEUTSCHLAND
BERLIN

AUF DEM FLUG ZU MEINER APOSTOLISCHEN REISE IN DIE TSCHECHISCHE REPUBLIK PASSIERE ICH DAS HOHEITSGEBIET DER BUNDESREPUBLIK DEUTSCHLAND(.) IN GEDANKEN AN UNSER HEIMATLAND ÜBERMITTLE ICH IHNEN SEHR GEEHRTER HERR BUNDESPRÄSIDENT UND ALLEN LANDSLEUTEN MEINE AUFRICHTIGEN GRÜSSE(.) VON HERZEN ERBITTE ICH IHNEN ALLEN GOTTES SCHUTZ UND SEGEN

BENEDICTUS PP XVI

[A SUA ECCELLENZA
IL DOTTOR HORST KÖHLER
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA
BERLINO

DURANTE IL VOLO PER IL MIO VIAGGIO APOSTOLICO NELLA REPUBBLICA CECA ATTRAVERSO IL TERRITORIO SOVRANO DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA. RICORDANDO LA NOSTRA COMUNE PATRIA, INVIO A LEI ILLUSTRE SIGNOR PRESIDENTE FEDERALE, E A TUTTI I CONNAZIONALI I MIEI SINCERI SALUTI. DI CUORE INVOCO PER VOI TUTTI LA PROTEZIONE E LA BENEDIZIONE DI DIO.

BENEDICTUS PP XVI]








VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA CECA (26-28 SETTEMBRE 2009) (II)


All’arrivo all’aeroporto internazionale Stará Ruzyně di Praga, alle ore 11.30, il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente della Repubblica Ceca, S.E. il Sig. Václav Klaus, con la Consorte; dall’Arcivescovo di Praga, Em.mo Card. Miloslav Vlk, e dal Presidente della Conferenza Episcopale ceca, S.E. Mons. Jan Graubner, Arcivescovo di Olomouc. Sono presenti Autorità politiche e civili, i Vescovi della Repubblica Ceca e una rappresentanza di fedeli.

Dopo il saluto del Presidente della Repubblica Ceca, Sig. Václav Klaus, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


Signor Presidente,
Signori Cardinali,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Eccellenze, Signore e Signori!

È per me una grande gioia essere qui con voi oggi nella Repubblica Ceca e sono profondamente grato a tutti per la cordialità del vostro benvenuto. Ringrazio il Presidente, S.E. Václav Klaus, per l’invito rivoltomi a visitare il Paese e per le sue cortesi parole. Sono onorato per la presenza delle Autorità civili e politiche ed estendo il mio saluto a loro, insieme a tutto il Popolo ceco. Essendo qui, in primo luogo, per visitare le comunità cattoliche della Boemia e Moravia, esprimo un cordiale, fraterno saluto al Cardinale Vlk, Arcivescovo di Praga, a S.E. Mons. Graubner, Arcivescovo di Olomouc e Presidente della Conferenza Episcopale Ceca e a tutti i Vescovi e fedeli presenti. Sono stato particolarmente colpito dal gesto della giovane coppia che mi ha portato dei doni tipici della cultura di questa Nazione, assieme all’offerta di un po’ della vostra terra. Ciò mi ricorda quanto profondamente la cultura ceca sia permeata dal cristianesimo, dal momento che questi elementi del pane e del sale hanno un particolare significato tra le immagini del Nuovo Testamento.

Se l’intera cultura europea è stata profondamente plasmata dall’eredità cristiana, ciò è vero in modo particolare nelle terre ceche, poiché, grazie all’azione missionaria dei Santi Cirillo e Metodio nel nono secolo, l’antica lingua slava fu per la prima volta messa in iscritto. Apostoli dei popoli slavi e fondatori della loro cultura, essi a ragione sono venerati come Patroni d’Europa. È poi degno di menzione il fatto che questi due grandi santi della tradizione bizantina incontrarono qui missionari provenienti dall’Occidente latino.

Nella sua storia, questo territorio posto nel cuore del continente europeo, al crocevia tra nord e sud, est ed ovest, è stato un punto d’incontro di popoli, tradizioni e culture diverse. Non si può negare che ciò abbia talora causato delle frizioni, tuttavia, nel tempo, ciò si è rivelato essere un incontro fruttuoso. Da qui il significativo ruolo che le terre ceche hanno giocato nella storia intellettuale, culturale e religiosa d’Europa, talora come un campo di battaglia, più spesso come un ponte.

Nei prossimi mesi si ricorderà il ventesimo anniversario della "Rivoluzione di Velluto", che felicemente pose fine in modo pacifico ad un’epoca particolarmente dura per questo Paese, un’epoca in cui la circolazione di idee e di movimenti culturali era rigidamente controllata. Mi unisco a voi e ai vostri vicini nel rendere grazie per la vostra liberazione da quei regimi oppressivi. Se il crollo del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia mondiale, ciò è ancora più vero per i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, rendendoli capaci di assumere quel posto che spetta loro nel consesso delle Nazioni, in qualità di attori sovrani.

Non si deve tuttavia sottovalutare il costo di quarant’anni di repressione politica. Una particolare tragedia per questa terra è stato il tentativo spietato da parte del Governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa. Nel corso della vostra storia, dal tempo di San Venceslao, di Santa Ludmilla e Sant’Adalberto fino a San Giovanni Nepomuceno, vi sono stati martiri coraggiosi la cui fedeltà a Cristo si è fatta sentire con voce più chiara e più eloquente di quella dei loro uccisori. Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della morte del Servo di Dio il Cardinale Josef Beran, Arcivescovo di Praga. Desidero rendere omaggio a lui e al suo successore, il Cardinale František Tomášek, che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente, per la loro indomita testimonianza cristiana di fronte alla persecuzione. Essi, ed altri innumerevoli coraggiosi sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne, hanno mantenuto viva la fiamma della fede in questo Paese. Ora che è stata recuperata la libertà religiosa, faccio appello a tutti i cittadini della Repubblica, perché riscoprano le tradizioni cristiane che hanno plasmato la loro cultura ed esorto la comunità cristiana a continuare a far sentire la propria voce mentre la nazione deve affrontare le sfide del nuovo millennio. "Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia" (Caritas in veritate, 78). La verità del Vangelo è indispensabile per una società prospera, poiché apre alla speranza e ci rende capaci di scoprire la nostra inalienabile dignità di figli di Dio.

Signor Presidente, sono a conoscenza del Suo desiderio di vedere riconosciuto alla religione un ruolo maggiore nelle questioni del Paese. La bandiera presidenziale che sventola sul Castello di Praga ha come motto "Pravda Vítĕzí – La Verità vince": è il mio più fermo auspicio che la luce della verità continui a guidare questa nazione, tanto benedetta nel corso della sua storia dalla testimonianza di grandi santi e martiri. In questa età della scienza è significativo richiamare l’esempio di Johann Gregor Mendel, l’abate agostiniano della Moravia le cui ricerche pionieristiche gettarono le fondamenta della moderna genetica. Non sarebbe stato certo indirizzato a lui il rimprovero del suo patrono, Sant’Agostino, il quale lamentava che molti fossero "più portati ad ammirare i fatti che a cercarne le cause" (Epistula 120,5; cfr Giovanni Paolo II, Commemorazione dell’abate Gregorio Mendel nel I° centenario della morte, 10 marzo 1984, 2). Il progresso autentico dell’umanità è servito al meglio proprio da una tale convergenza tra sapienza della fede ed intuito della ragione. Possa il Popolo ceco godere sempre i benefici che provengono da questa felice sintesi.

Mi rimane solo di rinnovare il mio ringraziamento a tutti voi e dirvi quanto ho atteso di poter trascorrere questi giorni nella Repubblica Ceca, che voi con orgoglio chiamate "žemĕ Česká, domov můj" (terra ceca, casa mia). Grazie di cuore!



Al termine della Cerimonia di benvenuto, il Santo Padre si trasferisce in auto alla chiesa di Santa Maria della Vittoria di Praga per la visita al "Bambino Gesù di Praga".








VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI NELLA REPUBBLICA CECA (26-28 SETTEMBRE 2009) (III)



Alle ore 12.30, il Santo Padre Benedetto XVI si reca alla chiesa di Santa Maria della Vittoria all’interno della quale si venera la statua del "Bambino Gesù di Praga", che si rifà alla tradizione millenaria del culto dell’infanzia di Cristo.

Ai piedi della scala di accesso all’edificio sacro, il Papa riceve il saluto del Sindaco della Grande Praga, accompagnato dai sindaci dei distretti amministrativi della Capitale.

Nella chiesa poi, nella quale si trovano alcune famiglie con bambini, è accolto dal Rettore. Dopo un momento di preghiera presso la Cappella del Bambino Gesù dove è esposto il Santissimo, il Papa pone una corona d’oro sulla statua e, introdotto dall’indirizzo di omaggio del Presidente della Conferenza Episcopale ceca, S.E. Mons. Jan Graubner, Arcivescovo di Olomouc, pronuncia le parole di saluto che riportiamo di seguito:




SALUTO DEL SANTO PADRE

Ctihodní páni kardinálové,
vážený pane primátore a starostové,
vážení představitelé veřejného života,
milí bratři a sestry,
milé děti,

obracím se na vás všechny se srdečným pozdravem. Jsem rád, že mohu navštívit tento kostel, zasvěcený Panně Marii Vítězné, ve kterém je uctívána soška Jezulátka, známá po celém světě jako „Pražské Jezulátko".

[Signori Cardinali,
Signor Sindaco e distinte Autorità,
cari fratelli e sorelle,
cari bambini,
rivolgo a tutti il mio cordiale saluto ed esprimo la gioia di visitare questa Chiesa, dedicata a Santa Maria della Vittoria, dove è venerata l’effigie del Bambino Gesù, conosciuta dappertutto come il "Bambino di Praga".]

Ringrazio Mons. Jan Graubner, Presidente della Conferenza Episcopale, per le sue parole di benvenuto a nome di tutti i Vescovi. Indirizzo un saluto deferente al Sindaco e alle altre Autorità civili e religiose, che hanno voluto essere presenti a questo incontro. Saluto voi, care famiglie, che siete venute ad incontrarmi così numerose.

L’immagine del Bambino Gesù fa subito pensare al mistero dell’Incarnazione, al Dio Onnipotente che si è fatto uomo, ed è vissuto per 30 anni nell’umile famiglia di Nazaret, affidato dalla Provvidenza alla premurosa custodia di Maria e di Giuseppe. Il pensiero va alle vostre famiglie e a tutte le famiglie del mondo, alle loro gioie e alle loro difficoltà. Alla riflessione uniamo la preghiera, invocando dal Bambino Gesù il dono dell’unità e della concordia per tutte le famiglie. Pensiamo specialmente a quelle giovani, che debbono fare tanti sforzi per dare ai figli sicurezza e un avvenire dignitoso. Preghiamo per le famiglie in difficoltà, provate dalla malattia e dal dolore, per quelle in crisi, disunite o lacerate dalla discordia e dall’infedeltà. Tutte le affidiamo al Santo Bambino di Praga, sapendo quanto sia importante la loro stabilità e la loro concordia per il vero progresso della società e per il futuro dell’umanità.

