Una strana autobiografia

!savio!
00lunedì 21 marzo 2005 01:54
Nota per gli admin: non sono sicuro che questa sia la sezione adatta, quindi fate voi [SM=g27823]

Una strana autobiografia - parte I

Prologo
Spesso capita che, conoscendo persone nuove, queste ti chiedano “Chi sei?”, “Cosa fai?”, “Me li presti tremila euro?”. Beh, visto che ogni volta mi seccava ripetere sempre le stesse cose, ho deciso di farlo una volta e per tutte, e quindi ho messo mano a questa specie di modulo prestampato della vita comune. Questa è la mia vita, ma potete benissimo adattarla a chiunque di voi, essendo abbastanza comune. Detto ciò, volevo solamente ricordare a tutti che questa è una storia reale e certificata... o almeno così mi sembra. A voi scegliere.
Ah, e se ve lo stesse ancora chiedendo, no, i tremila euro non ve li presto.

Capitolo 1 – I primi vagiti
Sin dalla nascita, sono stato un bambino molto fortunato, il classico tipo “nato con la camicia”. Difatti, il dottore che mi prese per primo, mi tirò su per il colletto (non il mio, quello della camicia), e guardandomi intensamente esclamò “Che schifo!”. Poi, sempre con lo stesso tono, ma questa volta rivolto a mia madre, continuò con queste parole (anche se potrebbe sembrarvi strano, le ricordo ancora una ad una): “Signora mia, se proprio aveva intenzione di creare un fenomeno da baraccone, poteva almeno degnarsi di mettergli una mutanda!”... ma che razza di medico, dico io.
Insomma, quelle parole riuscirono ad influire su tutta la mia vita. E volete sapere come? Semplicemente, da quel giorno, qualsiasi cosa faccia, va sempre a finire allo stesso modo... e cioè mi trovo sempre col culo all'aria.
Nonostante tutto, mia madre era consapevole di aver creato qualcosa di straordinario... a parte lo scalpore che fece all'epoca la nascita di un bambino con la camicia. Pensate, a solo un anno di vita, già ero in grado di capire e comunicare col mondo degli adulti. Mi sentivo una specie di genio. Questa mia illusione, però, durò solamente altri tre anni, e cioè il tempo di capire che non ero io ad essermi alzato al livello comunicativo degli adulti, bensì erano loro a regredire psicologicamente allo stato brado in presenza di bambini.
Certo che oltre questo, ricordo poco dei miei primi anni di vita, quindi andiamo oltre e passiamo subito alla scuola, altro capitolo importantissimo nella mia formazione.

Capitolo 2 – La scuola... i primi amori
Fin dagli anni della materna, il mio percorso scolastico è stato ben movimentato. Ricordo che con i miei amici giocavamo tantissimo, come tutti gli altri bambini d'altronde, e il nostro gioco preferito erano le gare di sputo. Avete presente la specialità? Beh, non posso dire che non fosse divertente, anzi, erano anche gare agguerrite. Peccato che non ne abbia mai vinta una, anche perché a me toccava sempre fare il bersaglio. Si, dicevano che ero il più indicato anche perché ero il più difficile da prendere. Oltre questo, non ricordo tanti amici, forse anche perché non ne avevo. Però ricordo benissimo il mio “migliore amico”. Era il mio compagno di banco, l'ho incontrato al terzo anno delle elementari, si chiamava Giuseppe ed aveva trentasette anni. Era il mio compagno di banco anche perché nessuno voleva stargli vicino per via di qualche pregiudizio e strane voci che giravano su di lui, quindi arrivando sempre per ultimo, non mi restava altro posto in cui andarmi a sedere.
Anche se non sembrava, il mio migliore amico era una persona stupenda... se non fosse che credeva di essere un orsetto lavatore! Non che mi dispiacesse più di tanto, intendiamoci, ma il fatto che ogni mattina mi prendesse e mi ripassasse con acqua e candeggina, col passare dei giorni cominciava a divenire seccante... soprattutto in inverno (questa freddura, per essere capita al meglio necessiterebbe di ulteriori spiegazioni riguardanti i miei soprannomi, ma prendetela per buona ugualmente! NdA).
Ah, la scuola... i primi amori. Come non collegare la vita scolastica con la nascita dei primi amori? Ebbene si, nemmeno io ne sono stato immune.
La mia prima fiamma (parlo di quelle serie), l'ho conosciuta quando frequentavo il terzo anno delle scuole elementari. Bella, occhi azzurri, capelli biondi, lunghi, sembrava una bambola... in effetti era alta venti centimetri e il suo nome era Barbie, ma a parte questo, era una donna stupenda.
Ed a proposito della mia bambolina, questo mi fa venire a mente un altro episodio della mia piatta vita.

Capitolo 3 – Condizioni salutari
Un piccolo capitolo, volevo dedicarlo alla mia salute, ed ai disguidi che sempre mi hanno tormentato in campo medico, a partire dalla mia nascita (ricordate quel dottore? Beh, io si!).
Ricordo che fin da bambino la mia salute non è mai stata questo granché, ero magro e molto emaciato, giallino di colorazione. Figuratevi che un giorno, quando avevo all'incirca dieci anni, mia madre mi portò in ospedale per un banale raffreddore che durava da ormai dieci anni (evidentemente colpa della frescura ai paesi bassi che mi accompagnava fin dalla nascita). L'equipe medica, tra cui si annoveravano luminari di fama mondiale, dopo lunghi e snervanti consulti decise che operarmi sarebbe stata l'unica via per la mia guarigione.
L'operazione consisteva nell'impianto cutaneo di uno slip foderato. In pratica volevano farmi diventare come Big Gim.
Mia madre, poverina, acconsentì all'operazione. Dopo due giorni e due notti con vari dottori che si davano il cambio in sala operatoria, la mia genitrice non riuscì a resistere oltre, e fece irruzione.
La scena era questa: io in fondo alla sala, appeso al soffitto per i piedi, mentre i dottori, a turno, giocavano alle freccette con le siringhe, cercando di prendermi bene le vene. Partenza da tre metri, poi cinque, dopo otto. Uno dei più intraprendenti disse: “Scommettiamo che gli prendo il braccio dai dodici metri?”, e così fece... solo che invece di prendermi un braccio, mi centrò in pieno in un occhio, l'idiota. Non potete nemmeno immaginare la sofferenza. In quel momento sentì un dolore boia, ma un boia che si trovò a passare di lì mi guardò e mi disse: ”Ti sbagli, questo è proprio un dolore cane!”
Ed un cane che si trovò a passare di li mi guardò e mi disse: “No, sbagli ancora. Questo è proprio un male tremendo!”...
Ed un tremendo che si trovò a passare di li mi guardò e mi disse: “Si, ma io che cazzarola sono?”
Logico dire che l'operazione non riuscì, anzi dopo si seppe che era tutta una bufala messa in piedi per dare modo ai dottori di svagarsi. Certo, da parte mia non c'era alcuna protesta... ma almeno avrebbero potuto mettermi a testa in su!
Dopo questo ennesimo episodio di incomprensione medico – cavia, decisi di farne a meno quanto più possibile. E strano a dirsi, da quel giorno sto decisamente meglio.

Lycisca
00lunedì 21 marzo 2005 15:26
Spassosissima[SM=x142839]
Fiumi di porpora
00lunedì 21 marzo 2005 16:51
buhahaauahahauauuaauhauhauhuahahuahuahauhuaha straordinario!
!savio!
00lunedì 21 marzo 2005 22:27
ehi ehi, non ridete della mia vita. guardate che quello che avete letto è tutto vero :ms39:
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