Una nuova speranza

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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:47
Vi presento una delle mie fanfic, spero di riuscire ad inserire anche le altre. Spero che vi piaccia Betty

CAPITOLO 1

Amburgo

"Price non avrei mai pensato di trovarti così!"
Benji osservò la ragazza che lo squadrava dall'alto al basso, lui era seduto al bancone del solito bar ed era già ubriaco.
"Chi diavolo sei?" chiese con la voce impastata dall'alcol.
"Sei talmente ubriaco che non mi riconosci?" continuò ancora la sconosciuta.
Benji la osservò nuovamente, alta fisico asciutto, capelli neri come la notte e lunghi, gli occhi scuri; carina almeno credeva.
"Chi diavolo sei?" ripeté il ragazzo.
"Benji Price sei il solito caprone! Non riconosci neanche me, ma come hai fatto a conciarti in questo modo?"
"Ragazzina, non so chi cavolo sei e non ti permetto di giudicarmi."
"Non so se mi hai guardato bene ma non sono più una ragazzina, forse quando ci siamo incontrati ero più piccola." Disse la ragazza con un sorriso e ricordando quei giorni.
Benji la osservò quel sorriso, lo conosceva ma a chi apparteneva?
"Facciamola finita con questi giochi, dimmi chi sei!"
"Sono Eileen Bristol"
"Eileen! Adesso ho capito chi sei!" disse Benji con troppa enfasi.
La ragazza sorrise "Non fingere, non ti ricordi chi sono"
"Lo ammetto, non mi ricordo chi tu sia" Benji mandò giù un bicchiere di whisky come se fosse acqua.
"Smettila di bere! Magari riesci a salvare quel poco di cervello che ti è rimasto."
"Senti bella, se non vuoi finire male ti consiglio di girarmi alla larga."
"Bella lo dici a tua sorella e poi se sono qui non è per me. Ho bisogno del tuo aiuto."
"Eileen o come cavolo ti chiami, ti ripeto che non mi ricordo neanche chi sei, figurati se voglio aiutarti." Disse Benji girandosi completamente verso la ragazza, così facendo cadde dallo sgabello tra le risate generali degli altri clienti.
"Che diavolo avete da ridere?" urlò Benji mentre si rialzava.
"Dai vieni con me, ti porto fuori" disse Eileen prendendolo per un braccio.
"Lasciami andare, mi tratti come un bambino. E non lo sono." Disse Benji liberando il braccio dalla stretta della ragazza.
"Sei più testardo di quanto mi ricordassi, la nonna me lo aveva detto che non sarebbe stato facile convincerti."
"Non sono tua nonna!" esclamò Benji.
"Lo so che non sei mia nonna, accidenti! Adesso chiudi il becco e vieni con me" disse la ragazza trascinando Benji fuori dal bar.
"Ma sei matta o schizofrenica? Non voglio venire con te!" protestò il ragazzo.
"Va bene non ti ricordi di me, ma non puoi aver dimenticato la nonna, Eleonor Bristol."
Benji si bloccò all'istante e nella sua mente apparve la figura della donna che lo aveva cresciuto, la sua tata.
"Ele"
"Esatto Ele, vuole vederti! Ha bisogno di vederti."
"Perché?"
"Questo non lo so, mi ha mandato a cercarti perché ha bisogno di te"
"Scusa ma dove dobbiamo andare?"
"Che domande! Dobbiamo tornare in Giappone! Adesso non fare altre storie e salta in macchina." Disse Eileen aprendo la portiera della sua auto e spingendovi dentro il portiere.
"Ehi! Mi hai fatto male!" disse Benji massaggiandosi la spalla.
"Non vorrai piangere! Smettila di frignare e cerca di comportarti da persona adulta"
"Devi piantarla di giudicarmi, tu non sai niente di me, tu non mi conosci!"
"Hai ragione io conoscevo un ragazzo che amava la vita e aveva una grande passione. Questo ragazzo adesso vedo che è sparito. Sono venuta fino a qui solo per far un piacere alla nonna, l'ho fatto solo per lei."
Benji non vide le lacrime spuntare lente dagli occhi di Eileen e lei fu svelta ad asciugarle.
"Va bene andiamo, tanto non ho niente di meglio da fare."
La ragazza sorrise, forse si poteva ancora scovare il ragazzo che lei conosceva.


Benji si svegliò in una stanza d'albergo dove sono? Cavoli non mi ricordo niente. Pensò poi nella sua mente apparvero delle immagini, il solito bar, una bella ragazza e poi niente..
"Ben alzato. Vuoi un po’ di caffè?"
Benji guardo la ragazza sulla porta della camera e si domandò chi fosse.
"Sono Eileen Bristol. La nipote di Eleonor la tua vecchia tata." Disse la ragazza come se avesse letto la domanda nella mente di Benji.
"Adesso ricordo, o meglio mi ricordo fino a quando eravamo in macchina" disse Benji cercando di tenere sotto controllo il mal di testa e il senso di nausea del dopo sbronza.
"Dopo che siamo saliti in macchina, ti sei addormentato e non sono più riuscita a svegliarti, così ho anche dovuto pagare un cameriere per farmi aiutare a portarti fino a qui."
Benji guardò la ragazza come se la vedesse per la prima volta e lentamente nella sua mente affiorò il ricordo delle numerose estati passate insieme, ricordava quella ragazzina sempre con i capelli raccolti e quel dolce sorriso.
"E' meglio se bevo un po’ di caffè, così mi spieghi tutta la faccenda." Disse Benji alzandosi e accorgendosi che era in boxer arrossì.
"Mi hai spogliato tu?"
"Certo, non sei il primo uomo che vedo in mutande! I tuoi vestiti sono in bagno, dopo passiamo a casa tua a prendere il resto."
Eileen andò verso il piccolo salottino e Benji scosse la testa per cercare di capire se fosse tutto un sogno, andò in bagno e dopo una doccia veloce si vestì.
"Finalmente sembri una persona normale, tieni una bella tazza di caffè amaro." Disse Eileen passando al ragazzo la tazza fumante.
"Adesso che sono lucido, spiegami perché Ele mi vorrebbe vedere."
"Non me lo ha detto esplicitamente ma penso che voglia vederti per l'ultima volta." La voce di Eileen si era incrinata.
"Sta morendo?" chiese Benji ma non avrebbe voluto sentire la risposta.
"Sì, ha fatto un infarto il mese scorso, le sono stati applicati tre by-pass e da allora non si è più ripresa. Appena si è svegliata dopo l'intervento mi ha chiesto subito di te. Ci ho messo un po’ a trovarti ma adesso ce lo fatta."
Benji non riusciva a parlare, Ele le aveva fatto da madre, giocava con lui, aveva asciugato le sue lacrime e medicato le sue ferite e ora la stava perdendo.
"Quando parte il prima aereo per Tokyo?" chiese Benji.
"Questo pomeriggio alle cinque."
"Allora abbiamo tutto il tempo per andare a casa mia e poi prendere un regalino per Ele, andiamo."
Disse Benji dopo aver posato la sua tazza sul tavolo.


La villa di Benji Price era una delle più belle del quartiere, quando vi arrivarono Eileen si meraviglio che assomigliasse in maniera impressionante a quella di Fujasawa.
Si ricordò quando aveva visto la villa per la prima volta, era rimasta letteralmente a bocca aperta, aveva sette anni e suo padre era sparito nel nulla qualche giorno prima, sua madre era morta dandola alla luce.
L'unica parente che le era rimasta era quella nonna che non aveva mai visto, le avevano spiegato che era la madre di sua madre e che lavorava per una persona molto ricca.
Eleonor l'aveva accolta piangendo per la felicità e Benji la aveva aiutata a superare il difficile momento del suo inserimento in un nuovo ambiente.
La nonna era stata costretta a mandarla in collegio durante l'anno perché non poteva occuparsi di lei, ma l'estate tornava a casa dalla nonna e da Benji, sorrise mentre ricordava le corse a perdifiato, le cadute nell'erba, i giochi e i discorsi senza senso.
Da grande diventerò un grandissimo portiere, sarò il più bravo del mondo e tu mi sposerai e vivremo insieme felici.
Cos'era successo a quel bambino pieno di sogni, dov'era finito il SGGK che aveva ammirato in molte partite?
Guardò Benji che si era affrettato ad entrare in casa, come se temesse di essere osservato da qualche persona sgradita.
Il fisico era quello di un atleta, forte, muscoloso e scattante, in quel viso di uomo poteva riconoscere le fisionomie del bambino, ma gli occhi erano spenti, come se fosse morto, come se la sua anima fosse morta.
Cosa ti è successo Benji? Cosa può esserti accaduto di così terribile per cambiarti radicalmente? Pensava Eileen.
Benji sentì lo sguardo della ragazza su di sé, si girò e la vide persa nei suoi pensieri.
"Eileen, vuoi restartene fuori o entri?"
"Arrivo!" rispose la ragazza accantonando i suoi pensieri. Avrebbe avuto tempo per trovare delle risposte a tutte quelle domande. Quello che contava adesso era portare Benji da sua nonna, avrebbe esaudito il suo ultimo desiderio, sperava solo che la vecchia Ele avrebbe tenuto duro fino al loro arrivo.







lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:49
CAPITOLO 2

Il lusso di casa Price era inimitabile, il personale teneva la villa pulita e in ordine ma la stanza di Benji era un vero casino.
Vestiti sparsi per terra, giornali con pagine stracciate, vari portacenere pieni di mozziconi di sigaretta.
"Ma uno sportivo come te non dovrebbe fumare così tanto" esclamò Eileen.
"Fatti gli affari tuoi."
"Sempre gentile. Dai ti do una mano a cercare quello che ti serve se no facciamo notte." Disse la ragazza iniziando a spostare qualche giornale.
"Lascia stare la mia roba!" disse Benji strappandogli dalle mani il giornale che aveva raccolto.
"Che modi sono? Volevo solo aiutarti."
Benji la guardò in modo strano poi fece un leggero sorriso "Scusa hai ragione, ma sono molto geloso delle mie cose. Per me la privacy è molto importante."
"Non sono una giornalista, volevo solo accelerare le cose. Visto che le cose stanno così, ti aspetto da basso."
Eileen uscì dalla stanza e andò in salotto ad aspettare Benji chissà cosa gli prende, in quei giornali deve esserci scritto qualcosa che non vuole che si sappia. Dopotutto non sono affari miei, ma cavolo perché devo essere sempre così curiosa???
"Eccomi, sono pronto" disse Benji scendendo le scale con un borsone sulle spalle.
"Bene, allora ci conviene andare subito in aeroporto, pranzeremo là mentre aspettiamo il volo."
"E i biglietti?"
"Lì ho acquistati stamattina tramite Internet, è tutto a posto." Disse Eileen.
"Prima devo comprare un regalo per Ele."
"Cosa vorresti prenderle?"
"Un carillon, a lei sono sempre piaciuti" rispose Benji con un mezzo sorriso.
Eileen si sorprese che Benji ricordasse un dettaglio così insignificante ma ne era contenta, significava che lui voleva veramente bene alla vecchia Ele.
"Va bene Price, andiamo a cercare questo carillon." Disse Eileen precedendo il ragazzo verso la macchina.



Benji l'aveva portata in un centro commerciale enorme, lui sicuro di sé era andato verso il negozio dove sapeva che avrebbe trovato ciò che cercava. Eileen lo seguiva cercando di tenere il suo passo.
"Non dirmi che adesso hai fretta?" chiese la ragazza.
"Non mi piace stare nei luoghi affollati" rispose Benji calandosi di più il cappellino sugli occhi ed entrando velocemente in un negozio.
Eileen lo seguì silenziosa e si chiese nuovamente cosa nascondesse quel ragazzo.
"Prendo questo!" disse Benji.
"Cosa?" Eileen osservò la scatola che gli indicava Benji. La piccola ballerina danzava sulle note di una canzone che Eileen conosceva bene.
"E' uguale a quello che tu rompesti l'ultima estate che passasti in Giappone."
"Lo so, Ele me lo diceva sempre di non giocare in casa con il pallone.."
"Ma tu hai sempre fatto di testa tua! Vedrai sarà felicissima del tuo regalo"
"Non è niente in confronto a tutto l'amore che mi ha donato lei."
"Lo sapevo che sotto quella scorza c'è ancora il buon vecchio Benji!" disse Eileen con un sorriso.
Benji sbuffò e si affrettò a pagare per andarsene da quel posto, qualcuno avrebbe potuto riconoscerlo.



L'aeroporto era come al solito gremito di gente, aveva pranzato da McDonald e siccome ai bagni del fast-food c'era una fila chilometrica, Eileen decise di andare a cercare una altro bagno.
"Benji non scappare! Non so se riuscirei a trovarti ancora!"
"Tu mi devi ancora spiegare come hai fatto a scovarmi in quel bar."
"Dopo, adesso ho un bisogno impellente da soddisfare" disse la ragazza correndo via.
Per fortuna che questo bagno era libero. Adesso torno da Benji e cerco di sapere un po’ cosa gli è successo in tutti questi anni. Lo so sono troppo curiosa ma cosa ci posso fare. Pensava Eileen mentre si dirigeva verso il fast-food, un ragazzino che correva la urtò e per poco non cadde, mentre si guardava in giro per vedere dov'era quella peste, la sua attenzione fu attirata da alcuni giornali che mostravano la foto di Benji in copertina.
Benji Price si ritira!! Era il titolo scritto a grandi lettere. Eileen acquistò la rivista e andò a leggere l'articolo.
Il noto portiere Benji Price soprannominato SGGK, si ritira dal calcio. Non è stata data nessuna spiegazione di questa decisione.
Price un paio di mesi fa aveva avuto un incidente stradale dove si era leggermente ferito, tutti escludono che il ritiro dai campi sia dovuto all'incidente. Il portiere si è blindato nella sua villa e si rifiuta di parlare con i giornalisti, è un vero peccato che un giovane di 27 anni, nel pieno della sua carriera si ritiri così senza motivazioni valide.
"Ecco perché è così strano!" disse Eileen a bassa voce, poi buttò la rivista in un cestino e si affrettò a tornare da Benji.
"Cavoli ce ne hai messo di tempo!" esclamò Benji vedendola finalmente tornare.
"C'era un po’ di fila anche lì, sai noi donne come siamo!"
"Lunghe e stressanti"
"Grazie per il complimento. Raccontami un po’, cosa hai fatto in tutti questi anni?"
"Niente di eccezionale, ho giocato per l'Amburgo"
"Tutto qui? Non aggiungi negli aneddoti sulle tue partite o altre cose simili?"
"Eileen, non sono dell'umore giusto per parlare di calcio. Perché non mi dici di te?! Chiese Benji per sviare il discorso.
"Vediamo, sono laureata in economia e commercio, specializzata in strategia di investimento. Lavoro per una delle tante aziende di tuo padre."
"Quale delle tante?"
"La Price Investements, sono il vice direttore. In poche parole aiuto gli altri ad investire i loro soldi dove è più redditizio." Disse Eileen.
"Come hai fatto ad ottenere delle ferie da quel tiranno di mio padre?"
"Ho quasi tre mesi di ferie arretrate e poi con l'ultimo affare ho fatto guadagnare all'azienda un milione di dollari."
"Caspita! Come ci sei riuscita?" chiese Benji sempre più interessato.
"Diciamo che è stata fortuna, sono riuscita a sapere in anticipo di una fusione tra due compagnie assicurative, ho saputo giocare bene le mie carte e il gioco è fatto."
"Mio padre sarà contento come una pasqua. Cosa gli hai chiesto come gratifica?"
"Il 5% del profitto e le mie ferie retribuite per stare accanto a Ele."
"E mio padre come ha reagito?"
"Benji, tuo padre non può rischiare che io vada alla concorrenza, in un solo anno con me ha guadagnato un bel po’ di soldi. Mi ha concesso tutto senza battere ciglio."
"Incredibile! Dovrei sposarti solo per il fatto che gli tieni testa." Disse Benji.
"Sai anche quando eravamo piccoli mi hai detto che mi avresti sposato."
"E avremmo vissuto felici e contenti per tutta la vita." Aggiunse Benji
"Peccato che non è sempre così bella la realtà, vorrei tanto tornare indietro a quando eravamo piccoli ed ingenui."
"Ed Ele che ci preparava il budino al cioccolato e i biscotti" aggiunse Benji.
"Bei tempi, il nostro problema maggiore era cosa avremmo mangiato a pranzo o a cena!"
Benji osservò la ragazza sorridere dolcemente "Sei diventata una donna bellissima."
Eileen arrossì vistosamente "Grazie." Rispose imbarazzata.
"Sei tutta rossa, non dirmi che nessuno ti ha mai fatto un complimento."
"Sì, ma tu l'hai detto con il cuore." Disse Eileen.
"Sembra che sia importante per te."
"Sei un amico, sono cresciuta con te, aspettavo con ansia il momento in cui sarei venuta a casa. Sono legata a te da tanti ricordi, forse sono una stupida ma tu per me sei ancora importante."
"Non mi sono fatto sentire per anni." Disse Benji.
"E' vero io e te non ci siamo più sentiti ma ogni Natale, ogni compleanno mandi dei fiori e un biglietto di auguri ad Ele. È lei che ci unisce."
Benji osservava la ragazza, mentre parlava ogni tanto gesticolava. "Non hai perso il vizio"
"Che vizio?"
"Di gesticolare, lo fai di meno ma non riesci a controllarti sempre."
"Non ci posso credere, non ti ricordi quello che hai fatto ieri sera ma di questo mio difetto sì"
"Si da il caso che ieri sera ero ubriaco fradicio, mentre da bambino non avevo ancora intrapreso questa strada."
"Dovresti anche smettere, avrai un fegato grosso come un macigno fra qualche anno se continui così."
"Che menagramo!"
"Benji bevendo non si risolvono i problemi, qualsiasi essi siano."
"Grazie per la predica, mamma Eileen. Ma sì da il caso che decido io della mia vita e di come voglio viverla."
Benji si alzò e prendendo la sua valigia uscì dal fast-food "Dove vai?" gli urlò Eileen mentre lo rincorreva.
"Alle partenze e se ti azzardi a rompermi ancora con certi discorsi paternalistici, ti assicuro che in Giappone ci arrivi a calci nel sedere!" la minacciò Benji.
"Sei sempre più dispotico, sembri quasi tuo padre!"
"Non osare paragonarmi a lui se no.."
"Se no cosa fai? Prima però devi prendermi!" disse Eileen sorpassandolo correndo.
Benji scosse la testa e la rincorse, per un po’ sarebbe tornato ancora bambino.
lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:50
CAPITOLO 3

Benji osservava Eileen che dormiva al suo fianco, erano sull'aereo da meno di un ora e lei si era addormentata subito come un sasso.
Effettivamente era arrivata in Germania il giorno prima e in poco più di 24 ore era riuscita a convincerlo a seguirla.
Se la ricordava ancora bambina, con i capelli perennemente raccolti e quei grandi occhioni sempre pieni di curiosità, era carina già da allora ma adesso guardandola meglio a mente lucida era davvero bella.
I jeans accentuavano la vita stretta e le gambe slanciate, il maglione che indossava era piuttosto grande ma non celava le sue curve, improvvisamente alzò una mano e le accarezzò la guancia.
Benji chiuse gli occhi e sentì che l'angoscia che lo invadeva da tempo stava sparendo, strinse la mano destra della ragazza e si assopì anche lui.