L’effigie del Bambino Gesù, con la tenerezza della sua infanzia, ci fa inoltre percepire la vicinanza di Dio e il suo amore. Comprendiamo quanto siamo preziosi ai suoi occhi perché, proprio grazie a Lui, siamo divenuti a nostra volta figli di Dio. Ogni essere umano è figlio di Dio e quindi nostro fratello e, come tale, da accogliere e rispettare. Possa la nostra società comprendere questa realtà! Ogni persona umana sarebbe allora valorizzata non per quello che ha, ma per quello che è, poiché nel volto di ogni essere umano, senza distinzione di razza e cultura, brilla l’immagine di Dio.

Questo vale soprattutto per i bambini. Nel Santo Bambino di Praga contempliamo la bellezza dell’infanzia e la predilezione che Gesù Cristo ha sempre manifestato verso i piccoli, come leggiamo nel Vangelo (cfr Mc 10,13-16). Quanti bambini invece non sono amati, né accolti, né rispettati! Quanti sono vittime della violenza e di ogni forma di sfruttamento da parte di persone senza scrupoli! Possano essere riservati ai minori quel rispetto e quell’attenzione loro dovuti: i bambini sono il futuro e la speranza dell’umanità.

Vorrei ora rivolgere una parola particolare a voi, cari bambini, e alle vostre famiglie. Siete venuti numerosi ad incontrarmi e per questo vi ringrazio di cuore. Voi, che siete i prediletti del cuore del Bambino Gesù, sappiate ricambiare il suo amore, e, seguendone l’esempio, siate ubbidienti, gentili e caritatevoli. Imparate ad essere, come Lui, il conforto dei vostri genitori. Siate veri amici di Gesù e ricorrete a Lui con fiducia sempre. Pregatelo per voi stessi, per i vostri genitori, parenti, maestri ed amici, e pregatelo anche per me. Grazie ancora per la vostra accoglienza e di cuore vi benedico, mentre su tutti invoco la protezione del Santo Bambino Gesù, della sua Madre Immacolata e di san Giuseppe.



Al termine della visita, il Santo Padre si reca in auto alla Nunziatura Apostolica di Praga, dove pranza in privato.



Il Papa è nella Repubblica Ceca. L’esortazione ai fedeli nella cerimonia di benvenuto a Praga: riscoprite le tradizioni cristiane che hanno plasmato la vostra cultura



La popolazione della Repubblica Ceca, che si è felicemente liberata 20 anni fa da un regime oppressivo, riscopra ora le tradizioni cristiane che così profondamente hanno plasmato la sua cultura: è l’appello lanciato da Benedetto XVI, stamani, al suo arrivo a Praga per l’inizio del suo 13.mo viaggio internazionale che si svolge sul motto: “L’amore di Cristo è la nostra forza”. Il Papa è stato accolto all’aeroporto Stará Ruzyně di Praga dal presidente ceco, Václav Klaus, dal cardinale arcivescovo di Praga, Miloslav Vlk, e dal presidente della Conferenza episcopale del Paese, mons. Jan Graubner. Il servizio del nostro inviato Sergio Centofanti.

Il Papa ha iniziato la sua visita a Praga in una stupenda giornata di sole. Molto calda l’accoglienza, con la tradizionale offerta dei doni tipici di questa nazione, il pane e il sale. Le prime parole di Benedetto XVI sono state in ceco, salutate dall’applauso dei presenti:

“Pane presidente, milí páni kardinálové...”

Poi, proseguendo in inglese, ha espresso la sua grande gioia per essere in questa terra, così “profondamente … permeata dal cristianesimo” grazie all’azione missionaria dei Santi Cirillo e Metodio nel nono secolo, allorché “l’antica lingua slava fu per la prima volta messa in iscritto”. Gli Apostoli dei popoli slavi, Patroni d’Europa e “grandi santi della tradizione bizantina incontrarono qui missionari provenienti dall’Occidente latino”. Così “questo territorio – sottolinea Benedetto XVI - posto nel cuore del continente europeo, al crocevia tra nord e sud, est ed ovest, è stato un punto d’incontro di popoli, tradizioni e culture diverse”:

“Undeniably this has sometimes led to friction…
Non si può negare che ciò abbia talora causato delle frizioni, tuttavia, nel tempo, ciò si è rivelato essere un incontro fruttuoso. Da qui il significativo ruolo che le terre ceche hanno giocato nella storia intellettuale, culturale e religiosa d’Europa, talora come un campo di battaglia, più spesso come un ponte”.

Il Papa ricorda il ventesimo anniversario della “Rivoluzione di Velluto”, che “felicemente pose fine in modo pacifico ad un’epoca particolarmente dura per questo Paese, un’epoca in cui la circolazione di idee e di movimenti culturali era rigidamente controllata”:

“I join you and your neighbours in giving thanks…
Mi unisco a voi e ai vostri vicini nel rendere grazie per la vostra liberazione da quei regimi oppressivi. Se il crollo del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia mondiale, ciò è ancora più vero per i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, rendendoli capaci di assumere quel posto che spetta loro nel consesso delle Nazioni, in qualità di attori sovrani”.

“Non si deve tuttavia sottovalutare – ha aggiunto - il costo di quarant’anni di repressione politica”:

“A particular tragedy for this land…
Una particolare tragedia per questa terra è stato il tentativo spietato da parte del Governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa. Nel corso della vostra storia, dal tempo di San Venceslao, di Santa Ludmilla e Sant’Adalberto fino a San Giovanni Nepomuceno, vi sono stati martiri coraggiosi la cui fedeltà a Cristo si è fatta sentire con voce più chiara e più eloquente di quella dei loro uccisori”.

Benedetto XVI rende omaggio al cardinale Josef Beran, arcivescovo di Praga, nel quarantesimo anniversario della morte, e al suo successore, il cardinale František Tomášek, “per la loro indomita testimonianza cristiana di fronte alla persecuzione. Essi, ed altri innumerevoli coraggiosi sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne hanno mantenuto viva la fiamma della fede in questo Paese”:

“Now that religious freedom has been restored…
Ora che è stata recuperata la libertà religiosa, faccio appello a tutti i cittadini della Repubblica, perché riscoprano le tradizioni cristiane che hanno plasmato la loro cultura ed esorto la comunità cristiana a continuare a far sentire la propria voce mentre la nazione deve affrontare le sfide del nuovo millennio. ‘Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia’ (Caritas in veritate, 78). La verità del Vangelo è indispensabile per una società prospera, poiché apre alla speranza e ci rende capaci di scoprire la nostra inalienabile dignità di figli di Dio”.

Quindi, il Papa ha sottolineato il desiderio del presidente Klaus “di vedere riconosciuto alla religione un ruolo maggiore nelle questioni del Paese” e citando il motto della bandiera presidenziale, “La Verità vince”, ha auspicato “che la luce della verità” guidi il progresso di questa nazione nell’armonia tra fede e ragione. E in questo contesto c’è il richiamo all’abate agostiniano della Moravia Johann Gregor Mendel, “le cui ricerche pionieristiche gettarono le fondamenta della moderna genetica”: seguiva il monito di Sant’Agostino a non essere più portato “ad ammirare i fatti che a cercarne le cause”. “Il progresso autentico dell’umanità – ha affermato ancora - è servito al meglio proprio da una tale convergenza tra sapienza della fede ed intuito della ragione. Possa il Popolo ceco – ha concluso - godere sempre i benefici che provengono da questa felice sintesi”. Il presidente Klaus, da parte sua, ha detto di attribuire a questa visita la stessa importanza storica e simbolica del viaggio di Giovanni Paolo II in questa terra all’indomani della caduta del comunismo. Ha quindi sottolineato di condividere col Papa molti valori anche se a partire da basi filosofiche diverse e si è rallegrato del fatto di poter leggere ora la sua ultima Enciclica “Caritas in veritate” anche in ceco.





Rispetto per i bambini maltrattati e concordia per le famiglie. Lo ha chiesto il Papa nell’omaggio alla statua del Bambino Gesù di Praga


Dopo il suo arrivo a Praga, il Papa si è recato nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria dove ha reso omaggio alla piccola statua di legno e cera del Bambino Gesù, collocata lì fin dal 1628. Per l’occasione, Benedetto XVI ha regalato una corona per la Sacra Immagine del Bambino, conosciuta e venerata molto all’estero più che nella Repubblica Ceca. Devotissimi della statua furono San Francesco e Sant’Antonio, ma il culto venne diffuso nel periodo barocco grazie alle visioni di Santa Teresa d’Avila. Nel suo discorso, il Santo Padre ha ricordato i tanti bambini sfruttati e maltrattati e ha ribadito che loro “sono il futuro e la speranza dell’umanità”. Il servizio di Benedetta Capelli:

Canti

La luminosità della corona, il rosso della camicia e la tenerezza di un bambino piccolo incastonato nella dorata teca che lo accoglie. E’ il Bambino Gesù di Praga che “ci fa percepire – ha detto il Papa – la vicinanza di Dio e il suo amore”. Di fronte alla statua di cera e legno, ispiratrice di opere come “Il Piccolo Principe” di Saint-Exupéry, Benedetto XVI si è raccolto in preghiera. Dinanzi all’immagine che “fa subito pensare al mistero dell’Incarnazione”, il Santo Padre ha ricordato la famiglia di Nazareth e invocato “il dono dell’unità e della concordia per tutte le famiglie”:


Pensiamo specialmente a quelle giovani, che debbono fare tanti sforzi per dare ai figli sicurezza e un avvenire dignitoso. Preghiamo per le famiglie in difficoltà, provate dalla malattia e dal dolore, per quelle in crisi, disunite o lacerate dalla discordia e dall’infedeltà.


E di fronte a quel Bambino, esempio di “bellezza dell’infanzia” e segno della predilezione di Gesù verso i piccoli, il Papa ha pensato a tutti i bambini sfortunati del mondo:


Quanti bambini invece non sono amati, né accolti, né rispettati! Quanti sono vittime della violenza e di ogni forma di sfruttamento da parte di persone senza scrupoli! Possano essere riservati ai minori quel rispetto e quell’attenzione loro dovuti: i bambini sono il futuro e la speranza dell’umanità.


Un’umanità che deve ricordare che “ogni essere umano è figlio di Dio, quindi – continua il Papa – nostro fratello e, come tale, da accogliere e rispettare”:


Possa la nostra società comprendere questa realtà! Ogni persona umana sarebbe allora valorizzata non per quello che ha, ma per quello che è, poiché nel volto di ogni essere umano, senza distinzione di razza e cultura, brilla l’immagine di Dio.


