Un incontro sempre più fecondo con il mondo musulmano

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Cattolico_Romano
00sabato 1 agosto 2009 08:04
Intervista al preside del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica

Un incontro sempre più fecondo con il mondo musulmano


di Gianluca Biccini

                                                                    

"L'interessamento e il sostegno di Benedetto XVI verso la nostra istituzione confermano l'importanza che egli attribuisce all'aspetto educativo nei rapporti islamo-cristiani. Un impegno che presuppone una solida formazione nella propria fede e una profonda conoscenza dall'interno di quella dell'altro, come elementi essenziali per un dialogo tra le culture e le religioni vero e duraturo". Commenta così padre Miguel Ángel Ayuso Guixot i ripetuti interventi del Pontefice - l'ultimo in occasione dell'udienza del 13 giugno alla Fondazione Centesimus Annus - sul ruolo del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica (Pisai), di cui il missionario comboniano è preside.

Soprattutto dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre l'Occidente ha capito che bisognava conoscere meglio il mondo musulmano, anche attraverso lo studio della lingua e della cultura arabe. Una consapevolezza  che  voi  avete  maturato  da tempo?

Quasi con un secolo di anticipo. Il Pisai, infatti, trae le sue origini dalla fondazione nel 1926, a opera della Società dei Missionari d'Africa - i Padri Bianchi - di una casa a Tunisi per la formazione di sacerdoti e religiosi che si preparavano a vivere in ambiente musulmano. Nel 1964 l'Istituto venne trasferito a Roma e accolto con molto favore da Paolo VI; dal 1990 la sede è stabilita in viale Trastevere, in un edificio appartenente all'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica.

Dunque Papa Montini e il concilio Vaticano ii accolsero a Roma una realtà nata nel Maghreb per dialogare con il mondo arabo?

Proprio così. Il trasferimento avvenne nel contesto dell'istituzione del Segretariato per i Non-Cristiani, divenuto poi il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e della dichiarazione conciliare Nostra aetate, che andavano a implementare quanto Paolo VI aveva già indicato nella sua prima enciclica, Ecclesiam suam.

E cioè?

Il dialogo interculturale e interreligioso al servizio della Chiesa. Di fatto il Pisai è stato, e continua a essere, a mio parere, un validissimo strumento al servizio del dicastero per il dialogo tra le religioni, col quale esiste una collaborazione molto stretta. Basti pensare che come preside sono stato nominato da Benedetto XVI tra i consultori del Pontificio Consiglio.

Un Papa che punta molto su questo aspetto.

Non saremo mai sufficientemente riconoscenti a Benedetto XVI per il suo contributo personale di sostegno. L'interessamento verso la nostra istituzione conferma l'importanza che egli attribuisce all'aspetto educativo nei rapporti islamo-cristiani.

E di conseguenza al Pisai?

Quando il Papa, attraverso il segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, ha manifestato la disponibilità a un dialogo sincero con i 138 saggi musulmani che nell'ottobre 2007 gli avevano indirizzato la famosa lettera aperta d'invito alla collaborazione per la costruzione di un mondo migliore, il corpo docente del Pisai si è sentito onorato di vedere come egli facesse riferimento alla nostra istituzione per mettere in atto tale intento. Il nostro istituto è pienamente coinvolto in tale progetto, che sta già portando i suoi frutti.

La risposta ai 138 leader musulmani, il recente intervento durante l'udienza alla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, in cui ha affermato di attribuire "grande valore" alle finalità del Pisai "per un dialogo interreligioso sempre più fecondo". Benedetto XVI sottolinea di continuo l'importanza del vostro lavoro accademico.

Non solo, anche durante il viaggio negli Stati Uniti d'America, parlando al John Paul ii Cultural Center di Washington il 17 giugno 2008, aveva ricordato che "il più importante obiettivo del dialogo interreligioso richiede una chiara esposizione delle rispettive dottrine religiose... La Santa Sede, da parte sua, cerca di portare avanti questo importante lavoro attraverso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, e varie Università Pontificie".

Una sorta di investitura sul campo a essere il "braccio accademico" del dialogo?

Il lavoro essenziale del Pisai è offrire una formazione seria e approfondita dei candidati, affinché possano divenire promotori di dialogo. Così il programma favorisce un aspetto essenziale nel campo delle relazioni interreligiose:  conoscere l'altro come esso è. Il dialogo diventa in tal modo più vicino, più diretto, più efficace, più oggettivo e più valorizzato dall'altro.

Cosa fate in concreto?

