USA: eliminare i nemici feriti, usare gli orfani come cavie

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Staib
00lunedì 16 maggio 2005 14:42
Ho voluto riportare questo articolo visto che si collegava al discorso sul video dell'irakeno ucciso a Falluja nel topic "C.A.G.O. in video".


Umanità Nova, numero 17 del 15 maggio 2005, Anno 85

Nessuna pietà per gli ultimi
USA: eliminare i nemici feriti, usare gli orfani come cavie

Di lezioni, dalla grande democrazia americana, ce ne vengono tutti i giorni, e pure questa settimana, così come le altre e come saranno le prossime, non ne è stata avara.

Molti lettori ricorderanno le immagini, agghiaccianti, di quella moschea di Falluja nella quale un marine, sorriso sulla bocca e chewing gum fra i denti, sparava su un resistente iracheno che giaceva a terra, ferito, e che chiedeva di essere risparmiato. Immagini che hanno fatto il giro del mondo suscitando la sorpresa e l'indignazione di chi resta convinto che la guerra sia un gioco da collegiali e che un esercito, nella fattispecie quello statunitense ma qualunque esercito, non sia una macchina di morte e di alienante depravazione, ma un'opera pia fatta per portare pace e serenità ai popoli affamati di democrazia.

Da più parti, di fronte alla brutalità di quell'omicidio in diretta, tanto gratuito quanto provocatorio, si levarono voci di condanna, appena attenuate dalla certezza che la grande democrazia americana sarebbe stata in grado di riparare a questa poco fotogenica "caduta di immagine", punendo in modo esemplare quell'assassino. O meglio, quel tipo che, sì, eseguiva diligentemente il proprio dovere di soldato, ma era tanto coglione da farsi riprendere nell'atto.

E infatti... e infatti è dell'altro ieri la notizia che il valente marine è stato assolto "per non aver commesso il fatto", per avere, in sostanza, rispettato gli ordini e le regole relative alle operazioni di rastrellamento. E se poi, come si è saputo in seguito, quell'omicidio non fu l'unico della giornata ma fu preceduto da altri due che non hanno avuto l'onore delle cineprese, invece di aggravare la posizione del soldato potrebbe persino valergli un encomio per la diligenza dimostrata. Di fronte alla corte marziale, infatti, il suo superiore ha sentenziato che il comportamento tenuto "fu compatibile con le leggi del conflitto armato, le regole d'ingaggio e il diritto all'autodifesa dei nostri soldati". Insomma, prima spara e poi chiedi. E soprattutto... niente prigionieri. Altrimenti cosa siamo americani a fare?

Del resto, per quel poco che è potuto filtrare da Falluja, la "Dresda" dell'Iraq, pare che questo episodio, per quanto ripugnante, non sia nemmeno di media gravità rispetto a quanto si è verificato in quella città; e non a caso chi ha cercato di raccontarlo all'opinione pubblica occidentale è stato vittima di minacce, rapimenti e uccisioni.

Quest'ultimo "scandalo" - che va ad aggiungersi all'assoluzione dei comandi del carcere di Abu Ghraib e al disprezzo altezzoso mostrato per gli "amici" italiani nel caso Sgrena - non dimostra, però, solo la determinazione delle autorità statunitensi a non tenere conto delle proteste internazionali pur di "proteggere" ad ogni costo la tenuta di morale di truppe sempre più soggette a stress e crisi depressive (e non facciamo fatica a capirne i motivi), ma vuole comunicarci anche qualcosa d'altro. E con una spudoratezza fino a poco tempo fa abbastanza impensabile.

In sostanza, mi pare, che la periodica e sempre più frequente denuncia di comportamenti scandalosi, brutali, disumani, tenuti dalle truppe statunitensi di ogni ordine e grado abbia due ordini di finalità. La prima, più immediata e scontata, di solleticare il voyeurismo degli scandalizzati di professione e ricordarci a ogni piè sospinto che la grande democrazia americana è superiore a qualunque altra proprio per questa sua capacità di denunciare e correggere i propri misfatti. E questo, al di là che tali misfatti siano effettivamente puniti, ci deve convincere della inarrivabile grandezza di quel sistema democratico, e quindi della sua più assoluta legittimità. Con il corollario non da poco che dato che tali infamie, prima o poi, saltano fuori e vengono denunciate, allora, paradossalmente, si può continuare a farle.