“E questo vale – prosegue Benedetto XVI – soprattutto per i bambini”, a cui si è rivolto per invitarli a ricambiare l’amore del Bambino Gesù di Praga, esortando i tanti piccoli presenti in Chiesa a seguirne l’esempio nell’ubbidienza e nella carità, nell’essere “il conforto” dei genitori e soprattutto “veri amici di Gesù”.


La statuetta del Bambino Gesù di Praga è alta 47 centimetri ed ha indosso una camicetta. Sono almeno 60 i vestitini riccamente decorati offerti come ex-voto dai fedeli, alcuni provengono dal Vietnam e dalla Cina. E’ infatti molto diffuso il culto in diverse parti del mondo, copie della statua si trovano in Slovacchia, Germania e anche nelle Filippine. La Sacra Immagine, risalente al XVII secolo, sarebbe partita dalla Spagna e poi donata ai Carmelitani dalla principessa Polyxena di Lobkowicz nel 1628.



Crisi economica, contributo dei cattolici nella società e 20.mo della fine del comunismo tra i temi affrontati da Benedetto XVI nella conferenza stampa sul volo papale


Prima della partenza alla volta di Praga, il Papa è stato salutato all’aeroporto di Ciampino dal premier italiano, Silvio Berlusconi, appena rientrato in Italia dal G20 di Pittsburgh. Il premier era giunto a Ciampino prima dell’arrivo del Papa. Berlusconi ha conversato brevemente con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con le altre personalità del seguito tra cui il sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Fernando Filoni, il cardinale vicario Agostino Vallini e il nunzio in Italia, Antonio Zanardi Landi. Era anche presente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Quindi, all’arrivo del Papa, il premier italiano lo ha salutato ed ha scambiato brevemente alcune parole con il Santo Padre, parlando di temi internazionali, in particolare del G20 e lo ha poi accompagnato alla scaletta dell’aereo. E’ quanto rende noto il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.





Il nunzio a Praga, mons. Causero: il Papa darà nuovo vigore alla Chiesa ceca. La gioia dei giovani, affascinati dal messaggio di Benedetto XVI


Un viaggio nel cuore dell’Europa per rinnovare le ragioni della fede e della speranza. Sulle aspettative e il significato più profondo di questa visita di Benedetto XVI in Cechia, Sergio Centofanti ha intervistato mons. Diego Causero, nunzio apostolico a Praga:

R. – C’è un interesse di tutti, credenti e non credenti. I cattolici però – soprattutto i laici – aspettano il Papa come uno che viene per ridare un po’ di vigore alla Chiesa. Una Chiesa che è leggermente appesantita e rallentata.

D. – Qual è, dunque, la situazione della comunità cattolica e quali sono le sfide principali della Chiesa in questo Paese?

R. – E’ una comunità che è uscita da un periodo di oppressione e di persecuzione, che è rimasta sempre sotto questa cappa di qualcuno che ha comandato, che ha diretto e che non ha mai ripreso completamente coraggio. E’ una Chiesa numericamente piccola, perché rappresenta forse un 30 per cento - o leggermente meno - della popolazione. Ma è piena di fermenti, che mi pare siano vivaci soprattutto nei giovani: sia nei giovani preti sia nei giovani laici. La Chiesa ceca ha una situazione particolare, perché è vissuta per 200 anni sotto due aspetti diversi di secolarismo: prima c’era il secolarismo stile rivoluzione francese e poi c’è stato il periodo comunista, in cui la religione è stata direttamente avversata come oppio dei popoli. Ha quindi vissuto 200 anni di continuo anticattolicesimo.

D. – I dati ci dicono che nella Repubblica Ceca c’è un alto numero di atei. E’ vero?

R. – Non so se sono atei. Sono non affiliati ad una religione. Credo che la maggior parte non sia nemmeno atea. Una volta mi è successo di discutere con dei senatori, i quali ad un certo punto volevano trasmettere quest’idea: “Non siamo atei, non siamo cattolici né cristiani” e trovarono una frase per spiegare la loro posizione: “Siamo trascendentalisti”. Suppongo sia una specie di religione naturale, fatta a loro immagine e somiglianza, per cui credono che c’è qualcuno al di sopra, ma quel qualcuno è quello che la mia ragione deciderà.

D. – In questo contesto quali sono le priorità della Chiesa nella Repubblica Ceca?

R. – Ricreare un nucleo, una base di cristiani, i quali abbiano una buona formazione religiosa. Non solo una buona formazione religiosa, ma anche il sentimento d’una comunità che ha contato sempre nella vita della Cechia, ha contato profondamente e che può contare ancora. Poi una comunità che sia gioiosa, perché in Cechia uno arriva ed ha l’idea di un paesaggio che è totalmente cristiano, bello. Tra l’altro è il più bel barocco dell’Europa. E’ un sentimento particolare che dovrebbe tornare nella Chiesa, orgogliosa del suo passato, perché ciò che in Cechia è orgoglio dei cechi e desiderio dei turisti per le loro visite è fondato dalla Chiesa oppure ispirato da essa. Occorre quindi una catechesi che sia molto buona, un’indipendenza dalla paura e quest’immagine della Chiesa gioiosa perché ha una tradizione enorme di cui la Repubblica Ceca deve essere fiera.

D. – Quali sono i suoi auspici, le sue speranze?

R. – Ciò che io vorrei in particolare è che la Chiesa ceca riprendesse un po’ di vigore, si rianimasse, perché finora credo che parte dell’influenza della Chiesa sia rimasta limitata da una specie di relazione con il Paese che era quella di rammarico per le persecuzioni ricevute. Un atteggiamento un po’ rivendicativo nei confronti dello Stato, che non ha aiutato a risolvere i problemi che erano pendenti e infatti sono ancora tutti lì, irrisolti. Ciò che spero, quindi, è che il Papa riesca a dare animo ai vescovi, senso di unità ai sacerdoti e il gusto di annunciare e di evangelizzare. La Chiesa deve presentarsi cioè come quello che è.
Due momenti importanti della visita del Papa saranno l’incontro, domani pomeriggio, con il mondo accademico e gli studenti universitari nel Castello di Praga, e la Messa, domenica mattina, a Stará Boleslav, nella festa di San Venceslao, a cui parteciperanno migliaia di giovani e ai quali il Papa rivolgerà un messaggio speciale. Gli studenti universitari cattolici, da parte loro, hanno scritto una lettera a Benedetto XVI. Al microfono di Marketa Sindelarova, e ne parla Lenka Ceskova, una studentessa dell’Università fondata dall’imperatore Carlo IV nel 1348:
“Abbiamo voluto scrivere una lettera al Santo Padre perché sappiamo che lui è un ex professore universitario e tiene molto alla pastorale universitaria e soprattutto volevamo rispondere ai suoi appelli rivolti a noi studenti universitari. Volevamo rispondere col nostro sì, col nostro ‘fiat’. Volevamo dirgli che siamo coscienti della nostra corresponsabilità per il futuro dell’Europa e che facciamo il nostro meglio per rispondere alle sue aspettative. Volevamo anche rassicurarlo della nostra lealtà e del nostro amore verso di lui. Volevamo quindi lanciare un appello alla responsabilità per quanti lavorano nei mass media perché dicano e scrivano la verità, cioè informino la gente in modo obiettivo riguardo al messaggio del Santo Padre e al vero senso delle sue parole”.





I telegrammi del Papa ai presidenti italiano, austriaco e tedesco


Rivolgo “a tutti gli italiani il mio affettuoso e beneaugurante saluto che accompagno con ogni più cordiale ed orante auspicio di pace e di serenità”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel telegramma di sorvolo verso Praga, indirizzato al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Dal canto suo, il presidente Napolitano ha risposto sottolineando che questo viaggio del Papa in in terra ceca, a 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino, “offrirà a tutti non solo conforto ma anche rinnovata speranza e fiducia nell’avvenire”. Nel telegramma al presidente della Repubblica d’Austria, Heinz Fischer, il Papa augura a tutto il popolo austriaco cordiali saluti e la benedizione di Dio. Nel telegramma al presidente della Repubblica federale di Germania, Horst Köhler, ricordando la “comune patria”, il Pontefice invia i suoi sinceri saluti ai propri connazionali invocando la protezione e benedizione di Dio.






www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2009&videoclip=1020&sett...
Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 20:44
Dal blog di Lella...

Papa a Praga/ 15 minuti di colloquio con Klaus, poi saluta Havel

Presidente gli regala cristallo Boemia e sgabello pianoforte

E' durato 15 minuti il colloquio privato fra il Papa e il presidente della Repubblica ceca Vaclav Klaus, nella sala Augsburg del palazzo presidenziale di Praga. Presente anche la moglie Livia Klausova. Successivamente il capo di Stato ha presentato la figlia con due bambini. Klaus ha regalato al Pontefice una coppa in cristallo della Boemia con due candelieri di cristallo e uno sgabello per pianoforte. Prima dell'incontro con le autorità e con il corpo diplomatico Benedetto XVI ha salutato il premier, i presidenti di Camera e Senato, e l'ex dissidente, autore della rivoluzione di velluto, Vaclav Havel.
ha riferito ai giornalisti padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede - hanno parlato in inglese e in privato.
Il cardinale Bertone e il premier Fisher hanno conversato per circa 15 minuti toccando i problemi dei rapporti bilaterali e di come fare per portare avanti i rapporti; i temi della solidarietà internazionale verso i paesi poveri con l'aiuto della chiesa cattolica e alcuni temi dell'Europa.

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Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 20:46
Dal blog di Lella...

Papa a Praga: L'Europa è una casa, riscoprire radici cristiane

Insostituibile ruolo del Cristianesimo per formazione e coscienza

"L'Europa è più che un Continente.
Essa è una casa", è "una patria spirituale": è quanto afferma il Papa, nel suo primo giorno in visita nella Repubblica Ceca, incontrando questo pomeriggio nel palazzo presidenziale di Praga il corpo diplomatico e le autorità politiche e civili.
"Nel pieno rispetto della distinzione tra la sfera politica e quella religiosa - distinzione che garantisce la libertà dei cittadini di esprimere il proprio credo religioso e di vivere in sintonia con esso - ha detto Ratzinger - desidero rimarcare l'insostituibile ruolo del Cristianesimo per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo, al servizio di ogni persona che chiama questo Continente casa".
Il Papa dunque ringrazia tutti coloro che "in questo Paese e in Europa cercano di applicare la propria fede, in modo rispettoso ma determinato, nell'arena pubblica - ha aggiunto - nell'aspettativa che le norme sociali e le linee politiche siano ispirate al desiderio di vivere secondo la verità che rende libero ogni uomo e donna". Per il Papa, dunque, "l'attenzione alla verità universale non dovrebbe mai venire eclissata da interessi particolaristici, per quanto importanti essi possano essere perché ciò - ha ribadito - condurrebbe unicamente a nuovi casi di frammentazione sociale o di discriminazione, che proprio quei gruppi di interessi o di pressione dichiarano di voler superare". In un altro passaggio Benedetto XVI ha ricordato l'importanza delle radici cristiani dell'Europa.
"L'Europa, fedele alle sue radici cristiani - ha concluso Benedetto XVI - ha una particolare vocazione al servizio del bene comune di individui, comunità e nazioni".