Gli studi hanno come finalità la formazione intellettuale e spirituale degli studenti, siano essi sacerdoti diocesani, religiosi, religiose o laici, per un incontro tra cristianesimo e islam, in uno spirito di conoscenza e di mutuo rispetto. Realtà unica nella Chiesa cattolica, studiamo l'islam dal suo interno, quindi forniamo una formazione completa che tiene conto del punto di vista dei musulmani attraverso lo studio serio della lingua araba.

Quali materie vengono insegnate?

Il programma comporta lo studio oggettivo delle scienze islamiche, cosa che richiede una previa conoscenza approfondita della lingua araba - la lingua del Corano e della Sunna - "via regale" attraverso la quale si può arrivare a una comprensione corretta e approfondita dell'islam. Lo studente è così in grado di stabilire relazioni con i musulmani con serenità e competenza. Il Pisai, del resto, nel "processo di Bologna", mirante all'integrazione e alla omologazione di tutti i programmi accademici dell'Unione europea, dovrebbe essere considerato "istituto di eccellenza", per la qualità dei suoi programmi e per la specificità dei suoi studi di alto livello culturale. Da qui la validità di questa "istituzione originale e unica" per il fatto che la Chiesa cattolica dispone di una realtà accademica che studia e conosce l'altro in un modo oggettivo. Ciò ha comportato anche l'apprezzamento di molte realtà musulmane accademiche entrate in contatto con noi.

Quindi non solo insegnamento?

Esso è solo uno dei tre "pilastri" della nostra attività, gli altri due sono la ricerca scientifica e le pubblicazioni. Il programma di insegnamento comprende un secondo ciclo, che si conclude con la licenza, e un terzo ciclo, che si conclude con il dottorato. Viene inoltre offerto un corso in italiano di introduzione all'islam e alla lingua araba due pomeriggi alla settimana. Il corso di licenza ha una durata di tre anni, mentre dopo due anni di studio a tempo pieno viene rilasciato un diploma di Studi arabi. Dall'ottobre 1997, grazie a un protocollo di collaborazione con il Centro di Studi Arabi Dar Comboni, il primo anno del ciclo di licenza viene tenuto al Cairo, sede della struttura gestita dai Missionari comboniani del Cuore di Gesù.

Ci parli delle materie.

Nel corso di licenza la lingua araba viene studiata quattro ore al giorno, cinque giorni alla settimana, per un totale di trenta settimane per anno accademico. L'islamistica - insegnata in francese e in inglese - comprende dieci materie fondamentali:  partendo dalle fonti della religione - Corano e Tradizione - si studiano le varie scienze:  filosofia, teologia, diritto islamico, storia, sciismo, e mistica. Infine c'è il corso di relazioni islamo-cristiane, che per l'Istituto è fondamentale, in quanto esso non è solo una scuola di lingua araba o un centro di studio dell'islam, ma un Istituto pontificio. In tale contesto, una volta alla settimana è prevista anche una preghiera comunitaria, che raduna professori e studenti, in comunione con le comunità cristiane che vivono nel mondo musulmano e in solidarietà con i credenti dell'islam. Nel terzo anno del corso di licenza i corsi di lingua araba sono ridotti rispetto agli anni precedenti, dal momento che l'islamistica è tenuta in questa lingua. Il programma d'islamistica comprende dodici materie di studio, di sei ore settimanali. Viene svolto basandosi sui testi fondamentali della religione islamica, ciò che permette allo studente di entrare nel campo delle scienze religiose nella lingua originale. Viene richiesta una tesina di fine licenza, come esercizio di ricerca scientifica.

È dunque possibile immaginare una comunità cosmopolita al Pisai.

I professori, di tredici nazionalità, sono attualmente ventidue:  otto provengono da Paesi arabi. Quattro - provenienti da Libano, Egitto e Iraq - sono insegnanti di arabo e altrettanti - originari di Siria e Tunisia - di islamistica. I professori cristiani cattolici, inoltre, appartengono a congregazioni religiose differenti (missionari d'Africa, comboniani, domenicani, gesuiti, maroniti antoniani, clero diocesano):  ciascuno porta in dote i propri carismi, per un arricchimento reciproco che si riflette anche sulla qualità dell'insegnamento.

E gli allievi?

Sono 52 gli iscritti all'anno accademico appena concluso, appartenenti a venti nazionalità di diversi continenti.

C'è stato un incremento degli studenti negli ultimi anni?

