Uso dell'arco

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-Pablos-
00sabato 10 dicembre 2005 09:39
Uso dell'arco
NOTA REGOLE ANNOMILLE

Round con armi da lancio: per compiere un attacco con armi da lancio sono necessarie 3 azioni, nelle quali il PG potrà impugnare, incoccare, caricare, mirare, scoccare. Anche se la sequenza non verrà rispettata, il round verrà comunque considerato di 3 azioni, ed il tiro risulterà impreciso. Un attacco con un numero superiore di azioni, invece, potrà rendere la mira più accurata. Una qualsiasi interruzione dell'attacco comporterà la necessità di ripartire dall'azione di mira.



L'Arco da Tiro

È costituito da un'asta di legno a forma di D, alle cui estremità, più sottili, sono presenti degli incavi necessari per fissarvi la corda di canapa.
Generalmente, per la sua fabbricazione, veniva usato il legno di tasso, ma anche quello di olmo, nocciolo, frassino e altri ancora.
Vari sono i tipi di arco, ma il più noto è sicuramente l'arco lungo tipico degli inglesi, ricavato da un ramo flessibile di legno di tasso alto all'incirca quanto l'arciere che doveva utilizzarlo.
Un arco lungo da battaglia era in grado di scagliare una freccia a trecento metri di distanza e di perforare una corazza di maglia; ciò, chiaramente, richiedeva una forza non indifferente da parte dell'arciere.
Durante i combattimenti ogni arciere aveva con sé circa una dozzina di frecce e quando le terminava, poteva fare rifornimento sui carri al seguito.
Le frecce potevano essere di vario tipo a seconda della loro funzionalità; ad esempio erano alettate quando dovevano essere scagliate contro gli animali, a stiletto invece quando dovevano perforare una corazza a piastre.
Per costruire una freccia un esperto impiegava circa un ora e tre quarti e venivano usati molti tipi di legno, circa dodici, ma quello più utilizzato in assoluto era senza dubbio il pioppo.
Bisogna ricordare che la produzione degli archi era un'attività molto bene organizzata: infatti, venivano controllate le quantità prodotte e registrate le importazioni, secondo le qualità degli archi stessi.

Struttura dell'Arco

L'IMPUGNATURA. Può essere flessibile ma generalmente è rigida, un poco più spessa del resto e delimitata da un manicotto di pelle;
I FLETTENTI sono la parte fondamentale dell'arco: quando questo viene posto in trazione, accumulano l'energia che sarà restituita al momento del rilascio imprimendo la spinta alla freccia. Più è rapido il loro ritorno in posizione dopo il rilascio (velocità di chiusura dell'arco), più spinta verrà data alla freccia; da qui il vantaggio dato dalla leggera curvatura delle estremità dei flettenti negli archi ricurvi che ne aumenta la velocità di chiusura.
Le NOCCHE sono le sedi per inserire gli occhielli della corda in genere presentano dei rinforzi in osso, corno o materiali plastici.
La CORDA è composta da diversi fili, da 12 a 16 per lo più, e può essere costruita di materiali diversi . Le corde sono di due tipi: la corda "senza fine", assemblata di fili paralleli tenuti assieme da avvolgimenti di un altro filo attorno agli occhielli e dal serving e la corda "fiamminga" composta di due fasci di fili ritorti l'uno sull'altro; le corde fiamminghe possono avere anche un solo occhiello mentre il capo inferiore viene legato alla nocca inferiore dell'arco mediante un "nodo dell'arciere".
La corda fiamminga viene usata solo su archi tradizionali o ricurvi e presenta numerosi vantaggi: oppone una maggiore resistenza alla inevitabile torsione che la corda subisce quando si tende l'arco ed è possibile allungarla o accorciarla : essa può variare abbondantemente in lunghezza senza diventare eccessivamente rigida; non è possibile fare lo stesso con una senza fine.
Il SERVING è un avvolgimento di filo attorno alla corda, da circa 2" sopra il centro a 6" circa sotto di esso e serve ad avere un incocco sicuro ed a proteggere la corda stessa da eventuali urti contro il parabraccio.Il punto di incocco è un anellino di metallo o di filo sulla corda che segna il punto al di sotto del quale si deve incoccare la freccia perchè sia posizionata con la corretta inclinazione e non "cavalchi" in uscita.Il Brace-height è la misura della distanza che va dall'impugnatura alla corda; ogni arco ha un brace ottimale.

