VULTURE AND CHILD: KEVIN CARTER

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(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:32
Di Paolo De Grandis


E adesso? Da dove salta fuori questa…luce. E' tutto così strano. Non capisco. Ma dove sono? Qualche minuto fa ero nella mia auto ed ora mi trovo in questo luogo. Ma che razza di posto è? Non ricordo nulla. Forse una luce, forte...
-C'è qualcunooo? C'è qualcuno quiii?". Non c'è nessuno, nessuno che mi risponda. Fiori, campi di fiori colorati ovunque io giri la testa. E musica! Da dove arriva? Cos'è? Un'arpa? Ma dove sonooo??
Sono stanco: devo sedermi. Devo sedermi un po' e pensare. Devo capire dove sono e che ci faccio qui.
Se chiudo gli occhi un po', forse, riuscirò a dare un significato a tutto. E magari a capire chi sono e qual è il mio nome...
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:33


...Anche oggi fa caldo. Stanotte ho dormito solo un paio d'ore con la paura d'essere morso da uno dei serpenti che strisciano qui. Puzzo come un caprone e ho la barba di due settimane. Oggi fa veramente caldo. La mia Nikon? E' con me, inseparabile amica, soprattutto ora che Ken non c'è più. Mi manca l'eroina, ma con un tozzo di pane mi sono procurato un po' di coca: prima o dopo voglio farla finita con sta merda. Sto aspettando quel bambino che mi dovrebbe portare dove gli Zulù trucidano donne e bambini. Non amo farlo, ma qualcuno dovrà raccontare cosa succede quaggiù. M'incammino verso il pozzo d'acqua a bagnarmi il viso, quando Jerome arriva armato dalla testa ai piedi. Il bambino corre e mi chiede di seguirlo. Prendo la macchina fotografica e la borsa e, senza esitazione, corro pure io...
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:34


...sento la testa pesante. Mi gira tutto. Mi ci vorrebbe un po' di roba. Ma dove sono? Dov'è la mia macchina? Sono stanco, tanto stanco che non riesco a stare sveglio. Mi sembra di non aver mai dormito in tutta la mia via…
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:35


…I bambini da queste parti, non giocano ai soldati: lo sono veramente. Una volta mi sono imbattuto in un bambino che sparava a bruciapelo ad un vecchio. Non riuscii a scattare nessuna foto perché mi puntò il fucile in faccia. Quel giorno scappai.
-Jerome! Dove stiamo andando?
-Da mio padre, "uomo-delle-foto"!
-Perché?
Ma il ragazzino è già molto avanti e non sento la sua risposta. Finalmente arrivo nel luogo dove abita la famiglia del mio giovane amico: un insieme di pietre di fango e argilla, incollate con lo sputo. Non faccio tempo a riposare un attimo che un uomo minuto esce dalla porta e mi chiede di seguirlo. Sono stanchissimo, sudato, assetato ed affamato, ma ho scelto io questo lavoro. Quindi continuo.
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:36


Il sole batte come non aveva mai fatto nei giorni precedenti. Le zanzare sono già all'opera e io sono il loro pranzo-colazione e forse cena. Spero di sopravvivere per consumare anche la mia. Talvolta mi chiedo come facciano questi omini neri ad avere tutta questa resistenza. Riesco ad avvicinarmi all'uomo e gli chiedo dove stiamo andando.
-Morti.
'Morti'. Mi dice proprio 'morti', solo una parola: 'morti'. In quella regione del Sudan è facile imbattersi in fosse comuni, dove le tribù della zona vengono trucidate e sepolte dai guerriglieri: uomini, donne, vecchi e bambini. Persino i cani vengono giustiziati. E mangiati...
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:38

...non riesco a muovermi, schiacciato da milioni di domande a cui non so dar risposte. E sempre sta musica che mi accarezza come vento. Sono arpe. O forse voci…
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:39


...L'erba gialla e secca, è alta fino alla pancia e io mi trovo nel bel mezzo della Savana, ad inseguire un negro alto poco più di un metro, la cui unica parola che sa dire è 'morti'. E fa un caldo cane!!
Mentre inizio a preoccuparmi, dopo un'ora arriviamo su una strada sterrata, dove la polvere si mescola al sudore deformando pelle e viso. Mi sento vecchio. Da lontano, un ruggito squarcia il silenzio. L'uomo non è armato e la nostra unica arma è la mia macchina fotografica. Sono "l'uomo-delle-foto".
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:40


