Da internet: "Kevin Carter, un fotografo sudafricano, si suicidò il 27 luglio del 1994, all'età di 34 anni, attaccando il tubo di scappamento del suo truck ai finestrini, lungo il fiume Braamfonteinspruit, in Sudafrica, tre mesi dopo aver vinto il premio Pulitzer, Il 23 maggio del 1994. Grazie a questo scatto, secondo alcuni era già da tempo depresso, faceva uso di droghe e soffriva per la morte di un suo caro amico -e collega- ucciso dalla polizia di Johannesburg. Quel giorno il fotografo aveva avuto un incontro con il male assoluto , con una rivelazione troppo difficile da affrontare; il rantolo di una bambina sudanese abbandonata che sta morendo , un avvoltoio che si apposta a pochi metri in attesa di ghermirla. Chissà quali motivazioni avevano spinto Carter a fare quella professione. Secondo Susan Sontag il fotografo vive una condizione simile a quella del turista che s'immerge in una realtà , anche dolorosa , con la consapevolezza di poterne uscire in qualsiasi momento, c'è un confine rassicurante che si può sempre attraversare tra "l'io" che osserva e "loro" che soffrono, una condizione di privilegio esistenziale che dà i brividi , per altri il fotoreporter è poco più di un entomologo che guarda gli esseri umani con distacco, senza una vera empatia con la realtà che sta documentando , la professionalità supera di molto l'umanità del suo sguardo. Ma lo stessa cosa si può dire del lettore e di chi usufruisce dell'informazione. Cosa fece Carter dopo aver scattato la foto? Scacciò l'avvoltoio? soccorse la bambina, oppure no? Nelle poche settimane prima del suicidio a chi lo interrogava rispondeva di non essere assolutamente orgoglioso di quell'immagine, anzi di odiarla, ma più spesso glissava. Se è vero che la foto è il motivo della sua morte, Carter si uccise veramente perché era oppresso dal rimorso? oppure perché aveva assistito impotente a qualcosa che era troppo da sopportare? Si sentiva in colpa per se stesso, oppure in maniera universale per tutto il mondo "sviluppato" che rappresentava tramite il lavoro di reporter free-lance? per essere un' appartenente a quell'universo che filtra ogni dramma con le regole del marketing, dei tagli redazionali e delle convenienze politiche e culturali? O più semplicemente perché non era riuscito ad obbedire a quella regola etica che gli avrebbe imposto di non scattare affatto e salvare la bambina? Secondo un'altra testimonianza Carter non si fermò per soccorrerla e la ritrovò il giorno dopo morta nello stesso luogo, ma ogni racconto sull'episodio è sempre pieno di contraddizioni e imprecisioni".