La velocità della macchina lo stava spaventando, si tenne al sedile dell'auto e cercò di mantenere il suo sangue freddo.
"Rallenta, finiremo fuori strada!" disse alla ragazza al suo fianco.
"Price, non dirmi che hai paura! L'uomo di ghiaccio sta forse provando qualche sentimento?"
"Sally, ci ammazziamo" urlò Benji mentre la ragazza prendeva una curva male finendo nell'altra corsia.
"Hai paura? Sono contenta! Stai provando quello che provo io, ogni giorno! Voi mi avete violentato!"
"Io non c'ero quella sera!! Maledizione sono stati gli altri, perché vuoi dare la colpa a me?"
"Perché se tu ci fossi stato non sarebbe andata così! Però a te non ti è mai importato niente di me."
"Sally, fermati che ne parliamo con calma!"
La ragazza piangeva disperata "No, io ti ho amato tanto, io ti amo. Ma tu non lo hai mai capito!!"
"Sally fermati, ti prego." Urlò nuovamente Benji mentre l'auto finiva nell'altra corsia, in quel momento stava arrivando un'altra auto nel senso opposto. Benji prese il volante e lo girò violentemente a destra, evitò l'altra auto ma lo spostamento così improvviso e la velocità fecero ribaltare la macchina, una due, tre volte.
Benji dopo qualche minuto di stordimento uscì strisciando dall'auto, chiamò la ragazza ma non ottenne risposta, si girò per vedere come stava; nell'abitacolo non c'era! Il parabrezza era sfondato, Benji si ricordò che lei non era legata, cercò di portarsi davanti all'auto e la vide riversa per terra in un bagno di sangue, il collo in posizione innaturale.
"Sally!" urlò Benji mentre vedeva un uomo che gli si avvicinava correndo.
"Stai calmo ragazzo, adesso arriva l'ambulanza" disse l'uomo.
"Sally. È morta!" non era una domanda ma una affermazione.
L'uomo lo guardò con cordoglio e Benji si accasciò al suolo sfinito.

Si riscosse all'improvviso e ci mise qualche istante per capire dov'era, il sudore gli imperlava la fronte e respirava affannosamente. Si girò verso Eileen ma dormiva ancora, meglio così se no avrebbe dovuto darle delle spiegazioni, o meglio avrebbe dovuto inventarsi qualche bugia.
Cercò in tasca un fazzoletto per asciugarsi la fronte, ma non lo trovò, allora prese lo zaino di Eileen e lo aprì cercando un fazzoletto di carta. Lo trovò ma vide anche la rivista che la ragazza aveva comprato all'aeroporto.
"Ferito leggermente?" pensò amaramente l'uomo toccandosi le gambe. Ormai erano compromesse, nell'incidente si era rotto il femore destro in più punti e il ginocchio sinistro. Non avrebbe giocato mai più, doveva ammetterlo il suo procuratore era stato in gamba a non far trapelare la gravita delle sue ferite. Si era tolto il gesso da qualche giorno e zoppicava leggermente se si sforzava troppo, ma solo un occhio attento avrebbe potuto accorgersi della sua sofferenza.
Adesso era indeciso se dire la verità ad Eileen o meno, la ragazza ormai sapeva del suo ritiro dal mondo del calcio.
Perché diavolo dovrei dirle i fatti miei, tanto tra qualche giorno tornerò in Germania e non la vedrò mai più! Pensò Benji anche se doveva ammettere che dal giorno prima si sentiva leggermente meglio.
Benji cercò di convincersi che non dipendeva da Eileen ma dal fatto che sarebbe tornato a casa, in Giappone.
"Benji tutto bene?" chiese la voce della ragazza al suo fianco.
"Come?"
"Ti ho visto così assorto, c'è qualcosa che non va? E poi guarda come sei sudato, ti senti bene?" disse tutto d'un fiato Eileen. Poi prese il fazzoletto dalle mani di Benji e gli asciugò la fronte per poi posarvi la mano per sentire se avesse la febbre.
"Sei caldo ma non scotti, sarà dovuto al fatto che abbiamo fatto tutto di fretta. Cerca di riposarti, ok?"
Benji annuì e si posizionò meglio sul sedile, però prima di addormentarsi prese la mano di Eileen tra la sua, così si sentiva più tranquillo.

"Benji svegliati, siamo arrivati!" disse Eileen mentre scuoteva leggermente il ragazzo.
Benji aprì gli occhi lentamente e si stirò, aveva dormito molto e si sentiva più rilassato. Si allacciò la cintura di sicurezza in attesa dell'atterraggio, osservò dal finestrino che era notte inoltrata.
"Dovremo fermarci a casa mia per stanotte" disse Eileen, sul suo viso trasparivano i segni della stanchezza per il lungo viaggio.
"Ho dormito per tutto il tempo, se vuoi prendiamo una macchina a noleggio e guido fino a Fujisawa, tanto non riuscirei a dormire ancora."
"Ho la mia auto a casa, passiamo a prenderla e possiamo partire." Disse Eileen sollevata dal fatto che sarebbero arrivati prima da Eleonor.
"Allora facciamo così" disse Benji mentre si apprestava ad alzarsi per dirigersi verso l'uscita.
L'aeroporto era stranamente gremito di persone, Benji e Eileen faticavano a farsi strada tra la folla, dovettero passare vicino all'ufficio stampa e seppero che stava per arrivare la nazionale di calcio giapponese in trasferta in Corea, per la coppa asiatica che naturalmente aveva vinto.
Benji si calò il cappellino sugli occhi e tirò dritto, non si accorse del ragazzo che gli stava correndo verso l'ufficio alle sue spalle e si scontrarono.
"Scusi" disse Benji.
"Price, Benji Price! Sono Jonh Scarlet del Tokyo Sport. Come mai è qui in Giappone? È guarito?"
"Mi lasci andare" disse Benji cercando di scrollarselo di dosso.
"Price, è vero che si ritira dal calcio."
Quel piccoletto stava facendo un bel casino ed attirò anche gli altri giornalisti.
In pochi istanti il nome di Benji si udiva in tutto l'aeroporto, il ragazzo non riusciva più ad venire a capo della situazione.
"Signori, calmatevi! Il mio cliente non ha niente da dire! Adesso se ci scusate siamo stanchi del viaggio" disse Eileen prendendo Benji per un braccio e allontanando con forza un paio di giornalisti. Si erano aperti un varco e insieme corsero verso un taxi.
"Siamo salvi!" disse Eileen appena il taxi partì.
"Che sangue freddo! Avresti dovuto fare l'avvocato!"
"Penso che lo farò nella mia vita futura." Rispose ridendo la ragazza.
"Lo sai che domani sui giornali, tu sarai la mia nuova fidanzata?" disse Benji.
"Sarà contenta Ele, uno dei suoi sogni si avvera."
"Cosa vuoi dire?"
"Mi ha detto che lei ha sempre sperato che noi due finissimo insieme."
"Ti ha detto proprio queste parole?"
"Ma no scemo! Questo è stato il mio riassunto."
"Tanto lei non leggerà mai quelle riviste, giusto?"
"Giusto" rispose Eileen poco convinta.
Dopo circa mezz'ora arrivarono davanti al palazzo dove abitava la ragazza.
"Ti tratti bene!" esclamò Benji, vedendo che Eileen abitava in uno dei palazzi più lussuosi di Tokyo.
"Diciamo che me la cavo, vuoi fare una visita panoramica al mio appartamento e vuoi partire subito?"
"Partiamo, Ele ci sta aspettando."
"Andiamo" disse Eileen precedendo Benji, all'ingresso il portiere notturno salutò calorosamente la ragazza.
"Sig.ra Bristol, finalmente è tornata. Sa abbiamo sentito la sua mancanza." Disse il ragazzo con un sorriso perfetto.
"Purtroppo Joe, devo ripartire ancora. Avviseresti da basso di farmi preparare la macchina che tra due minuti sono giù?"
"Per lei questo e altro."
"Grazie" disse con un sorriso Eileen, il ragazzo arrossì e non riuscì a rispondere.
Eileen si diresse verso l'ascensore mentre Benji sorrideva beffardo.
"Cosa c'è di così divertente?"
"Quel tipo ti stava sbavando letteralmente addosso"
"Non esagerare!"
"E' la verità, per lei questo e altro, ancora un po’ e si abbassava a baciarti le scarpe" disse Benji.
"Sembra che ti dia fastidio"
"Non dire cavolate, per me puoi farti adorare anche da una schiera di ragazzini che puzzano ancora di latte."
"Ti da fastidio! Lo sapevo solo tu devi essere idolatrato dalle ragazzine."
"Ma per favore, non le sopporto. E poi tu ti meriti ammiratori un po’ più maturi."
"Tipo te?" chiese Eileen con malizia.
"Sì! Ma che cavolo mi fai dire?" chiese Benji ma Eileen era uscita dall'ascensore appena si erano aperte le porte qualche istante prima.
"Muoviti! Abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare" disse Eileen al ragazzo mentre si avvicinava ad un auto sportiva di lusso.
"Hai i gusti raffinati anche quando si parla di auto" disse Benji prendendo le chiavi dalla mano della ragazza.
"Chiudi la bocca e guida, prima arriviamo meglio è" disse Eileen cercando di essere dura ma invece fece apparire un dolce sorriso sul volto di Benji.




lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:50
CAPITOLO 4

Benji guidava, al suo fianco Eileen dormiva profondamente, sembrava così indifesa e invece quando voleva sapeva essere una vera furia.
La ricordava da bambina mentre giocava con lui a calcio, ci metteva tutta la grinta che aveva per cercare di batterlo.

"Benji potresti almeno farmi vincere una volta!"
"Eileen quante volte te lo già detto. Le vittorie vanno conquistate!"
Lei metteva puntualmente il broncio solo per cercare di intenerirlo, ma senza risultati evidenti.

"A quanto pare tu hai combattuto e hai vinto le tue battaglie. Io invece ho perso per sempre" pensò amareggiato il ragazzo.
Quando vide l'uscita per Fujsawa svegliò Eileen.
"Siamo già arrivati?" chiese ancora assonnata.
"Quasi siamo appena uscita dall'autostrada, appena arriviamo in città mi devi dire dove devo andare."
Eileen annuì mentre cercava di sistemarsi i capelli senza però riuscirvi, alla fine si arrese e li legò con un elastico.
"Devi girare a destra al prossimo incrocio, poi avanti fino al semaforo e poi a sinistra." Disse Eileen al ragazzo.
"Ele si è scelta proprio un bel posto, è uno dei quartieri più belli della città" disse Benji.
"A dire la verità ho faticato molto per convincerla a trasferirsi in quell'appartamento. Prima abitava quasi fuori città al quarto piano, senza ascensore. Quando ho capito che non riusciva più a fare tutte quelle scale, le ho cercato questo appartamento con tutti i comfort"
"Non pensavo che stesse così male." Disse Benji.
"Purtroppo è diventata vecchia, ha quasi ottant'anni. Anche se devo dire che la mente è lucidissima"
"Ho sempre pensato che Ele non invecchiasse mai, in tutti gli anni che è stata con me, era sempre la stessa."
"E' invecchiata quando ce ne siamo andati tutti e due" disse con rammarico Eileen.
Entrambi osservarono il sole sorgere, sapendo che forse quella era l'ultima volta che vedevano la donna che li aveva cresciuti.

"Fai piano, starà dormendo" disse Eileen mentre entrava nell'appartamento.
"Aspettiamo che si svegli?" chiese Benji.
"No, andiamo da lei e la svegliamo dolcemente."
I due ragazzi si diressero verso la camera da letto della donna. Stava dormendo, i capelli bianchi e le rughe del volto dimostravano la sua sofferenza.
"Nonna, nonna." Disse Eileen scuotendola dolcemente.
Eleonor aprì lentamente gli occhi. "Bambina mia, sei tornata. Lo hai trovato?" chiese la donna ansiosa.
"Sì nonna, ti ho portato Benji" rispose la ragazza.
Benji si avvicinò al letto, gli faceva male vedere Eleonor così sofferente.
"Come sei cresciuto, adesso sei un uomo." Disse la donna.
"Ciao Ele, come stai?"
"Adesso che ho accanto sia te che Eileen, sto meglio. Siediti qui, sei talmente alto che mi fai venire il torcicollo."
Benji sorrise, almeno non aveva perso il suo umorismo.
"Dimmi ragazzo, cosa hai combinato in tutti questi anni?"
"Ho giocato a calcio." Rispose semplicemente Benji.
"Questo lo so, ma non hai una compagna?"
A quella domanda Eileen si schiarì la voce e disse: "Vado a preparare un po’ di caffè" poi si diresse verso la cucina.
"Cosa ti affligge Benjamine?"
"Niente, sono solo preoccupato per te."
"Non mentirmi, ricordati ti conosco da quando sei nato"
Benji sorrise, un sorrise amaro e triste allo stesso tempo. "Non potrò mai più giocare."
"Cosa ti è successo" disse la donna cercando di mettersi a sedere, fu prontamente aiutata da Benji.
"Un incidente d'auto. Ho rotto il femore in più punti e il ginocchio. La mia carriera è finita."
"Ma sei vivo. Un po’ rotto ma vivo." Disse la donna.
"E' vero sono vivo, ma che senso ha adesso la mia vita. Ho vissuto per il calcio, ogni cosa che facevo era in funzione della mia carriera. Adesso non ho niente, non ho più niente!"
Eleonor accarezzò la testa di Benji, come faceva quando era bambino per consolarlo.
"Hai te stesso Ed è più di quanto puoi desiderare. Ami il calcio, se non puoi più giocare, potresti sempre insegnarlo."
"Non lo so se sono pronto per cambiare, non mi sento pronto."
"Dai tempo al tempo e vedrai che una mattina ti alzerai e vedrai il mondo in modo diverso."
Benji sorrise alla donna, in pochi minuti era riuscita a dargli ancora una speranza, la abbracciò cercando di non farle male.
"Grazie Ele"

Eileen era accanto alla porta, aveva sentito tutto, era tornata indietro per chiedere se anche sua nonna volesse il caffè ed aveva ascoltato.
Non credeva che fosse così grave la situazione, Benji non avrebbe più potuto giocare a calcio. Si diresse in cucina prima che si accorgessero di lei, perché non glielo aveva detto? Non si vedevano da parecchi anni, ma erano pur sempre amici.
Fu distratta dalla voce di Benji alle sue spalle "E' pronto il caffè?" chiese con voce rilassata.
"Fra un attimo"
"Eileen c'è qualcosa che non va?"
"No, sono solo stanca. Tutto lo stress di questi giorni."
"Capisco, Ele si è addormentata. È così strano, a sentirla parlare sembra quella di sempre, ma si vede che soffre."
"I medici non sono stati molto ottimisti."
"Resterò fino alla fine." Disse Benji
"Non sei obbligato"
"Invece sì, lo sai che lei per me è come una madre. E poi adesso è l'unica cosa importante della mia vita."
"Benji io ho letto su un giornale del tuo incidente. Dicono che non ti sei fatto molto male… ma.."
"Sono tutte balle inventate dal mio procuratore, che crede ancora che avvenga un miracolo. Ho entrambe le gambe compromesse e non potrò più giocare a calcio." Disse Benji con lo sguardo perso nel vuoto.
"Mi dispiace, il tuo sogno.."
"E' andato a farsi fottere, come la mia vita."
Eileen non sapeva cosa rispondergli, le sue gambe si mossero da sole, si avvicinò a lui e lo abbracciò.
Benji rimase un attimo stupido di quel gesto poi ricambio l'abbraccio, ora si sentiva a casa, in quel momento stava finalmente bene.

I due ragazzi decisero di trasferirsi a casa di Ele, Benji avrebbe dormito sul divano mentre Eileen su una branda posta vicino al letto della donna. Nel giro di una settimana Benji riacquistò il sorriso e Eleonor sembrava riprendersi lentamente, non la lasciavano mai sola.
"Ragazzi sono così felice che siate qui con me" disse una sera osservando Benji ed Eileen seduti accanto al suo letto.
"E noi siamo felici di stare in tua compagnia." Disse Benji prendendole la mano.
"Ma voi avete anche la vostra vita, non dovreste stare qui a perdere tempo con me."
"Nonna, non dire più così. Io mi sto godendo le mie meritate ferie"
"E io avevo proprio bisogno di tornare a casa." Aggiunse Benji.
Eleonor sorrise, era pallida come sempre ma si sentiva meglio. "Sono stanca, vi dispiace se dormo un po’"
"Figurati nonna, ti sveglio io più tardi per le medicine. Se hai bisogno noi siamo di là" disse Eileen dando un bacio sulla guancia alla donna.
"Vi voglio bene" disse la donna.
"Anche noi, Ele. Dovresti saperlo" disse Benji, le diede un leggero bacio sulla fronte e seguì Eileen in salotto.
La vide armeggiare in cucina, stava mettendo a poste le stoviglie.
"Vuoi una mano?"
"No, ho quasi finito"
"Sembra che Ele stia meglio" disse Benji.
"E' vero, domani comunque verrà il dottore per fare un controllo. Benji?"
"Dimmi"
"Grazie per essere venuto. Per Ele e me era molto importante."
"Anche per te?" chiese Benji
"Sì, avevo voglia di rivederti, sai è dura vedere quasi tutti i giorni tuo padre e non te. Insomma siete identici! Lui ha un po’ di capelli grigi e qualche ruga, ma nel complesso siete uguali."
"Fortunatamente l'aspetto fisico è l'unica cosa in comune che abbiamo!"
"Effettivamente tuo padre è un vero despota!" ammise Eileen.
"Sono sicuro che tu sai tenergli testa."
"Non per vantarmi, ma è così!" disse sorridendo la ragazza.
"Dovresti sorridere più spesso, sei molto bella quando sorridi"
"Ma mi farei venire quelle inestetiche rughe che tanto affliggono tua madre."
"Ecco perché non sorride quasi mai, non ci avevo mai pensato. Ma tu non sorridi per delle rughe?"
"Diciamo che ho poche cose per cui sorridere."
"Cioè?"
"Benji Price ma sei più curioso di una donna!"
"Non è vero. Però io ti ho detto il mio segreto, tu dimmi i tuoi"
"Non ho segreti, non ho mai avuta una relazione seria, le uniche cose che ho sono il mio lavoro e Eleonor."
"Siamo più simili di quanto credessi." Disse Benji.
"Può darsi, ma c'è una cosa che ci differenzia"
"Illuminami."
"Io ho ancora dei sogni."






lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:51
CAPITOLO 5

Benji era rimasto spiazzato dall'affermazione della ragazza, era vero, lui non aveva più un sogno. Il suo sogno si era distrutto poco tempo prima.
"Hai ragione, non ho più un sogno. Ma quali sono i tuoi?"
"Vorrei trovare un uomo che mi ami e mi rispetti. Che non gli dia fastidio se sono una donna in carriera e che mi faccia ridere." Disse Eileen.
"Non chiedi molto in fondo. Dovresti solo trovare un uomo che guadagni più di te, ragazza mia, credimi ma è un po’ dura!"
"Tu andresti benissimo, sei pieno di soldi, bello e simpatico. Quando non bevi a dismisura!"
"Mi stai corteggiando?" chiese Benji con un sorriso.
"Non illuderti, io e te insieme saremmo un disastro!"
"Perché? Insomma ci conosciamo abbastanza bene, siamo entrambi belli e ricchi, e se mi impegno posso farti divertire come vuoi tu." Disse Benji.
Eileen improvvisamente arrossì "Mi stai corteggiando?"
"Può darsi. Anche perché sei troppo tenera quando arrossisci!" rispose con un sorriso l'uomo.
"Quando eravamo ragazzini, vedevo sempre le altre ragazze correrti dietro e tu ogni tanto parlavi con le più carine. Insomma ero un po’ gelosa."
Benji rimase sorpreso da quell'ammissione "Ti piacevo, ammettilo!" disse con finta arroganza come era suo solito fare.
"Non prendermi in giro, Price." Ribatté Eileen.
"Non ti sto prendendo in giro, sono curioso. Raccontami"
"Cosa ti devo dire, che ti ho beccato che ti sbacciucchiavi con Pamela Sanders e avrei voluto essere al posto di quella strega?" Eileen si girò imbarazzata anche se non ne sapeva il motivo.
Benji le si avvicinò alle spalle "Vorresti essere ancora al suo posto?"
"Benji, ero una ragazzina. Adesso è tutto cambiato, io sono cambiata.." Eileen si girò cercando di guardare negli occhi Benji, ma senza riuscirvi.
"Anch'io sono cambiato, e so che adesso vorrei tanto baciarti"
L'uomo avvicinò il viso a quello di Eileen e premette le sue labbra sopra quelle della ragazza; all'inizio Eileen cercò di restare lucida ma poi rispose al bacio con tutta se stessa.
A Benji sembrò di essere in paradiso, le labbra morbide della ragazza erano così arrendevoli e dentro di sé sentì una grande gioia.
All'improvviso però Eileen si staccò di colpo, lasciando Benji molto sorpreso.
"No Benji, non posso. Noi stiamo correndo troppo, siamo in una situazione drammatica e tutto questo non farà altro che portare malumori" disse la ragazza tutto d'un fiato.
"Eileen era solo un bacio" disse Benji anche se in cuor suo sapeva che per lui era molto di più.
"Appunto, lo hai detto tu. Per te è stato solo un bacio, io invece ho paura…. Ho paura di volerti bene e perderti di nuovo."
"Non sto cercando sesso facile! Stai tranquilla che per quello non ho mai dovuto supplicare nessuna donna. Credevo che fra noi ci fosse qualcosa di speciale, ma forse il fatto di rimanere sobrio per troppo tempo mi ha fatto venire le allucinazioni!" così dicendo Benji uscì di casa.
Eileen si appoggiò al muro della cucina e sospirò triste
Dovevo proprio rovinare tutto! Sono sempre la solita. Pensò poi guardò l'ora e si accorse che doveva andare da Ele per somministrarle le medicine.
Si diresse verso la camera della donna e la vide profondamente addormentata, forse troppo.
"Nonna, nonna" la chiamò dolcemente ma non ottenne risposta, così la scosse ma senza risultati, toccò la carotide e non sentì più il polso.
"Benji! Benji" iniziò ad urlare mentre sollevava la donna con difficoltà e la posava per terra.
"Benji, mio dio corri!" urlò per l'ultima volta prima di iniziare a fare una rianimazione cardiopolmonare (o RCP per gli addetti ai lavori, ovvero chi è volontario della croce Rossa come me ed affini. N.d.a.).
Benji era rimasto sul pianerottolo, non voleva allontanarsi veramente da Eileen ma aveva bisogno di riprendere il controllo, quando sentì urlare il suo nome si catapultò in casa. Corse in camera di Ele e vide Eileen che cercava disperatamente di rianimarla.
"Benji, aiutami è ancora calda"
"Eileen, è inutile." Disse Benji mettendosi accanto alla ragazza.
"Cosa è inutile? Devo salvarla, devo.." disse la ragazza continuando la RCP.
Benji la afferrò per le braccia e la allontanò dal corpo della donna. "Eileen è finita! Lasciala andare, lasciala andare!" Benji vide la determinazione della ragazza trasformarsi in paura e poi in dolore.
Le lacrime cominciarono a scorrere sul suo viso.
"No! No! Non può lasciarmi così, non può lasciarmi sola!"
Benji la abbracciò "Adesso non soffrirà più. Lei sarà sempre con te, non sarai mai sola. E anch'io ci sarò" disse Benji mentre sentiva le lacrime sgorgare copiose dai suoi occhi. Finalmente pianse, pianse per Ele e per se stesso.

Eileen finì di pettinare Ele "Sei bellissima nonna!" disse dandole un ultimo bacio sulla fronte.
Benji accanto a lei la imitò, erano passati due giorni dalla morte della donna e quella mattina ci sarebbe stato il funerale.
I due ragazzi osservarono l'uomo che chiuse la cassa e seguirono il feretro, prima in chiesa poi al cimitero. Erano soli, solo loro c'erano al funerale, Eileen si guardò intorno spaesata, in mezzo a così tante lapidi c'erano solo lei e Benji, il prete sarebbe arrivato dopo pochi minuti; all'improvviso vide arrivare alla spicciolata delle persone.
Li riconobbe subito anche se erano invecchiati, i domestici di casa Price, tutti quelli che negli anni aveva conosciuto ed amato Eleonor.
Eileen sorrise mentre Benji le stringeva la mano, la salutarono tutti con affetto, Maggy la cuoca spiegò del ritardo.
"Scusaci bambina, ma il sig. Price è qui in città e non ci permesso di venire prima"
Benji strinse la mascella imprecando mentalmente contro il padre, sapeva della morte di Eleonor lo aveva avvisato lui stesso. Ma come aveva detto non sarebbe potuto intervenire, gli affari prima di tutto. Certo si era premurato di mandare un mazzo di fiori! Ma questa volta non l'avrebbe passata liscia, né lui né sua madre.
"Benji, mi stai stritolando la mano"
"Scusa Ero soprappensiero" si giustificò il ragazzo.
"Ecco il prete" disse Eileen.
L'uomo sulla cinquantina si scusò per non aver seguito subito il feretro ma c'era stato un problema in chiesa.
"Fratelli e sorelle siamo qui riuniti per dare l'ultimo saluto alla cara Eleonor. Una donna eccezionale, lo devo ammettere anche se purtroppo l'ho conosciuta solo in tempi recenti. Vorrei lasciare la parola ai suoi parenti ed amici per farci partecipi dei loro ricordi."
Poco alla volta i domestici di casa Price ricordarono la loro vecchia amica, poi fu il turno di Benji
"Cosa posso di dire di Eleonor. Per me è stato tutto, è stata una madre, mi ha cresciuto ed educato, mi ha medicato e sgridato. Mi ha amato come se mi avesse concepito lei stessa. Io oggi non ho perso la mia vecchia bambinaia, ho perso mia madre"
Eileen cercava di trattenere le lacrime ma senza risultato, le parole di Benji le avevano fatto capire che lui provava il suo stesso dolore. Vide il ragazzo dirigersi verso di lei con gli occhi lucidi, lo abbracciò e piansero ancora mentre la bara veniva calata nella terra.

Quando rientrarono nell'appartamento di Eleonor, Eileen si diresse decisa verso la camera che era stata della donna e iniziò a svuotare gli armadi.
"Cosa fai?" chiese Benji
"Svuoto l'armadio, non vedi?" rispose quasi seccata la ragazza.
"Vieni a riposarti un po’, non hai dormito molto in questi giorni"
"Non sono stanca"
"Eileen, devi fartene una ragione. Ele non c'è più è vero, ma questo non vuol dire che devi eliminare ogni traccia di lei."
La ragazza si sedette sul letto, e si mise le mani sul volto.
"Mi fa male vedere i suoi vestiti, i suoi ricordi" disse a bassa voce.
"Lo so, fa male anche a me. Ma passera, con il tempo passerà anche questo dolore."
Eileen sollevò il viso e sorrise debolmente a Benji.
"Grazie Benji. Non so cosa avrei fatto senza di te."
"E io ti ringrazio per avermi riportato a casa. Se vuoi ancora sistemare tutte le cose di Eleonor sono pronto a darti una mano."
"Prima iniziamo e prima finiremo." Disse la ragazza.

"Guarda cosa tiene in questa scatola!" disse Benji mostrando una scatola di colore verde.
"Sono le tue pagelle, cavoli eri proprio un asinello!"
"Scherza pure, qui ci sono anche le tue di pagelle. Non dire niente, ho già visto i voti!" disse Benji abbattuto.
"Una nostra foto, di quando eravamo piccoli"
"Eri proprio un maschiaccio!" disse Benji.
"E questa busta?" chiese Eileen prendendo una busta leggermente ingiallita.
La aprì a Benji esclamò "Ma è un testamento!"
"C'è anche una lettera."

Mia cara Eileen, se stai leggendo questa lettera vuol dire che ho raggiunto tua madre in cielo. Sono sicura che al tuo fianco c'è il mio Benjamine.
In questa busta c'è il mio testamento e un segreto che non ho mai rivelato a nessuno, ne siamo a conoscenza solo io, il buon Dio e la madre di Benji.
Non meravigliarti ragazzo mio, tua madre è legata a me più di quanto tu creda; sono venuta a lavorare a casa Price per stare accanto a mia figlia e al mio nipotino.
Sì hai capito bene, tua madre Catherine è mia figlia, forse è meglio se inizio il racconto dall'inizio.
Io lavoravo a casa dei tuoi nonni materni come cameriera, ero giovane, molto giovane e tuo nonno un dongiovanni.
Mi sono infatuata di lui e abbiamo avuto una relazione piuttosto lunga; Sally, tua nonna era sempre malata e in quasi dieci anni di matrimonio non era mai riuscita a portare a termine una gravidanza.
Io dopo poco tempo sono rimasta incinta e venne deciso che il bambino venisse cresciuto come figlio di Duncan e Sally Taylor.
Un medico di fiducia di Duncan mi aveva seguita durante la gravidanza e il parto, avvenuto in casa, la sera del 12 aprile 1954 partorii due gemelle. Catherine e Cassandra.
Cassandra risultò essere la più debole e il medico disse che non avrebbe vissuto a lungo, fu così deciso che solo Catherine venisse riconosciuta come una Taylor. Cassandra morì durante la notte.
Fu un dolore indefinibile per me, ma sapevo che almeno Catherine sarebbe cresciuta con un futuro.
La sig.ra Taylor per togliermi dai piedi, mi obbligò a sposare un altro loro dipendente, il loro autista, vedovo da poco e bisognoso di qualcuno che crescesse la sua bambina.
John fu un ottimo marito e Elise era una bambina dolcissima, mi accettò subito come madre anche perché la sua vera madre era morta dandola alla luce e quindi non la aveva mai conosciuta.
Ho cresciuto Elise come se fosse veramente mia figlia e quando John è morto e lei ha deciso di andare a vivere da sola io ho scelto di seguire Catherine nella sua nuova casa.
So che vi ho sconvolto con queste rivelazioni, ma sono sicura che saprete accettare la verità e condividerla.
Voglio che capiate che io vi amato entrambi allo stesso modo, perché voi siete entrambi miei nipoti.
Con affetto Eleonor.
Eileen arrivò in fondo alla lettera a stento, non capiva più niente, lei non era veramente sua nipote e Benji sì.
"Ele era mia nonna?" disse incredulo Benji.
"Benji mi sento male" disse Eileen sedendosi sul letto.
Benji le si sedette accanto "Respira lentamente, e cerca di rilassarti"
"Come faccio a rilassarmi? Dopo tutto quello che è successo in questi giorni?"
"Calmati, lo so che è stato un brutto colpo scoprire che Ele non è tua nonna. Insomma lo è stata lo stesso anche senza legami di sangue."
"E' vero, ma adesso noi due cosa siamo? Parenti o no?" chiese Eileen.
"Mia madre è figlia di Ele, ma la tua è la figlia adottiva, quindi non abbiamo una parentela di sangue. Anche se potremmo considerarci cugini, credo" disse Benji razionalmente.
"Oh Dio! Ho baciato mio cugino!" disse la ragazza.
"Ma non siamo parenti di sangue! Che problema ti fai?"
"E' vero. Noi siamo due amici, che hanno scoperto che mia nonna non è veramente mia nonna ma è la tua."
"Esatto!" disse Benji.
"Scusa ma non ti sembra un po’ complicata questa situazioni?"
"No, finalmente ho delle certezze. Ele era mia nonna, la madre di mia madre; e tu non sei mia parente, quindi posso baciarti di nuovo!"
"Ma sei scemo! Noi scopriamo una cosa del genere e tu fai il deficiente?" gli urlò la ragazza.
"Eileen era per sdrammatizzare, e poi cosa può cambiare adesso? L'affetto che ci legava ad Eleonor è per caso cambiato?"
"No!"
"Quindi è tutto come prima o quasi. Adesso però sappiamo la verità!"
"Benji, abbracciami" disse Eileen, si sentiva sola e in un certo senso tradita, sì tradita dai segreti di Eleonor. "Promettimi che non mi lascerai da sola!"
"Te lo prometto" rispose Benji stringendola tra le sue braccia.






lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:52
CAPITOLO 6

Quando Benji si svegliò, si accorse che lui ed Eileen avevano dormito abbracciati per tutta la notte, la guardò in viso e vide che era pallida. Sentì una morsa al cuore vedendola in quello stato, doveva starle vicino, no anzi voleva starle vicino.
Perché all'improvviso sentiva che doveva proteggerla dal mondo, piccola Eileen lo so che sei forte, ma quando si è da soli di fronte al dolore, anche il più forte degli uomini crolla. A dire la verità non sei così piccola, sei una donna, una bellissima donna.
In quel momento Eileen aprì lentamente gli occhi. "Buongiorno" le disse Benji
"Buongiorno" rispose la ragazza.
"Come ti senti?"
"Uno straccio." Rispose sinteticamente Eileen.
"Ti preparò un bel caffè, mentre ti riprendi un po’" disse Benji alzandosi.
Eileen annuì osservò il ragazzo uscire dalla stanza, si alzò svogliatamente e si diresse in bagno.
L'immagine che vide nello specchio la fece rabbrividire, si vide pallida, con delle occhiaie tremende e i capelli talmente spettinati che sembrava un istrice.
Qui urge una doccia! È un miracolo che Benji non si sia spaventato vedendomi così. Stamattina devo proprio finire di sistemare le "sue" cose. La ragazza andò sotto il getto caldo dell'acqua mentre mille pensieri le ronzavano in mente Cavoli ieri non ho letto il testamento, sono rimasta così sconvolta dalla lettera che me ne sono dimenticata. Dopo vado a prenderlo così lo leggo insieme a Benji.
L'ho fatto proprio disperare in questi giorni, poi ieri sera è stato il culmine e mi sono addormentata abbracciata a lui. Sono stata così bene, ero protetta Eileen sorrise al pensiero di Benji ma poi cercò di cancellare tutto quello che provava in quell'istante non posso dipendere da lui, perché prima o poi se ne andrà ed io sarò di nuovo sola. Devo dimenticare quel bacio, noi siamo solo e soltanto amici.

Benji la sentì uscire dal bagno e dirigersi verso la camera da letto, sentì la porta chiudersi, dopo pochi minuti la ragazza arrivò in cucina, indossava una tuta nera che evidenziava un fisico modellato ed armonico.
"Il tuo caffè e un brioche appena sfornata dal forno a microonde"
"Grazie, sei un tesoro. Non so come hai fatto a sopportarmi in questi giorni."
"Non mi devi ringraziare, ci siamo sopportati a vicenda."
Eileen consumò lentamente la sua colazione poi prese la busta con il testamento dalla tasca della tuta.
"Ieri non lo abbiamo letto il testamento" disse la ragazza.
"Me ne ero dimenticato" disse Benji poi si sedette accanto alla ragazza.
"Vediamo un po’ se ci nasconde un tesoro" disse Eileen sorridendo.