La cocca è un piccolo elemento scanalato che può presentarsi in diverse forme. Quello che conta è che sia comunque del giusto diametro per l'asta, ed abbia una pinzatura adatta al serving della corda, sia come dimensione della scanalatura, che come "forza" della pinzatura; deve, cioè, agganciare la freccia alla corda abbastanza da non farla cadere durante la trazione, ma non tanto da trattenerla quando viene scoccata.

L'asta è ciò da cui tutto il resto dipende. Prima di tutto deve essere dritta, poi del giusto peso, spine e lunghezza. Per spine si intende la flessibilità dell'asta che dipende, ovviamente, dal materiale e dalla costruzione dell'asta stessa, ed, all'interno della stessa tipologia di aste, dallo spessore e dalla lunghezza; uno spine ottimale è la miglior certezza di un volo preciso e pulito.L' impennaggio deve essere adatto all'asta ed al libbraggio dell'arco.

Con aste in legno si usano penne naturali, generalmente sono di oca; la lunghezza varia da 3" a 5" e si può scegliere fra il profilo a scudo e quello parabolico.

Tutti gli impennaggi ,vengono eseguiti incollando le alette sull'asta con dei collanti. Lo schema più diffuso è indubbiamente quello consistente in tre alette incollate dritte a 120° una dall'altra con una penna di colore diverso (detta penna indice) perpendicolare rispetto al taglio della cocca. In altri casi le stesse tre alette sono incollate leggermente di traverso, in modo da formare una specie di elica (da cui il nome impennaggio elicoidale) che imprime una rotazione alla freccia in volo aumentandone la stabilità per compensazione degli scarti laterali, ma rallentandola leggermente.

Nella scelta dell'impennaggio occorre trovare il giusto equilibrio fra stabilità (impennaggio lungo e grande) e velocità (impennaggio piccolo).

La punta è anch'essa un elemento importante nel profilo aerodinamico della freccia, è importantissimo che sia adatta al diametro dell'asta e ben centrata; inoltre il suo peso (misurato in grani) influisce sullo spine dell'asta, nel senso che una punta più pesante lo aumenta ed una più leggera lo diminuisce, quindi, se vogliamo un bel tiro teso, anche questa caratteristica deve essere adeguatamente valutata.

Tecniche di Combattimento

Posizione: Piedi ben piantati per terra ad una distanza pari alla larghezza delle spalle, il peso cade centralmente e si sposta parzialmente sulla gamba anteriore in fase di caricamento dell'arco.

• Le spalle sono basse, pesanti e parallele al terreno, la loro posizione non viene modificata per tutta la durata del tiro.
• Il busto è eretto, perpendicolare al terreno, in posizione naturale.
• Gli avambracci sono diritti e in tutto il processo di tiro non vengono modificati nella posizione, come se fossero i gomiti a guidare il movimento.
• L'arco viene tenuto, quando lo spazio lo consente, "ad ore due" (ore dieci per un mancino), le braccia naturalmente flesse, senza oscurare il bersaglio.
• L'arco viene aperto dividendo in egual misura tra le due braccia la forza di trazione e quella di spinta, come a voler entrare nell'arco.
• Dopo la scoccata, la posizione non viene modificata fintanto che la freccia non ha raggiunto il bersaglio.
• Ad impatto avvenuto possiamo distogliere la concentrazione, o meglio lo Spirito, dalla freccia e quindi abbassare l'arco per un eventuale nuovo incocco.

