Vegetarianesimo: ecco perchè una moda alimentare si sta trasformando in un movimento mondiale dirompente

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Celeste.10
00venerdì 26 agosto 2011 12:16


Chi mangia gli animali consuma le risorse della Terra quattro volte più di chi non lo fa.


La prossima volta che mangi una bistecca pensaci su.
Pensa alle foreste disboscate, al deserto che avanza, ai liquami che filtrano nelle falde acquifere, all'anidride carbonica e al metano che intrappolano il globo in una cappa calda. Sì perché ogni hamburger equivale a 6 metri quadrati di alberi abbattuti e a 75 chili di gas responsabili dell'effetto serra. Ma pensa anche alle tonnellate di grano e soia usate per dar da mangiare alla tua bistecca. E non dimenticare che 840 milioni di persone nel mondo hanno fame e 9 milioni ne hanno tanta da morirne. Il 70% di cereali, soia e semi prodotti ogni anno negli Usa serve a sfamare animali. Non uomini. Mangiare meno carne o, perché no, non mangiarne affatto, non è più solo un segno di rispetto per gli animali. È una scelta sociale. Solidale con chi ha fame e con il futuro del pianeta (è uno solo, piccolo e sovraffollato). Pena: l'avveramento della profezia dell'economista Malthus che già due secoli fa ammoniva: "Arriverà il giorno in cui la pressione demografica avrà esaurito la capacità della terra di nutrire l'uomo". È questo il messaggio che emerge dai dati sull'impatto ambientale ed economico dell'alimentazione carnivora. E che sarà gridato a gran voce l'8 giugno a Roma da tutti i sostenitori della Global Hunger Alliance durante il vertice mondiale sull'alimentazione della FAO.

Celeste.10
00venerdì 26 agosto 2011 12:17
La Global Hunger Alliance.
Lo dice il nome, alleanza globale contro la fame, è una coalizione internazionale non-profit che promuove soluzioni ecologiche ed equo-solidali per risolvere il problema della fame nel mondo. Al suo appello (lo trovate su www.ebasta.org oppure su www.progettogaia.org) hanno aderito movimenti da 30 Paesi del Nord e del Sud del mondo. Dall'Italia, vegetariani, ambientalisti e difensori degli animali si associano con la campagna "Contro la fame un'altra alimentazione è possibile" (www.novivisezione.org). Tutti in marcia per chiedere all'Unione Europea di disincentivare gli allevamenti intensivi e mangiare meno carne e alla FAO di scoraggiare il trasferimento della zootecnia intensiva nei Paesi in via di sviluppo.

Ma eccoli questi dati che fanno, perlomeno, pensare.

Ogni volta che addentiamo un hamburger si perdono venti o trenta specie vegetali, una dozzina di specie di uccelli, mammiferi e rettili. Dal 1960 a oggi, oltre un quarto delle foreste del Centro-America è stato abbattuto per far posto a pascoli; in Costa Rica i latifondisti hanno abbattuto l'80% della foresta tropicale e in Brasile c'è voluto l'omicidio di Chico Mendes, il raccoglitore di gomma assassinato dagli allevatori per una disputa sull'uso della foresta pluviale, per accorgersi dell'esistenza di una "bovino connection". In Amazzonia la foresta pluviale è stata fagocitata da 15 milioni di ettari di pascolo. Eppure è in questo habitat che dimora il 50% di specie viventi e da qui deriva un quarto di tutti i farmaci che usiamo. Dove prima c'erano migliaia di varietà viventi ora ci sono solo mandrie. "Vacche ovunque", scrive Jeremy Rifkin nel suo Ecocidio, Ascesa e caduta della cultura della carne (Mondadori): "più di un miliardo di vacche che pascolano nei cinque continenti". E deforestazione per creare pascoli significa desertificazione. Dopo tre, al massimo cinque anni, il suolo calpestato e divorato da milioni di bovini (ogni capo libero ingurgita 400 chili di vegetazione al mese!) ed esposto a sole, piogge e vento, diventa sterile e i ruminanti si devono spostare dissacrando altri ettari di foresta. Ci vorranno da 200 a mille anni perché quel terreno ritorni fertile. Ma non basta: un quarto delle terre emerse vengono usate per nutrire il bestiame.