Io sottoscritta Eleonor Bristol, nel pieno delle mi facoltà mentali dispongo quanto segue:
al mia morte tutte le mie proprietà e i miei fondi monetari passeranno di diritto a mia nipote Eileen Bristol, le proprietà sono le seguenti:

Eileen a quel punto si interruppe "Leggi! La nonna possedeva, una casa al mare, due appartamenti qui in città e tre a Tokyo!"
"E un conto in banca di tutto rispetto!"
"Deve esserci lo zampino di tuo nonno"
"Per lui tutto aveva un prezzo" disse con disprezzo Benji.
"Come per tuo padre, scommetto che quei due sono sempre andati d’accordo"
"Lascia stare quando sono insieme, diventano ancora più insopportabili."
"Tuo nonno è ancora vivo?" chiese Eileen sorpresa.
"Vivo e vegeto"
"Non credi che debba sapere che la madre di sua figlia è morta?"
"Mia madre non ha fatto la minima piega, non è neanche venuta al funerale. E lo sapeva che era sua madre!" disse Benji sbattendo il pugno sul tavolo.
"Benji calmati, ormai non possiamo cambiare quello che è successo."
"Lo so ma devo comunque fare due chiacchiere con mia madre."
"Lascia stare, cosa vorresti ottenere? La conosci la tua famiglia, tutti ipocriti, solo tu sei diverso e adesso ho anche capito il perché." Disse Eileen.
"Va bene non andrò a parlare con mia madre, ma se ne avessi l'occasione, stai tranquilla che mi starà ad ascoltare."
"Va bene. Adesso però risolviamo questa cosa del testamento, qui dice di rivolgersi a questo avvocato Manson. Sono solo le otto e trenta, un po’ troppo presto, più tardi lo contatto."
"A parte chiamare questo avvocato, hai qualcos'altro da fare?" chiese Benji.
"Credo proprio di no."
"Bene, allora andiamo a fare la spesa, perché qui la dispensa piange"


Benji ed Eileen stavano finalmente uscendo dal supermercato, avevano riempito due carrelli interi.
"Forse abbiamo preso troppo cose, dopotutto tu sarai ansioso di tornare in Germania. E tutta questa spesa mi sembra esagerata." Disse Eileen.
"A dire la verità volevo trattenermi ancora qualche giorno, non ho fretta di tornare in Germania. Tu invece vorrai tornare a Tokyo e al tuo lavoro."
"Ho voglia di staccare un po’, dopotutto ho ancora due mesi di ferie da godermi"
"Questo vuol dire che ci dovremo sopportare ancora per un po’?" chiese Benji con un sorriso.
"Purtroppo ti tocca!" rispose Eileen.
Dopo aver caricato la spesa in macchina si stavano apprestando a salire sull'auto quando una elegante berlina nera si accostò alla loro auto, l'autista scese precipitosamente dal mezzo per aprire la portiera del passeggero.
Scese un uomo, di circa ottanta anni, gli occhi scuri osservarono la coppia.
"Ragazzo" disse rivolto a Benji.
"Nonno, cosa ti porta qui?"
"Ho saputo di Eleonor" rispose soltanto.
"Non dirmi che ti sei scomodato solo per una serva!" disse crudele Benji, voleva capire se Duncan Price era lì, davanti a lui, solo per sapere se Eleonor avesse detto qualcosa.
"Per te era solo una serva?" chiese Duncan, serio ma Benji aveva notato che era meno teso, di pochi istanti prima.
"No, per me Eleonor non è mai stata una serva. Ma per te sì, anche dopo che ti ha dato una figlia."
L'uomo indietreggiò come se Benji lo avesse spinto lontano, in pochi istanti vide sul volto dell'uomo ansia e paura.
"Cosa vuoi fare, adesso che sai la verità?" chiese con voce tremante Duncan.
"Niente, non farò niente. Tranne andare a pregare sulla tomba di mia nonna, adesso se non ti dispiace, abbiamo da fare." Benji stava per salire in macchina, ma l'uomo lo afferrò per un braccio.
"Io la amavo" disse, sembrava sincero.
Eileen fino a quel momento era stata zitta, ma quell'ultima affermazione l'aveva mandata su tutte le furie.
"E' così sicuro di sapere cosa voglia dire amare? Forse lo crede, ma non lo sa. Altrimenti non avrebbe donato tutte quelle proprietà ad Eleonor, solo per placare il suo senso di colpa. Se la amava veramente le sarebbe solo stato vicino e le avrebbe dimostrato ciò che provava."
Duncan la fulminò con lo sguardo "Con chi ho l'onore di parlare?" chiese altezzoso.
"Eileen Bristol"
"Bristol?"
"Sì signore, sono la nipote di Eleonor. Direi nipote acquisita a questo punto."
"Ma hai il suo stesso cognome, come mai? Non sei la figlia di Elise?"
"Sì, sono la figlia di Elise, ma quando mio padre mi ha abbandonato Eleonor ha fatto tutte le pratiche necessarie perché assumessi il suo cognome." Spiegò Eileen.
"Ha sempre avuto un grande cuore." Disse Duncan.
"Nonno, se non ti dispiace avremo delle commissioni da fare." disse Benji.
"Siete già stati dall'avvocato Manson?"
"No" rispose Eileen.
"Se volete vi ci accompagno, è stato lui a curare tutte le pratiche"
Benji guardò Eileen che annuì "Va bene nonno, ti seguiamo"
Quando furono in macchina Benji chiese "Secondo te a che pratiche si stava riferendo?"
"Penso al certificato di nascita di tua madre, alle donazioni e tutti gli altri atti legali riguardati la nonna" rispose Eileen.
"Hai ragione, andiamo a vedere un po’ cosa ci racconta quest'altro barbagianni!"
"E' così che definisci tuo nonno?"
"Certo, non è un'offesa, almeno credo!"
Eileen rise, era decisa a godersi ogni momento che avrebbe passato accanto a Benji.


L'avvocato era stato molto conciso, il testamento era legale e Eileen era entrata in possesso di tutte le proprietà di Eleonor. Tutti gli appartamenti erano affittati, tranne la casa al mare. Tutto era gestito dallo studio Manson.
"Vedo che è tutto gestito in modo egregio." Disse Eileen controllando i contratti e le rendite che negli anni erano maturate.
"Non credo sia il caso di cambiare le cose, vi delegherò per continuare a gestire queste proprietà per mio conto. Però vi chiedo di mandarmi un resoconto ogni bimestre o nel caso voi lo riteneste necessario anche mensilmente."
"Sig.ra Bristol, sono felice che lei voglia collaborare con noi. Sua nonna è stata per anni una nostra ottima cliente e sono sicuro che lei non sarà da meno" disse Manson con un sorriso.
Dopo aver firmato tutti i documenti necessari Eileen e Benji si congedarono dall'avvocato, fuori dallo studio Benji non riuscì a trattanersi e chiese a Duncan.
"Nonno, toglimi una curiosità, come ha reagito la mamma quando ha saputo di Eleonor."
"Lo so che non ci crederai, ma è stata lei a darmi la notizia, e stava piangendo. Per tutti questi anni, l'ho costretta a tenere dentro di sé questo segreto. Sally, mia moglie non è mai stata una madre, ma Eleonor a suo modo è sempre stata accanto a Catherine."
"Chi ha detto alla mamma chi era la sua vera madre?"
"E' stata Sally, poco prima di morire. Voleva che Catherine odiasse Eleonor quanto la odiava lei, ma invece dopo un primo momento di tensione, tua madre ha accettato la notizia. Non ha potuto venire al funerale perché tuo padre non sa di tutta questa storia; infatti non riesce a capire perché Catherine soffra tanto."
"Certi segreti vanno tenuti nascosti, non è così. Per l'onore della famiglia" disse Benji.
"Benji tu non puoi capire" disse Duncan.
"Scusa nonno, adesso dobbiamo veramente andare" disse Benji salendo in macchina e cocludendo così la conversazione, Eileen lo imitò lanciando prima un ultimo sguardo all'uomo.
Si reggeva a stento in piedi, il suo bastone era il suo unico sostegno, sul volto si poteva ancora scorgere qualche accenno di bellezza che anni prima aveva fatto innamorare Eleonor.
La ragazza salì in macchina, doveva allontanarsi qualche giorno da tutto.
"Benji e se andassimo in quella casa al mare?"
Benji guardò la ragazza e lesse nei suoi occhi tanta stanchezza "Perché no, in fondo non abbiamo nient'altro da fare."










lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:53
CAPITOLO 7

La brezza del mattino le accarezzava il volto, chiuse gli occhi per godersi quella frescura, era solo la metà di maggio ma faceva abbastanza caldo durante il giorno.
Eileen osservò nuovamente il sole sorgere, ormai era diventata una abitudine, vedeva il mare colorarsi lentamente e poi l'esplosione di colore anche nel cielo.
Erano passate tre settimane dalla morte di Eleonor e da quando lei e Benji si erano trasferiti in quella casa che sovrastava il mare.
Si ricordava la sorpresa al loro arrivo, pensavno di trovare una casa modesta, invece era una villa lussuosa con tutti i comfort. Poteva ospitare fino a 10 persone senza problemi.
Erano stati giorni di sfogo e finalmente entrambi riempirono il vuoto degli anni in cui non si erano sentiti, le serate davanti al camino non avevano mai fine, anche perché le notti di Eileen erano tormentate dagli incubi.
Quindi per lei era diventata una routine recarsi tutte le mattine in spiaggia ad osservare il sole che sorgeva.
Benji era andato due giorni a Tokyo, per incontrarsi con dei suoi amici, sarebbe tornato quella sera, si sentiva così sola in quella grande casa.
Non vedo l'ora che torni. Pensò mentre guardava il sole ormai alto nel cielo, si alzò per dirigersi verso la casa e lo vide in piedi dietro di lei.
"Ma non dovevi tornare stasera?" chiese sorpresa.
"Non mi andava di lasciarti qui da sola." Rispose Benji serio.
"Sicuro, dalla tua faccia si direbbe che non è questo il vero motivo del tuo ritorno anticipato."
"Diciamo che non è l'unico" rispose con un sorriso Benji.
"Cosa è successo?" chiese Eileen avvicinandosi a lui.
"Ho incontrato mia madre"
"Andiamo in casa, ti preparo un caffè e ne parliamo con calma."
"Stiamo qui." Disse Benji.
"Va bene, come vuoi."
I due ragazzi si sedettero sulla sabbia umida, Benji guardava il mare pensieroso. Eileen aspettava solo che lui parlasse, se non se la sentiva avrebbe aspettato.
"Stavo rientrando in albergo dopo l'incontro con i ragazzi e l'ho vista. Era dall'altra parte della strada, camminava lentamente come se fosse molto stanca. Non c'è l'ho fatta ad ignorarla, così ho attraversato la strada e l'ho chiamata."

"Mamma!" gridò Benji per farsi sentire nella confusione.
"Benji, cosa ci fai qui?" chiese la donna, il viso pallido e gli occhiali scuri non le davano un bell'aspetto.
"Sono venuto a trovare degli amici."
"Benji, io…io ho parlato con il nonno" disse la donna con voce flebile.
"Parliamo in un altro posto" la interruppe subito Benji.
"Ti andrebbe bene quel bar?" chiese la donna indicando il locale di fronte a loro.
Benji annuì e dopo pochi minuti si ritrovò seduto di fronte a sua madre, la donna tolse gli occhiali da sole, mostrando gli occhi rossi e gonfi.
"Mamma.." disse sorpreso Benji.
"Benji ascoltami, non riesco a darmi pace per non essere stata accanto ad Eleonor, a mia madre. In tutti questi anni ho dovuto fingere con lei, sono stata obbligata a trattarla come una dipendete, mentre invece avrei voluto abbracciarla e dirle quanto le volevo bene."
"Mamma io non sapevo che soffrissi così tanto" disse Benji dispiaciuto.
"Ho perso mia madre, lei mi è sempre stata accanto, mi ha sempre dimostrato il suo affetto. Io non ho neanche potuto salutarla un'ultima volta, per colpa dell'egoismo di tuo nonno e di tuo padre. Lo sai cosa direbbe se scoprisse la verità, direbbe che ha sposato la figlia di una serva e troverebbe il modo per liquidarmi." Disse la donna amareggiata.
"Mamma, tu e papà siete sposati da tanti anni, che differenza farebbe sapere chi è la tua vera madre?"
"Pensavo che conoscessi tuo padre. Il mio è stato un matrimonio combinato, io mi ero illusa che con il tempo cominciasse ad amarmi, ma non è stato così."
"Tu invece lo amavi?" chiese Benji.
"Con tutto il cuore, era così galante e premuroso durante il fidanzamento, pensavo che dopotutto mi volesse bene, ma dopo che ci siamo sposati e sono rimasta incinta ho scoperto la verità. Mi aveva sposata solo per i miei soldi e il mio cognome rispettabile, in tutti questi anni ho perso il conto delle amanti di tuo padre."
"Mi dispiace" disse Benji sincero.
"Ormai sono abituata a questa vita. Però mi sento così in colpa verso la mamma."
"Sono sicuro che Eleonor sapeva quello che stavi passando e non ti ha mai incolpato di niente. Sapeva che tu le volevi bene, anche se non potevi dimostrarglielo."
"Vorrei tanto che sia così!" disse la donna mentre prendeva la mano del figlio tra le sue "E tu Benji, tu sei arrabbiato con me?"
"No, mamma, non più!" rispose con un sorriso il ragazzo.

"Le ho dato il nostro numero di telefono, nel caso avesse bisogno" finì così il racconto di Benji.
"Hai fatto bene, ma lo sa che ci sono qui anch'io?" chiese Eileen.
"Certo, gliel'ho detto. E mi ha risposto che le piacerebbe rivederti, ti ricorda ancora con quei buffi codini."
Eileen sorrise "Bei tempi, quando eravamo piccoli"
"Già" disse Benji alzandosi in piedi e camminando vero la riva.
"Sai ho notato che zoppichi di meno."
"Infatti non ho più quasi nessun dolore, ieri ho detto a Holly e Tom del mio incidente e del fatto che presto darò la notizia del mio ritiro ufficiale dal calcio." Disse Benji con voce atona.
Eileen gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro, Benji mise le sue mani sopra quelle della ragazza.
"Sono rimasti di sasso, non volevano accettare la verità"
"E tu, l'hai accettata?"
"Ora sì, sono vivo e questo già dovrebbe bastarmi. Seguirò il suggerimento di Eleonor, farò l'allenatore. In questo modo non abbandonerò il calcio."
"Sono fiera di te!" disse Eileen.
"La settimana prossima dovrò annunciare il mio ritiro, dovrò tornare in Germania per qualche giorno"
"Va bene" disse Eileen triste, non sopportava l'idea di stare lontano da lui.
Benji si girò e la abbracciò "Cos'era quella voce triste?" chiese.
Eileen abbassò il volto "Ma cosa dici?"
"Lo sai che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?"
"Sei insopportabile!" disse la ragazza ma non accennava a staccarsi da quell'abbraccio.
"Comunque, ti volevo chiedere se vorresti venire con me"
"Dove?"
"In Germania e dove se no?" rispose Benji.
Eileen sorrise felice, cercò di contenersi ma non ci riuscì, lo baciò velocemente sulle labbra. Si accorse subito di quello che aveva fatto e si mise una mano sulla bocca.
Benji tolse dolcemente la mano e la strinse di più a sé, la bacio con tutta la passione che aveva in corpo, le sue mani iniziarono a vagare lungo il corpo della ragazza in una dolce ma sensuale carezza.
Quando si staccarono le labbra di Eileen era rosse ed ancora più invitanti.
"E' da quella sera che non aspetto altro" disse Benji.
"Benji, non so…"
"Eileen, non pensiamo al domani, pensiamo ad oggi e basta. Voglio stare con te, stringerti tra le mie braccia e baciarti. Non voglio nient'altro che anche tu non voglia"
La ragazza era appoggiata al torace di Benji, le sue mani percorsero le linee dei pettorali che si intravedevano sotto la maglietta stretta.
"Io non voglio solo quello che hai detto tu" disse dopo qualche istante.
"Dimmi cosa vuoi, il mio amore? Ti assicurò che quello c'è l'hai da tempo"
Eileen sorrise, non era una vera e propria dichiarazione d'amore, ma poco ci mancava.
"Benji io voglio fare l'amore con te"
Il ragazzo rimase un attimo stupito poi disse: "Piccola, non sai quanto lo voglio anch'io"
"Andiamo" disse Eileen prendendo per mano Benji e dirigendosi verso la casa.

Eileen condusse il ragazzo nella sua camera, lo spogliò lentamente e poi lo fece sedere sul letto, non era mai stata così audace ma con Benji era tutto diverso. Osservò il corpo scolpito dell'uomo da anni di allenamento.
"Bello!" disse
"Grazie, ma anche io voglio la mia parte." Prese la ragazza per la vita e la condusse sul letto, la fece sdraiare sotto di sé, iniziò a baciarle la fronte, le guance, il collo, lentamente le tolse i vestiti, la accarezzò con sapienza.
"Sei magnifica" le disse prima di baciarla con passione.
Eileen sentì il ragazzo accarezzarla sulle cosce e si avvicinò alla sua femminilità, che non aspettava altro.
"Sei mia!" disse il ragazzo poco prima di penetrarla e di trovarsi in paradiso.
Eileen si sentì riempita, iniziò a muoversi con il ragazzo fino a quando il mondo non esplose in mille sensazioni diverse.
Benji non riusciva a credere che stava facendo l'amore con Eileen, era un fuoco, la osservava mentre sul suo volto passavano smorfie di godimento. Non sapeva quanto sarebbe resistito, quando capì Eileen stava venendo anche lui si lasciò andare e la riempì con il suo seme.
Quando ritornarono alla realtà, si guardarono negli occhi senza parlare, i loro sguardi dicevano tutto, Benji si distese e la attirò contro di sé, si addormentarono abbracciati.

Eileen si svegliò di soprassalto, ancora un incubo, ma questa volta era ancora peggiore.
"Eileen, cosa c'è?" disse Benji prendendole il volto tra le mani.
"Niente, solo un incubo" rispose la ragazza.
"Ne vuoi parlare?"
Eileen scosse la testa, non se la sentiva di ricordare quell'incubo, all'improvviso si accorse di essere nuda e cercò di coprirsi mentre arrossiva.
"Ormai ti ho impressa nella mente, quindi non vale a niente coprirsi" disse Benji che sfoggiava la sua nudità senza problemi.
"Sono una ragazza timida"
"Sì e io sono il papa!" disse Benji abbracciandola e baciandola.
"Eileen promettimi che la prossima volta che avrai un incubo, me lo racconti. Voglio aiutarti."
"Non parliamone più, se dovesse succedere ancora te lo dirò"
"Lo so che non è la prima volta che hai degli incubi. Alcune notti ti sento urlare nel sonno, sono venuto molte volte a vedere cosa succedeva, ma tu eri sempre sveglia e io non sapevo se avessi voluto parlarne."
"Non mi ero mai accorta che ti alzavi"
"Quando voglio so essere molto silenzioso. Adesso promettimi che se dovesse succedere ancora, mi dirai cosa ti tormenta." Disse Benji serio.
"Va bene. La prossima volta ti dirò tutto" rispose Eileen sicura che i suoi incubi sarebbero ricomparsi.












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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:54
CAPITOLO 8


Stava scappando da quelle mani e da quella risata, correva nel buio cercando di sfuggire a quell'uomo.
Sentì la sua mano sulla spalla, urlò cercando di divincolarsi.
"Eileen, Eileen! Svegliati!"
La ragazza si svegliò completamente sudata, si guardò in giro non riconoscendo subito l'ambiente.
"Amore, è stato un incubo" disse Benji abbracciandola.
Eileen si rifugiò nella stretta del ragazzo, cercando di calmarsi, sentiva le mani di Benji massaggiarle la schiena e la voce del ragazzo che le sussurrava parole che lei non riusciva a percepire.
Non capiva il senso di quegli incubi, sapeva che riguardava qualcosa che le era capitata in passato ma non si ricordava cosa fosse.
Alzò il viso e incontrò gli occhi preoccupati di Benji "Cosa ti succede, cos'è che ti tormenta?"
"Io, non lo so. Non ricordo!" disse Eileen.
"Non ti preoccupare, prima o poi saprai cosa ti tormenta. Adesso cerca di dormire, domani sarà una lunga giornata." Disse Benji abbracciandola ancora più stretta e stendendosi.
"Domani hai la conferenza stampa."
"Diciamo oggi visto che sono le tre del mattino"
"Scusa non volevo svegliarti"
"Eileen perché ogni volta ti devi scusare? Domani saranno gli altri ad agitarsi, non io, visto che lo scoop lo so già da parecchio tempo." Disse sorridendo Benji.
"Smettila di fare il deficiente, hai bisogno di dormire!" disse Eileen dandogli una cuscinata.
"Vuoi la guerra? E guerra sia!" disse Benji rispondendo al "fuoco".