Il percorso ci porta in una radura. Un fetore mi costringe a coprirmi il naso prima e la bocca poi. Nel vedere quelle braccia, gambe e teste tagliate nette dai machete vorrei coprirmi anche gli occhi, ma mi metto in posa ed inizio a scattare. Posa-click-scatto. Posa-click-scatto. Posa-click-scatto. Posa-click-scatto. Posa-click-scatto. Posa-click-scatto...
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:41
...click. Ora che ci penso: la mia macchina fotografica! Ho una macchina fotografica, ricordo. Devo cercarla, ma non so da dove cominciare…
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:43
...Il piccolo uomo mi guarda con un sorriso, mentre piangendo, con la mano appoggiata ad un albero spoglio, vomito un po' di saliva e tanta rabbia. Mi asciugo con la mano e, senza attendere altro tempo, mi fa cenno che dobbiamo andare: lo seguo verso la strada che abbiamo abbandonato. Stranamente non torniamo indietro, ma proseguiamo verso nord.
-Morti. – mi dice guardandomi con il suo ghigno soddisfatto, senza che io gli chieda nulla, come a leggere nella mente la domanda che volevo porre: "Dove andiamo?".
'Morti'.
Mezzora di strada ed arriviamo ad un piccolo villaggio di capanne fatte di fango e tufo e paglia a far da tetto. Sembra abbandonato.

(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:45

La mia guida entra in tutte le capanne con fare deciso, gridando qualcosa in una lingua che non conosco, forse a scacciare i demoni. Qui non sembra ci siano morti ammazzati e conveniamo siano stati portati via tutti: i guerriglieri ribelli sono soliti nel deportare le donne nei loro accampamenti per violentarle ed uccidono vecchi e bambini così che in futuro non potranno vendicarsi. Questa è l'Africa delle armi, del potere. E dei 'morti'...
...Alzo la testa e vedo grandi uccelli che girano in tondo sulle nostre teste. E mentre inizio a scattare (Posa-click–scatto) sento il padre di Jerome che, da dietro una capanna, mi urla qualcosa che non capisco. Corro. Mi blocco. E la vedo...
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:45


...che vento leggero c'è qui. Non sto male. Per la prima volta non mi sento a disagio, ma non ricordo come ci sono arrivato in mezzo a tutti questi fiori variopinti. La terra non sembra terra ed il cielo non sembra cielo. Il vento è leggero e non sembra vento. Piuttosto sembra un insieme di, non so…
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:47
...E' piccola, avrà un anno. E' curva su se stessa, la testa grande su un corpicino minuto. Al collo una collana, ai polsi braccialetti colorati che l’avranno resa felice. Ora sono catene e manette. Le si vedono le ossa. Si muove, scossa da fremiti tipici di chi non beve e non mangia. Sommessamente emette rantoli che un bambino non dovrebbe fare. Li fanno i vecchi, quelli che stanno abbandonando la vita, quelli che l’hanno vissuta, la vita!! LEI E' SOLA, SENZA NESSUNO! LEI E’ ANCORA VIVA! I bambini hanno vicino un gattino, o un cagnolino, ma a farle "compagnia", ora lei ha un avvoltoio. Lui la guarda muovendo il collo su e giù, allargando le ali per spaventare gli altri grandi uccelli che volano alti nel cielo e noi, che ci siamo avvicinando.
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:48
Mi fermo nel momento in cui l'uomo mi blocca parandomisi di fronte. Scuote la testa in segno di diniego. Lo guardo, vorrei parlare, ma mi fa cenno di scattare. Mi chino sulla borsa senza staccare gli occhi dalla bambina e dall'avvoltoio che ora batte forte le ali e gira in tondo. Posa-click-scatto. Miriadi di mosche le si posano sulla bocca, sugli occhi semi aperti, sulle orecchie e tra le bambine scheletriche. Un odore di pipì pervade l'aria. E lei è sola, mentre dovrebbe stare con la sua mamma ed il suo papà. Un bambino non può morire così.. UN BAMBINO NON DEVE MORIRE! Oddio, non deve! Mi alzo in piedi e mi avvicino:
-Ehi? Ciao!
Ma lei non alza la testa e continua a muoversi presa da improvvisi spasmi. Mi avvicino, ma il negro mi ferma deciso e mi dice la solita parola che odio:
-Morti!
-Viva! – rispondo con uno scatto d'ira.
-Morti.
-Viva!
-Malattia. Poi morti. – mi fa eco lui.
Lo scanso, devo portarla via, via con me: la porterò da un medico, magari a Johannesbourg. E poi vivrà con me e diventerà grande e studierà e si fidanzerà e si sposerà e sarà mamma e dimenticherà. Diooooooooooooooooooo.
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:49
...baci e piccole carezze che mi scompigliano i capelli. Sono felice. "Kevin!" Mi giro a guardare chi ha sussurrato il mio nome. Il mio nome! Kevin, ho sentito bene. Allora c'è qualcuno, e mi conosce. Mi guardo alle spalle: nulla. A destra e a sinistra, ma nessuno che i miei occhi possano vedere. Solo una luce in cielo che mi sembra stia tramontando…
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:50

