Cuba era diventata la sua seconda casa. La villa nel barrio Santos Suarez un buen retiro dove Franco Cardellino, 65 anni, artista e mimo, è stato ucciso tre giorni fa. Accoltellato da un ladro che aveva tentato di rincorrere, probabilmente con una mazza da baseball. «Erano le sette di sera, ho sentito dei rumori e ho subito chiamato mio padre», ricostruisce il figlioccio Samuel al telefono. «Dopo averlo visto, lo ha rincorso per bloccarlo ma il malvivente ha estratto un coltello e l’ha colpito al fianco, lasciandolo a terra».
L’ambulanza è arrivata dopo poco ma Franco aveva già perso molto sangue. In ospedale è stato sottoposto a un intervento chirurgico di oltre cinque ore. «Poi alle 8 di mattina ci hanno dato la tragica notizia», racconta l’ex moglie Maritza Velasco Delgado. «Eravamo convinti che sarebbe sopravvissuto, era un uomo forte e pieno di energie», dice la donna. Dopo la cremazione, dice, «vogliamo fare una cerimonia funebre perché Franco era una persona stupenda». A L’Avana è in corso una caccia all’uomo. A Torino, dove Franco era conosciutissimo, sono ore di dolore. «Io ho fornito l’identikit e la polizia ha fatto tutti i rilievi per le impronte digitali», racconta Samuel, sotto choc: «Lo consideravo mio padre, mi ha cresciuto lui da quando avevo tre anni».
Franco aveva conosciuto Maritza, più giovane di 11 anni, quasi vent’anni fa al Gran Teatro dell’Avana. Lui stava tenendo un corso per aspiranti attori. Lei era tra le alunne. Dopo il matrimonio a Cuba, Franco e Maritza trascorrevano sei mesi all’anno in Italia. «Da maggio a ottobre portavamo i nostri spettacoli in tour, da Nord a Sud a bordo di un camper. Franco era bravissimo a far ridere i bambini», ricorda l’ex moglie.
Il ricordo degli amici
Dopo 16 anni di matrimonio, da cinque si erano separati ma erano rimasti in buoni rapporti. E Cardellino - che a Cuba gestiva alcuni appartamenti da affittare e per il suo B&B aveva scelto lo stesso nome della compagnia teatrale, Marivelas - da un anno aveva una nuova compagna. «Conoscevo Franco da quarant’anni. Era un creativo: attore, mimo. Un uomo geniale che viveva in un posto che considerava il paradiso» racconta l’amico Fulvio Malfatto.
La comunità artistica torinese è sconvolta. «Ci ha lasciati nel più assurdo e ingiusto dei modi - ricorda Paolo Stratta - Ricorderemo sempre con grande affetto questo “corsaro” della vita e dello spettacolo. Tra i primi insegnanti della scuola di Cirko Vertigo, ha sempre rubato attimi alla vita ed ora è stata proprio la vita a portarlo via, troppo presto».
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