La sala era gremita di giornalisti, tutti si chiedevano come mai il SGGK avesse indetto una conferenza stampa. Eileen osservava tutte quelle persone e sperò che nessuna facesse delle domande stupide.
"Benji sei pronto?" chiese Bauer il procuratore del ragazzo.
"Sì, mi dispiace Ivan. Ho rovinato tutto."
"Non è stata colpa tua, saresti un bravo allenatore e anche in quel caso, sempre se vuoi potrei darti una mano."
"Ne sarei felice" disse Benji sorridendo.
"I giornalisti ci faranno a pezzi" disse Ivan.
"Lo so" rispose semplicemente il ragazzo.
Eileen vide che Benji era preoccupato, non poteva dargli torto, fra pochi minuti avrebbe detto a tutto il mondo, che la sua folgorante carriera si era conclusa a causa di un incidente. Gli andò vicino e gli prese la mano tra la sua "Resto qui, se senti la voglia di picchiare qualcuno di quei giornalisti, guardami, cercherò di calmarti"
"Non preoccuparti, al più li insulto. Non arriverei mai alle mani!"
Eileen alzò il sopracciglio non credendo ad una parola di Benji.
"Va bene, appena inizieranno a prudermi la mani, ti guardò e cerco di calmarmi"
"Così va meglio. Sono le 10, è il tuo momento"
Benji le diede un leggero bacio sulle labbra ed entrò nella sala, seguito dal suo procuratore.
Ivan Bauer prese subito la parola.
"Buongiorno signori e signore, siete stati convocati perché Benji Price deve fare un annuncio molto importante. A te la parola Benji."
"Buongiorno, ho indetto questo conferenza stampa per annunciare il mio ritiro dal mondo del calcio" disse tutto d'un fiato Benji, osservò la sala, velocemente il brusio si era trasformato in una valanga di urla, domande di cui non capiva neanche una parola perché formulate tutte insieme.
"Signori, vi prego di calmarvi. Se starete in silenzio Price spiegherà il perché di questa decisione."
Ci vollero parecchi minuti prima che ci fu nuovamente silenzio.
"Alcuni mesi fa sono stato coinvolto in un incidente stradale, purtroppo l'entità delle ferite era più grave di quello che era stato detto. Mi sono fratturato il femore destro in più punti e il ginocchio sinistro, in questi mesi ho consultati i migliori ortopedici, ma la prognosi è stata unanime, le mie gambe sono state compromesse per sempre e non possono sostenere i ritmi che impone il calcio."
I giornalisti non avevano parole, se ne stavano zitti ad osservare Benji increduli.
"Domande?" chiese Benji.
Il casino di pochi istanti prima si ripeté, Ivan riuscì in qualche modo a gestire la situazione e così iniziarono a fioccare le domande.
"Sig. Price, è vero che con lei a bordo c'era anche una donna?" chiese un giornalista in prima fila.
"Sì, era una mia carissima amica"
"Era? Quindi è vero che è morta a causa di quell'incidente!" continuò il giornalista.
Eileen si meravigliò, Benji non le aveva parlato di questa donna, perché?
"La donna in questione era Sally Matters, era lei alla guida dell'auto, è stata lei a provocare l'incidente." Disse Benji con voce tagliente, sentiva una gran voglia di spaccare la faccia a quel tipo che sorrideva come un deficiente. Si girò a guardare Eileen e la vide pallida ma con un sorriso di incoraggiamento sulle labbra. Lei non sapeva di Sally, non glielo aveva detto.
"Eravate ubriachi?"
"Come scusi?" chiese Benji sperando di aver capito male.
"Ho chiesto se eravate ubriachi." Ripeté il giornalista.
"No, non eravamo ubriachi, Sally aveva la brutta abitudine di andare troppo forte in macchina e quel giorno ha perso il controllo, lei è morta sul colpo. Non si era nemmeno allacciata la cintura di sicurezza ed è letteralmente volata fuori dal parabrezza. Vuole anche che le descriva come l'ho trovata quando sono strisciato fuori dall'auto? Aveva la faccia completamente insanguinata e il collo spezzato, le basta o vuole altri particolari?"
"Credo che possa bastare" disse il giornalista sedendosi intimorito, aveva visto lo sguardo di odio che Benji gli aveva rivolto.
"Altre domande?" chiese Ivan.
"Cosa farà adesso?" chiese una donna piuttosto bella.
"Prima devo finire la riabilitazione, tornerò in Giappone per essere seguito da un medico di fiducia. Poi pensò che aprirò una scuola di calcio." Disse
"Una scuola di calcio? Per bambini?" chiese incredula la donna.
"Certo, nel mio paese ci sono tanti piccoli campioni, perché non aiutarli ad emergere?" disse con un sorriso Benji.
"E' una sua idea? Insomma lei è noto per il suo carattere un po’.. come dire.."
"Scorbutico?" disse Benji.
"Sì, come crede che gestirà dei bambini?" la donna sorrideva pensando di aver conquistato le attenzione di Benji.
"L'idea a dire la verità, è stata di mia nonna. Per il fatto di gestire dei bambini, se i miei allenatori sono riusciti a sopportarmi, non capisco perché io non possa fare lo stesso."
"Grazie sig. Price, sono sicura che sarà un ottimo allenatore!"
"Sono sicura che sarà un ottimo allenatore, che oca! Ancora un po’ e gli sbavava sulle scarpe!" pensò Eileen guardando la donna che si sedeva.
"Price, poco tempo fa è stato visto all'aeroporto con una donna, possiamo sapere chi è?"
"E' la mia compagna." Disse semplicemente Benji.
In sala tutti rimasero sorpresi della risposta, solitamente il SGGK non rispondeva mai a certi tipi di domande.
"Come vi siete conosciuti?" continuò il giornalista di un noto settimanale di cronaca rosa.
"Ci conosciamo da quando siamo bambini e ci siamo rincontrati qualche tempo fa."
"Ci direbbe il suo nome?"
"Non posso, vorrei mantenere la sua privacy. Ma tanto sono sicuro che prima o poi lo scoprirete lo stesso!" disse Benji.
"Credo proprio che lei abbia ragione" rispose il giornalista.


"Pensavo che non finisse più!" disse Benji ad Eileen.
"Sei stato bravissimo" disse la ragazza, cercando di trattenere la domanda che più le premeva. Chi era Sally Matters?
"Grazie, dopo quando siamo soli ti spiegherò anche di Sally. Hai il diritto di sapere."
Eileen lo abbracciò felice, le aveva letto nel pensiero.
"Andiamo, fuori ci aspetterà un bel corteo."
"Come?" chiese Eileen.
"Tutti i giornalisti in sala vorranno fotografare la mia bellissima compagna"
"Stupido!" disse la ragazza avviandosi verso l'uscita.
Benji non aveva avuto torto, fuori c'era una vera e proprio folla di giornalisti urlanti.
"Benji, da questa parte."
"Signorina, il suo nome?"
"Una dichiarazione, signorina"
I flash continuavano a scattare e solo quando i due ragazzi salirono su un taxi, Eileen riuscì finalmente ad alzare lo sguardo.
"Mi hanno accecata!" disse la ragazza.
"Io ormai ci ho fatto il callo!" le rispose Benji, poi disse all'autista di portarli al loro albergo.

I telegiornali della Germania e non solo, quella sera parlarono ampiamente della notizia del giorno, il ritiro di Benji Price dal mondo calcistico, e della sua nuova compagna. Le immagini mostravano più l'uscita dei due ragazzi che la conferenza stampa.
Un uomo, seduto su una poltrona rovinata, guardava la tv con una birra in mano, ma quando vide la ragazza per poco non gli andò il liquido di traverso.
"E' lei, finalmente ti ho ritrovata, e senza quella megera dietro ai piedi che ti protegge, sarai di nuovo mia!" disse l'uomo ridendo e osservando l'immagine della ragazza per l'ultima volta, spense il televisore.

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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 16:55
CAPITOLO 9

Osservava la pioggia che cadeva senza sosta, un'altra notte insonne. Questa volta però aveva visto di più, aveva sentito, rabbrividì ricordando i particolari dell'incubo e quelle mani che la accarezzavano e toccavano, lei che urlava. Si era svegliata poco prima di vedere il volto di quell'uomo.
"Eileen, vieni a letto qui fa un freddo cane" disse Benji mettendole una coperta sulle spalle.
La ragazza non rispose ancora assorta nei suoi pensieri. "Per poco non vedevo la faccia di quell'uomo. Mi aggrediva e mi toccava, cosa diavolo mi ha fatto?" chiese sottovoce la ragazza mentre calde lacrime iniziarono a scendere lungo le guance.
"Amore" disse Benji abbracciandola "Dobbiamo risolvere la situazione, non puoi continuare così"
"Devo andare da uno strizza-cervelli?"
"Uno psicologo, non uno psichiatra! Cercheremo il più bravo sia qui ad Amburgo e se è necessario anche altrove"
"Benji, non è solo un incubo, è qualcosa che mi è successo. Non so quando ma mi sembra di rivivere quella paura. Quelle mani sul mio corpo" Disse Eileen mentre si asciugava le lacrime.
"Supereremo anche questo, insieme possiamo fare tutto"

Un uomo si aggirava furtivamente vicino a casa Price, cercò di osservare l'interno ma la siepe gli impediva di vedere.
Ti aspetto, appena esci sarò qui a braccia aperte pensò l'uomo poi tornò in macchina in attesa del mattino.

La mattina seguente Benji e Eileen stavano uscendo con la macchina dal cancello della villa, quando un uomo gli si parò davanti.
"Ma guarda questo imbecille, sarà il solito giornalista!" disse Benji mentre scendeva dall'auto.
Eileen osservò l'uomo, alto con i capelli neri e corti, avrà avuto poco più di cinquant'anni, all'improvviso ebbe un flashback di quel volto, molto più giovane ma era lui.
La ragazza scese dalla macchina "Chi sei?" chiese interrompendo la litania di improperi che Benji stava dicendo all'uomo.
"Bambina mia, non mi riconosci? Sono tuo padre" disse l'uomo cercando di avvicinarsi.
Eileen indietreggiò istintivamente e l'uomo si fermò.
"Lo so sono passati tanti anni, ma non puoi esserti dimenticata di me"
"Perché adesso, perché mi cerchi adesso?"
"Ti ho visto in tv e non potevo credere ai miei occhi, ti ho cercata tanto dopo che tua nonna ti ha portata via."
"Cosa stai dicendo?" chiese Eileen era impallidita visibilmente.
"Non mi riteneva in grado di crescere mia figlia, così un giorno ti ha portato via da me" John Castle tentò nuovamente di avvicinarsi alla figlia ma Eileen indietreggiò ancora.
"Hai paura di me? Io ti voglio bene, non ti ho abbandonato" John si avvicinò ancora e accarezzò la guancia di Eileen.
La ragazza ebbe un altro flashback, si rivide bambina mentre lo stesso uomo dell'incubo le si avvicinava.
"Adesso la mia bambina deve fare felice il suo papà, fai vedere quanto sei carina senza tutti quei vestiti!"
"Oh mio Dio! Lasciami, non toccarmi!" iniziò ad urlare Eileen.
"Cosa?" disse John.
Benji allora intervenne mettendosi tra Eileen e l'uomo "Mi sembra che Eileen non voglia vederla"
"Fatti in là ragazzo, sono suo padre!" disse John cercando di spostarlo.
"E io sono il suo compagno." Rispose Benji mentre cercava di capire perché di quella reazione da parte di Eileen.
La ragazza piangendo iniziò a ricordare "Bastardo, cosa mi hai fatto? Adesso ricordo, ricordo tutto, tu mi hai… oh dio mi hai violentata!" urlò la ragazza poi non riuscì a trattenere un conato di vomito e si girò, gli sembrava di stare vomitando anche l'anima, aveva perso contatto con la realtà.
Sentì Benji urlare qualcosa poi più niente.

Quando aprì gli occhi si trovava nella camera da letto della villa, sentì lo sguardo di Benji su di sé e si voltò, incontrò i suoi occhi preoccupati.
"Scusa" disse Eileen mentre nuove lacrime uscirono dai suoi occhi già arrossati.
Benji le accarezzò dolcemente la guancia "Scusa per cosa?"
"Per tutto, io ho ricordato…l'incubo" cercò di mettersi a sedere anche se si sentiva debole, Benji la aiutò.
"Non devi per forza parlarne adesso." Le disse Benji.
"Voglio parlarne, devo parlarne"
Benji annuì e prese le mani di Eileen tra le sue, erano gelide, lo sguardo della ragazza era perso nel vuoto quando iniziò a parlare.
"Quegli incubi mi dicevano di qualcosa che avevo vissuto, ne ero sicura, come sai non vedevo la faccia dell'uomo che cercava di prendermi. - Eileen fece una pausa per trovare il coraggio di andare avanti - quando ho visto quell'uomo, ho avuto un flashback del suo volto, molto più giovane e mi ha invaso un senso di paura. Poi quando mi ha accarezzato mi sono rivista bambina…. Ero così indifesa e lui approfittava di me, diceva che era una cosa giusta. Io sapevo che non era così ma avevo paura per parlare. Però quando Eleonor capì che c'era qualcosa che non andava, le dissi che il papà mi faceva tante carezze e…" Eileen scoppiò di nuovo in lacrime, Benji la abbracciò cercando di calmarla.
"Basta così, ho capito, non c'è bisogno che continui."
"Ele è riuscita a portarmi via, e io ho dimenticato tutto, ho rimosso quei ricordi. Perché è tornato?"
"Non lo so, ma ti giuro che se solo ti si avvicina io lo ammazzo" disse Benji.
"Dov'è andato?"
"Quando sei stata male sono riuscito a mandarlo via, diciamo che ha avuto un incontrò ravvicinato con la mia mano."
"Grazie, non so cosa farei senza di te."
"Chiamo subito in aeroporto e prenoto i primi due posti liberi, torniamo a casa. Fino a quando non partiamo, non usciremo di casa, ho già chiamato degli uomini che ti proteggeranno fino alla nostra partenza." Disse Benji serio.
"Perché tutte queste precauzioni, pensi che voglia farmi ancora del male?"
"Non lo so, ma non voglio rischiare. Adesso riposa, ne hai bisogno." Disse Benji.
"Stai qui con me, fino a quando non mi addormento?" chiese Eileen.
"Starò con te anche dopo"

I due giorni che seguirono, furono lunghi e senza fine per Eileen, vedeva gli uomini nel giardino e fuori dal cancello, si sentiva più sicura ma inquieta. Benji non la lasciò un attimo, cercava di distrarla in tutti i modi ma vedeva negli occhi di Eileen la sua preoccupazione.
I Body guards li accompagnarono anche all'aeroporto e se ne andarono solo quando videro l'aereo partire.
"Come stai?" chiese Benji alla ragazza.
"Meglio, adesso forse riuscirò a dormire un po’"
"Forse è il caso, visto che hai passato gli ultimi due giorni senza chiudere occhio."
"Appena siamo a casa, voglio andare a trovare Ele"
"Va bene, faremo tutto quello che vuoi tu."
Benji osservò Eileen sprofondare nel sonno e ripensò a tutto quello che era successo negli ultimi giorni, sentì ancora la rabbia montargli dentro, quando aveva scoperto cosa le aveva fatto quell'uomo. Poche ore prima di partire, aveva chiamato suo padre, odiava chiedere il suo aiuto ma doveva farlo per Eileen.

"Ciao Papà, sono Benji"
"Che sorpresa, non avevi detto che non mi avresti mai più parlato? Ho visto la conferenza stampa. Avresti almeno potuto avvisare me e tua madre."
"E' acqua passata. Ti chiamo perché ho un problema."
"Cos'hai combinato?" chiese Severo l'uomo.
"Niente, però ho bisogno delle informazioni su un uomo."
"Perché?"
"Quest'uomo sta importunando Eileen Bristol. Vorrei sapere qualche cosa su di lui." disse Benji.
"E' suo padre?"
"Sì, ma come fai a saperlo?" chiese Benji stupito.
"Quando Eleonor prese in casa la piccola, io volli sapere il motivo e lei mi disse cosa aveva scoperto. Orribile, i bambini non si toccano!" disse Price arrabbiato.
"Quindi posso contare su di te?" chiese Benji titubante.
"Certo, appena tornate passate qui da noi, né parliamo. Benji sono contento che hai chiamato."
"Grazie Papà!"

Incredibile, suo padre era contento di sentirlo, pensò Benji con un sorriso, forse anche lui aveva un cuore in fondo, ma molto in fondo.
Quando l'aereo atterrò i due ragazzi furono accolti dall'autista di casa Price.
"Benji c'è qualcosa che non mi hai detto?" chiese Eileen mentre si dirigevano verso la limousine.
"Ho chiamato mio padre, per chiedere informazioni su Castle. Non pensavo che avrebbe mandato il suo autista.
"Perché?" chiese la ragazza.
"Ho bisogno di sapere cosa diavolo ha fatto in questi anni, devo capire chi è veramente, per riuscire a proteggerti meglio. Mio padre era la persona più indicata per chiedere aiuto."
"Così resta tutto in famiglia" disse Eileen stizzita.
Benji la fermò e le disse: "Ascoltami, tu non avresti fatto lo stesso? Non avresti messo da parte l'orgoglio e tutte le tue idee per me? Io l'ho fatto ed ho chiesto aiuto a mio padre, è l'unico che può proteggerti."
"Scusa, sono un po’ nervosa. Anch'io avrei fatto lo stesso." Disse Eileen poi lo abbracciò.
"Mia madre, sarà contenta di vederti."
"Quindi è una riunione di famiglia, non so quanto posso centrare."
"Tu sei della famiglia, sempre se tu lo vuoi."
"Ne sono onorata" disse Eileen dando al ragazzo un leggero bacio sul naso.

Amburgo

"E' tornata in Giappone, con quel damerino. Credono di stare tranquilli ma non sarà così, adesso ho un conto in sospeso anche con quel bamboccio" disse John guardandosi allo specchio e toccandosi l'occhio nero.
L'aereo era già stato prenotato, era bravo a non farsi notare, aveva così seguito i due ragazzi in aeroporto ed aveva visto che volo avevano preso. Si era subito precipitato a prenotare anche lui, era sicuro che avrebbero chiesto protezione al vecchio Price, avrebbe trovato una soluzione anche a quello. Chiuse la valigia e uscì dall'appartamento, in strada lo attendeva il taxi, presto l'avrebbe vista di nuovo, doveva riavere la sua bambina, a tutti i costi.

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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 17:01
CAPITOLO 10

Due settimane. Erano già passate due settimane da quando era tornata in Giappone. I genitori di Benji l'avevano accolta molto bene, specialmente Catherine. Quando l'aveva vista per poco non era scoppiata in lacrime.

Due settimane prima
L'aveva abbracciata "Povera piccola, adesso sei a casa" le aveva detto a bassa voce.
"Eileen, avrei voluto rivederti in circostanze migliori" disse Jonathan Price (N.d.B. non mi ricordo il nome del padre di Benji!!!! Scusatemi se è sbagliato!)
"Sig. Price, è un piacere rivederla. La ringrazio per quello che sta facendo per me" disse Eileen dando la mano all'uomo.
"Figurati, tua nonna mi ha fatto promettere che se le fosse capitato qualcosa, ti avrei protetto io. Eleonor era molto tenace, non avrei potuto dirle di no."
"Papà, hai già scoperto qualcosa?" chiese Benji.
"Andiamo in salotto, non è molto pratico stare qui in piedi in corridoio"
"Desiderate qualcosa da bere o da mangiare?" chiese Catherine.
"No, grazie." Rispose Eileen, anche la risposta di Benji fu uguale.
"Dicci papà"
Jonathan Price, prese un fascicolo appoggiato sul tavolo. "Allora, John Castle se ne andato dal Giappone, qualche giorno dopo che tua nonna ti aveva preso con sé. Per cinque ani non si è saputo niente di lui, fino a quando riappare in Germania. Prima a Colonia e poi ad Amburgo. In questi anni ha sempre fatto guardia giurata e ha la fedina penale immacolata. Adesso sto aspettando il rapporto dell'investigatore che ho assunto, per sapere cosa combina adesso Castle."
"Cosa dobbiamo fare? Aspettare che venga qui?" chiese Benji.
"Benji non è detto che torni in Giappone e poi sono grande, insomma cosa vuole ancora da me?" chiese Eileen cercando di apparire calma.
"Secondo me è meglio stare in allerta per un po’, vediamo come si comporta Castle e di conseguenza vedremo che precauzioni dovremo adottare."
"Jonathan ha ragione. Aspettiamo una sua mossa, magari non si farà più né vedere, né sentire." Disse Catherine.
"Speriamo" disse Eileen.