...E mi ritrovo a terra, sangue sulla camicia, sul collo e due denti rotti. L'uomo è sopra di me e mi punta un coltello alla gola. Mi fa cenno di andare, lasciandomi alle spalle la piccola che continua a tremare mentre un avvoltoio ci guarda allontanare lungo la via. Puntiamo verso sud.
Lo supplico ancora:
-Lasciarmi tornare indietro..
Ma la lama tagliente del suo coltello mi ferisce al petto. E piango a dirotto, con la sensazione d'essere inerme e di odiare il paese dove sono nato. Odio l'Africa, il mondo, questa macchina fotografica. E Dio!...
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:50
…"Kevin!" Quella voce, di nuovo. E' melodia pura e mi attrae verso la luce che, nel frattempo, si è fermata avanti a me. La seguo, mentre mi sembra di vedere qualcuno, qualcosa: un vestito azzurro ed una tunica bianca…


(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:53
...Sono su un letto d'ospedale e non ricordo nulla. Qui mi dicono che mi hanno trovato svenuto fuori città, con diverse piccole ferite da taglio e con due denti rotti. La macchina fotografica, stranamente mi era stata risparmiata. Vado a casa e stampo le foto. E la vedo: piccola, indifesa, tremante, con un avvoltoio che aspetta la sua razione. E piango ancora, senza fermarmi...

(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:54
…"Kevin, avvicinati". Ed io mi avvicino piano. C'è pace nella sua voce…
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:55


...Qualche mese dopo, l'agenzia per cui lavoro, ha venduto i diritti dei miei lavori ed un importante giornale americano ha pubblicato quella foto: successivamente mi hanno premiato con il Pulitzer e mi hanno dato un assegno.
-Grazie a tutti! Clap-clap-clap. Posa-click-scatto.
Nel frattempo sono stato attaccato dal mondo intero per non aver portato via quella piccola creatura degli artigli dell'avvoltoio, dalle grinfie della morte e a nulla è valsa la mia versione dei fatti: 'colpevole!'
Con quella foto è morta una parte di me ed ora, mi accingo ad uccidere anche quella che mancava. 'Morti'...
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:56
…"Kevin avvicinati: ho una sorpresa per te". Ed io mi avvicino ancora e non riesco a non piangere. Noto che la Signora tiene in grembo un bambina dai capelli corti corti. E' di colore e mi guarda con un sorriso grande. E splende di luce. La guardo e.. 'Oddio.. Oddio.. ODDIO E’ LEI! E' LEI! E' LEIIII!' Ed è così bella. E viva. E mi sorride. Mi tende le braccia, forse mi ha perdonato. Dio, vorrei mi perdonasse per averla abbandonata. Dio ti prego, fa che mi abbia perdonato: farò tutto quello che vorrai, ma fa che mi abbia perdonato.. Mentre la stringo, la bacio e la bacio ancora e ancora. La bambina mi accarezza la barba e ride. Non trema più: mentre tremo io. E per questo ridiamo insieme, sempre più forte. La Signora è vicina a noi ed io non ho più paura. Sento la musica, ora, sento le voci, ora, sento la pace, ora. E’ finalmente pace. Ma, sì, ora ricordo tutto: il mio nome è Kevin…
(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:57
...Carter e faccio il fotografo. La mia Toyota è sigillata ed il motore acceso. Il tubo che porta i gas di scarico ha già fatto il suo dovere, affogando l'abitacolo con monossido di carbonio. Guardo il fiume Braamfonteinspruit dove da ragazzino venivo a fare il bagno con i miei amici. Ora il sole è quasi alto nel cielo sudafricano dove la vita sa essere bella per pochi e molto crudele per i più. Adesso ho sonno, sono stanco ed ho voglia di dormire. E voglio farlo per tanto, tanto tempo. E adesso? Da dove salta fuori questa...luce. E' tutto così strano.