Celeste.10
00venerdì 26 agosto 2011 12:18
E che dire dell'acqua?
Quasi la metà dell'acqua dolce consumata negli States è destinata alle coltivazioni di alimenti per il bestiame. È stato calcolato che un chilo di manzo 'beve' 3.200 litri d'acqua. Il risultato è che le falde acquifere del Mid-West e delle Grandi Pianure statunitensi si stanno esaurendo. Non solo: l'allevamento richiede ingenti quantità di sostanze chimiche tra fertilizzanti, diserbanti, ormoni, antibiotici. "Tutti prodotti dalle stesse, poche, multinazionali che detengono il monopolio dei semi usati per coltivare cereali e legumi destinati ad alimentare il bestiame", fa notare Enrico Moriconi, veterinario e ambientalista, nelle pagine del suo Le fabbriche degli animali (Edizioni Cosmopolis). "Ogni anno in Europa", incalza Marinella Correggia, attivista della Global Hunger Alliance e autrice, per la LAV, di Addio alle carni (www.infolav.org), "gli animali da allevamento consumano 5 mila tonnellate di antibiotici di cui 1.500 per favorirne la crescita". E tutti vanno a finire nelle falde acquifere. Un dato italiano, che ci riferisce Roberto Marchesini, docente di bioetica e zooantropologia, autore di Post-human, in libreria in questi giorni per Bollati Boringhieri: "Nel bacino del Po ogni anno vengono riversate 190 mila tonnellate di deiezioni animali". Contengono metalli pesanti, antibiotici e ormoni. Con quali conseguenze? Ricordate il problema delle alghe abnormi nel Mar Adriatico? Marchesini parla di "fecalizzazione ambientale" e Rifkin ci illumina sulla portata del problema riportando che un allevamento medio produce 200 tonnellate di sterco al giorno. C'è dell'altro: i bovini sono responsabili dell'effetto serra tanto quanto il traffico veicolare del mondo intero. A causa dell'uso di petrolio (22 grammi per produrre un chilo di farina contro 193 per uno di carne), delle emissioni di metano dovute ai processi digestivi (60 milioni di tonnellate ogni anno), dell'anidride carbonica scatenata dal disboscamento.

Celeste.10
00venerdì 26 agosto 2011 12:18
Vogliamo riassumere?
È la stessa FAO a fornire un elenco agghiacciante dei problemi causati dagli allevamenti intensivi: riduzione della biodiversità, erosione del terreno, effetto serra, contaminazione delle acque e dei terreni, piogge acide a causa delle emissioni di ammoniaca. E tutto questo per cosa? Per quelle che Frances Moore Lappé, autrice di Diet for a small planet definisce "fabbriche di proteine alla rovescia". Significa che ci vuole un chilo di proteine vegetali per avere 60 grammi di proteine animali. Non solo: "per produrre una bistecca che fornisce 500 calorie", spiegano gli autori di Assalto al pianeta (Bollati Boringhieri), "il manzo deve ricavare 5 mila calorie. Il che vuol dire mangiare una quantità d'erba che ne contenga 50 mila. Solo un centesimo di quest'energia arriva al nostro organismo: il 99% viene dissipata"... Usata per il processo di conversione e per il mantenimento delle funzioni vitali, espulsa o assorbita da parti che non si mangiano come ossa o peli. Il bestiame è dunque una fonte di alimentazione altamente idrovora ed energivora, una massa bovina che ingurgita tonnellate di acqua ed energia. E lo fa per nutrire solo il 20% della popolazione globale del pianeta. Quel 20% che sfrutta l'80% delle risorse mondiali. Per dare a quel 20% la sua bistecca quotidiana. "Nel mondo c'è abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l'ingordigia di alcuni", diceva Gandhi. Ingordigia che ha raggiunto livelli esorbitanti. "Dal Dopoguerra a oggi, in Europa, siamo passati da circa 7-15 chili di consumo procapite all'anno a 85-90 (110-120 negli States)", riferisce Marchesini. Secondo Moore Lappé le tonnellate di cereali e soia che nutrono gli animali da carne basterebbero per dare una ciotola di cibo al giorno a tutti gli esseri umani per un anno. E la FAO conferma che se una dieta vegetariana mondiale potrebbe dar da mangiare a 6,2 miliardi di persone, un'alimentazione che comprenda il 25% di prodotti animali può sfamarne solo 3,2 miliardi.