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Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 21:06
Dal "Corriere della sera"...

«IL SENSO DELLA RESPONSABILITÀ SIA PIÙ FORTE DELLA VOLONTÀ DI PROFITTO»

Il Papa: «Bisogna integrare l’etica nella costruzione dell’economia mondiale»

Intervista al Pontefice: «E' questa la grande sfida
di questo momento storico»

Benedetto XVI (Epa)DAL VOLO PAPALE ROMA-PRAGA – L’incontro fra le culture e il «dialogo intellettuale fra credenti e agnostici»; la dittatura comunista e la «resistenza laica e cattolica»; i vent’anni dalla «rivoluzione di velluto» e il nesso tra libertà e verità contrapposti a totalitarismo e menzogna; la secolarizzazione e la Chiesa cattolica come «minoranza creativa» che può «determinare il futuro» grazie alla sua eredità «viva», spirituale e culturale; la necessità di «trovare nuovi modelli di economia responsabile» affermata nell’ultima enciclica e la seconda parte del libro su Gesù che potrebbe uscire, «ma è una speranza», a primavera. Volo AZ 4000, l’aereo papale verso Praga è decollato da mezz’ora quando Benedetto XVI raggiunge sorridente i giornalisti e risponde ad alcune domande preparate alla vigilia della partenza, anticipando i temi che affronterà da sabato 26 a lunedì 28 nella Repubblica Ceca, «per la costruzione dell’Europa dobbiamo essere molto attenti al messaggio che viene da questo Paese».
Santità, come lei ha detto all’Angelus di domenica scorsa, la Repubblica Ceca si trova non solo geograficamente, ma anche storicamente nel cuore dell’Europa. Vuole spiegarci meglio questo «storicamente», e dirci come e perché pensa che questa visita possa essere significativa per il Continente nel suo insieme, nel suo cammino culturale, spirituale, eventualmente anche politico di costruzione dell’Unione Europea?

« Da secoli il territorio di questa Repubblica Ceca è luogo di incontro di culture. Cominciamo nel IX secolo: da una parte, in Moravia, abbiamo la grande missione dei fratelli Cirillo e Metodio che da Bisanzio portano la cultura bizantina ma creano la cultura slava con i caratteri cirillici e con una liturgia in lingua slava; dall’altra parte, in Boemia, sono le diocesi confinanti che portano l’evangelo in lingua latina e nella connessione con la cultura romana-latina si incontrano così le due culture. Ogni incontro è difficile ma anche fecondo, si potrebbe facilmente mostrarlo con questo esempio. Faccio un grande salto: nel XIII secolo è Carlo IV che crea qui a Praga la prima università nel centro Europa. L’università di per sé è un luogo di incontro di culture, in questo caso diventa inoltre luogo di incontro tra cultura slava e germanofona. Come nel secolo e nei tempi della Riforma, proprio in questo terreno gli incontri e scontri diventano decisi e forti, lo sappiamo tutti. Faccio un altro salto al tempo presente: nel secolo scorso la Repubblica Ceca ha sofferto di una dittatura comunista particolarmente rigorosa, ma anche di una resistenza sia cattolica sia laica di grandissimo livello. Penso a Vaclav Havel, a personalità come il cardinale Tomaseck, che chiaramente hanno dato all’Europa un messaggio di che cosa è la libertà e come dobbiamo vivere e impegnarci per la libertà. Da questo incontro i culture attraverso i secoli e da questa ultima fase di riflessione, non solo di sofferenza, per un concetto nuovo di libertà e di società libera escono tanti messaggi importanti per noi che possono e devono essere fecondi per la costruzione dell’Europa. Dobbiamo essere molto attenti proprio al messaggio di questo Paese».

Siamo a vent’anni dalla caduta dei regimi comunisti nell’Est europeo. Giovanni Paolo II, visitando diversi Paesi reduci dal comunismo, li incoraggiava a usare con responsabilità la libertà recuperata. Qual è oggi il suo messaggio per i popoli dell’Europa orientale in questa nuova fase storica?

«Come ho detto, questi Paesi hanno sofferto particolarmente sotto la dittatura, ma nella sofferenza sono anche maturati i concetti di libertà che sono attuali adesso e devono essere ancora di più elaborati e realizzati. Penso ad esempio a un testo di Vaclav Havel che dice: la dittatura è basata sulla menzogna, e se la menzogna fosse superata, se nessuno mentisse più, se viene in luce la verità c’è anche la libertà e così ha elaborato questo nesso tra libertà e verità. Libertà non è libertinismo, arbitrarietà, ma è connessa, è condizionata dai grandi valori dell’amore e della solidarietà e in generale del bene. Così penso che questi concetti, queste idee maturate nel tempo della dittatura, non devono essere perse adesso ma ora dobbiamo proprio ritornare a questo e nella libertà spesso un po’ vuota e senza valori riconoscere che libertà e valori , libertà e bene, libertà e verità vanno insieme, altrimenti si distrugge anche la libertà. Questo mi sembra il messaggio che viene da questi Paesi e che deve essere attualizzato in questo momento».

Santità, la Repubblica Ceca è un Paese molto secolarizzato in cui la Chiesa cattolica è una minoranza. In tale situazione, come può contribuire questa Chiesa effettivamente al bene comune del Paese?

«Sono normalmente le minoranze creative che determinano il futuro. In questo senso la Chiesa Cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha una eredità di valori che non sono una cosa del passato ma sono una realtà molto viva e attuale e si devono attualizzare, rendere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di libertà e di pace. Così si può contribuire in diversi settori. Il primo direi che è proprio il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti. Ambedue hanno bisogno dell’altro: l’agnostico non può esser mai contento di non sapere ma deve essere in ricerca della grande verità della fede; il cattolico non può essere contento di avere la fede ma deve essere in ricerca di Dio ancora di più e nel dialogo con gli altri reimparare Dio in modo ancora più profondo. Questo è il primo livello, il grande dialogo intellettuale, etico e umano. Nel settore educativo la Chiesa ha molto da fare e da dare nell formazione. In Italia parliamo del problema dell’emergenza educativa, un problema comune a tutto l’Occidente, qui la Chiesa deve di nuovo attualizzare, concretizzare, aprire per il futuro la sua grande eredità. Un terzo settore è la Caritas: la Chiesa ha sempre avuto questo come un segno della sua identità, essere in aiuto dei poveri, essere organo della carità. La Caritas nella Repubblica Ceca fa moltissimo per le diverse comunità, nelle situazioni di bisogno, e offre molto anche alla umanità sofferente nei diversi continenti e dà così un esempio della responsabilità per gli altri, della solidarietà internazionale che è condizione anche della pace».

Santità, la sua ultima enciclica, Caritas in veritate, ha avuto un’ampia eco nel mondo. Come valuta questa eco, ne è soddisfatto? Pensa che effettivamente la crisi mondiale recente sia un’occasione in cui l’umanità sia divenuta più disponibile a riflettere sull’importanza dei valori morali e spirituali per fronteggiare i grandi problemi del suo futuro? E la Chiesa continuerà a offrire orientamenti in questa direzione?

«Sono molto contento per questa grande discussione, era proprio questo lo scopo: incentivare, motivare una discussione su questi problemi, non lasciare andare le cose come sono ma trovare nuovi modelli di una economia responsabile sia nei singoli Paesi sia per la totalità della umanità unificata. Mi sembra realmente oggi visibile che l’etica non è una cosa esteriore all’economia che come una tecnica potrebbe funzionare in se stessa, ma che l’etica è un principio interiore dell’economia che non funziona se non tiene conto dei valori umani della solidarietà, della responsabilità reciproca. Integrare l’etica nella costruzione dell’economia stessa è la grande sfida di questo momento e spero di aver contribuito a questa sfida con la enciclica. Il dibattito in corso mi sembra incoraggiante. E certamente vogliamo continuare a rispondere alle sfide del momento e aiutare che il senso della responsabilità sia più forte della volontà di profitto, che la responsabilità per gli altri più forte dell’egoismo, e vogliamo in questo senso contribuire».

Per concludere, una domanda più personale. Nel corso dell’estate c’è stato il piccolo incidente al polso. Lo considera ora pienamente superato? Ha potuto riprendere pienamente la sua attività? E ha potuto riprendere la sua attività e lavorare alla seconda parte del libro su Gesù come desiderava?

«Non è ancora pienamente superato ma vedete che la mano destra è in funzione e l’essenziale lo posso fare. Posso mangiare, posso soprattutto scrivere: il mio pensiero si sviluppa soprattutto scrivendo e così per me è stata realmente una pena e una scuola di pazienza il non poter scrivere per sei settimane. Tuttavia potevo lavorare, leggere, fare altre cose. E sono anche andato un po’ avanti col libro, ma ho ancora molto da fare. Penso che con la bibliografia e tutte le cose che seguono ancora, con l’aiuto di Dio potrebbe essere terminato nella prossima primavera. Ma questa è una speranza».

Gian Guido Vecchi
26 settembre 2009


Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 21:08
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PAPA A PRAGA: DOPO COMUNISMO CATTOLICI SONO DETERMINANTI

Salvatore Izzo

(AGI) - Praga, 26 set.