(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:58

Da internet: "Kevin Carter, un fotografo sudafricano, si suicidò il 27 luglio del 1994, all'età di 34 anni, attaccando il tubo di scappamento del suo truck ai finestrini, lungo il fiume Braamfonteinspruit, in Sudafrica, tre mesi dopo aver vinto il premio Pulitzer, Il 23 maggio del 1994. Grazie a questo scatto, secondo alcuni era già da tempo depresso, faceva uso di droghe e soffriva per la morte di un suo caro amico -e collega- ucciso dalla polizia di Johannesburg. Quel giorno il fotografo aveva avuto un incontro con il male assoluto , con una rivelazione troppo difficile da affrontare; il rantolo di una bambina sudanese abbandonata che sta morendo , un avvoltoio che si apposta a pochi metri in attesa di ghermirla. Chissà quali motivazioni avevano spinto Carter a fare quella professione. Secondo Susan Sontag il fotografo vive una condizione simile a quella del turista che s'immerge in una realtà , anche dolorosa , con la consapevolezza di poterne uscire in qualsiasi momento, c'è un confine rassicurante che si può sempre attraversare tra "l'io" che osserva e "loro" che soffrono, una condizione di privilegio esistenziale che dà i brividi , per altri il fotoreporter è poco più di un entomologo che guarda gli esseri umani con distacco, senza una vera empatia con la realtà che sta documentando , la professionalità supera di molto l'umanità del suo sguardo. Ma lo stessa cosa si può dire del lettore e di chi usufruisce dell'informazione. Cosa fece Carter dopo aver scattato la foto? Scacciò l'avvoltoio? soccorse la bambina, oppure no? Nelle poche settimane prima del suicidio a chi lo interrogava rispondeva di non essere assolutamente orgoglioso di quell'immagine, anzi di odiarla, ma più spesso glissava. Se è vero che la foto è il motivo della sua morte, Carter si uccise veramente perché era oppresso dal rimorso? oppure perché aveva assistito impotente a qualcosa che era troppo da sopportare? Si sentiva in colpa per se stesso, oppure in maniera universale per tutto il mondo "sviluppato" che rappresentava tramite il lavoro di reporter free-lance? per essere un' appartenente a quell'universo che filtra ogni dramma con le regole del marketing, dei tagli redazionali e delle convenienze politiche e culturali? O più semplicemente perché non era riuscito ad obbedire a quella regola etica che gli avrebbe imposto di non scattare affatto e salvare la bambina? Secondo un'altra testimonianza Carter non si fermò per soccorrerla e la ritrovò il giorno dopo morta nello stesso luogo, ma ogni racconto sull'episodio è sempre pieno di contraddizioni e imprecisioni".

(SissiM)
00mercoledì 12 maggio 2010 20:59
Note personali: I contenuti di ciò che ho raccontato, sono pura verità: Kevin Carter è stato veramente un fotografo ed ha veramente scattato la foto vincitrice del premio Pulitzer 1994: " Vulture and child". Le modalità con cui ho voluto raccontare tutto ciò è frutto della mia fantasia. Ed anche se esistono biografie e storie sulla vita di Carter ("The dead of Kevin Carter"), ho voluto immaginare cosa avrei provato io al posto suo: INDESCRIVIBILE. Spesso mi commuovo leggendo qualche libro ed ogni tanto scrivendo qualcosa anch'io. Ed oggi mi sono commosso. Grazie ad Antonio che, inconsapevolmente, mi ha riproposto quella foto.

Così come io ringrazio Paolo per avermi fatto leggere questo suo racconto! Non ho parole!
miguelsonsempermi
00mercoledì 12 maggio 2010 21:05
Ci sono sempre due modi di affrontare la vita, la maniera piu comoda...è scappare appena si ha la sensazione andare incontro a qualcosa cui non riusciresti mai a rispondere..se non mettendo in discussione troppe cose..fra cui te stesso...L'altra è affrontare il problema..."è vita reale quella che sto vivendo?"Scoprirlo potrebbe anche ucciderti......
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