Le folle oceaniche riunitesi l'8 settembre nelle principali piazze per protestare contro le mele marce della politica
GRILLO, ZAPATA D’ITALIA, MANDA A VAFFANCULO LA SINISTRA DI PRODI E VELTRONI:
“BUONI, NON PERDETE TEMPO A FISCHIARE BOSSI E BERLUSCONI: SONO TUTTI MORTI”
“PAVAROTTI È MORTO E DE MICHELIS È ANCORA VIVO:
NEANCHE DIO È DEMOCRATICO”
Andrea Scanzi per La Stampa
L’ inizio, come il titolo del resto, non è oxfordiano. Un motivetto che ripete «Ma vaffa...»,
mentre sul maxischermo scorrono i primi piani di tutti i deputati e senatori italiani.
Poi, dopo uno spot contro la legge Biagi («ha creato milioni di schiavi moderni»), parte un filmato, una soggettiva dentro un bagno:
la carta igienica è tappezzata da figurine di politici, il primo è Clemente Mastella.
Qualcuno la stacca dal rotolo, la butta nel water e tira lo sciacquone.
«Da soli non ce la fanno, diamogli una mano». Ad andare a quel paese, s’intende.
Tra il pubblico c’è chi si è fatto le treccine rasta all’insù, a riproporre una «V» come V-Day, via di mezzo tra lo sbarco in Normandia e V come vendetta.
Gli altoparlanti di Piazza Maggiore trasmettono «Io non mi sento italiano» di Giorgio Gaber, canzone in cui verosimilmente Beppe Grillo si riconosce.
Lui, accusato di essere nient’altro che un Profeta Populista («preferisco definirmi disincantatore»),
sale sul palco poco prima delle 17.
Davanti ha
una platea sconfinata.
Era accaduto quattro anni fa anche a Nanni Moretti, a conferma che in Italia gli aggregatori sono sempre più artisti guastatori e sempre meno politici di professione.
Il V-Day ha rivolto i suoi strali a tutta la politica, con una rabbia - più che indignazione - in odor di qualunquismo,
ma certo la vera sconfitta è la sinistra, che un tempo le piazze sapeva riempirle e le aveva dalla sua parte.
Non contro.
Mobilitazione in duecento piazze italiane per il V-Day organizzato da Beppe Grillo.
Da Milano, a Roma a Bologna con lo slogan "la politica sia dei cittadini"
La folla oceanica a Bologna, dove è intervenuto il comico genovese per il V-Day
«I politici non sanno cosa sta per accadergli»,
tuona Grillo, applaudito da Sabina Guzzanti e Marco Travaglio.
«In sessant’anni di democrazia hanno affrontato al massimo quattro leggi popolari, non ne conoscono la forza».
Bastavano 50 mila firme, prima che i banchetti aprissero erano già 250 mila.
In ogni stand c’erano centinaia di metri di coda, letteralmente, come per un concerto degli Stones.
Antonio Di Pietro (Italia dei Valori) in piazza Cairoli per il V-Day a Milano
Il successo, in termini numerici, è innegabile.
«Il V-Day ha avuto più di 200 mila adesioni virtuali, siamo in 220 città in tutto il mondo.
Quando ho consegnato la proposta di legge in Cassazione,
mi si è avvicinato con aria guardinga un signore distinto, ha detto che era d’accordo con tutto quello che facevo e poi è fuggito.
Ho chiesto chi era. “Il presidente di Cassazione, mi hanno risposto”».
Perché l’8 settembre?
«Perché da quel giorno del 1943, quando i Savoia fuggirono, nulla è cambiato».
La «legge Grillo» chiede tre cose:
1) limite di due legislature per i parlamentari,
2) elezione diretta dei candidati
3) e - soprattutto - no ai parlamentari condannati in via definitiva.
«Ne avevamo 25,
in tre anni ne abbiamo depennato uno, Previti.
Di questo passo, tra 200 anni abbiamo buone probabilità di avere un parlamento pulito».
Per i Meet-Up di Grillo, la mobilitazione ha sfiorato il milione di persone.