Celeste.10
00venerdì 26 agosto 2011 12:19
Ma c'è un problema.
La domanda di carne sta crescendo. Paesi come la Cina stanno abbandonando riso e soia a favore di abitudini occidentali. Stiamo esportando il nostro modello alimentare (o vogliamo chiamarlo colonialismo?). Secondo l'Ifpri entro il 2020 la domanda di carne nei Paesi in via di sviluppo aumenterà del 40%: questo significherà oltre 300 milioni di tonnellate di bistecche. E raddoppierà, sempre nei Paesi in via di sviluppo, la domanda di cereali per nutrire queste tonnellate di carne. Fino a raggiungere 445 milioni di tonnellate. Richieste incompatibili con la salute del pianeta e con un equo sfruttamento delle risorse. Il manzo globale sta diventando una realtà. Si chiama rivoluzione zootecnica: significa spostare nel Sud del mondo la produzione di carne. La Banca Mondiale sovvenziona, in Cina, l'industria dell'allevamento e della macellazione. Ma sbaglia: suolo e acqua non bastano per sfamare il mondo a suon di bistecche e hamburger. "Con un terzo della produzione di cereali destinata agli animali e la popolazione mondiale in crescita del 20% ogni dieci anni", scrive Rifkin, "si sta preparando una crisi alimentare planetaria". Incalza Correggia: "è stato calcolato che l'impronta ecologica, cioè il consumo di risorse, di una persona che mangia carne è di 4 mila metri quadrati di terreno contro i mille sufficienti a un vegetariano. E allo stato attuale, la disponibilità di terra coltivabile per ogni abitante della terra è di 2.700 metri quadrati". Ancora: un ettaro di terra a cereali per il bestiame dà 66 chili di proteine, che diventano 1.848 (28 volte di più!) se lo stesso terreno viene coltivato a soia. La Global Hunger Alliance chiederà alla FAO di frenare l'avanzata carnea a Sud opponendo le ragioni della resa energetica. Secondo la Correggia bisogna "promuovere il miglioramento della dieta nelle aree povere, ad esempio con una miglior combinazione degli alimenti, la produzione locale di integratori a basso costo e il recupero di cereali e legumi tradizionali molto più ricchi di quel trinomio riso-frumento-mais (rigorosamente raffinati!) che ha conquistato il mondo".

Celeste.10
00venerdì 26 agosto 2011 12:19
Economia, ecologia e cibo per tutti si fondono.
Ambiente ed economia, del resto, sono legati dalla quantità di risorse che la terra mette a disposizione di ciascun essere vivente. Se qualcuno consuma di più c'è un altro costretto a digiunare. Naturalmente non è così semplice. La fame nel mondo non è solo una questione di quantità di risorse, ma di distribuzione. O meglio, con Marchesini "è una questione di produzione, consumo e distribuzione insieme". Essere vegetariani è una scelta personale, frutto di un percorso (certo, se cominciassimo a ridurre quei 90 chili di carne all'anno...). Marchesini la definisce una scelta di etica privata (etica pubblica, obbligo collettivo, dev'essere, invece, l'attenzione al benessere degli animali). Ma essere vegetariani è anche un atto di responsabilità e sensibilità sociale ed ecologica. Scrive Rifkin: "milioni di occidentali consumano hamburger e bistecche in quantità incalcolabili, ignari dell'effetto delle loro abitudini sulla biosfera e sulla sopravvivenza della vita nel pianeta. Ogni chilo di carne è prodotto a spese di una foresta bruciata, di un territorio eroso, di un campo isterilito, di un fiume disseccato, di milioni di tonnellate di anidride carbonica e metano rilasciate nell'atmosfera"...

La prossima volta che decidi di comprare una bistecca pensa a tutto questo.
Forse per quel giorno cambierai menu. E, chissà, sostituirai la carne con un piatto di germogli di soia. Con buona pace della tua salute e di quella del tuo pianeta.


fonte
(SissiM)
00venerdì 26 agosto 2011 17:48
Su questi temi, Celeste, tu lo sai, non sono radicale come te.
Penso però che a noi italiani basterebbe recuperare la VERA dieta mediterranea, quella dei nostri nonni per intenderci, per ridurre drasticamente tanti bisogni voluttuari, fra cui il consumo di carne

Ci pensavo qualche giorno fa, quando c'è stata la festa patronale qui da me. Il menù tradizionale di quella giornata una volta era a base di pollo, anche perchè era una carne che si mangiava poco. Consumarla in un giorno di festa era un lusso sporadico. Mentre oggi quella è carne di poco pregio. Se la porti in tavola quasi ti guardano male.

O, sempre qui da me, alla sagra del panino della nonna. Noi quando parliamo ai panini immediatamente pensiamo anche ai salumi per farcirli. Ma solo qualche decennio fa, nei panini si mettevano prevalentemente verdure.
Celeste.10
00venerdì 26 agosto 2011 18:38
Ognuno la pensa come meglio crede, ma secondo me, oggi si fa troppo uso di carne! [SM=g2299785] ....
Tanti mi dicono: ma se non mangi carne cosa mangi?....
come se esistesse solo la carne per preparare dei buoni pranzetti!
senza carne sono persi, non sanno cosa cucinare...[SM=g2375610]

