Un medico del Parkland

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Marco1113
00sabato 8 gennaio 2005 03:07
Salve a tutti, da appassionato di JFK e del suo caso, seguo il vostro sito da diverso tempo e ho avuto modo di apprezzare le competenze delle persone che vi partecipano e il livello delle discussioni che vengono portate avanti. Premetto subito che la mia cultura non è così vasta in questo campo, quindi faccio le mie scuse fin da adesso se il quesito che vorrei proporre non è comparabile a quelli di coloro che scrivono abitualmente.
Vengo al punto: mi è capitato ultimamente sottomano un libro scritto da tal Charles A. Crenshaw, M.D., dal titolo "Trauma room one". L'autore è uno dei medici che, il 22 novembre del '63, al pronto soccorso del Parkland Hospital cercò inutilmente di stabilizzare le condizioni del Presidente.
Rimango piuttosto colpito quando costui, dopo aver premesso che a quel pronto soccorso aveva trattato nel corso della sua carriera centinaia di casi di ferite da armi da fuoco, afferma che non aveva nessun dubbio in mente che il proiettile, visto il tipo di danni che aveva provocato, avesse colpito la testa del Presidente provenendo di fronte (..."there was no doubt in my mind that the bullet had entered his head through the front" pag 67) e ancora, a proposito della ferita sul collo "era una ferita di entrata, non ho dubbi in merito, avendone viste dozzine al pronto soccorso"( "...it was a bullet entry wound. there was no doubt in my mind about that wound, as I had seen dozens of them in the emergency room.." pag 62).
E infine, "dico che le foto dell'autopsia non coincidono con quello che ho visto al Parkland" ("I say the autopsy photographs cannot be reconcilied with what I saw at Parkland" pag 153).
La traduzione è mia ovviamente, con tutte le sue limitazioni.
La domanda che vorrei porre è questa: qui sta parlando un testimone oculare delle ferite sul corpo del Presidente, una persona senz'altro competente in materia, che pur essendo piuttosto occupata nel trattare il paziente, ha avuto davanti ai suoi occhi quel paziente per almeno 20 buoni minuti (il Presidente viene registrato all'ER alle 12:38, tutti gli sforzi di salvargli la vita vengono a cessare alle 12:52 ma non viene dichiarato morto prima delle 1 p.m., essendo gli ultimi Sacramenti stati somministati pochi attimi prima, con questo medico presente ancora nella trauma room one): che peso dare quindi alle sue affermazioni?
Amici medici mi assicurano che la differenza tra un foro di entrata e uno di uscita non è così difficile da notare e se voglio tralasciare la ferita mortale alla testa, in quanto visti i danni poteva essere difficile da esaminare esattamente, che dire di quella sul collo?
Grazie per l'attenzione e buon lavoro a tutti.
Stefano F.
00sabato 8 gennaio 2005 14:16
Salve Marco, e benvenuto!
Il caso del dottor Crenshaw è stato affrontato puntualmente nel libro del Verdegiglio. Le dichiarazioni del medico non sono state confermate da chi realmente operò kennedy morente (dottori Perry, Jenkins,Baxter ed altri). Crenshaw arrivò verso la fine per pochi minuti e pare che non toccò nemmeno il corpo del presidente (pag 311 libro DV).Poi ci sono tutte le documentazione mediche a smentire tale ipotesi ( foto autoptiche,radiografie)e risultanze balistiche. Nel caso JFK è difficile districarsi tra reali testimonianze e tra chi cerca notorietà riflessa o soldi facili.
Diego Verdegiglio
00sabato 8 gennaio 2005 18:34
Ciò che ho scritto su Crenshaw nel mio libro (pp. 168 e 311)