Piazza Castello (Torino)
Lucia Ricco, 96 anni, firma la petizione per il V-Day
«Io non ho meriti», dice lui dal palco dopo aver fatto togliere l’etichetta dalla bottiglietta d’acqua (per non fare pubblicità occulta),
«sono solo il detonatore.
I politici parlano di abusivi, di lavavetri, di parcheggiatori, ma i veri abusivi sono loro.
Perfino la mafia è stata corrotta dalla politica.
Non sanno neanche usare la Rete:
il ministro Gentiloni, invece di rispondere alle domande su Rete4, nel suo blog racconta che quando è in vacanza legge Liala e che il suo passatempo preferito è giocare a tennis con il suo amico Ermete.
Ma a noi cosa ce ne frega?».
E’ un fiume in piena, un’apoteosi di «vaffa» ad personam.
Cirino Pomicino:
«Una volta mi telefonò, disse che facevo l’errore di confondere la giustizia con la politica: lo mandai affan...».
Gianni De Michelis:
«Pavarotti è morto e lui è ancora vivo: neanche Dio è democratico».
Mastella (uno dei suoi bersagli preferiti):
«Non mi capacito ancora del fatto che uno così sia davvero ministro della Giustizia.
Chi li paga i disastri del suo indulto,
chi lo risarcisce il figlio dei coniugi seviziati a Treviso?
Mastella non è un uomo, è un equivoco.
Passa la vita nel suo blog a rispondere a me, un po’ come se Brown sprecasse il tempo dialogando con Mr. Bean».
Santagata:
«Credevo che fosse il cantante Tony, invece è un ministro.
Ha detto che voglio fondare un partito europeo nel 2009, ma io sono per eliminare i partiti, non per fondarli».
Prodi:
«Ha detto che vuole riavvicinare la politica ai cittadini, ma se i cittadini lo avvicinassero davvero, fossi in lui avrei paura».
Amato:
«Straparla di giustizia e legalità, ma dov’era questo “omino” quando,
da presidente dell’Antitrust, non si è accorto dei casi Telecom e Parmalat, dei bond argentini?
E’ lo stesso Amato che faceva il segretario nel Psi di Craxi?
Dice di temere svolte fasciste, ma l’unica svolta reale sarebbe prenderli tutti a calci nel c...».
Non ci sono sconti neppure per
Walter Veltroni,
che pure nel blog aveva dato la sua - timida - adesione al V-Day:
«Non sa di cosa parla, si definisce ecologista, ma non conosce la differenza tra obiettivi e mezzi per raggiungerli.
Vuole la Tav a basso impatto ambientale e il carbone dolce, come quello della Befana. E’ un uomo sopraffatto dalla confusione di idee».
La serata-fiume si protrae fino a mezzanotte, Grillo prova a smorzare la sua deriva plebiscitaria ripetendo ironicamente «Italiani!»,
in stile Mussolini. Cita Thomas Jefferson:
«Non sono i popoli a dover aver paura dei loro governi, ma i governi a dover temere i loro popoli».
Infine saluta i fedeli:
«Quella di oggi è stata la Woodstock delle persone per bene.
State tranquilli, non perdete tempo a fischiare Bossi e Berlusconi: sono tutti morti».
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'Messaggero' di oggi, domenica, pag. 4, il quotidiano diretto da Roberto Napolitano spara il seguente titolo:
30 MILA CON GRILLO: NON FARO' UN PARTITO".
Bene, all'interno del pezzo, brills una foto con titoletto che fa così: "50 MILA PERSONE IN PIAZZA MAGGIORE A BOLOGNA". 30 mila o 50 mila, questo è il problema...
Dagospia 09 Settembre 2007
Link...
La giornata di ieri, nata da Internet, è anche un colpo all'idea di onnipotenza della tivù
La piazza di Grillo
tra politica e populismo
Ma da qui in poi per lui e il suo movimento comincia il difficile
Altri sono finiti in niente dopo aver riempito le piazze
di MICHELE SERRA