[SM=g2355028]

se una persona vuol essere un "cannibale" e cibarsi di cadaveri, dovrebbe però prendersi anche le sue responsabilità ed essere lei ad uccidere l'animale, troppo comodo farlo fare agli altri!! [SM=g2311089]

la maggior parte delle persone vive senza neanche un briciolo di consapevolezza...non pensano alle mille sofferenze inflitte alle povere bestie e questo solo per soddisfare la gola del genere umano.... [SM=g2311098]

perchè togliere la vita ad un essere vivente, quando si può benissimo vivere senza uccidere nessuno???....tutti hanno diritto alla vita, anche gli animali..

per me non c'è nessuna differenza tra un uomo che mangia un animale e i cannibali che si cibano di carne umana...
è un po' come la storia di quelli che si scandalizzano perchè alcuni popoli mangiano cani e gatti e poi loro, però, mangiano maiali, mucche, pecore, galline, ecc..ecc..
mi dite che differenza c'è? ...è la stessa identica cosa.. [SM=g2299805]

senza parlare poi di quelle signore che si dichiarano amanti degli animali e vanno a spasso col loro cagnolino vestito col cappottino per non fargli prendere freddo e poi loro, però, indossano la maxi pelliccia di visone o di ermellino o di cincillà...
ma a chi vogliono darla a bere??
è questo il loro modo di amare gli animali?? [SM=g2299800]
ma non pensano a cosa indossano?....non sono forse animali anche quelli?...non hanno forse anche quelli diritto a vivere???
oppure ci sono animali di categoria A e animali di categoria B? [SM=g2299812]

per chi volesse aprire gli occhi:




(SissiM)
00venerdì 26 agosto 2011 18:59
Sulle pellicce, specialmente dalle mie parti, sono prefettamente d'accordo con te.
Sul non mangiare assolutamente carne lo sono meno. Io penso che gli uomini siano onnivori, e che quindi piccole quantità di carne non ci sia nulla di male a mangiarne. Ma adesso c'è spreco ed esagerazione, e questo non mi sta bene. Anche perchè si alterano gli equilibri naturali, e poi ne paghiamo tutti le conseguenze.
Per esempio il pesce...in Italia ne consumiamo troppo rispetto a quanto il mare possa garantire. Restando su questa strada distuggeremo tutto. Faremmo molto meglio a fermarci in tempo
velenissima65
00venerdì 26 agosto 2011 21:57
è tutto sacrosanto

però


i vegetali che mangiamo provengono da serre
sono pieni di concimi eclusivamente chimici e di pesticidi
la coltivazione intensiva di ortaggi ha portato comunque a un depauperamento della terra,all'inquinamento di aria e acqua.
io ora ho difficoltà a comperare un frutto che sappia di frutta,un'insalata che sappia di qualcosa. infatti non mangio più frutta,è totalmente insapore per me.

qui siamo circondati da vigneti:pochi uccelli,poca erba.usano diserbanti e i trattamenti alle viti li danno dal trattore alla cavolo,spruzzando in aria i veleni che arrivano fino alle case intorno.

quando coltivi solo un unica specie vegetale devi fare mille trattamenti altrimenti ogni malattia può avere una virulenza devastante:esattamente come in un pollaio da 1 milione di galline,o una stalla da centinaia di capi.

VEGETALE non è sinonimo di NATURALE o di CORRETTO UTILIZZO DELLA TERRA.
purtroppo bisogna rendersi conto di quante energia serva a una serra e di quanta roba chimica si utilizza per avere un kg di verdura.


gli alberi da frutta vengono estirpati ancora giovani perchè la pianta pompata per crescere e produrre al massimo si "consuma" prestissimo e deve essere eliminata e sostituita: non vi ricorda quello che succede a certe bestie di allevamento?

solo perchè una pianta non grida* allora ha il diritto di essere trattata così?


*cit Gamma,vecchio sceneggiato televisivo(dove veniva mostrata la sensibilità delle piante)
(SissiM)
00venerdì 26 agosto 2011 22:12
Vero anche questo
Ho degli amici di famiglia che coltivano pesche biologiche....il sapore è tutta un'altra cosa
Poi questa smania dei prodotti fuori stagione....
per far arrivare le ciliege in inverno le trasportano dall'altro capo del mondo
Non sanno di niente, costano un occhio della testa e per portarle qui sprecano moltissima energia
velenissima65
00venerdì 26 agosto 2011 22:20
ho comperato frutta bio alla coop e faceva pena...manco bio ho trovato roba buona. poi costa troppo,sono esagerati!!
(SissiM)
00venerdì 26 agosto 2011 22:23
Infatti i miei amici si sono dati alle colture biologiche perchè sono le uniche che rendono bene
Con i prezzi attuali, in campagna, certe volte non conviene nemmeno raccoglierle le cose
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