Ho conosciuto Mark Lane durante il festival cinematografico Noir in Festival a Viareggio, il 23 giugno 1992. Ero stato invitato, tramite Giorgio Gosetti, Marina Fabbri e Irene Bignardi, alla presentazione di un film di Emile De Antonio e Mark Lane sul caso J.F.K: per dibattere pubblicamente le mie tesi. La mia controparte italiana era il giornalista Natalino Bruzzone del Secolo XIX di Genova. Nel pomeriggio Marina Fabbri e Daniela Brancati (allora direttrice del telegiornale Videomusic) mi presentarano Lane, accompagnato da sua moglie. Il suo atteggiamento era elegantemente arrogante, ironico e fintamente cordiale. Gli esposi quali erano le mie idee. Mi guardò con un sorrisetto di sufficienza dicendomi: "Dovevo attraversare l ' Atlantico per trovare proprio in Europa uno che dà ragione alla Commissione Warren!". Come inizio non prometteva niente di buono. Il dibattito, con traduzione simultanea, fu introdotto da Gianluigi Melèga, che mi dette la parola. Esposi i vari punti che mi sembravano importanti per confermare la tesi dell ' assassino solitario: Mark Lane mi guardava sornione, pronto ad entrare in scena. Quando fu il suo turno, si alzò maestosamente e iniziò un discorso dai toni ispirati su Warren costretto da Johnson a smorzare l ' angoscia dell ' America sconvolta dall ' assassinio con la tesi di Oswald unico killer. Si vedeva bene che, da vecchia volpe qual ' è, conosceva bene i tasti da suonare in pubblico, dopo trent ' anni passati fra glorie ed emolumenti derivati dalle conferenze sul Presidente ucciso. Se non fosse intervenuto Melèga, non avrei riavuto più la parola: era difficile fermarlo. Mi alzai, mostrai le foto dell ' autopsia di Kennedy in mio possesso, parlai del fucile portato da Oswald nel deposito. Naturalmente, per Lane, le foto erano contraffatte e Oswald aveva con sé un pacco troppo piccolo per contenere quel fucile. Affrontai il discorso sul dottor Crenshaw, il medico dell ' ospedale di Dallas che, dopo trent ' anni ha stampato un volume di memorie (presentato in Italia in una trasmissione di Mino D ' Amato) nel quale si è dato il ruolo, non confermato da nessuno degli altri presenti, di primo attore nei soccorsi a Kennedy morente. Addirittura, quello di unico interlocutore telefonico del presidente Johnson, durante i tentativi di salvare la vita a Lee Oswald ferito mortalmente da Ruby. Le mie critiche alla vanagloria di Crenshaw (che nel 1963 era solo un dottorino praticante: al massimo gli avranno concesso di dare una mano e di sostare nella sala chirurgica dove i dieci primari più importanti dell ' ospedale erano riuniti per tentare di salvare la vita dell ' uomo più importante del mondo) non piacquero a Lane. Quando riprese la parola, lodò moltissimo "la serietà, la buona fede e la professionalità del dottor Crenshaw". L ' atteggiamento di Lane mi sconcertava. Gli astanti seguivano con attenzione le sue fole, dette con grande importanza. La sua diabolica abilità nell ' articolare gli argomenti a suo favore era qualcosa che lasciava strabiliati.. Ha un potere di convincimento quasi ipnotico che riuscirebbe a vendere i classici frigoriferi agli altrettanto classici Eschimesi. Condivido pienamente quanto ha scritto di lui Oriana Fallaci: "E' un uomo alto, asciutto, dal sorriso ironico e gli occhi mobili, intelligentissimi. Parla autoritario, veloce, col tono di chi è ciecamente sicuro di sé e di quello che dice. Una grandine di parole, ragionamenti, concetti, insinuazioni, mai senza logica, e che ti lasciano stordito e talora quasi convinto". Al termine del dibattito, dopo le foto ricordo, gli chiesi ancora, informalmente, del dottor Crenshaw. Prendendomi alla sprovvista, mi rispose deciso: "E' una persona importante, Crenshaw! Non l ' aveva mai sentito prima? Possibile? Eppure è citato ben nove volte nel Rapporto Warren!". Lì per lì, non replicai. Non ricordavo di aver letto mai il nome di Crenshaw nell ' elenco dei medici citati dal Rapporto, ma la sicurezza con cui Lane parlava m ' impedì di addentrarmi nell ' argomento, non essendo certo di quanto avrei potuto controbattere. Tornato a Roma, andai a controllare nell ' indice del Rapporto e anche in quello dei ventisei volumi allegati. Finalmente seppi cosa pensare di Lane: il nome di Crenshaw non era citato neanche una volta nell ' indice dei dottori interrogati dalla Commissione o dallo staff legale. Nell ' elenco dei testimoni vi erano le deposizioni perfino degli infermieri e dei portantini, ma Crenshaw non era stato chiamato a deporre. Il suo nome si rintraccia solo qua e là, nelle risposte di altri medici e paramedici che lo nominano. Del resto, leggendo ciò che Lane dice e fa, si può avere un ' idea del suo modus operandi: è per me la tipica persona dalla quale, come dicono in America, non comprerei mai un ' auto usata, anche se sono certo che riuscirebbe a venderla con grande convinzione a qualcun altro.