''Sono normalmente le minoranze creative che determinano il futuro''.
E dunque, spiega Benedetto XVI, in un paese secolarizzato qual e' la Repubblica Ceca i cattolici debbono comprendersi ''come minoranza creativa che ha una eredita' di valori che non sono una cosa del passato ma sono una realta' molto viva e attuale e si devono attualizzare, rendere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di liberta' e di pace''.
Secondo il Papa, ''cosi' si puo' contribuire in diversi settori''.
''Il primo - sottolinea ai giornalisti che lo accompagnano a Praga - direi che e' proprio il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti.
Ambedue hanno bisogno dell'altro: l'agnostico non puo' esser mai contento di non sapere ma deve essere in ricerca della grande verita' della fede; il cattolico non puo' essere contento di avere la fede ma deve essere in ricerca di Dio ancora di piu' e nel dialogo con gli altri reimparare Dio in modo ancora piu' profondo''.
Rispondendo in aereo ai vaticanisti, Papa Ratzinger ricorda quindi che ''da secoli il territorio di questa Repubblica Ceca e' luogo di incontro di culture. Cominciamo nel IX secolo: da una parte, in Moravia, abbiamo la grande missione dei fratelli Cirillo e Metodio che da Bisanzio portano la cultura bizantina ma creano la cultura slava con i caratteri cirillici e con una liturgia in lingua slava; dall'altra parte, in Boemia, sono le diocesi confinanti che portano l'evangelo in lingua latina e nella connessione con la cultura romana-latina si incontrano cosi' le due culture''. ''Ogni incontro - osserva il Papa - difficile ma anche fecondo, si potrebbe facilmente mostrarlo con questo esempio: nel XIII secolo e' Carlo IV che crea qui a Praga la prima universita' nel centro Europa.
L'università di per se' e' un luogo di incontro di culture, in questo caso diventa inoltre luogo di incontro tra cultura slava e germanofona. Come nel secolo e nei tempi della Riforma, proprio in questo terreno gli incontri e scontri diventano decisi e forti, lo sappiamo tutti''.
Poi, ''nel secolo scorso la Repubblica Ceca ha sofferto di una dittatura comunista particolarmente rigorosa, ma anche di una resistenza sia cattolica sia laica di grandissimo livello: penso - esemplifica Ratzinger - a Vaclav Havel, a personalita' come il cardinale Tomaseck, che chiaramente hanno dato all'Europa un messaggio di che cosa e' la liberta' e come dovviano vivere e impegnarci per la liberta'. Da questo incontro i culture attraverso i secoli e da questa ultima fase di riflessione, non solo di sofferenza, per un concetto nuovo di liberta' e di societa' libera escono tanti messaggi importanti per noi che possono e devono essere fecondi per la costruzione dell'Europa. Dobbiamo essere molto attenti proprio al messaggio di questo Paese''.
Per il Pontefice, le nazioni dell'ex blocco comunista, ''hanno sofferto particolarmente sotto la dittatura, ma nella sofferenza sono anche maturati i concetti di liberta' che sono attuali adesso e devono essere ancora di piu' elaborati e realizzati''. In proposito, il Papa teologo cita Vaclav Havel che dice: ''la dittatura e' basata sulla menzogna, e se la menzogna fosse superata, se nessuno mentira' piu', se viene in luce la verita' c'e' anche la liberta''' e rileva ''questo nesso tra liberta' e verita'''. Una liberta', spiega, che ''non e' libertinismo, arbitrarieta', ma e' connessa, e' condizionata dai grandi valori dell'amore e della solidarieta' e in generale del bene''.
''Questi concetti, queste idee maturate nel tempo della dittatura, non devono - scandisce - essere perse adesso ma ora dobbiamo proprio ritornare a questo e nella liberta' spesso un po' vuota e senza valori riconoscere che liberta' e valori , liberta' e bene, liberta' e verita' vanno insieme, altrimenti si distrugge anche la liberta'. Questo - confida - mi sembra il messaggio che viene da questi Paesi e che deve essere attualizzato in questo momento''.
Ma, aggiunge, se questo ''grande dialogo intellettuale, etico e umano'', rappresenta il primo livello, anche ''nel settore educativo la Chiesa ha molto da fare e da dare nell formazione. In Italia - rileva Ratzinger - parliamo del problema dell'emergenza educativa, un problema comune a tutto l'Occidente, qui la Chiesa deve di nuovo attualizzare, concretizzare, aprire per il futuro la sua grande eredita'''.
''Un terzo settore - elenca ancora il Papa - e' la Caritas: la Chiesa ha sempre avuto questo come un segno della sua identita', essere in aiuto dei poveri, essere organo della carita'. La Caritas nella Repubblica Ceca fa moltissimo per le diverse comunita', nelle situazioni di bisogno, e offre molto anche alla umanita' sofferente nei diversi continenti e da' cosi' un esempio della reponsabilita' per gli altri, della solidarieta' internazionale che e' condizione anche della pace''.

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Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 21:23
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Praga la atea aspetta il papa

Aldo Maria Valli

Stranezze del mondo cristiano.
Vado alla chiesa di Santa Maria della Vittoria, dove c’è la celebre statuina del Bambino Gesù venerata in tutto il mondo.
Sto per entrare e noto sulla scalinata un signore con un cartello. Mi avvicino e leggo. In francese e in ceco c’è scritto: “Riabilitate Jan Hus”.
O bella. Pensavo di trovare qui autentici esempi di devozione popolare e mi trovo davanti un polemico seguace del riformatore boemo mandato al rogo nel 1411. Che sta succedendo? Succede che il signore col cartello è francese, viene da Grenoble, si chiama Renaud Artru e si proclama amico e seguace di Hans Kung.
Ecco, mi dico, ci mancava solo Kung per complicare la faccenda. E scusi tanto, chiedo, perché lei sta qui davanti al Bambin di Praga chiedendo di riabilitare Hus? «Semplice», risponde monsieur Artru.
«Il rogo di Hus fu un tipico caso di intolleranza cattolica. Lui voleva una Chiesa libera, guidata da Cristo, non da uomini di potere. Per questo fu ucciso, e per questo io chiedo al papa teologo, che verrà in visita qui, di riabilitare quel teologo perseguitato ingiustamente».
E Hans Kung che c’entra? «Io l’ammiro molto – risponde monsieur Artru – e penso che se la Chiesa avesse lui come papa le cose andrebbero meglio».
Non mi sono ancora riavuto dallo sconcerto ed ecco apparire un carmelitano che in buon francese apostrofa il riabilitatore dell’eretico Hus: «Ma che cosa dice? Guardi che all’epoca la Chiesa cattolica fece di tutto per salvare Hus dal rogo, ma fu lui che volle finirci, perché il suo orgoglio gli impedì di abiurare». Mi avvicino al carmelitano francese per capire chi è e scopro che è italiano. È padre Anastasio Roggero, parroco della chiesa dov’è conservata la statuina del Bambin di Praga. Siamo tutti e tre sui gradini e formiamo proprio un bel terzetto: un contestatore con cartello, un carmelitano con il saio e un cronista con un taccuino che incomincia a riempirsi di annotazioni alquanto disordinate.
Dopo avermi consegnato il suo biglietto, Renaud Artrud se ne va a polemizzare da un’altra parte e resto col parroco. È raggiante per il fatto che il papa verrà qui, e ci verrà proprio all’inizio della visita nella Repubblica ceca. «Pensi, il grande teologo che si inginocchia davanti a Gesù Bambino! Non le sembra significativo?».
Per entrare in chiesa dobbiamo farci largo fra i pellegrini. Adesso l’ingresso è ostruito da un gruppo di vocianti brasiliani. «È così tutti i giorni», spiega padre Anastasio. «Arrivano da ogni parte del mondo. La devozione per il Bambino di Praga è universale». Sulla strada i tram che sferragliano sono carichi di praghesi indifferenti. Passano, se ne vanno, e quei volti impassibili inquadrati dai finestrini fanno venire alla mente le statistiche: dicono che la Repubblica ceca è diventata il paese più ateo d’Europa.
Una fuga in massa dalla religione proprio quando, vent’anni dopo la rivoluzione di velluto, è tornata la libertà di culto. Come mai? «Il fatto è che sotto il comunismo la Chiesa ha resistito ma la fede in molti si è indebolita. Poi, con la ritrovata libertà, abbiamo pensato più al benessere del corpo che alla salvezza dell’anima». L’analisi è dell’arcivescovo di Praga, il cardinale Miroslav Vlk, il pastore che negli anni della persecuzione fu costretto a fare anche il lavavetri per sopravvivere. Se il papa viene qui il merito è suo. È stato lui a invitare Benedetto XVI, che ha immediatamente accettato. Sua eminenza è felice.
Dice che la visita è una grazia, ma non nasconde i problemi. A vent’anni dalla caduta del comunismo non si è risolta ancora la questione della restituzione dei beni della Chiesa. «Ma soprattutto – spiega – c’è una secolarizzazione spinta. Noi cattolici dovremmo renderci capaci di dare una testimonianza vera. Non bastano le prediche».
Il papa visiterà Praga, dove sarà accolto dal presidente Vaclav Klaus, poi si recherà a Brno, per la messa di domenica mattina nella spianata accanto all’aeroporto. Tornato nella capitale, avrà un incontro ecumenico e uno con il mondo accademico. Infine, lunedì, la messa nella chiesa di San Venceslao a Starà Boleslav, il messaggio ai giovani e il rientro in Vaticano. Quando, questa sera, il papa reciterà i vespri nella cattedrale di San Vito sarà in casa sua o in casa dello Stato ceco? La questione da noi sembra incredibile ma qui non è così. A lungo la cattedrale è stata proprietà dello Stato dopo la fine del regime comunista che aveva sequestrato i beni della Chiesa nel 1956. Solo nel 2006 la Corte d’appello ha sentenziato che il luogo di culto è di proprietà ecclesiastica, ma ancora oggi qualcuno solleva dubbi.
“L’amore di Cristo è la nostra forza” è il motto della visita, la quarta di un papa in questo paese nel cuore dell’Europa.
Giovanni Paolo II ci venne tre volte, nel 1990, nel 1995 e nel 1997. È il tredicesimo viaggio internazionale di Benedetto XVI, e la Repubblica ceca è la sesta nazione europea ad accoglierlo, dopo Polonia, Spagna, Germania, Austria e Francia.

© Copyright Europa, 26 settembre 2009


Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 21:27
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PAPA/REP.CECA: VISITA IL 'BAMBINO DI PRAGA', STATUETTA MIRACOLOSA

Una piccola statuetta di legno e cera, alta 47 centimetri, con un guardaroba ricchissimo costituito da una sessantina di vestitini riccamente decorati offerti come ex-voto dai fedeli. E' il ''Bambino di Praga'', l'immagine miracolosa del Bambino Gesu' a cui papa Benedetto XVI ha voluto dedicare la prima tappa della sua visita di tre giorni in Repubblica Ceca, appena sbarcato dall'aereo all'aeroporto internazionale di Praga.
La statuetta e' conservata in una chiesa dal profondo significato simbolico: quella di Santa Maria della Vittoria, ex-chiesa luterana sulla quale, dopo la riconquista cattolica di Praga in seguito alla sanguinosa battaglia della Montagna Bianca nel 1620, con cui, all'inizio della Guerra dei Trent'Anni, le forze imperiali fedeli al papa segnarono una vittoria decisiva contro gli hussiti boemi. Da li' inizio la germanizzazione e ri-cattolicizzazione della regione, per un periodo durato tre secoli fino all'indipendenza della Prima Repubblica Cecoslovacca dopo la fine della prima Guerra Mondiale.
Il ''Bambino di Praga'' risale al XVII secolo e proviene dalla Spagna. Numerosi i miracoli a lui attribuiti. Il culto del Bambino Gesu' si diffuse nell'epoca della Controriforma, soprattutto sulla spinta della riformatrice dell'ordine carmelitano Santa Teresa d'Avila. La chiesa di Santa Maria della Vittoria e' infatti ancora oggi affidata all'ordine carmelitano. I vestiti ex-voto di cui e' rivestito arrivano anche dal Vietnam e dalla Cina e riproduzioni della statuetta sono popolari soprattutto in America Latina e nelle Filippine.