Adesso la sua vita stava tornando alla normalità, aveva ricominciato a lavorare, Benji per starle vicino aveva finalmente accontentato il padre e si stava informando sulle varie attività della famiglia Price.
Eileen dovette ammettere che per essere uno a cui non interessavano i "beni" di famiglia, se la stava cavando molto bene.
"Meno male che volevi fare solo il portiere! Fra un po’ zittirai anche tuo padre!" gli disse Eileen mentre pranzavano nel suo ufficio.
"Non lo sa nessuno, ma sono laureato in economia e commercio, e ho un master nel ramo della gestione aziendale!" disse Benji orgoglioso.
"Sei sempre una nuova scoperta, quando aspettavi a dirmelo? La pensione?"
"Credevo che questo titolo non mi sarebbe mai servito e invece, ironia del destino ho fatto solo una cosa per accontentare mio padre e adesso si sta rivelando più utile di quanto credessi."
"Questo vuol dire per una volta, tuo padre ha avuto ragione su qualcosa." Disse Eileen.
"Lo so! Ma non dirglielo perché se non si monta la testa!"
"Scusa lo mangi quel gamberetto?" chiese la ragazza, più interessata a quello che Benji lasciava nel piatto che all'ultima frase che aveva pronunciato.
"Ma io ti parlo e tu pensi a questo gamberetto" disse Benji indicandolo.
"Scusa, ma ho fame! Allora lo mangi o no?"
"Tieni, ricordati di masticare!"
Eileen sorrise mentre gustava lentamente il gamberetto.
Finalmente sorridi - pensò Benji osservandola - ero preoccupato per te. hai scoperto una cosa così scioccante, ma tu sei più forte di quanto credessi. Lo stai superando e ti giuro che quell'uomo non verrà più a distruggere la tua vita.
"Benji, ci sei?" chiese Eileen agitando la mano davanti alla faccia del ragazzo.
"Sì, stavo pensando"
"A cosa?"
"Se mai a chi."
"Va bene. A chi stavi pensando?" chiese Eileen con un sorriso.
"A te, a quanto sei bella!"
La ragazza arrossì "Non ci posso credere, arrossisci ancora per un complimento!"
"Non prendermi in giro!" lo rimbeccò Eileen.
La loro piccola discussione fu interrotta da Jonathan Price, il suo viso non prometteva niente di buono.
"Cos'è successo?" chiese Benji.
L'uomo si sedette e osservò i due ragazzi, fino a pochi istanti prima erano felici, adesso invece si vedeva la tensione sui loro volti.
"John Castle è qui in Giappone" disse l'uomo.
Eileen sbiancò all'istante, si sentiva male, non doveva svenire, doveva essere forte.
Benji la vide sbiancare e poi alzarsi dalla poltrona in pelle, la vide fare pochi passi verso di lui e sbilanciarsi in avanti, la afferrò poco prima che cadesse a terra.
"Mettiamola sul divanetto" disse Jonathan.
Benji la appoggiò dolcemente, era svenuta non era riuscita a reggere la notizia. Quel bastardo era tornato per lei.
"La proteggeremo"
"Papà, ho paura per lei. Non può vivere per sempre con questa paura, non possiamo protegerla per sempre. Adesso avrà paura ad andare in giro da sola, la sera resterà a casa perché avrà il terrore di incontrarlo in qualche locale o mentre è ferma ad un semaforo."
"Benji, non corriamo troppo, sono sicuro che insieme troveremo una situazione"
"Adesso dov'è?" chiese Benji accarezzando dolcemente i capelli di Eileen.
"E' qui a Tokyo, un paio dei miei uomini lo stanno già seguendo. Riusciremo a protegerla, venite a vivere alla villa con me e tua madre; in questo modo Eileen non sarà mai sola e come sai la villa è ben protetta."
"Bisogna chiederlo a lei, io non posso di certo obbligarla a fare quello che non vuole."
"Va bene. Io torno nel mio ufficio, fatemi sapere qualcosa."
Benji rimase ad osservare la ragazza fino a quando si riprese.


Eileen riaprì gli occhi e vide subito Benji "Dimmi che non sono svenuta!"
"Se vuoi te lo dico. Ma non è la verità!"
"Che figura, davanti a tuo padre. Ma si può essere così stupidi!" disse la ragazza mettendosi a sedere.
"Eileen non sei affatto stupida, hai solo reagito un po’ male alla notizia. E a ragione."
La ragazza si tirò indietro i capelli e disse: "E' venuto per me, non mi lascerà mai stare!" a stento tratteneva le lacrime.
"Non ti avrà mai, te lo giuro. Ti proteggerò, anzi io e la mia famiglia ti proteggeremo."
"Grazie, ma non voglio aver paura a rimanere da sola, o ad andare in giro per strada."
"Lo so amore, ma sarà una cosa temporanea, mio padre mi ha detto che ha già messo due uomini alle sue calcagna, così sapremo sempre dov'è e cosa sta facendo. Mi ha anche proposto di trasferirci alla villa, ma non sei obbligata ad accettare!"
"Adesso non sono in grado di decidere niente. Farò come vuoi tu, la villa è sicuramente più sorvegliata e poi non sarò mai in casa da sola, per il momento pensò che vada bene così."
"Vado a dirlo a mio padre" disse Benji alzandosi.
"Ok, ti spiacerebbe dire a qualcuno se mi porta un bicchiere di acqua?"
"Sarà fatto!" disse Benji sorridendo.
Eileen gli sorrise di rimando, ma solo per rassicurarlo, dentro di sé infatti si sentiva morire.


"Benji"
"Mamma! Cosa ci fai qui?"
"Sono andata a portare delle carte a tuo padre, le aveva dimenticate a casa. Mi ha detto tutto"
"Non ci voleva, Eileen stava cercando di dimenticare e adesso ha di nuovo paura. Papà ti ha detto che ci ha proposto di venire a vivere a casa vostra?"
"Certo, sono pienamente d’accordo. Ci verrete?" chiese Catherine intuendo già la risposta del figlio.
"Sì, stavo andando a dirlo anche a papà."
"Ne sarà contento. Posso andare da Eileen o la disturbo?"
"Vai pure, sarà sollevata di vederti. Gli porteresti anche un bicchiere di acqua, me lo ha chiesto prima."
"Certo, ci penso io, ci vediamo dopo" disse la donna dirigendosi verso l'ufficio di Eileen.
Bussò un paio di volte, e non sentendo nessuna risposta entrò, vide Eileen che osservava la città da una delle enormi finestre.
"Eileen"
La ragazza si girò di soprassalto "Scusami non voleva spaventarti" disse la donna.
"Non si preoccupi, e che stavo pensando."
"Ti ho portato l'acqua, sai ho incontrato Benji."
"Grazie. Sa già tutto?"
"Sì, Jonathan mi ha detto che è tornato in città."
Eileen annuì "Già, è tornato a cercarmi"
"Non potrà mai avvicinarsi a te, adesso che mia madre è morta, è compito mio proteggerti. E lo farò, Eileen tu per me sei come una figlia, specialmente adesso che tra te e Benji, c'è una storia. Da quando sei entrata nella sua vita è tornato a sorridere, e ha un rapporto umano con suo padre. Erano anni che non li vedevo parlare come in questi giorni. Forse non te ne sei resa conto, ma hai fatto un miracolo che io aspettavo da tanto tempo. Per questo ti ringrazio, ora ho di nuovo una famiglia." La donna aveva stretto le mani di Eileen, ed aveva cominciato a piangere felice.
Eileen commossa la abbracciò, come avrebbe fatto con sua madre, se solo la avesse conosciuta.


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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 17:03
CAPITOLO 11

La stava studiando, le sue abitudini, i suoi comportamenti, doveva imparare a conoscerla. Era un vero peccato che fosse sempre accompagnata da qualcuno ma prima o poi avrebbe avuto l'occasione giusta. La osservò mentre usciva dall'ufficio, accompagnata da una donna molto bella ed elegante.
Devo l'ho già vista? Si chiese prendendo dalla borsa che portava con sé delle foto. La madre di Price, così la bambina è entrata nella famiglia, la cosa è un po’ più complicata del previsto ma ho tempo. Sarà mia!

"Come l'avete perso?" chiese irato Jonathan Price ai due uomini che stavano di fronte a lui.
"Quell'uomo è furbo, in un attimo si è dileguato tra la folla, non capisco come abbia fatto" rispose mortificato l'uomo, era la prima volta che deludeva il sig. Price.
"E' tornato nell'appartamento che ha preso in affitto?"
"No sig. Price, non è ancora rientrato. E se devo dirle la verità penso che non torni, sa che lo stavamo seguendo."
"Cosa mi suggerisce Mike?"
"Per il momento ritengo che la bisogna proteggere la ragazza, intanto manderò i miei ragazzi in giro per la città, quell'uomo non può essere sparito nel nulla."
"Non voglio far preoccupare Eileen, quindi i tuoi ragazzi non devono farsi notare"
"Non si preoccupi Sig. Price, non la deluderemo."

"Sai Eileen sabato c'è un ballo di beneficenza, per la costruzione del nuovo reparto pediatrico del policlinico, verresti anche tu?"
"Non lo so Catherine, non me la sento."
"Ci saremo io e Jonathan e Benji di certo non ti lascerà venire solo con noi. Hai bisogno di uscire, non puoi chiuderti in casa e uscire solo per venire in ufficio."
Eileen sorrise, Catherine aveva ragione, si stava nascondendo da lui, non poteva permettergli di rovinare la sua vita. "Mi ha convinto, verrò anch'io"
"E' meraviglioso, dobbiamo fare un po’ di shopping, cara. Sarai la più bella della festa." Disse la donna entusiasta.
"Adesso?" chiese Eileen.
"Certo, sono sicura che domani e dopodomani sarai piena di impegni. Perché non approfittiamo di questo pomeriggio libero?"
"Credo che la mia carta di credito sarà felice di essere usata, è quasi come nuova!"
"Ti porto da una mia amica, ti troveremo un vestito unico!" disse felice Catherine prima di chiamare un taxi.
"Maledizione!" esclamò l'uomo, vedendo le due donne salire su di un taxi, che si allontanò velocemente, "Tanto ti riprendo, divertiti per questo pomeriggio!"

Benji passeggiava ansiosamente per il salotto, erano quasi le otto e non erano ancora arrivate.
"Benji, hanno chiamato dicendo che fanno tardi. Non ti preoccupare, le donne quando fanno compere non vanno disturbate!" disse Jonathan Price al figlio.
"Lo so, ma sono preoccupato lo stesso."
"Se la cosa ti può rassicurare, ho mandato due uomini a fare da scorta."
"Finché non torna a casa, non sarò tranquillo."
Le risate delle due donne interruppero l'ansia di Benji.
"Visto, sono arrivate felici e contente" disse Jonathan.
"Scusate il ritardo, ma ci abbiamo messo più del previsto." Disse Eileen appoggiando le varie borse.
"Benji non ti sarai preoccupato? Abbiamo chiamato per dire che ritardavamo!" disse Catherine vedendo il volto tirato del figlio.
"No, mamma sono solo stanco." Rispose Benji.
"Sicuro?" chiese Eileen andandogli vicino.
"Forse ero un po’ in pensiero, ma solo un po’!" disse il ragazzo a bassa voce, in modo che solo Eileen potesse sentirlo.
"Non volevo farti preoccupare"
"Adesso sei qui."
"Ragazzi è pronta la cena." Disse Catherine.
"Arriviamo, ma prima devi farmi vedere il vestito." Disse Benji.
"Scordatelo, è una sorpresa!" disse Eileen prendendo la borsa e dirigendosi verso la sala da pranzo.
La cena si svolse in un clima piuttosto allegro, Benji non riusciva a credere a quello che stava vivendo, stava cenando con la sua famiglia e sembravano un "vera" famiglia! Nessuno pensava a John Castle, in quel momento stavano parlando di cose banali, niente discorsi seri solo parole allegre.
Benji sorrise felice e cercò di scacciare dalla mente l'immagine di Castle che seguiva Eileen, partecipò al discorso e ascoltò il padre senza dargli contro anche se parlava di sé stesso come se fosse l'unico che faceva beneficenza. "Le solite manie di grandezza" pensò il ragazzo.
"Benji che ne diresti di fare tu il discorso iniziale?" chiese Catherine al figlio.
"Io? Perché? Sei tu che ti occupi di queste cose!" protestò il ragazzo.
"All'inizio della serata saranno presenti anche alcuni bambini del reparto e tu sei un po’ il loro idolo, insomma sei un grande atleta.." le parole della donna finirono nel vuoto, si accorse troppo tardi di aver riaperto una ferita ancora fresca.
"Benji, scusami. Io non volevo ferirti" disse la donna cercando di giustificarsi.
"Mamma non ti preoccupare, la mia carriera è finita, lo accettato anche se con difficoltà. Sarò onorato di fare il discorso di apertura e proporrei anche di donare in questa occasione, dei giochi ad uso del reparto."
"Ottima idea, possiamo incaricare i grandi magazzini di occuparsi di tutto. Il dirigente è un mio caro amico. Domani lo chiamo" Disse Jonathan "Benji.. sono sollevato e orgoglioso. Hai preso abbastanza bene il fatto che non potrai più giocare a livello agonistico. Sei un Price fino al midollo!"
"E' un complimento?" chiese Benji.
"Diciamo di sì, ma non ti ci abituare in ufficio sarò il solito vecchio Price."
Eileen prese la mano di Benji tra la sua e la strinse, mentre lo osservava sorridere felice.

Eileen era costantemente seguita dalle guardie del corpo, erano molto discrete ma la ragazza si era accorta di essere pedinata. Aspettava che Benji o suo padre le dicessero qualcosa ma i due non parlavano. Finalmente, venerdì durante l'ora di pranzo, si decise a chiedere a Benji come mai non le era stato detto niente riguardo alle due guardie del corpo.
"Come scusa? C'è qualcuno che ti segue?" chiese Benji con la bocca piena.
"Sono le guardie del corpo ti tuo padre, tu non ne sapevi niente?" chiese Eileen conoscendo però la risposta.
"No, mio padre non mi ha detto niente. Sarà solo una precauzione in più."
"Sarà! Ma appena abbiamo finito di mangiare vado a chiederglielo."
"Ok" rispose il ragazzo sempre con la bocca piena.
"Benji, stai mangiando come un maiale!"
"Ho fame, stamattina non mi hai fatto fare colazione!"
"Io, sei tu che ti sei svegliato tardi!" ripose Eileen.
"Se tu non mi tenevi sveglio quasi tutta la notte, mi sarei alzato in orario!"
"Adesso ti lamenti, ma stanotte non hai aperto bocca, anzi mi sembravi piuttosto contento.."
Benji sorrise dolcemente "E' stato bellissimo"
"Lo so!" disse Eileen, poi si alzò e lo baciò sulla guancia "Vado da tuo padre"
"Aspetta vengo anch'io!" disse Benji ingoiando l'ultimo boccone.

"Infatti ho pensato che era meglio assegnarti una scorta" rispose Jonathan ad Eileen.
"Perché, lui è seguito dai tuoi uomini, quindi sono al sicuro"
"Lo so, ma non voglio rischiare" disse l'uomo, evitando di rivelare che ormai non sapevano dove fosse John Castle da ben tre giorni.
"Speriamo che questa cosa abbia una fine, sono stanca!" disse Eileen.
"Non ti preoccupare, dovrà fare un passo falso e noi saremo lì." Disse Jonathan.
"Visto che non c'è da preoccuparsi, noi torniamo al lavoro. Ci vediamo dopo." Disse Benji al padre.
L'uomo li osservò uscire, poi si voltò verso le vetrate da cui si vedeva Tokyo, era preoccupato, non poteva mentire anche con sé stesso. Aveva paura che Castle aggredisse la ragazza, doveva trovarlo e renderlo innocuo a qualsiasi costo.

"Vediamo un po’, che impegni ha la mia piccola figlia per sabato. Oh deve andare al ballo di beneficenza all'ospedale. Penso proprio che ci sarò anch'io." Pensò l'uomo mentre rimetteva l'agenda nel cassetto della scrivania della segretaria di Eileen.
Si era intrufolato con la divise dell'impresa di pulizia e nessuno faceva cosa a lui, aveva dovuto aspettare un po’ prima che la donna si allontanasse dal suo posto. Ma come si ripeteva non aveva nessuna fretta, la vedetta è un piatto che va consumato freddo.

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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 17:05
CAPITOLO 12

Eileen si osservò nuovamente allo specchio, il vestito di un pallido rosa contrastava con la pelle resa scurita da un paio di lampade. Il taglio del vestito era classico, lungo fino ai piedi cadeva leggero a terra. Un paio di strati di tessuto davano un po’ di vapore alla gonna, il decoltè era sottolineato dalla una scollatura a V che faceva intravedere la linea del seno; alla vita una sottile cintura dello stesso tessuto dell'intero vestito, che legata dietro scendeva leggermente sulla gonna e si confondeva con le sue pieghe.
I capelli raccolti in una semplice pettinatura, un leggero strato di rossetto e ombretto, la matita nera faceva risaltare i suoi occhi splendidi. Eileen si osservò i le scarpe, anch'esse intonate al vestito, erano dei sandali legati alla caviglia e con un tacco non troppo alto.
Le braccia nude vennero coperte da uno scialle, erano in primavera inoltrata ma la sera faceva ancora un po’ freddo.
Era stranamente agitata, aveva già partecipato e delle feste per lavoro, ma non si era mia vestita così elegantemente. No, non era il vestito, era il fatto di andare ad una festa mondana con Benji, quell'uscita avrebbe sancito davanti a tutti la loro relazione, dopotutto Benji era un personaggio conosciuto. Non le andava che le persone si impicciassero della sua vita privata e poi c'era sempre quell'uomo in circolazione, anche se era seguito dagli uomini di Jonathan Price, era pur sempre un pericolo per lei. No, non doveva pensarci non stasera, si diede un ultima occhiata allo specchio e uscì dalla stanza, percorse il corridoio cercando di assumere un passo rilassato e sicuro, appena scese le scale vide Benji e Jonathan che facevano i complimenti a Catherine. In effetti la donna era bellissima nel abito blu notte a tubino e con uno spacco sul dietro, che evidenziava la forma ancora invidiabile della donna.
Sorrise appena scorse lo sguardo estasiato di Benji su di sé, si avvicinò lentamente a lui sempre sorridendo.
"Ti darei un bacio ma mi rovinerei il trucco" disse Eileen.
"Sei bellissima! Stupenda.." disse il ragazzo non smettendo di guardarla.
"Benji ha ragione, sei magnifica" disse Catherine sorridendo.
"Non potrò mai concorrere con lei, è troppo bella e ha molta classe." Le rispose Eileen.
"Sciocchezze! Sei perfetta, sei una Price perfetta. Stasera io e Benji saremo invidiati da tutti" disse Jonathan.
"Grazie" rispose Eileen arrossendo.
"La limousine ci aspetta" disse Benji prendendo per mano la ragazza e avviandosi verso l'uscita.
"Benji rallenta il passo se non vuoi trascinarmi per terra" disse Eileen mostrando le scarpe e soprattutto i tacchi.
"Scusa! Non mi ricordavo che dovevi camminare sui trampoli."
"Spiritoso!"