Scoccata: La scoccata corretta, soprattutto quando si utilizzano archi relativamente pesanti non è banale. Il vero segreto sta nell'evitare di utilizzare la forza durante l'intero processo di apertura, affinché le dita non si sentano rigidamente ancorate alla corda e che possano rilasciarla, nel momento opportuno, lasciando che essa si chiuda verso l'arco senza quei movimenti perpendicolari alla chiusura dell'arco, tipici delle "strappate". Lo scopo di chi tira con l'arco è in fondo quello di scagliare una freccia e non di suonare l'arpa celtica. Non sarà mai ripetuto abbastanza che l'apertura dell'arco costruito con materiali naturali, deve avvenire in maniera consona alla fibra del materiale utilizzato, quindi senza provocare torsioni. In questo modo si avrà l'impressione che non siano le dita ma il gomito a provocare la scoccata, la corda lasciata sarà silenziosa ed emetterà un suono delicato ed elegante, un quasi impercettibile "stump". Osservando il gomito durante una scoccata corretta, si osserverà che esso si muove dolcemente indietro, aumentando la velocità della freccia, e mai invece nel senso della freccia, segno che le dita hanno lasciato l'arco in maniera non istantanea. Seguendo questi semplici, ma non troppo, consigli la freccia volerà verso il bersaglio direttamente e senza "cavalcare".
Il trucco è nell'utilizzo delle dita. Chi tira con l'arco medievale utilizza generalmente tre dita: l'indice sopra la cocca e il medio e l'anulare sotto di essa. Fin dal medioevo si era capito che l'anulare, il più debole, avrebbe finito per soccombere rispetto alle altre dita più forti che avrebbero finito per portare la forza "in alto" (sulle spalle). Pertanto gli arcieri, fin da allora, seguono questa regola tramandata verbalmente:

• indice - la mira
• medio - la direzione
• anulare - la forza.

Utilizzando questa semplice regola risulta meno facile disequilibrare il tiro e aggrapparsi alla corda come se fosse l'ancora della nostra salvezza. Fondamentale è porre la forza nell'anulare. Solo in questo modo sarà possibile eseguire una trazione fluida e regolare, generata dall'intero complesso del corpo e non dal bicipite e dalle spalle. A scoccata eseguita è estremamente importante che il braccio prosegua la sua strada in opposizione alla freccia, facendo scivolare la mano sulla guancia tra la bocca e lo zigomo. Se il movimento sarà stato corretto, la mano produrrà una lieve carezza, altrimenti verrà prodotto uno scossone brusco, simile ad una sberla (che in taluni casi colpisce il viso) e la pessima vibrazione dell'arco si propagherà attraverso le braccia sino alla nuca.

Lo Spirito è una componente fondamentale del tiro con l'arco medievale. Esso rappresenta un moltiplicatore naturale delle proprie capacità. Già nell'etimologia di questa parola esiste una componente carburante e propulsiva legata al fuoco. Lo Spirito permea ogni movimento interiore ed esteriore del tiro... e qui finisce la poesia e comincia la dura realtà: realizzare questa permeazione totale è estremamente difficile. Tutti abbiamo in mente l'arciere dell'iconografia classica che in mezzo alla battaglia mantiene una calma imperturbabile che lo trasforma in una terrificante macchina da guerra: ogni colpo una vita!
La realtà è invece assai diversa e la possibilità di far sfuggire lo Spirito in un momento qualsiasi del tiro è dietro ad ogni angolo: una freccia che cade, un amico che fa un commento... comodi alibi per far calare quella efficiente tensione ...difficile da sostenere, quando non si è in pericolo. Realizzare un'unità spirituale, dunque, comincia ancor prima di estrarre la freccia dalla faretra. I gesti diventano calmi e naturali perché sono gli stessi da migliaia di anni e fanno parte di un bagaglio genetico che va al di là dei pochi anni che hai vissuto. Il gesto è uno di quelli che ti sembra di aver fatto da sempre: incoccare, aprire l'arco e scoccare. Eppure tale gesto non è mai ripetitivo. L'energia fiammante sprigionata dallo Spirito si espande ed esce dal tuo corpo e la freccia che continui a seguire col tuo Spirito non colpisce solo il bersaglio, trapassandolo, ma colpisce anche te e colpisce anche quel passante distratto che passava col figlioletto per strada e che viene costretto dal tuo gesto a fermarsi e a seguire collo sguardo e con il cuore quello che stai facendo. Anch'egli è trapassato dalla tua freccia, perché l'emozione scagliata dal tuo arco ha risvegliato anche in lui qualcosa di ancestrale, che il tran tran quotidiano ha solo parzialmente addormentato.