© Copyright Asca


Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 21:33
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Papa a Praga: Spesso bambini né accolti né rispettati né amati

Sono vittime della violenza e di ogni forma di sfruttamento

Forte grido di Papa Benedetto XVI a difesa dei bambini. "Quanti bambini non sono amati, né accolti né rispettati - ha detto il Papa visitando il 'Bambino Gesù' di Praga nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria - quanti sono vittime della violenza e di ogni forma di sfruttamento da parte di persone senza scrupoli. Possano essere riservate ai minori quel rispetto e quell'attenzione a loro dovuti: i bambini sono il futuro e la speranza dell'umanità". La visita al Bambino Gesù di Praga è la prima tappa del viaggio di Benedetto XVI in Repubblica Ceca. Benedetto XVI è giunto a Praga intorno alle 11.40.

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Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 21:45
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BERLUSCONI SALUTA IL PAPA A CIAMPINO

(AGI) - Roma, 26 set.

All'aeroporto militare di Ciampino il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha salutato Papa Benedetto XVI, che si appresta a partire per il viaggio apostolico nella Repubblica Ceca. Diversamente da altre occasioni, l'auto del Vaticano con a bordo il Pontefice si e' fermata non sulla pista ma all'ingresso principale della sala di rappresentanza del 31esimo Stormo, lontano dagli occhi di cronisti e operatori: qui, poco prima delle 9:30, e' avvenuto il primo saluto con il premier. Dall'interno della sala, i due sono poi usciti e comparsi insieme percorrendo l'uno accanto all'altro, sorridenti e colloquiando, la quarantina di metri che li separavano dalle scalette dell'aereo, un Airbus 320 dell'Alitalia. Durante il breve tragitto hanno salutato le altre autorita' presenti e gli alti prelati. Berlusconi, in doppio petto blu, camicia celeste, in compagnia di Gianni Letta, ha accompagnato Benedetto XVI fin sotto le scalette dell'aereo, dove e' avvenuto un ultimo, cordiale, scambio di battute e di saluti. Quindi Berlusconi ha salutato l'amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli, una delle personalita' presenti allo scalo romano a salutare il Papa, lasciando lo scalo romano alle 9:33. L'incontro, presente anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e' il primo dopo il recente caso dell'ex direttore dell'Avvenire, Dino Boffo. Un saluto eventualmente non casuale e preparato con molta discrezione, visto che il Pontefice nei viaggi apostolici e' sempre partito dall'aeroporto di Fiumicino anziche' da Ciampino, dove e' avvenuto l'incontro in coincidenza con il rientro del Premier questa mattina dal G20 di Pittsburgh. Rigide le misure di sicurezza nello scalo romano, dove sono presenti tiratori scelti e unita' cinofile. Il rientro del Pontefice a Roma e' in programma il 28 settembre, in serata, a Ciampino.

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Paparatzifan
00sabato 26 settembre 2009 21:53
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PAPA RATZINGER DECOLLA PER PRAGA SULLA PISTA DOVE ATTERRA BERLUSCONI

Da "IL FOGLIO" di sabato 26 settembre 2009

LE COINCIDENZE E I FUORI PROGRAMMA

Paolo Rodari

Papa Ratzinger decolla per Praga sulla pista dove atterra Berlusconi Roma.
La partenza di Benedetto XVI per la Repubblica ceca è prevista per questa mattina alle nove e venti dall`aeroporto di Ciampino. Un orario che potrebbe permettere un fuori programma fino a pochi giorni fa improbabile.
Ovvero, un saluto veloce di Silvio Berlusconi, di ritorno proprio in quelle ore dal G20 di Pittsburgh, al Papa sulla pista dello scalo.
La cosa è stata valutata come possibile dagli staff dei due (a molto è servito il lavoro di Gianni Letta dal giorno della visita dì Ratzinger a Viterbo in poi), ma se effettivamente andrà in porto dipenderà dalle coincidenze. E cioè dal fatto che il premier riesca a lasciare o no la città statunitense in tempo per arrivare a Roma prima che il Papa decolli.
Il tempo d`un saluto non permetterà ai due chissà quali ragionamenti.
Eppure, la foto-notizia vale piè di mille parole, soprattutto dopo le ultime vicende: il "caso Boffo" provocato dal Giornale, il rimbalzare sui media della "vicenda Escort" e, non ultimi, i dissidi (reali o presunti) del Vaticano verso il governo sulla questione immigrazione. I saluti di un presidente del Consiglio al Pontefice quando parte per viaggi internazionali non sono uno strappo alla regola - sono un atto di referenza sempre apprezzato oltre il Tevere - ma la cosa, vista l`attualità, potrebbe essere ritenuta una forzatura.
Anche se, orario d`arrivo del premier alla mano, non fermarsi ad aspettare il Papa per un saluto prima del suo decollo potrebbe, al contrario, sembrare una scortesia.
Berlusconi a parte, il viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica ceca (terzo viaggio internazionale del 2009) segue un itinerario che non ammette fuoriprogramma. Uno, per dirla tutta, ci sarebbe potuto anche essere: l`arrivo a Praga del Patriarca ortodosso di Mosca Kirill per uno storico incontro col capo della chiesa cattolica. Né il Vaticano né Mosca hanno lavorato più di tanto alla cosa Ma quando Ratzinger ha accettato mesi fa l`invito del presidente ceco Vaclav Klaus, l`auspicio che Praga potesse divenire il famoso campo neutro in cui incontrare il Patriarca c`era tutto. Tra l`altro, l`auspicio non era campato per aria: oggi i rapporti tra le due chiese sono buoni, complice la volontà di ambo le parti di fare scudo contro la deriva secolarista del Vecchio continente.
La secolarizzazione è parola centrale La secolarizzazione è parola centrale nel viaggio di Ratzinger al cuore della Mitteleuropa.
Perché la Repubblica ceca, come e più di altri, è paese che dopo il crollo del Muro di Berlino ha dovuto fare i conti con una significativa assenza di fede. Un ateismo diffusosi già da prima, dagli anni post Seconda guerra mondiale quando il nocciolo duro dei cattolici, migliaia di cittadini d`origine tedesca, vennero allontanati dai confini. Dietro di loro, un vuoto acuitosi dal 1989 in poi. Ratzinger cerca in ogni modo di contrastare questo processo oramai presente in tutta Europa, seppure non sia facile. Già Giovanni Paolo Il aveva lavorato in questo senso: 19 anni fa era il 1990-scelse proprio l`allora Repubblica federativa ceca (ex Cecoslovacchia) quale meta del suo primo viaggio in un paese dell`est.
Ma anche per Benedetto XVI la visita a Praga non è una prima volta. Nel `92, infatti, quando era prefetto dell`ex Sant`Uffizio, si recò a Praga per un seminario sul catechismo, nel corso del quale tenne una relazione sul tema "Che Dio sia tutto in tutti: la fede cristiana nella vita eterna". Oggi, ad attenderlo, c`è una chiesa ridotta ai minimi termini e guidata dal 77enne cardinale Miloslav Vlk. Per lui è l`ultima fatica prima della pensione.
Presto il Papa dovrà scegliere un successore.
Si parla del vescovo di Litomerice, Jan Baxant, o del vescovo di Hradec Kràlové, Dominik Duka.

© Copyright Il Foglio, 26 settembre 2009


+PetaloNero+
00domenica 27 settembre 2009 01:39
Il Papa ai Vespri: "La Chiesa non domanda privilegi, ma solo di poter servire tutti con spirito evangelico. Il testo integrale dell'omelia



Ha chiuso la prima giornata del Papa in Cechia la celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di San Vito. Rivolgendosi a vescovi, sacerdoti, religiosi e rappresentanti dei movimenti laicali, il Papa ha rilevato che nonostante la libertà ritrovata anche oggi per i credenti non è facile vivere e testimoniare il Vangelo: in questo contesto – ha concluso – solo attraverso una relazione profonda con Cristo sarà possibile trarre l’energia spirituale per realizzare appieno, nella carità, la vocazione cristiana. E poi: "La Chiesa – è sempre utile ripeterlo – non domanda privilegi, ma solo di poter operare liberamente al servizio di tutti e con spirito evangelico". Ecco il testo integrale dell'omelia del Papa in occasione della celebrazione dei Vespri:

Cari fratelli e sorelle!



Rivolgo a tutti voi il saluto di san Paolo che abbiamo ascoltato nella lettura breve: Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro! Lo rivolgo in primo luogo al Cardinale Arcivescovo, che ringrazio per le sue cordiali parole. Estendo il mio saluto agli altri Cardinali e Presuli presenti, ai sacerdoti e ai diaconi, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e agli operatori pastorali, ai giovani e alle famiglie, alle associazioni e ai movimenti ecclesiali.



Ci troviamo raccolti questa sera in un luogo a voi caro, che è segno visibile di quanto sia potente la grazia divina che agisce nel cuore dei credenti. La bellezza di questo tempio millenario è infatti testimonianza vivente della ricca storia di fede e di tradizione cristiana del vostro popolo; una storia illuminata, in particolare, dalla fedeltà di coloro che hanno sigillato la loro adesione a Cristo e alla Chiesa con il martirio. Penso alle figure dei santi Venceslao, Adalberto e Giovanni Nepomuceno, pietre miliari del cammino della vostra Chiesa, a cui si aggiungono gli esempi del giovane san Vito, che preferì il martirio piuttosto che tradire Cristo, del monaco san Procopio e di santa Ludmilla. Penso alle vicende di due Arcivescovi, nel secolo scorso, di questa Chiesa locale, i Cardinali Josef Beran e František Tomášek, e di tanti Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, che hanno resistito con eroica fermezza alla persecuzione comunista, giungendo persino al sacrificio della vita. Da dove hanno tratto forza questi coraggiosi amici di Cristo se non dal Vangelo? Sì! Essi si sono lasciati affascinare da Gesù che ha detto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). Nell’ora della difficoltà hanno sentito risuonare nel cuore quest’altra sua considerazione: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20).



L’eroismo dei testimoni della fede ricorda che solo dalla conoscenza personale e dal legame profondo con Cristo è possibile trarre l’energia spirituale per realizzare appieno la vocazione cristiana. Solo l’amore di Cristo rende efficace l’azione apostolica, soprattutto nei momenti della difficoltà e della prova. Amare Cristo e i fratelli deve essere la caratteristica di ogni battezzato e di ogni comunità. Negli Atti degli Apostoli leggiamo che “la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). E Tertulliano, un autore dei primi secoli, scriveva che i pagani rimanevano colpiti dall’amore che legava i cristiani tra di loro (cfr Apologeticum XXXIX). Cari fratelli e sorelle, imitate il divino Maestro che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,45). L’amore risplenda in ogni vostra parrocchia e comunità, nelle varie associazioni e movimenti. La vostra Chiesa, secondo l’immagine di san Paolo, sia un corpo ben strutturato che ha Cristo come Capo, e nel quale ogni membro agisce in armonia con il tutto. Alimentate l’amore di Cristo con la preghiera e l’ascolto della sua parola; nutritevi di Lui nell’Eucaristia, e siate, con la sua grazia, artefici di unità e di pace in ogni ambiente.