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Gino Gullace Raugei, ha scritto molti articoli su Kennedy e sulla sua morte: tra gli ultimi un ' intervista al discusso e discutibile dottor Charles Crenshaw (Gullace scrive erroneamente più volte Creshaw, e David Sliton invece di David Lifton), al quale ho già accennato (v. p. 168). Gullace ne esalta l ' attendibilità e la serietà, ma a mio avviso la cialtroneria di Crenshaw è ancora più detestabile di quella di Penn Jones, dato che egli, seppure in un ruolo molto marginale, è stato davvero testimone oculare delle inutili cure impartite al Presidente dopo la sparatoria. Gullace, nonostante decine di primari, medici e paramedici di Dallas abbiano rilasciato dettagliate e lunghe testimonianze agli organi inquirenti (che non ritennero Crenshaw importante al punto da raccogliere la sua), scrive che "è facile immaginare come le dichiarazioni del dottor Creshaw [sic], il primo vero, grande testimone oculare della faccenda, abbiano sconvolto la coscienza nazionale americana". Scrive Gerald Posner: "Gli altri medici affermano che Crenshaw arrivò tardi nella stanza e fu presente soltanto per pochi minuti verso la fine. Perciò non è in grado di affermare ciò che scrive nel suo libro. Ebbe un ruolo di secondaria importanza, tanto che la maggior parte degli altri medici non lo ricordano neppure. Il dottor Perry disse: Quando lo vidi in tv promuovere il libro, la mia ira si scatenò. Deve sapere che ciò che ha detto è falso ed egli sa che tutti noi lo sappiamo. Dovete avere compassione per lui. Che modo di finire la sua carriera. La sua storia è piena di mezze verità e di insinuazioni . Chi lo conosce sa che è disperato. Fa una figura penosa... Charles sostiene che tutti i suoi colleghi fanno parte di una cospirazione del silenzio e che egli parla solo oggi, dopo ventinove anni, perché aveva paura per la sua carriera. Beh, se veramente era in possesso delle informazioni clamorose che millanta, il fatto di averle tenute nascoste tutto questo tempo è esecrabile".
Un medico di Dallas che conosce bene Crenshaw ha confidato a Posner: "Se qualcuno è in sua compagnia, inizia a confabulare di complotti, di cospirazioni e roba del genere. Non abbiamo a che fare con un individuo normale. Ha avuto un ictus e non può più operare. Penso che ormai sia alla fine". Alcuni medici che hanno realmente operato Kennedy morente a Dallas (i dottori Perry, Jenkins, Baxter, McClenland, Carrico) hanno espresso opinioni estremamente critiche sulle dichiarazioni del loro ex - collega. La presentazione di Mino D ' Amato su Retequattro è stata invece: "Il dottor Crenshaw è un uomo, un professionista che ama il suo lavoro. Non conta sul bestseller per cambiare la sua vita, non ricerca lo scoop alla fine della sua carriera. Ha avuto anche paura prima di rompere il giuramento di non rivelare quanto aveva visto quel giorno". Non conosco personalmente D ' Amato, che è libero di credere a quello che l ' anziano e ieratico medico americano gli ha raccontato in diretta. Io suppongo, più prosaicamente, che questa "rivelazione" fosse destinata ad aumentare l ' ascolto del programma. Non voglio credere che siano prevalse solo le esigenze dello scoop giornalistico, ma D ' Amato descrive Crenshaw al contrario di quello che risulta a me: l ' azione meschina di questo chirurgo non può che essere un tardivo gesto di rivalsa nei confronti dei suoi colleghi e della Commissione Warren per averlo ignorato durante le indagini sull ' attentato.
Si veda anche la nota 409 del mio libro, p. 515, che riporta le seguenti fonti:
TIME, 13 apr. 1992, p. 60; LA REPUBBLICA, 3 apr. 1992, p. 15 (Ennio Caretto); OGGI, n. 17, 20 apr. 1992, pp. 90-95 (Gino Gullace Raugei); "JFK Death: The Plain Truth from MDs Who Did the Autopsy", Journal of American Medical Association (JAMA), Vol. 267, n. 20, 27 maggio 1992, pp. 2804-2805 (D.L. Breo intervista i medici che operarono Kennedy e non videro il Dr. Crenshaw nella sala d'emergenza).