Sicuramente sono aumentate le richieste, ma il numero di iscritti si è mantenuto costante per garantire la qualità dell'insegnamento. Comunque il Pisai ha avuto fino a oggi 1.369 studenti, la maggior parte dei quali lavora nel campo del dialogo interreligioso.

Ci può tracciare un identikit dello studente-tipo?

Si tratta di una realtà piuttosto variegata:  accogliamo preti, religiosi, religiose e laici, uomini e donne, che devono presentare un attestato dei loro superiori o di un'autorità ecclesiastica, oppure, se si tratta di laici, che faccia fede della loro idoneità. Inoltre, sono accolti alcuni musulmani che usufruiscono di una borsa di studio della Fondazione Nostra Aetate del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Da ricordare che vengono richieste a tutti gli studenti volontà e predisposizione a una conoscenza scientifica approfondita dell'islam in vista del dialogo.

Collaborate con altre realtà accademiche?

Il Pisai, di comune accordo con la Congregazione per l'Educazione Cattolica, il cui prefetto cardinale Zenon Grocholewski è anche Gran Cancelliere dell'Istituto, può stabilire protocolli di intesa. Al momento, ne abbiamo uno con la Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa) e uno con l'Istituto di studi interdisciplinari su religioni e culture della Pontificia Università Gregoriana. Inoltre, alcuni nostri docenti insegnano islamistica presso altri centri accademici.

Dicevamo di altri due pilastri:  la ricerca scientifica e le pubblicazioni.

La prima va effettuata con competenza. Il Pisai dispone di pubblicazioni di assoluta qualità prodotte dai docenti, di un nutrito numero di tesi di dottorato e di tesine di licenza prodotto dagli studenti:  un contributo scientifico solido e serio nel campo del dialogo interculturale e interreligioso. Queste pubblicazioni sono a disposizione di ricercatori e studenti che, provenienti da tutte le parti del mondo, frequentano la nostra biblioteca.

                                                                   

Il vostro fiore all'occhiello.

È altamente specializzata sulla cultura e la religione dell'islam. Contiene 32.000 volumi, 450 riviste, di cui 256 sono "spente", antiche e rare, 60 manoscritti arabi e circa 250 edizioni rare. Infine abbiamo il catalogo on-line. Purtroppo da sei anni a questa parte, per carenza di fondi, non è stato possibile acquistare nuovi libri per la biblioteca, sebbene il nuovo Statuto del 2008 preveda che essa debba "essere tenuta con cura e costantemente aggiornata".
La biblioteca è il "polmone dell'Istituto", dove tanti ricercatori attingono alle fonti della cultura e della religione islamica per i loro lavori di ricerca scientifica.

Che poi confluiscono nelle vostre pubblicazioni.

Il Pisai pubblica tre riviste e una collana. Due riviste sono al servizio del dialogo islamo-cristiano:  Islamochristiana, fondata nel 1975 e pubblicata annualmente, ha circa 500 abbonati; ed Encounter, fondata nel 1974 che consta di dieci numeri l'anno, con 250 abbonati. Una terza, Etudes Arabes, fondata nel 1962 e pubblicata annualmente, ha come finalità la conoscenza della cultura arabo-musulmana, e ha circa 150 abbonati. Il numero più recente di quest'ultima è incentrato sulla parola Al Taqrîb, che esprime il concetto di "ecumenismo" nell'islam. Il mondo musulmano infatti, non è monolitico ma molto sfaccettato e sta cercando, al suo interno, delle vie di riavvicinamento. Infine la collana "Studi arabo-islamici" offre al momento diciotto titoli relativi alla ricerca orientalistica. Tutte queste pubblicazioni raggiungono le strutture accademiche direttamente impegnate nel campo del dialogo interreligioso e nella conoscenza della cultura arabo-musulmana di quattro continenti.

Quali contatti avete con l'ambiente che vi proponete di studiare?

Durante l'anno accademico organizziamo attività culturali e riceviamo delegazioni e gruppi per favorire l'incontro, la riflessione e lo scambio. Un nutrito numero di personalità provenienti dal mondo arabo-musulmano viene a contatto con la nostra istituzione attraverso l'insegnamento, conferenze, tavole rotonde, così come frequenti sono le visite da parte del corpo diplomatico presso la Santa Sede e di membri di istituzioni accademiche e religiose. Inoltre i nostri docenti sono spesso invitati a colloqui, sessioni, convegni in tutto il mondo. Un'occasione per promuovere lo spirito della finalità del Pisai al servizio della Chiesa.



(©L'Osservatore Romano - 1 agosto 2009)
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