Le vostre comunità cristiane, dopo il lungo inverno della dittatura comunista, 20 anni fa hanno ripreso ad esprimersi liberamente quando il vostro popolo, con gli eventi avviati dalla manifestazione studentesca del 17 novembre del 1989, ha riacquistato la propria libertà. Voi avvertite però che anche oggi non è facile vivere e testimoniare il Vangelo. La società reca ancora le ferite causate dall’ideologia atea ed è spesso affascinata dalla moderna mentalità del consumismo edonista, con una pericolosa crisi di valori umani e religiosi e la deriva di un dilagante relativismo etico e culturale. In questo contesto si rende urgente un rinnovato impegno da parte di tutte le componenti ecclesiali per rafforzare i valori spirituali e morali nella vita della società odierna. So che le vostre comunità sono già impegnate su molti fronti, in particolare nell’ambito caritativo con le Caritas. La vostra attività pastorale abbracci con particolare zelo il campo dell’educazione delle nuove generazioni. Le scuole cattoliche promuovano il rispetto dell’uomo; si dedichi attenzione alla pastorale giovanile anche fuori dell’ambito scolastico, senza trascurare le altre categorie di fedeli. Cristo è per tutti! Auspico di cuore una sempre crescente intesa con le altre istituzioni sia pubbliche che private. La Chiesa – è sempre utile ripeterlo – non domanda privilegi, ma solo di poter operare liberamente al servizio di tutti e con spirito evangelico.



Cari fratelli e sorelle, vi doni il Signore di essere come il sale di cui parla il Vangelo, quello che dona sapore alla vita, per essere fedeli operai nella vigna del Signore. Tocca, in primo luogo, a voi, cari Vescovi e sacerdoti, lavorare instancabilmente per il bene di quanti sono affidati alle vostre cure. Ispiratevi sempre all’immagine evangelica del Buon Pastore, che conosce le sue pecore, le chiama per nome, le conduce in luoghi sicuri, ed è disposto a dare se stesso per loro (cfr Gv 10,1-19). Care persone consacrate, con la professione dei consigli evangelici voi richiamate il primato che Dio deve avere nella vita di ogni essere umano, e, vivendo in fraternità, testimoniate quanto arricchente sia la pratica del comandamento dell’amore (cfr Gv 13,34). Fedeli a questa vocazione, aiuterete gli uomini e le donne del nostro tempo a lasciarsi affascinare da Dio e dal Vangelo del suo Figlio (cfr Vita consecrata, 104). E voi, cari giovani, che siete nei Seminari o nelle Case di formazione, preoccupatevi di acquisire una solida preparazione culturale, spirituale e pastorale. In questo Anno Sacerdotale, che ho indetto per commemorare il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, vi sia di esempio la figura di questo Pastore totalmente dedito a Dio e alle anime, pienamente consapevole che proprio il suo ministero, animato dalla preghiera, era il suo cammino di santificazione.



Cari fratelli e sorelle, varie ricorrenze ricordiamo quest’anno con animo grato al Signore: i 280 anni della canonizzazione di san Giovanni Nepomuceno, l’80° della dedicazione di questa Cattedrale intitolata a san Vito e il 20° anniversario della canonizzazione di sant’Agnese di Praga, evento che ha annunciato la liberazione del vostro Paese dall’oppressione atea. Tanti motivi per proseguire il cammino ecclesiale con gioia ed entusiasmo contando sulla materna intercessione di Maria, Madre di Dio, e di tutti i vostri Santi Protettori. Amen!




Testo integrale del discorso del Papa alle autorità politiche e al Corpo diplomatico



“La vera libertà presuppone la ricerca della verità – del vero bene”. “La verità in altre parole è la norma-guida per la libertà e la bontà ne è la perfezione”: è quanto ha affermato il Papa nell’incontro pomeridiano nella Sala Spagnola del Castello di Praga con le autorità politiche e col Corpo Diplomatico alla presenza del capo di Stato ceco Klaus e dell’ex presidente Vaclav Havel. “Insieme – ha sottolineato - dobbiamo impegnarci nella lotta per la libertà e nella ricerca della verità: o le due cose vanno insieme, mano nella mano, oppure insieme periscono miseramente (cfr Fides et ratio, 90). Per i Cristiani la verità ha un nome: Dio. E il bene ha un volto: Gesù Cristo”. Il Papa ha quindi rilevato che “l’Europa è più che un continente … è una casa!”: qui la libertà non è messa in pericolo da chi cerca la verità ma dal cinismo “disumano e distruttivo” di chi nega la capacità per l’uomo di raggiungere la verità, “corrodendo i valori stessi che sostengono la costruzione di un mondo unito e fraterno”. Ecco il testo integrale del discorso del Papa.

Eccellenze,

Signore e Signori,



vi sono grato per l'opportunità che mi viene data di incontrare, in questo straordinario contesto, le autorità politiche e civili della Repubblica Ceca ed i membri della comunità diplomatica. Ringrazio vivamente il Signor Presidente Klaus per le gentili parole di saluto che ha pronunciato in vostro nome. Esprimo inoltre il mio apprezzamento all'Orchestra Filarmonica Ceca per l’esecuzione musicale che ha aperto il nostro incontro, e che ha espresso in maniera eloquente sia le radici della cultura ceca che il rilevante contributo offerto da questa Nazione alla cultura europea.



La mia visita pastorale alla Repubblica Ceca coincide col ventesimo anniversario della caduta dei regimi totalitari in Europa Centrale ed Orientale, e della “Rivoluzione di Velluto” che ripristinò la democrazia in questa nazione. L'euforia che ne seguì fu espressa in termini di libertà. A due decenni di distanza dai profondi cambiamenti politici che trasformarono questo continente, il processo di risanamento e ricostruzione continua, ora all'interno del più ampio contesto dell’unificazione europea e di un mondo sempre più globalizzato. Le aspirazioni dei cittadini e le aspettative riposte nei governi reclamavano nuovi modelli nella vita pubblica e di solidarietà tra nazioni e popoli, senza i quali il futuro di giustizia, di pace e di prosperità, a lungo atteso, sarebbe rimasto senza risposta. Tali desideri continuano ad evolversi. Oggi, specialmente fra i giovani, emerge di nuovo la domanda sulla natura della libertà conquistata. Per quale scopo si vive in libertà? Quali sono i suoi autentici tratti distintivi?



Ogni generazione ha il compito di impegnarsi da capo nell’ardua ricerca di come ordinare rettamente le realtà umane, sforzandosi di comprendere il corretto uso della libertà (cfr Spe salvi, 25). Il dovere di rafforzare le "strutture di libertà" è fondamentale, ma non è mai sufficiente: le aspirazioni umane si elevano al di là di se stessi, al di là di ciò che qualsiasi autorità politica od economica possa offrire, verso quella speranza luminosa (cfr ibid., 35), che trova origine al di là di noi stessi e tuttavia si manifesta al nostro interno come verità, bellezza e bontà. La libertà cerca uno scopo e per questo richiede una convinzione. La vera libertà presuppone la ricerca della verità – del vero bene – e pertanto trova il proprio compimento precisamente nel conoscere e fare ciò che è retto e giusto. La verità, in altre parole, è la norma-guida per la libertà e la bontà ne è la perfezione. Aristotele definì il bene come "ciò a cui tutte le cose tendono", e giunse a suggerire che "benché sia degno il conseguire il fine anche soltanto per un uomo, tuttavia è più bello e più divino conseguirlo per una nazione o per una polis" (Etica Nicomachea, 1; cfr Caritas in veritate, 2). In verità, l’alta responsabilità di tener desta la sensibilità per il vero ed il bene ricade su chiunque eserciti il ruolo di guida: in campo religioso, politico o culturale, ciascuno secondo il modo a lui proprio. Insieme dobbiamo impegnarci nella lotta per la libertà e nella ricerca della verità: o le due cose vanno insieme, mano nella mano, oppure insieme periscono miseramente (cfr Fides et ratio, 90).



Per i Cristiani la verità ha un nome: Dio. E il bene ha un volto: Gesù Cristo. La fede cristiana, dal tempo dei Santi Cirillo e Metodio e dei primi missionari, ha avuto in realtà un ruolo decisivo nel plasmare l’eredità spirituale e culturale di questo Paese. Deve essere lo stesso nel presente e per il futuro. Il ricco patrimonio di valori spirituali e culturali, che si esprimono gli uni attraverso gli altri, non solo ha dato forma all’identità di questa nazione, ma l’ha anche dotata della prospettiva necessaria ad esercitare un ruolo di coesione al cuore dell’Europa. Per secoli questa terra è stata un punto d’incontro tra popoli, tradizioni e culture diverse. Come ben sappiamo, essa ha conosciuto capitoli dolorosi e porta le cicatrici dei tragici avvenimenti causati dall’incomprensione, dalla guerra e dalla persecuzione. E tuttavia è anche vero che le sue radici cristiane hanno favorito la crescita di un considerevole spirito di perdono, di riconciliazione e di collaborazione, che ha reso la gente di queste terre capace di ritrovare la libertà e di inaugurare una nuova era, una nuova sintesi, una rinnovata speranza. Non è proprio di questo spirito che ha bisogno l’Europa di oggi?



L’Europa è più che un continente. Essa è una casa! E la libertà trova il suo significato più profondo proprio nell’essere una patria spirituale. Nel pieno rispetto della distinzione tra la sfera politica e quella religiosa – distinzione che garantisce la libertà dei cittadini di esprimere il proprio credo religioso e di vivere in sintonia con esso – desidero rimarcare l’insostituibile ruolo del cristianesimo per la formazione della coscienza di ogni generazione e per la promozione di un consenso etico di fondo, al servizio di ogni persona che chiama questo continente “casa”!



In questo spirito, rendo atto alla voce di quanti oggi, in questo Paese e in Europa, cercano di applicare la propria fede, in modo rispettoso ma determinato, nell’arena pubblica, nell’aspettativa che le norme sociali e le linee politiche siano ispirate al desiderio di vivere secondo la verità che rende libero ogni uomo e donna (cfr Caritas in veritate, 9).



