Un altalenante carosello di pensieri

ilpoetastro
00lunedì 16 febbraio 2015 07:23
So chi siete, vi conosco bene e dall’alto vi osservo, in questa mia girandola di pensieri.
Nascete e vivete con il dono di comunicare.
Perfino nella dipartita trasmettete qualcosa, un semplice ed ultimo sospiro, oppure una smorfia.
Siete presi dalla smania di trasmettere le vostre emozioni in modo vocale o gestuale.
Donate gioia a chi sa ben ascoltare e vi fate travolgere da un impeto passionale.
Certe volte però non è così agevole. Una precarietà mentale vi impedisce di comunicare e materializzare ciò che alberga dentro di voi.
Questa difficoltà ineluttabile vi porta a cingervi e nascondervi, per un motivo o per l'altro, siete martiri di voi stessi.
Diventate autolesionisti, vestite delle maschere, stentate, non siete veramente voi stessi.
Siete un corpo senza luce, ombre di lupi all’orizzonte, suoni di sirene, vento di tempesta!
La caparbietà però vi aiuta, diventate più leggeri quando propagate i vostri stati d'animo.
Potete specchiarvi con chi vi ascolta, perché il vostro interlocutore è l’immagine di voi stessi.
Riflettete ogni inquietudine, ogni vostra paura, amplificate le gioie e i dolori.
Leggete i vostri pensieri, profondi o sciocchi, cupi o colorati, li scrivete su un foglio o nella mente di chi assorbe le vostre parole.
Se avete ricevuto il dono della parola e il comunicare con lo sguardo, quale sarà il presupposto?
Anche le piante dialogano a loro modo e quanto voi valete più di loro?
Nella trasposizione del mio pensiero, voi terrestri che vivete di istinto e fatalità,
siete solo numeri e componenti biologici che fluttuano tra la polvere in una apparente libertà.
Sono sospeso e altalenante, vi guardo dall’alto, da un punto indefinito, sono l’angelo azzurro.
Di fianco a me altre entità, forse profeti che seguono il mio pensiero ed il mio sguardo.
Sono colui che tesse le trame dei vostri destini; il prolungamento della vostra anima che mi gira intorno.
Poi, basta un minuto, un giro di orologio e la giostra si ferma.
Mi tolgo l’imbragatura, scendo e maldestramente sprofondo coi piedi in una pozzanghera fangosa.
Solo in quel momento comprendo quanto io sia più terrestre di voi e soprattutto, quanto sia folleggiante la mia mente.

ilpoetastro … tra sogno e realtà … 3 Febbraio 2013
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