Diego Verdegiglio
00sabato 8 gennaio 2005 18:39
Errorri precedente messaggio:Mino Damato,NON D'Amato; McClelland, NON McClenland
Marco1113
00sabato 8 gennaio 2005 23:05
Sempre sui medici dell'ER
Ringrazio di cuore per le loro risposte il Sig. Stefano e il Dott. Verdegiglio, al quale sono grato per aver riportato i passaggi del suo libro inerenti commenti e impressioni sul medico in questione.
Ad essere sincero il Dottor Crenshaw non mi aveva convinto molto fin dall’inizio, ma purtroppo credo che non sia difficile essere tratti in inganno da persone che appaiono in assoluta buona fede (viene presentato con un curriculum di tutto rispetto e plausibile è anche la spiegazione che egli fornisce dei lunghi anni di silenzio) e che comunque raccontano fatti verosimili con dovizia di particolari, specie se a leggerli è il grande pubblico e non gli esperti.
Detto questo, vi vorrei rubare ancora qualche minuto del vostro tempo con un altro dubbio sempre inerente i medici del pronto soccorso del Parkland Memorial Hospital: navigando in internet ho trovato un sito americano (se volete vi faccio il nome ma penso lo conosciate già) nel quale, tra le tante cose viene riportata la conferenza stampa tenuta dai medici dell’ER due ore dopo che il Presidente era stato dichiarato morto. A questa conferenza non partecipa ovviamente il nostro amico Crenshaw ma il Dott. Malcom Perry,un “attending surgeon” del Parkland e il Dott. Kemp Clark, primario di neurochirurgia, entrambi presenti e parte attiva nella Trauma Room One.
La conferenza stampa è ovviamente stracolma di persone e i due dottori rispondono alle molte domande che vengono loro rivolte; riporto qualche passaggio:
QUESTION-
Can you describe his neck wound?
DR. KEMP CLARK-
I was busy with his head wound. I would like to ask the people took care of that part to describe that to you.
QUESTION-
What was the question?
DR. MALCOM PERRY-
The neck wound, as visible on the patient, revealed a bullet hole almost in the mid line.
QUESTION-
What was that?
DR. MALCOM PERRY-
A bullet hole almost in the mid line.
QUESTION-
Would you demonstrate?
DR. MALCOM PERRY-
In the lower portion of the neck, in front.
QUESTION-
Can you demonstrate, Doctor, on your own neck?
DR. MALCOM PERRY-
Approximately here (indicating).
QUESTION-
Below the Adam’s apple?
DR. MALCOM PERRY-
Below the Adam’s apple.
QUESTION-
Doctor, is it the assumption that it went through the head?
DR. MALCOM PERRY-
That would be on conjecture on my part. There are two wounds, as Dr. Clark noted, one of the neck and one of the head. Whether they are directly related or related to two bullets, I cannot say.
QUESTION-
Where was the entrance wound?
DR. MALCOM PERRY-
There was an entrance wound in the neck. As regards the one on the head, I cannot say.
QUESTION-
Which way was the bullet coming on the neck wound? At him?
DR. MALCOM PERRY-
It appeared to be coming at him.
QUESTION-
And the one behind?
DR. MALCOM PERRY-
The nature of the wound defies the ability to describe whether it went through it from either side. I cannot tell you that. Can you, Dr. Clark?
DR. KEMP CLARK-
The head wound could have been either the exit wound from the neck or it could have been a tangential wound, as it was simply a large, gaping loss of tissue.