La limousine si accostò all'entrata della sala congressi dell'ospedale, appena Benji scese dall'auto i flash dei fotografi iniziarono ad accendersi senza interruzione, soprattutto quando videro la donna che lo accompagnava, bellissima ed elegante. I due seguirono i genitori di Benji che si erano già avviati.
"Benji! Benji! Un commento sul tuo ritiro!"
"Price, la signorina è la sua fidanzata?"
"Benji una foto con la sua accompagnatrice"
Eileen cercava di sorridere e di tirare dritto verso l'entrata, quando Benji si fermò e si rivolse ai giornalisti.
"Non ho commenti da fare sul mio ritiro dalle scene calcistiche, ho detto tutto durante la mia conferenza stampa. Ovviamente sono addolorato della repentina fine della mia carriera, ma non c'è solo il calcio nella vita!"
"Benji, la signorina è la tua compagna?" chiese una giornalista.
"Sì, lei è la mia compagna o meglio la mia fidanzata, adesso se volete scusarmi ci sono dei bambini che mi aspettano!"
così dicendo Benji riprese a camminare verso l'entrata, non aveva lasciato neanche per un attimo la mano di Eileen, che lo seguiva sorridendo.
"Dovresti dedicarti alle pubbliche relazioni! Non sei mai stato così gentile con i giornalisti"
"Sono un uomo nuovo, ho cambiato vita e anch'io devo cambiare!"
"Convinto tu!" rispose Eileen ridendo.
Appena fecero ingresso nella sala, videro la montagna di giocattoli che erano stati portati come regalo ai bambini e accanto ad essi alcuni bambini che li osservavano estasiati. Alcuni infermieri cercavano di tenerli lontano da tutto quel ben di Dio.
"Potrebbero anche farglieli prendere" disse Eileen guardando la scena.
"Ci penso io, dopotutto sono una celebrità!"
"Sei proprio modesto!"
Benji ed Eileen si avvicinarono ai bambini, la loro attenzione era però attirata dai giocattoli.
"Potete anche prenderli" disse Benji.
I bambini si voltarono verso la voce e dopo pochi istanti Benji fu circondato da loro.
"Benji Price, non ci posso credere!" disse un bambino
"ci hanno detto che i giochi li hai portati tu!" disse un altro bambino.
"Sì, e non potete lasciarli lì così, dovete per forza analizzarli perché se ce ne qualcuno difettoso devo farlo sostituire"
"Davvero possiamo prenderli?"
"Sì, però ricordatevi che sono di tutti i bambini del reparto, quindi cercate di non romperli, almeno non subito!" disse Benji con un sorriso.
"Grazie sig. Price" disse una bambina dandogli un leggero bacio sulla guancia.
"Sono solo Benji, Sig. Price è mio padre."
"Va bene, Benji!"
Benji osservò i bambini catapultarsi sui giochi, finalmente libero poté alzarsi ed osservarsi intorno, Eileen era stata tutto il tempo accanto a lui, incontrò anche uno sguardo conosciuto.
L'uomo gli si avvicinò sorridendo "Non ci posso credere! Julian Ross!" disse Benji abbracciando l'amico. "Cosa ci fai qui?"
"Benji, sono un medico, adesso. La mia carriera come ben sai è finita molto prima della tua."
"Non pensiamo a queste cose, come stai? E Amy?"
"Sto bene, anzi stiamo bene. Ormai sono due anni che siamo sposati e non potrebbe andare meglio. Adesso è alla toilette, sai è incinta di 6 mesi!" disse Julian felice.
"E' meraviglioso! Ti presento la mia fidanzata Eileen"
"Piacere di conoscerti" disse la ragazza dando la mano a Julian.
"Il piacere è tutto mio, peccato che sono sposato e innamorato di mia moglie, se no avrei potuto farti la corte." Disse Julian.
"Non penso che tuo figlio sarebbe d'accordo!" disse una donna dai capelli rossi spuntata da dietro le spalle di Julian.
"Amy, infatti ho detto che se non fossi innamorato di te, ovvero della mia splendida mogliettina, potrei farle la corte."
"Così va meglio! Benji ti trovo bene!" disse Amy.
"Grazie, anche tu sei bellissima!" rispose Benji.
"Sembro una balena. Comunque visto che non ci presenta nessuno, sono Amily, la moglie di questo finto dongiovanni!"
"E' un piacere conoscerti, io sono Eileen."
"Nel bagno delle donne si sta praticamente parlando solo di voi due. Diciamo che siete la coppia più invidiata questa sera."
"Le donne saranno disperate sapendo che Benji Price si è finalmente sistemato" aggiunse Julian.
"Il mio fascino non risparmia nessuna!" disse Benji
"Esibizionista!" gli disse Eileen dandogli una spinta.
"E' vero! Cambiamo discorso, in che reparto lavori?" chiese Benji a Julian.
"Pediatria, sai in reparto molti bambini sono rimasti delusi di non essere potuti venire a conoscerti."
"Benji potresti sempre andare tu in reparto, così non deluderai nessuno" propose Eileen.
"Ottima idea, farò il discorso poi accompagnerò i bambini in reparto e visiterò gli altri. Però vieni anche tu, non vorrei che qualcuno ti importunasse" disse Benji.
"Sei geloso!" gli disse Julian.
"No! Forse un po’, sì insomma come si fa a stare tranquilli con da parte una bellezza simile?"
"Benji, non è che hai fatto qualche danno e cerchi di rabbonirmi?" chiese Eileen sospettosa.
"Queste donne, quando gli fai i complimenti, hai qualcosa da nascondere. E quando non glieli fai si lamentano" disse Benji scuotendo la testa.
Eileen ed Amy iniziarono a ridere per la faccia che aveva fatto il ragazzo.
"Scusate se vi Interrompo ma devi fare il discorso" disse Jonathan intromettendosi tra i ragazzi.
"Vado subito. Concordi con tutto quello che devo dire?" chiese Benji al padre.
"Al cento per cento!"

"Signori e signori, stasera siamo qui per raccogliere fondi per il nuovo reparto pediatrico, abbiamo l'onore di accogliere uno dei nostri migliori benefattori Benjamine Price." Il responsabile dell'intera struttura ospedaliera aveva accolto in questo modo Benji e ne seguì un lungo applauso.
"Vi ringrazio per l'accoglienza, questa sera siamo qui per aiutare delle persone meno fortunate di noi, ma soprattutto dei bambini che hanno il diritto di vivere la loro infanzia nei migliori dei modi, anche se in un reparto ospedaliero. Per questo motivo, come potete notare dal progetto esposto, sono stati pensati degli spazi per permettere ai bambini di giocare, di disegnare o guardare la televisione.
Il nuovo reparto sarà uno dei migliori del nostro paese, avrà nuovi macchinari all'avanguardia per garantire le cure migliori, tutto questo però ha un costo non indifferente, per questo motivo sollecito tutti a non fermarsi a questa serata per fare delle donazioni ma continuare anche per sostenere anche altre migliorie dell'intero ospedale.
Per dare il buon esempio, la famiglia Price e la Price Corporation sosteranno continuamente questo ospedale per poter garantire ai malati le migliori cure e una degenza serena."
Benji estrasse dalla tasca interna dello smoking tre pezzi di carta o meglio tre assegni. "Non vi chiedo di dissanguarvi per fare bella figura, spero solo che tutti continuino, anche con una minima donazione a sostenere questa struttura." Diede i due assegni al responsabile della struttura. "Volevo anche dire ai bambini che li riaccompagnerò in reparto, così potrò visitare anche i loro amici."
Il responsabile era rimasto senza parole, aveva in mano un assegno di 250.000 dollari staccato da Jonathan Price, un altro di stesso importo firmato da Benji e uno delle Price Corporation di 1.000.000 di dollari.
"Vorrei ringraziare i signori Price per queste consistenti donazioni, penso che il nuovo reparto verrà ultimato molto prima del previsto"
Benji scese dal palco, e poco dopo salì Julian Ross per parlare più approfonditamente del nuovo reparto. I bambini lo circondarono felici che li avrebbe accompagnati "Forza prendete più giocattoli che potete, dovete darne qualcuno anche agli altri."
"Sei stato bravissimo!" disse Eileen dandogli un bacio.
"Ma non ti rovinavi il trucco?"
"Per te questo e altro. Adesso andiamo i bambini ti aspettano"






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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 17:06
CAPITOLO 13

I bambini furono felicissimi di poter conoscere il loro idolo, Benji fu letteralmente sommerso dalle domande, firmò autografi e fece molte fotografie.
Eileen lo osservava poco distante, ci sapeva fare con i bambini, ad un tratto una bambina le tirò un lembo del vestito.
"Signora, mi accompagni in bagno?"
"Certo, però mi devi dire dov'è!"
La bambina annuì e la prese per mano per condurla verso i bagni, Eileen però avvertì Benji che si stava allontanando.
Appena la porta del bagno si chiuse dietro di lei, Eileen fu afferrata da un uomo che le tappò subito la bocca.
"Non provare ad urlare o la bambina fa una brutta fine!"
Eileen annuì spaventata, l'uomo guardò la bambina e le disse: "Sei stata brava, nella mia tasca c'è un lecca- lecca prendilo." La piccola sorrise e prese ciò che l'uomo le aveva promesso per portare lì quella donna, uscì non capendo però perché la donna le sembrava così strana, non era molto felice di rivedere il suo papà.
"Finalmente riusciamo ad incontrarci. Sei molto bella con questo vestito, sembri proprio una signora." L'uomo iniziò ad accarezzare la linea del seno, fino alla vita, una mano continuava a tenere chiusa la bocca della ragazza.
"Sei mia, sei sempre stata mia, nessuno può portarti via da me, questo dovresti averlo capito. Quella stupida di tua nonna credeva che rapendoti da me ti avrebbe salvato, davvero patetica; come stai costatando il destino ci ha fatto rincontrare. Adesso però dobbiamo andarcene, non vorrei che il tuo cavaliere ci trovi. Adesso ti lascio libera la bocca, ma se provi soltanto a dire una parola ti sgozzo, sono stato abbastanza chiaro?"
Eileen annuì, non sarebbe in ogni caso riuscita a dire niente, era terrorizzata, cosa le avrebbe fatto? John Castle la strattonò fuori dal bagno e iniziò a spingerla lungo il corridoio, Eileen pregava che Benji si accorgesse della sua mancanza prolungata, non voleva pensare a cosa le sarebbe successo appena fuori dall'ospedale.
Cercò in tutti i modi di rallentare l'andatura, adducendo la scusa del vestito e dei tacchi, stavano per uscire dal reparto quando qualcuno parò loro la strada.
"Lasciala andare!" disse Benji all'uomo.
"Lei è mia! Fatti in là o la ammazzo." Rispose Castle prendendo un coltello e puntandolo al collo della ragazza.
"Ho già avvisato la vigilanza, non puoi uscire da questo ospedale."
Castle allora premette il coltello e fece un taglio nel collo di Eileen, del sangue cominciò a scorrere macchiando il vestito.
"Smettila, perché vuoi ucciderla?" urlò Benji con rabbia.
"Perché? Perché lei è mia e di nessun altro. Non è né tua né di nessun altro uomo, quindi o sarà solo mia o niente!" Castle abbassò la mano che teneva il coltello per puntarlo contro Benji.
Eileen disperata approfittò di quel momento e diede una gomitata allo stomaco di Castle e riuscì a liberarsi, Benji si buttò sull'uomo e iniziarono a lottare, Eileen in un angolo piangeva mentre urlava per attirare l'attenzione di qualcuno.
Benji sembrava avere la meglio, ma Castle lo colpì sulla gamba destra, ancora sofferente dopo l'incidente, questo riuscì a dare un vantaggio all'uomo che raccolse il coltello che gli era caduto lì vicino e lo puntò alla gola del ragazzo.
"A quanto pare ho vinto io!" disse trionfante Castle, mentre avvicinava pericolosamente il coltello alla carotide di Benji.
"No! Non ucciderlo!" urlò Eileen.
"Non puoi comandarmi!" gli urlò l'uomo senza staccare gli occhi da Benji.
"Verrò con te! Se lo lasci vivo, non farò opposizione!"
"Verrai con me anche se lo ammazzo."
"Mi ucciderò alla prima occasione, lascialo vivo e sarò tua" disse Eileen sapendo che stava firmando la sua condanna a morte. Ma non poteva stare a guardare quel bastardo che faceva del male a Benji.
"Va bene! Salutala perché non la vedrai più!" disse Castle ridendo rivolto a Benji.
"Non farlo, scappa.." Benji non riuscì a finire la frase che Castle lo colpì alla testa e svenne.
"Forza! Andiamocene di qui!" disse Castle afferrandola e trascinandola lungo le scale, Eileen si girò per vedere Benji, riverso sul pavimento, nella sua mente c'erano impressi i suoi occhi che la supplicavano di scappare. Che ne sarebbe stato di lei adesso? Cosa le avrebbe fatto quel mostro?

Benji aprì lentamente gli occhi la luce del neon gli fece socchiudere per un attimo le palpebre ma poi li riaprì di scatto.
"Eileen!" disse alzandosi di scatto, un capogiro lo costrinse a sdraiarsi di nuovo.
"Benji, cos'è successo?" chiese Jonathan al figlio.
"Castle ha rapito Eileen, devi trovarla, devi, altrimenti lui.. oh mio Dio non so cosa potrebbe farle!"
"Calmati e dicci tutto con calma, come si sono svolti i fatti"
"Eileen si era allontanata per accompagnare una bambina in bagno, dopo un po’ ho visto la stessa bambina che tornava da sola e le ho chiesto dove fosse Eileen. Lei mi ha risposto che il suo papà aveva voluto farle una sorpresa e lei lo aveva aiutato, e per ringraziarla le aveva regalato il lecca-lecca che teneva in mano. Così sono corso nel bagno ma non c'erano, allora mi sono diretto verso la porta che da sulle scale e l'ho bloccato, c'è stata una colluttazione tra me e Castle e lui ha avuto la meglio. Mi stava per uccidere ed Eileen ha barattato la sua vita con la mia. Devo andare a cercarla!" disse cercando di alzarsi.
Sua madre lo trattenne "Benji, devi riposarti un po’."
"Non posso!"
"Dove vorresti andare a cercarla? Tokyo è una città enorme, il comandate Malone ha già allertato tutte le stazioni di polizia. Adesso staranno già battendo Tokyo palmo a palmo."
"Mettiti nei mie panni, tu cosa faresti?" chiese Benji disperato.
Sua madre rimase in silenzio per qualche secondo "Farei come vuoi fare tu, ma non andare da solo, ti chiedo solo questo."

Erano tornati all'origine di tutto, erano nella loro vecchia casa alla periferia di Tokyo, ormai lo stabile era in disuso da diversi anni e nessuno sarebbe mai venuto lì; i polsi e le caviglie legati le dolevano, la corda spessa aveva già tagliato la pelle delicata. I capelli sciolti e il vestito strappato in alcuni punti. Lui era uscito, doveva cercare di dormire un po’, doveva essere lucida e pronta a scappare alla prima occasione, non voleva essere toccata ancora da lui.
Sentiva ancora le sua mani sudicie che le toglievano le forcine dai capelli e le accarezzavano il collo e il taglio che le aveva procurato, ora però non sanguinava più anche se il sangue rappreso le ricordava il sottile dolore che le aveva sentito.
"Non volevo farti male bambina mia" le aveva detto, bastardo! Che idiozia, le stava facendo del male, non doveva piangere, doveva essere forte e cercare di tenerlo lontano fino a quando Benji la avrebbe trovata.
Una lacrima scivolò lungo il suo volto, non era riuscita a trattenerla, si stava aggrappando ad un illusione, ma non poteva arrendersi; avrebbe lottato fino alla fine.

La notizia del rapimento di Eileen era stata tenuta riservata, nessuno poteva sospettare che i posti di blocco e il massiccio spiegamento della polizia cittadina fossero dovute al diretto intervento del comandante Malone, grande amico di Jonathan Price.
Castle camminava a testa bassa, vestito di nero e con un capellino in testa, cercava di confondersi tra la folla del centro, osservo i poliziotti che pullulavano la città Price si è dato da fare pensò entrando in un vicolo per non incontrare due poliziotti che camminavano nella sua direzione.
Decise che era meglio tornare a casa, dove c'era la sua bambina ad aspettarlo.

Benji sembrava un leone in gabbia, stava girando per la città in macchina in cerca di qualche indizio, di un'idea su dove si poteva nascondere quel bastardo, aveva già perso molto negli ultimi mesi: il calcio, Eleonor, adesso non poteva perdere anche lei, non senza aver provato a salvarla.
Decise di dirigersi verso la periferia, lì c'erano sempre dei magazzini in disuso o dei palazzi in attesa di demolizione, lì poteva essere un posto ideale per nascondere qualcosa o qualcuno.
Jonathan era seduto in auto accanto al figlio, vedeva la sofferenza sul suo volto, l'angoscia nei suoi occhi.
"La troveremo" gli disse per rassicurarlo.
"Devo trovarla, altrimenti la mia vita non avrebbe più senso!" rispose Benji senza staccare gli occhi dalla strada.

Lo sentì rientrare e si accostò di più al muro, avrebbe voluto entravi dentro ma non poteva, cercò di trovare un po’ di coraggio per affrontarlo ma la paura la attanagliava.
"Sono tornato! Sei contenta?"
"Ti sembro contenta?" rispose Eileen.
"Che acida, non ti ricordavo così" rispose John avvicinandosi ed accarezzandole la guancia "Perché non mi fai un sorriso."
Eileen non rispose, aveva paura che a parlare, lui avrebbe sentito che stava per scoppiare a piangere.
"Non mi rispondi. Dovresti essere più carina con me, così potrei farti alcune concessioni. Come dei vestiti puliti o un po’ di disinfettante per la tua ferita."
Eileen non rispose.
Castle la prese per le spalle e la sollevò, le gambe di Eileen erano addormentate e provò delle fitte quando dovettero sostenere il suo peso "Non ti permetto di comportarti così! Devi portarmi rispetto!" urlò l'uomo e poi le diede uno schiaffo, Eileen già precaria sulle sue gambe cadde a terra.
"Mi devi rispondere quando ti faccio una domanda!" continuò Castle e le diede un calcio nello stomaco e poi un altro, le mise un piede in faccia e le schiacciò il viso sul pavimento.
"Qui comando io! Hai capito? Hai capito?" urlò nuovamente l'uomo mentre premeva più forte il scarpa.
"Sì, ho capito" rispose con un filo di voce Eileen, le lacrime le scorrevano sul viso e tutto il corpo le doleva, chiuse gli occhi sperando che le togliesse quello scarpone dal viso; dei colpi di tosse dovuti ai calci le toglievano il respiro, dopo un tempo che ad Eileen parve infinito Castle tolse il piede e si allontanò. Eileen non vide dove stava andando, si rannicchiò su se stessa e svenne.




