Una novità per aiutare chi resta sepolto dalle valanghe

leag71
00mercoledì 7 maggio 2014 21:23
Droni, ovvero minivelivoli pilotati a distanza, dotati di telecamere e sensori per trovare i dispersi sotto le valanghe. Il progetto esiste e non è nemmeno troppo lontano dall’essere applicato: ci stanno lavorando gli esperti del Lim Mechatronics Lab del Politecnico di Torino, diretto da Andrea Tonoli che, nella sede distaccata di Verrés in Val D’Aosta, ha creato un’unità di ricerca per la sicurezza in montagna. Un tema sempre attuale dopo le due tragedie dell’ultima settimana in val di Lanzo e sulle Alpi Marittime; l’ultima ieri, quando sul massiccio francese dello Charbonnel, a poca distanza dal Rocciamelone, è morto Mario Monaco, 50 anni, cuneese, esponente di punta dello sci ripido italiano.

La tragedia in Val di Lanzo e sulle Alpi Marittime

In caso di valanga i droni scansioneranno dall’alto la zona in cerca degli alpinisti rimasti sepolti. «Faranno lo stesso mestiere degli umani, ma anche in condizioni meteorologiche critiche e in zone dove i soccorritori rischierebbero di essere travolti da nuove slavine» spiega Tonoli. Dispositivi simili, dunque, aumenterebbero le possibilità di sopravvivenza dei dispersi perché restringono il campo da battere con i cani e le squadre a piedi, pur non annullando i rischi oggettivi. «Il primo sistema di sicurezza resta la prudenza e purtroppo molti di quelli che si avventurano in montagna ne sono sprovvisti — commenta Marcello Chiaberge, vicedirettore del centro di Verres — Troppi escono senza pala e Arva, o se ce l’hanno non lo indossano nel modo corretto».

Il possesso degli strumenti necessari a individuare le persone sotto la neve è, infatti, una prerogativa indispensabile per far funzionare i droni che, oltre ad un sofisticato sistema di telecamere, sono in grado di intercettare i segnali lanciati dagli Arva. «Per questo stiamo anche lavorando per migliorarne la qualità e la potenza» continua Tonoli, che coordina una delle poche squadre di lavoro che in Italia stanno sviluppando tecnologie simili nell’ambito della sicurezza in montagna. Sui tempi di realizzazione, però, preferisce la prudenza ipotizzando tempi mediolunghi: «Entro 5 anni il prototipo sarà pronto per essere utilizzato — spiega — La fase di sperimentazione del Politecnico, che lavora con la collaborazione della Regione Val D’Aosta e con la Grivel, un’azienda che realizza dispositivi di sicurezza, è a uno stadio avanzato». L’ipotesi è che in futuro tutte le squadre di soccorso possano contare su dispositivi simili «anche se azzerare i pericoli della montagna è impossibile», avverte Tonoli: «Non ci riusciremo nemmeno tra cinquant’anni”.


l'accadico
00giovedì 8 maggio 2014 06:17
magica segugia delle nevi [SM=g7372] [SM=g7474]
leag71
00giovedì 8 maggio 2014 06:20
Grazie, l'ho trovato importante e ho pensato di postarlo.... [SM=g7348]
Gozzy.
00giovedì 8 maggio 2014 23:55
A si, lo avevo letto ma non avevo pensato di postarlo, brava nostra signora estrema [SM=g7339] delle nevi.

Hanno utilizzato un mini quadricottero radiocomandato, dotato di ricevitore per la ricerca dei dispersi sotto la neve.
Devono lavorare per risolvere il problema dell'autonomia e della stabilità del voltaggio delle batterie, che risentono delle basse temperature.

l'accadico
00lunedì 12 maggio 2014 17:39
Re:
Gozzy., 08/05/2014 23:55:

A si, lo avevo letto ma non avevo pensato di postarlo, brava nostra signora estrema [SM=g7339] delle nevi.

Hanno utilizzato un mini quadricottero radiocomandato, dotato di ricevitore per la ricerca dei dispersi sotto la neve.
Devono lavorare per risolvere il problema dell'autonomia e della stabilità del voltaggio delle batterie, che risentono delle basse temperature.




infatti questo è un grosso limite del drone [SM=g8914]


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