......

QUESTION-
Can’t we clear this up just a little more? In your estimation, was there one or two wounds? Just give us something.
DR. MALCOM PERRY-
I don’t know. From the injury, it is conceivable that it could have been caused by one wound, but there could have been two just as well if the second bullet struck the head in addition to striking the neck, and I cannot tell you that due to the nature of the wound. There is no way for me to tell.
QUESTION-
Doctor, describe the entrance wound. You think from the front in the throat?
DR. MALCOM PERRY-
The wound appeared to be an entrance wound in the front of the throat; yes, that is correct. The exit wound, I don’t know. It could have been the head or there could have been a second wound of the head. There was not time to determine this at the particular instant.
QUESTION-
Would the bullet have to travel up from the neck wound to exit through the back?
DR. MALCOM PERRY-
Unless it was deviated from its course by striking bone or some other object.

Lascio il testo nella lingua originale, in modo da non alterarlo con traduzioni inesatte, mi sono solo limitato a sottolineare qualche passaggio. Sostanzialmente quello che si può evincere da queste battute è che, mentre entrambi i chirurghi hanno dubbi sulla provenienza del proiettile responsabile della ferita alla testa, appaiono piuttosto sicuri di quella che ha causato la neck wound.
Il fatto che insisto su queste dichiarazioni a caldo dei medici del pronto soccorso è perché le ritengo, essendo cronologicamente immediatamente successive ai fatti, più rispondenti ai fatti stessi che non dichiarazioni fornite giorni o settimane dopo. La memoria umana non è certo infallibile, né lo è l’essere umano stesso: per un attimo mi voglio divertire a fare l’avvocato del diavolo e credere al Dott. Crenshaw che accusa gli ex-colleghi di aver ritrattato le dichiarazioni fatte inizialmente: non potrebbero essi essere stati in qualche modo costretti a fornire una certa versione dei fatti, non coincidente con quella data inizialmente?
Certo che risolverete facilmente anche questo mio dubbio,
vi saluto cordialmente
Marco 1113
Diego Verdegiglio
00domenica 9 gennaio 2005 01:14
Risposta per Marco
Caro Marco, la questione che Lei pone è ovviamente stata trattata più volte in questo Forum. Le riporto anche in questo caso ciò che ho scritto nel mio libro, facendoLe notare che, riportando il parere di Perry, tutti coloro che insinuano il dubbio di uno sparo frontale evitano come la peste tutte le premesse cautelative e dubitative dei medici,i quali più volte affermano di non poter dare risposte sicure e di non poter trarre conclusioni certe. Ovviamente, parole al vento. Perry, preso in castagna dalla malizia dei giornalisti, quando si trattò di parlare alla stampa dell'assassinio di Oswald si fece estremamente guardingo e rilasciò solo un'attenta e ponderata dichiarazione scritta.Lascio a Lei le conclusioni sulla faccenda.


IPOTESI: I medici dell ' ospedale Parkland dissero che un proiettile aveva prodotto una ferita d ' ingresso nella gola di Kennedy e si era fermata nel torace.

RISULTANZE: Questo non è esatto. Le radiografie dell ' intero cadavere di Kennedy non hanno evidenziato nessun proiettile, intero o in frammenti, nel torace. Gli unici frammenti estratti sono quelli rinvenuti all ' interno del cranio devastato dalla terza pallottola. I medici del pronto soccorso di Dallas avevano solo il compito di salvare la vita al Presidente, non di esaminarne il corpo o gli abiti per accertare le cause del decesso. Se così fosse, autopsie e medici legali non servirebbero.
Le dimensioni ridotte del foro sotto il pomo d ' Adamo, valutato dal dottor Perry in "cinque - otto millimetri al massimo", inducono il chirurgo a ipotizzare in un primo tempo una ferita d ' entrata. Non è così. L ' analisi autoptica della ferita posteriore alla spalla (il cui "orletto di detersione" ha senza alcun dubbio le caratteristiche di un colpo in entrata), l ' analisi delle fibre della giacca, della camicia e della cravatta del Presidente, le contusioni sugli organi interni posti fra la zona soprascapolare destra e la gola, la velocità iniziale molto alta (oltre 650 metri al secondo) della pallottola corazzata calibro 6,5 entrata da dietro e uscita anteriormente senza toccare ossa, provano che la ferita alla gola è di uscita. L ' assenza di tracce metalliche sul nodo della cravatta e sull ' asola del colletto della camicia, trapassati dal proiettile, si spiega con il fatto che una pallottola corazzata di quel tipo, e in quelle condizioni, dopo l ' ingresso nei tessuti molli del corpo, viene "ripulita", durante il passaggio, dalle impurità raccolte nella canna dell ' arma al momento dello sparo. A ciò si aggiunga che, mentre il lavoro viene interrotto per l ' arrivo da Dallas di alcuni frammenti cranici rinvenuti in Elm Street e nella limousine, Finck tenta inutilmente di sondare il foro alla spalla. Non trova una via che indichi un solco di proiettile e, in un primo tempo, ne deduce che non vi è foro d'uscita. Gli agenti dell ' FBI, James Sibert, Francis O'Neill e Robert Gemberling, che assistono all ' autopsia, si precipitano al telefono e informano i loro superiori che i medici non hanno trovato un esito al proiettile penetrato posteriormente. Solo la mattina dopo Humes ha un colloquio telefonico con il dottor Malcolm Perry. Il medico di Dallas gli spiega che, sotto il pomo d ' Adamo, ha eseguito una tracheotomia partendo da un piccolo foro sanguinante, largo al massimo otto millimetri. Attraverso questi ed altri dati, riferiti agli organi interni del cadavere, Humes è in grado di scrivere un referto che indica il passaggio di una pallottola dalla spalla alla gola del Presidente. Perry è tuttavia responsabile di alcune dichiarazioni avventate, che, nonostante le sue correzioni e i chiarimenti successivi, saranno materia di congetture e ipotesi per i decenni a venire. Nella conferenza stampa delle ore 15,00 al Parkland Hospital, incalzato dai giornalisti, risponde che la ferita alla gola poteva anche essere d ' entrata. Scoppia il pandemonio. Agenzie stampa e TV riportano, senz ' altro, che il Presidente è stato colpito anteriormente. Come giustamente nota William Manchester, "il guaio, nell ' arrendersi ai giornalisti, è che non ci sono mai condizioni. La capitolazione è totale. Sei fortunato se non sei da loro coinvolto anche dal lato più personale".