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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 17:07
CAPITOLO 14


Una secchiata d'acqua la svegliò dal torpore, suo padre la osservava con un ghigno, il vestito già leggero della ragazza le aderì ancora di più al corpo, era come se non ci fosse.
"Svegliati! È ora di fare contento il papà!" disse Castle abbassandosi e mettendo un bavaglio ad Eileen.
"Non c'è in giro nessuno ma non voglio comunque sentirti urlare!"
Eileen cercò di ribellarsi ma un ceffone da parte dell'uomo la fece sbattere contro il muro, togliendole il respiro.
"Sei come tua madre, faceva tante storie ma alla fine le piaceva" disse iniziando ad accarezzare i capelli di Eileen, che piangeva senza sosta.
La mano di quell'uomo scese lungo il collo e poi fini sul seno della ragazza, strinse tra le dita il capezzolo, con crudeltà, strappò quello che restava del vestito; la osservò a lungo soddisfatto, scrutò la nudità della ragazza poi strappò anche l'ultima barriera.
Eileen cercava di urlare, era nuda sotto i suoi occhi, il bellissimo vestito era accantonato vicino a lei, adesso le aveva strappato anche le mutandine, era finita. Nessuno l'avrebbe salvata da quell'orrore, chiuse gli occhi cercando di isolarsi dal mondo, sentì le mani di Castle posarsi su di lei, accarezzarla e violarla con violenza, sentì i morsi che le lasciava lungo tutto il corpo. Voleva morire, all'improvviso lo sentì allontanarsi, aprì gli occhi con la speranza che fosse arrivato qualcuno invece lui si era solo allontanato per togliersi i vestiti, Eileen tentò nuovamente di muoversi, i polsi e le caviglie erano legati così stretti che le impedivano qualsiasi movimento.
Iniziò a pregare, pensò ad Eleonor e a Benji, come avrebbe fatto a guardarlo ancora negli occhi, sempre se fosse riuscita a rivederlo.
"Finalmente, bambina mia. È tutto come ai vecchi tempi!"

Benji non sapeva più cosa fare, più passava il tempo e più Eileen sarebbe stata in pericolo, era tutta colpa sua, non era riuscita a difenderla! Se solo non avesse avuto le gambe ancora così deboli, sarebbe riuscito a stendere quel bastardo.
"Castle deve per forza avere un posto dove si sente al sicuro" disse Jonathan distogliendo Benji dai suoi pensieri.
"Non lo so, dopotutto è scomparso dopo che Eleonor gli ha sottratto Eileen, ed è andato all'estero."
"Però se considera ancora Eileen come la sua bambina, forse si è nascosto in un posto dove può rivivere quegli anni."
Benji frenò di colpo "Papà sei un genio! Chiama il tuo amico comandante e chiedigli dove abitava quello stronzo prima di sparire"
"Figliolo ti ringrazio del complimento, ma avvisami quando freni così, per poco non mi strozzo con la cintura di sicurezza!"
"Scusa, adesso chiama, sono sicuro che e lì"
Dopo pochi minuti Benji si stava dirigendo verso il vecchio palazzo, correva a più non posso ed evitò per un pelo di fare qualche incidente.
"Benji se corri così non arriviamo vivi!"
"Papà fidati di me! Dobbiamo arrivare il prima possibile altrimenti lui potrebbe.." Benji non riuscì a finire la frase, lo stomaco gli si stava rivoltando al solo pensare cosa stava passando Eileen.
"Anch'io sono in ansia, però dobbiamo essere lucidi per poterla salvare!" disse Jonathan capendo in pieno le paure del figlio.
Appena arrivarono nel quartiere videro intorno a loro solo edifici abbastanza diroccati, alcuni sarebbero stati demoliti entro poco tempo, rallentarono quando furono davanti al palazzo dove abitava Castle anni prima.
"Sembra abbandonato" disse Jonathan.
"Resta qui, io vado a vedere nel vecchio appartamento, che numero era?"
"Appartamento 46, al quarto piano. Benji stai attento."
"Se trovo quel bastardo, dovrà stare attento lui!" rispose Benji poi corse verso l'interno dello stabile.

"Stai ferma piccola cagna!" urlò Castle picchiando nuovamente la ragazza, ma Eileen non si arrendeva e cercava di divincolarsi in tutti i modi. Ormai aveva il corpo ricoperto di lividi, ma preferiva morire che essere violentata, all'improvviso vide un ombra sulla porta e un attimo dopo Castle era stato sollevato da sopra il suo corpo.
Eileen ci mise un attimo a capire chi era il suo salvatore, quando realizzò che era Benji non riusciva a crederci, il ragazzo stava riempendo di pugni Castle che essendo stato preso alla sprovvista non era riuscito a sottrarsi alla furia di Benji.
Ormai l'uomo era semi svenuto ma Benji non dava segno di voler smettere, lo riempì ancora di calci fino a quando le urla di Eileen penetrarono nel suo cervello e lo fecero smettere.
"Benji smettila! Non cadere al suo livello!" urlava la ragazza tra le lacrime, quando vide Benji fermarsi tirò un sospiro di sollievo.
Benji osservò il bellissimo corpo di Eileen ricoperto di livide ed escoriazioni, anche il volto non era stato risparmiato, l'occhio sinistro era gonfio e un enorme ematoma le ricopriva lo zigomo destro e una parte di guancia.
Le avvicinò lentamente, aveva paura do toccarla, era così fragile in quel momento, si tolse la giacca dello smoking che stranamente aveva tenuto addosso e la coprì, poi le slegò i polsi e le caviglie, la pelle delicata era stata tagliata dalle corde e sanguinava. La abbracciò delicatamente e sentì le sue lacrime e i suoi singhiozzi.
"E' tutto finito amore, è tutto finito!"
"Sei arrivato in tempo, lui stava per.." un conato di vomito le fece interrompere la frase, allontanò da sé Benji e svuotò lo stomaco.
"Tutto a posto?" chiese il ragazzo.
"Sì, credo, non avresti niente da darmi da mettere, il mio vestito.."
Benji vide quello che era diventato il vestito di Eileen, un ammasso di stracci.
"In macchina dovrei avere un cambio, sai vecchie abitudini, c'è giù mio padre, gli dico di portarmi tutto."
"Non voglio che mi veda così" disse Eileen stringendosi nella giacca.
"Non ti preoccupare" Benji prese il cellulare dalla tasca e chiamò il padre, dopo pochi minuti era già al quarto piano con il borsone.
"Tieni, aspetto qui." Disse Jonathan anche se era ansioso di vedere come stesse Eileen.
"Amore, tieni, è la mia tuta. È un po’ grande ma va bene lo stesso."
"Grazie" Eileen prese la tuta e si vestì in fretta "Portami via, Benji, ti prego" lo supplicò la ragazza.
"Torniamo a casa."

John Castle venne arrestato per rapimento, percosse e tentato stupro, Eileen lesse nuovamente i capi di imputazione e scosse la testa.
"Cara cosa c'è?" chiese Catherine, seduta di fronte a lei nel salotto di villa Price.
"Niente, sono un po’ stanca. Vado di sopra a riposare"
"Certo, ti faccio chiamare quando è pronta la cena"
Eileen annuì distrattamente e si diresse verso la sua camera da letto; era passata una settimana dal suo rapimento ma non si era ancora ripresa, di notte gli incubi non la lasciavano dormire, non riusciva a mangiare perché era sempre assalita da conati di vomito e non riusciva ad avvicinarsi a nessun uomo. Neppure a Benji, anche se sapeva che lui non le avrebbe mai fatto del male, aveva paura del suo tocco, infatti al suo ritorno a villa Price aveva chiesto una camera tutta per se. Suo padre le aveva distrutto la vita! Era così infuriata che avrebbe rotto volentieri qualcosa, si guardò intorno la sua stanza era così in ordine.
Iniziò a disfare il letto, poi prese un vaso con dei fiori e lo sbatté contro il muro, buttò a terra tutto quello che c'era sulla scrivania, strappò i tendaggi e li ridusse in pezzi fino a quando due forti braccia la fermarono.
"Calmati, Eileen!"
"Perché doveva succedere a me!! Perché??" urlò la ragazza piangendo.
Benji la strinse di più a sé, lasciandola sfogare "Non riesco più a dormire, non riesco a mangiare, non riesco ad avvicinarmi ad un uomo senza avere paura, non riesco a stare con te!"
Benji non sapeva come comportarsi, la lasciò piangere ed urlare, ancora per un po’ di tempo, poi la stanchezza ebbe il sopravvento ed Eileen si addormentò tra le sue braccia. La prese in braccio e la portò nella sua camera, per tutta la notte la tenne abbracciate a sé.
Il mattino dopo Benji si svegliò presto, osservò Eileen che dormiva tranquilla, da dove era uscita tutta quella rabbia? La sera precedente era riuscito a stento a tenerla ferma, aveva paura che si fosse fatta del male. Trovò i suoi genitori che facevano colazione, appena lo videro arrivare gli chiesero subito cosa fosse successo.
"Ha avuto una specie di crisi isterica. Aveva addosso una rabbia, ha distrutto mezza camera e ho faticato a tenerla ferma, ha paura ed io ho il terrore che si possa fare del male."
"Forse è il caso di farla parlare con uno psicologo" disse Catherine.
"Forse.. non lo so! Deve essere lei a deciderlo, non possiamo obbligarla." Rispose Benji prendendo un vassoio colmo di mangiare e dirigendosi verso la sua camera.
"Jonathan, non possiamo starcene qui senza fare niente." Disse Catherine dopo aver visto la sofferenza del figlio.
"Invece dobbiamo stare qui e sperare che Eileen riesca a superare questo problema." Rispose l'uomo prendendo la mano della maglie tra la sua.
Benji trovò Eileen davanti alla finestra. "Buongiorno! Come ti senti?" chiese cercando di non mostrare tutta la sua preoccupazione.
"Scusami per ieri sera, non so cosa mi sia preso" disse Eileen sempre guardando fuori dalla finestra.
"Non ti preoccupare, adesso è tutto passato."
"No, non è tutto passato. Sto male, veramente. Penso di aver bisogno di aiuto" disse Eileen voltandosi e mostrando gli occhi spenti e il viso pallido.
Benji le si avvicinò e le accarezzò leggermente la guancia, non voleva spaventarla "Non ti lascerò sola"
Eileen afferrò la mano di Benji e la trattenne tra la sua "Grazie" disse mentre calde lacrime scorrevano sul suo volto.

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lizzy240982
00mercoledì 21 aprile 2004 17:09
CAPITOLO 15

Eileen si avvicinò lentamente alla tomba piena di fiori, lesse nuovamente la frase che aveva fatto apporre sulla lapide:

" Sulla terra sei stata la mia guida,
in cielo sei la stella più luminosa del firmamento
e da lassù continui a proteggermi."

Era sempre stata accanto a lei anche nei momenti più duri, anche durante il buio.
"Ciao nonna, come stai? Lo so è tanto che non vengo a trovarti, ma tu sai che sei sempre nel mio cuore. Sono venuta per raccontarti un po’ di cose, sono sicura che le sai già, però questo è l'ultimo passo.
L'ultima volta che sono venuta ero appena uscita dall'incubo di mio padre, per poi cadere in quello della depressione. Ho sofferto tanto, non volevo essere toccata da nessun uomo, neppure da Benji, ho quasi smesso di mangiare, tanto che sono stata ricoverata in ospedale per tre settimane. La terapia con la psicologa non serviva a niente, ogni notte gli incubi e il senso di impotenza non mi lasciavano dormire. È stato terribile, ancora adesso non riesco a capacitarmi di quello che quell'uomo è riuscito a fare sulla mia psiche. Il cambiamento è iniziato quando ero ricoverata in ospedale, un giorno un bambino è entrata nella mia camera…

"Ciao!"
Eileen non si era neanche accorta del ragazzino, persa com'era nei meandri della sua mente. Il bambino ostinato andò accanto al letto di Eileen e agitò una mano davanti allo sguardo assente della ragazza, non ottenendo nessuna reazione, le toccò la spalla. Eileen si rianimò terrorizzata, si allontanò all'istante da quel tocco spaventando non poco il bambino; quando si rese conto che non aveva davanti suo padre ma un bambino innocente si calmò.
"Scusa, non volevo spaventarti!" disse il bambino.
"Non è colpa tua" rispose Eileen con voce atona.
"Io sono Darren e tu come ti chiami?"
"Eileen"
"Perché sei qui, che malattia hai?"
"Non ti sembra di essere un po’ troppo impiccione?" chiese Eileen sorridendo leggermente.
"Sono curioso, qui non c'è molto da fare, allora cos'hai?" insistette Darren.
"Depressione"
"Puoi guarire?"
"I medici dicono che dipende da me."
"A me invece dicono che dipende dalle cure, se funzionano forse posso guarire. Sai ho la leucemia." Disse il bambino lasciando spiazzata Eileen. "Ti ho sconvolto? Ormai sono abituato a quello sguardo di compassione, anche i medici ce l'hanno quando mi dicono che ho ancora delle speranze, ma io ci credo poco. Ho sentito la mia mamma piangere per me, so che morirò."
Eileen non aveva parole, come poteva parlare così, stava morendo e lo sapeva e ne parlava con tanta leggerezza. Come ci riusciva?
"Non hai paura?" chiese la ragazza.
"Sì, ma diventerò un angelo" rispose con un sorriso Darren.
"Vorrei avere il tuo coraggio"
"Se vuoi te ne do un po’"
"E come faresti?" chiese Eileen
"Ti do una delle mie palline magiche, qui c'è un po’ del mio coraggio" disse il bambino prendendo dalla tasca una pallina di plastica rossa, quelle che rimbalzano a terra.
"Grazie, cosa posso darti in cambio" disse Eileen prendendo in mano la pallina.
"Raccontami com'è vivere fuori dall'ospedale, dimmi un po’ di te"
"Sei proprio curioso, però mi sembra uno scambio equo. Siediti qui, chiedimi quello che vuoi!"
Da quel giorno Eileen e Darren divennero amici, passavano quasi tutto il giorno insieme, Eileen aveva avuto un lento ma progressivo miglioramento, i medici erano ottimisti e presto sarebbe potuta tornare a casa.
Al contrario la malattia di Darren continuava a progredire, fino a quando il bambino non poté più muoversi dal suo letto, Eileen capì che presto l'avrebbe lasciata.
Un pomeriggio mentre gli stava leggendo dei fumetti, Darren la bloccò "Eileen mi prometti una cosa?" disse a fatica.
"Tutto quello che vuoi!"
"Vivi, vivi anche per me, perché a me resta poco."
"Non dire così, hai promesso a Benji che gli avresti fatto un goal." Disse Eileen con le lacrime agli occhi.
"Sono felice di averti conosciuto, sei una grande amica. Purtroppo però me ne devo andare."
"Darren, non voglio sentire questo discordo."
"E' la verità! Sono stanco, resta qui con me fino a quando mi addormento?" chiese il bambino.
"Sì, dammi la mano così mi sentirai più vicina, guarda anche la tua mamma e qui e ti terrà l'altra mano."
La donna era sempre stata accanto al letto del figlio ed aveva capito che stava per andarsene.
"Piccolo mio, ti voglio bene!"
"Anch'io mamma, ci vediamo dopo il sonnellino"
"Certo, sarò qui accanto a te."
Darren chiuse gli occhi, poco dopo il respiro si smorzò, la madre iniziò a piangere così come Eileen "Sarai l'angelo più bello"
Eileen finalmente decise di vivere, anche per Darren, chiamò Benji che dicendogli di andare in ospedale, quando il ragazzo arrivò trafelato la trovò in corridoio con in mano il borsone con le sue cose, rimase sorpreso vedendola vestita, con un filo di trucco e il sorriso sulle labbra.
"Andiamo a casa" gli disse Eileen, dopo avergli dato un bacio sulla guancia.

"Nonna da quel giorno sono passati dieci mesi, mesi difficili ma nello stesso tempo bellissimi, ho imparato di nuovo che sensazioni da un bacio dell'uomo che amo, la felicità di mangiare un gelato con un chilo di panna, sono stata felice anche di tornare il lavoro! Mi hanno accolto tutti a braccia aperte, sono stati molto bravi ma devo dire che hanno combinato un po’ di casini.
Lavoro a parte, la mia vita va per il meglio, con Benji va tutto a gonfie vele, lui ieri mi ha anche chiesto di sposarlo. Sai già la mia risposta, ho detto di sì naturalmente, e non solo perché ho questo piccolo segreto che lui non sa.
Lui è lì ad osservarmi mentre sto parlando con te e non sa che fra qualche minuto gli farò il regalo più bello di questo mondo, non voglio sapere adesso se sarà Darren o Eleonor, mi basta che sia sano e cresca felice con due genitori che lo/la amano e il ricordo di una bisnonna che non ha avuto la possibilità di conoscere ma che sarà il suo angelo custode.
Ti voglio bene nonna, tornerò presto a trovarti."
Eileen accarezzò ancora la foto della donna che l'aveva cresciuta ed amata poi si diresse verso Benji che la stava aspettando pazientemente.
"Scusa se ti ho fatto aspettare" si scusò la ragazza.
"Non c'è problema! Allora cosa vuole fare la futura signora Price?"
"Andiamo al parco qui vicino, facciamo una passeggiata."
"Tutto quello che vuoi, sono a tua completa disposizione" disse Benji con un sorriso.
Dopo qualche minuti giunsero al parco, molti bambini correvano felici, alcuni giocavano a calcio e Benji si fermò ad osservarli.
"Quanta grinta! Chissà dove la trovano?"
"Quando eri piccolo anche tu eri così, forse più testardo. Speriamo solo che tuo figlio non sia un testone come te!" disse Eileen.
"Io vorrei avere dei figli da te. Solo quando ti sentirai pronta!" disse Benji osservandola.
"A dire la verità, sono già pronta e.. insomma il tuo desiderio si realizzerà prima di quanto tu pensi!"
Benji sgranò gli occhi, poi la abbracciò "Tu…tu sei incinta?"
"Sì, sono di 7 settimane" confermò Eileen.
"E' meraviglioso!!!!" esclamò Benji sollevando Eileen e facendola girare in aria. "Scusa, non voglio farti venire la nausea prima del tempo. Devo dirlo ai miei, e poi dobbiamo pensare anche al matrimonio. Riusciremo a gestire tutto?"
"Insieme, noi possiamo fare tutto" disse Eileen baciando Benji.


Eccovi la fine della mia storia, spero vi sia piaciuta. alla prossima Betty
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