Tipiche Varianti di Arco

• ARCO CORTO : Arco di tipo basico, gittata limitata ma ottima precisione. Inadatto ai tiri parabolici sulle seconde linee. Velocità conferita alla freccia limitata, con quindi minori possibilità di penetrazione nelle corazze.
• ARCO LUNGO : Arco più ampio, gittata notevole e buona precisione. Più ingombrante ma adatto ai tiri lunghi a parabola, buona potenzialità di penetrazione per le frecce.
• ARCO COMPOSITO : Variazione possibile per Archi Corti e Lunghi, gittata e potenzialità di penetrazione notevolmente incrementate, a discapito di una lievemente inferioriore precisione. Inoltre, si richiede maggior forza per aprire completamente l'Arco.

TECNICHE ARCO
La Tecnica ~

Il tiro con l'arco deve essere eseguito sempre allo stesso modo, ogni movimento deve essere ripetuto in maniera identica per ogni freccia che viene scoccata. Pochi semplici accorgimenti ci faranno migliorare sensibilmente il risultato finale. Ecco alcuni consigli:

# Piedi:
La posizione dei piedi e' importante perche' ci permette di stare comodi e di concentrarci sul tiro. Dobbiamo stare a cavallo della linea di tiro, con il piede del lato del bersaglio leggermente indietro rispetto all'altro. I piedi devono essere a "squadra" fra di loro ma ne' troppo ne' troppo poco, comodi.

# Gambe:
Devono essere rilassate, morbide e non tese altrimenti possiamo iniziare ad ondeggiare in avanti e indietro, un muscolo teso si muove piu' di uno rilassato.

# Testa:
Teniamo la testa dritta, ben sollevata ma non troppo, in una posizione comoda ed eretta. Non si deve andare a cercare la corda con il naso ma e' la corda che deve andare incontro al naso.

# Schiena:
Manteniamo una posizione eretta del busto, senza incurvarci in avanti o indietro, con tutta la muscolatura della schiena rilassata. E' la muscolatura della schiena che tende l'arco, non le braccia percio' dobbiamo partire rilassati per utilizzare al meglio i nostri muscoli.

# Spalle:
Prima di tendere la corda abbassiamo le spalle, la tendenza, all'inizio, sara' di infilarsi la spalla dell'arco "in bocca" con il risultato di non trovare il mirino ed essere contratti anziche' rilassati nel movimento. Con le spalle abbassate il movimento sara' meno faticoso e piu' fluido.

# Braccia:
Sono i ganci a cui si appoggiano arco e corda, le leve dei muscoli dorsali, non devono fare nessuno sforzo. Se tendiamo l'arco con le braccia sara' molto piu' difficile allineare il mirino con il bersaglio, il movimento sara' meno fluido e lo sgancio sara' uno strappo.

# Mani:
La mano dell'arco deve stare aperta e morbida, inserita decisamente e correttamente nell'impugnatura in modo da non scivolare e rappresenta il primo punto di appoggio dell'arco. La mano che tende la corda deve essere rilassata e le prime tre falangi dell'indice, del medio e dell'anulare agganciano la corda senza toccare la cocca; il dorso della mano e l'avambraccio devono essere allineati senza formare angoli.

# Respiro:
Un respiro lento e costante favorisce il movimento fluido della nostra azione. Non andiamo in apnea altrimenti ci metteremo ad ondeggiare. Nel momento in cui tendiamo l'arco espiriamo lentamente fino a svuotare quasi ma non del tutto i polmoni, ci aiutera' a stare fermi e ad eseguire il movimento in modo molto piu' fluido<p><font class='xsmall'>[<i>Modificato da -Pablos- 10/12/2005&nbsp;10.13</i>]</font></p>
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