Diego Verdegiglio
00mercoledì 20 aprile 2005 23:37
Le conclusioni dell'House Select Committe of Assassinations (1978-79)in merito all'autenticità delle oto e delle radiografie del cadavere di John Kennedy:.

2. AUTHENTICATION OF THE KENNEDY AUTOPSY PHOTOGRAPHS AND XRAYS


(a) Introduction


Authentication of the autopsy photographs allegedly. taken of President Kennedy was considered essential because of the discrepant descriptions that have been given of the wounds incurred by the President. The description of the size and location of the President's head wounds, for example, by eyewitnesses at Parkland Hospital differed dramatically from the testimony of the autopsy doctors and the account set forth in the Warren Report. (195) More recently, the panel of medical experts convened by then-Acting Attorney General Ramsey Clark described Kennedy's head entrance wound as approximately 10 centimeters higher than the location reported by the Warren Commission (196) As a result of these discrepancies, it was essential to verify that the autopsy photographs and X-rays did, in fact, depict Kennedy and that these materials had not been altered in any way
(b) Issues


1. Do the postmortem photographs and X-rays in the custody of the National Archives purporting to depict President Kennedy, in fact, depict him?

2. Is there any evidence that either President Kennedy's autopsy photographs or X-rays have been altered?
(e) Conclusion


1. The postmortem photographs and X-rays in the custody of the National Archives purporting to depict Kennedy do, in fact, depict him. Because the Department of Defense was unable to locate the camera and lens that were used to take these photographs, the panel was unable to engage in an analysis similar to the one undertaken with the Oswald backyard pictures that was designed to determine whether a particular camera in issue had been used to take the photographs that were the subject of inquiry. The principle of stereoscopy is discussed in detail in pars. 75-79. 434 36 supra. While several of the autopsy photographs and X-days were enhanced through the use of digital image processing, the resulting enhanced photographs and X-rays were used exclusively by the autopsy panel for determining the nature and cause of wounds. They were found to be unnecessary in the analysis to detect possible fakery, since the original materials, when viewed stereoscopically, were of sufficient quality to resolve this issue.
..........................

2. There is no evidence that either the Kennedy autopsy photographs or X-rays have been altered.
........................

1. Authentication of JFK autopsy photographs and X-rays.--Certain conspiracy theorists have claimed that the autopsy photographs and X-rays are of a person other than the President. Is there scientific evidence that will support or refute this claim?
..............................
4. CONCLUSION


Both the skull and torso autopsy radiographs, now in the possession of the National Archives, are X-rays of President John F. Kennedy.
.............................
The autopsy radiographs of the lower torso, including the pelvis and upper legs, could be compared to the antemortem Navy. films taken in 1962. These also show an impressive number of osseous details in common. Of particular interest was the right transverse process of the fifth lumbar vertebra. In both sets of films it was displaced upwards in a manner suggestive of a congenital malformation or an old, ununited fracture.

To summarize, the skull and torso radiographs taken at autopsy match the available ante mortem films of the President in such a wealth of intricate morphological detail that there can be no reasonable doubt that they are in fact X-rays of John F. Kennedy, and no other person.
Diego Verdegiglio
00mercoledì 20 aprile 2005 23:39
Errore precedente: delle FOTO e delle radiografie
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