La fedeltà ai popoli che voi servite e rappresentate richiede la fedeltà alla verità che, sola, è la garanzia della libertà e dello sviluppo umano integrale (cfr ibid., 9). In effetti, il coraggio di presentare chiaramente la verità è un servizio a tutti i membri della società: esso infatti getta luce sul cammino del progresso umano, ne indica i fondamenti etici e morali e garantisce che le direttive politiche si ispirino al tesoro della saggezza umana. L’attenzione alla verità universale non dovrebbe mai venire eclissata da interessi particolaristici, per quanto importanti essi possano essere, perché ciò condurrebbe unicamente a nuovi casi di frammentazione sociale o di discriminazione, che proprio quei gruppi di interesse o di pressione dichiarano di voler superare. In effetti, la ricerca della verità, lungi dal minacciare la tolleranza delle differenze o il pluralismo culturale, rende il consenso possibile e permette al dibattito pubblico di mantenersi logico, onesto e responsabile, assicurando quell'unità che le vaghe nozioni di integrazione semplicemente non sono in grado di realizzare.



Sono fiducioso che, alla luce della tradizione ecclesiale circa la dimensione materiale, intellettuale e spirituale delle opere di carità, i membri della comunità cattolica, assieme a quelli di altre Chiese, comunità ecclesiali e religioni, continueranno a perseguire, in questa nazione e altrove, obiettivi di sviluppo che possiedano un valore più umano ed umanizzante (cfr ibid., 9).



Cari amici, la nostra presenza in questa magnifica capitale, spesso denominata “il cuore d'Europa”, ci stimola a chiederci in cosa consista questo “cuore”. È vero che non c’è una risposta facile a tale domanda, tuttavia un indizio è costituito sicuramente dai gioielli architettonici che adornano questa città. La stupefacente bellezza delle sue chiese, del castello, delle piazze e dei ponti non possono che orientare a Dio le nostre menti. La loro bellezza esprime fede; sono epifanie di Dio che giustamente ci permettono di considerare le grandi meraviglie alle quali noi creature possiamo aspirare quando diamo espressione alla dimensione estetica e conoscitiva del nostro essere più profondo. Come sarebbe tragico se si ammirassero tali esempi di bellezza, ignorando però il mistero trascendente che essi indicano. L'incontro creativo della tradizione classica e del Vangelo ha dato vita ad una visione dell’uomo e della società sensibile alla presenza di Dio fra noi. Tale visione, nel plasmare il patrimonio culturale di questo continente, ha chiaramente posto in luce che la ragione non finisce con ciò che l'occhio vede, anzi essa è attratta da ciò che sta al di là, ciò a cui noi profondamente aneliamo: lo Spirito, potremmo dire, della Creazione.



Nel contesto dell’attuale crocevia di civiltà, così spesso marcato da un’allarmante scissione dell’unità di bontà, verità e bellezza, e dalla conseguente difficoltà di trovare un consenso sui valori comuni, ogni sforzo per l’umano progresso deve trarre ispirazione da quella vivente eredità. L’Europa, fedele alle sue radici cristiane, ha una particolare vocazione a sostenere questa visione trascendente nelle sue iniziative al servizio del bene comune di individui, comunità e nazioni. Di particolare importanza è il compito urgente di incoraggiare i giovani europei mediante una formazione che rispetti ed alimenti la capacità, donata loro da Dio, di trascendere proprio quei limiti che talvolta si presume che debbano intrappolarli. Negli sport, nelle arti creative e nella ricerca accademica, i giovani trovano volentieri l'opportunità di eccellere. Non è ugualmente vero che, se confrontati con alti ideali, essi aspireranno anche alla virtù morale e ad una vita basata sull’amore e sulla bontà? Incoraggio vivamente quei genitori e responsabili delle comunità che si attendono dalle autorità la promozione di valori capaci di integrare la dimensione intellettuale, umana e spirituale in una solida formazione, degna delle aspirazioni dei nostri giovani.



“Veritas vincit”. Questo è il motto della bandiera del Presidente della Repubblica Ceca: alla fine, davvero la verità vince, non con la forza, ma grazie alla persuasione, alla testimonianza eroica di uomini e donne di solidi principi, al dialogo sincero che sa guardare, al di là dell’interesse personale, alle necessità del bene comune. La sete di verità, bontà, bellezza, impressa in tutti gli uomini e donne dal Creatore, è intesa a condurre insieme le persone nella ricerca della giustizia, della libertà e della pace. La storia ha ampiamente dimostrato che la verità può essere tradita e manipolata a servizio di false ideologie, dell’oppressione e dell'ingiustizia. Tuttavia, le sfide che deve affrontare la famiglia umana non ci chiamano forse a guardare oltre a quei pericoli? Alla fine, cosa è più disumano e distruttivo del cinismo che vorrebbe negare la grandezza della nostra ricerca per la verità, e del relativismo che corrode i valori stessi che sostengono la costruzione di un mondo unito e fraterno? Noi, al contrario, dobbiamo riacquistare fiducia nella nobiltà e grandezza dello spirito umano per la sua capacità di raggiungere la verità, e lasciare che quella fiducia ci guidi nel paziente lavoro della politica e della diplomazia.



Signore e Signori, con questi sentimenti esprimo nella preghiera l’augurio che il vostro servizio sia ispirato e sostenuto dalla luce di quella verità che è il riflesso della eterna Sapienza di Dio Creatore. Su di Voi e sulle Vostre famiglie, invoco di cuore l’abbondanza delle benedizio
Paparatzifan
00domenica 27 settembre 2009 09:15
Dal blog di Lella...

Il Papa nella Praga atea: «Vedo una società ferita da 40 anni di comunismo»

di Andrea Tornielli

nostro inviato a Praga

«Non si deve sottovalutare il costo di quarant’anni di repressione politica. Una particolare tragedia per questa terra è stato il tentativo spietato da parte del governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa».
Benedetto XVI ha appena messo piede nella Repubblica Ceca, e di fronte al presidente Vaclav Klaus che lo ha accolto e salutato, rievoca immediatamente gli anni del regime comunista.
Praga è la capitale più scristianizzata dell’Europa cristiana, con una frequenza alla messa ridotta al lumicino. Non ci sono striscioni né manifesti che annunciano la visita papale nelle vie della città dove gli atei che si professano tali rappresentano il 60 per cento della popolazione, nel Paese dove la fine del comunismo non ha visto rinascere la fede, ma anzi l’ha vista diminuire.
La tredicesima trasferta internazionale di Ratzinger è una sfida difficile.
Il Papa, nel pomeriggio, durante i vespri in cattedrale, ricorda «il lungo inverno della dittatura comunista» e le «ferite causate dall’ideologia atea» che porta ancora la società.
Una società oggi «spesso affascinata dalla moderna mentalità del consumismo edonista, con una pericolosa crisi i valori umani e religiosi e la deriva di un dilagante relativismo etico e culturale».
Benedetto XVI rende grazie «per la liberazione» dalla dittatura. Ma alla Chiesa ceca chiede un balzo in avanti, un impegno rinnovato nella missione, perché non basta continuare ad attribuire ogni colpa della situazione attuale ai guasti dell’ateismo. Sono passati vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino e da quella «rivoluzione di velluto» che portò il dissidente Vaclav Havel alla presidenza. Cambiamenti seguiti dall’euforia per la ritrovata libertà.
Oggi però - è la domanda che Benedetto XVI fa risuonare nella Sala Spagnola del palazzo presidenziale, di fronte alle autorità civili - bisogna chiedersi «per quale scopo si vive in libertà» e quali sono i «tratti distintivi di questa libertà».
Ratzinger aveva in qualche modo anticipato e sintetizzato tutti i temi del viaggio dialogando con i giornalisti sul volo che lo portava a Praga.
«La libertà – ha detto – non è arbitrarietà, libertinismo, ma è connessa e condizionata dai grandi valori della verità, dell’amore e della solidarietà, e del bene generale». E alla Chiesa divenuta così minoritaria e ininfluente, guardata con poca simpatia da un’opinione pubblica che la ritiene troppo interessata a rientrare in possesso dei beni confiscati negli anni del regime, Benedetto XVI lancia un messaggio inequivocabile: «Normalmente le minoranze creative determinano il futuro.
In questo senso – aggiunge nell’intervista in alta quota – direi che la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa e ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva e attuale e devono essere attualizzati e resi presenti nel dibattito pubblico».
Il primo compito che il vescovo di Roma intende affidare ai cattolici di Boemia e Moravia è «il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti. Entrambi hanno bisogno dell’altro. Gli agnostici non devono mai essere contenti di non sapere se Dio esiste o no, ma devono essere in ricerca e sentire la grande eredità della fede. Il cattolico non deve essere contento di avere la fede, ma deve continuare ad essere in ricerca. E ancora di più, nel dialogo con gli altri, deve imparare Dio nel modo più profondo». Gli altri due compiti che il Papa indica sono quelli dell’educazione e della carità.
Rispondendo a una domanda sull’enciclica Caritas in veritate, Ratzinger si è detto contento del dibattito che ne è scaturito, invitando a «trovare nuovi modelli per una nuova economia responsabile».
Infine, con il sorriso sulle labbra, Benedetto XVI ha parlato dell’incidente al polso avvenuto in Val d’Aosta: «Non è ancora pienamente superato, ma vedete che la mano destra è in funzione, posso mangiare e soprattutto scrivere». Dato che il suo pensiero, «si sviluppa soprattutto scrivendo», è stata «una pena e una scuola di pazienza non poter scrivere per sei settimane».
Ora però il Papa è andato avanti con la stesura del secondo libro dedicato a Gesù: «Penso di terminarlo nella prossima primavera, ma questa è solo una speranza».

© Copyright Il Giornale, 27 settembre 2009


Paparatzifan
00domenica 27 settembre 2009 09:16
Dal blog di Lella...

Al Santo Bambino «Proteggi le famiglie»

di Andrea Tornielli

La prima tappa del viaggio di Benedetto XVI è stata la chiesa di Santa Maria della Vittoria, dov’è conservato il famoso «Bambino di Praga», una piccola effigie proveniente dalla Spagna meridionale, oggetto di una straordinaria venerazione diffusa in vari Paesi del mondo da dove arrivano continui pellegrinaggi.
Accolto da una piccola folla di fedeli, il Papa ha affidato al Bambino Gesù le famiglie in difficoltà, «provate dalla malattia e dal dolore», ma anche quelle «in crisi, disunite o lacerate dalla discordia e dall’infedeltà».
«Tutte le affidiamo – ha aggiunto – al Santo Bambino di Praga, sapendo quanto sia importante la loro stabilità e la loro concordia per il vero progresso della società e per il futuro dell’umanità». Le parole più forti, Ratzinger le ha però riservate ai più piccoli: «Quanti bambini non sono amati, né accolti, né rispettati!
Quanti sono vittime della violenza e di ogni forma di sfruttamento da parte di persone senza scrupoli! Possano essere riservati ai minori quel rispetto e quell’attenzione loro dovuti: i bambini sono il futuro e la speranza dell’umanità».

© Copyright Il Giornale, 27 settembre 2009


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