La seconda finalità, più subdola e pericolosa, ha piuttosto una valenza "strategica". Da qui in avanti, infatti - e l'Iraq deve essere il banco di prova in vista di ben altri conflitti - l'America si sentirà sempre più libera da qualsiasi vincolo di "diritto internazionale" e le regole che dovranno valere per gli altri - e che agli altri si imporranno, se necessario, con la forza - in casa saranno solo carta straccia. Talmente alta, infatti, è la missione civilizzatrice ed esportatrice di libertà e democrazia (o meglio, talmente grandi sono le incombenze politico-militari che attendono la superpotenza impegnata a mantenere la sua egemonia economica) che non sarà possibile accettare alcuna limitazione al dispiegamento della propria forza. E della propria impunità. Insomma, non saranno certo i richiami alle regole berciati dai vassalli che potranno costringere la fortezza America a limitare le proprie capacità di "convincimento": quindi, ogni tanto ci buttano l'osso e poi continuano a fare come gli pare!

Del resto, che la macchina capitalista americana non intenda subire limitazioni alla propria impudente strapotenza, lo apprendiamo anche da cronache provenienti dal cuore stesso dell'impero. E sempre questa settimana. Milletrecento orfani residenti negli istituti di sette stati americani, sono stati utilizzati come cavie da laboratorio per ricerche farmacologiche sull'Aids. Naturalmente senza esserne minimamente informati, un po' meno naturalmente senza nessuna forma di controllo da parte dei tutori statali che per legge sono loro assegnati. Naturalmente non pochi di loro hanno avuto pesantissimi effetti collaterali o sono morti durante la sperimentazione, un po' meno naturalmente "nessun decesso è stato direttamente collegato alle cure sperimentali".

Come si vede, si tratti di un miliziano ferito in una moschea di Falluja o di un orfano in un civile orfanotrofio del Colorado, le regole se le fanno "loro", e solo loro sono tenuti a (non) rispettarle.

Naturalmente!

Massimo Ortalli
Vladjm
00lunedì 16 maggio 2005 15:39
w la democrazia e la libertà no?
Anche dopo Hiroshima e Nagasaki e dopo il Vietnam ci stupiamo che gli u.s.a. siano un paese comandato da pazzi criminali ex-alcolisti?
headcracker
00lunedì 16 maggio 2005 19:02
mad2 mad2 mad2 infami, ma prima o poi pagheranno il contosma7 sma7 sma7 sma7 sma7
Mireyka
00martedì 17 maggio 2005 10:01
E poi, hanno il coraggio di dire che hanno rimosso un dittatore brutale per portare una societa' migliore...

Queste cose io le chiamo crimini di guerra.
Kijo
00martedì 17 maggio 2005 16:34
Gli U.S.A. negli ultimi tempi stanno diventando sempre piu' spregiudicati nei loro atteggiamenti.
I politici hanno capito che l'opinione pubblica non e' piu' quella di un tempo. Prima rivelazioni del genere erano considerate "temibili" per l'immagine di coloro che dovevano valutare e sorvegliare che nulla accadesse, e per l'immagine di coloro che compivano certi atti. Oggi non piu'... e questo e' il maggior segno di decadenza dell'"impero".


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Staib
00martedì 17 maggio 2005 19:46
Mah a me interesserebbero i commenti di quelli favorevoli alla guerra e in particolar modo quelli di Lpoz e di Granduca che hanno partecipato alla discussione sul video.
uovokinder
00martedì 17 maggio 2005 21:29
Geopoliticamente parlando?sma3
Kijo
00sabato 11 giugno 2005 12:29
Non necessariamente geopolitico...
ma tanto... io non e' che spero in chissa' che cosa...
headcracker
00sabato 11 giugno 2005 13:19
Re:

Scritto da: Kijo 17/05/2005 16.34
Gli U.S.A. negli ultimi tempi stanno diventando sempre piu' spregiudicati nei loro atteggiamenti.
I politici hanno capito che l'opinione pubblica non e' piu' quella di un tempo. Prima rivelazioni del genere erano considerate "temibili" per l'immagine di coloro che dovevano valutare e sorvegliare che nulla accadesse, e per l'immagine di coloro che compivano certi atti. Oggi non piu'... e questo e' il maggior segno di decadenza dell'"impero".


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Sono d'accordo, con la nuova politica "neocons" da cowboy buzzurri come i texani che governano la superpotenza l'america é impazzita del tutto, l'opinione pubblica divisa tra una metà di esaltati simpatizzanti e l'altra metà comunque semirimbambita dal regime mediatico USA...

"God bless america" al momento una frase più arrogante/ipocrita non mi viene in mente...:Sm6: :Sm6: :Sm2: :Sm16:
Riccardo.cuordileone
00sabato 11 giugno 2005 15:09
Concordo con il vostro discorso, però non condanno il soldato protagonista del fatto della moschea di Falluja.

In tanto il sorrisino e altri particolari gli avete aggiunti voi, comunque tornando al discorso dicevo che non condanno il soldato americano perchè il suo plotone, durante la settimana antecedente al fatto, aveva perso molti uomini, mi sembra 5, uccisi da feriti o finti tali iracheni, a quel punto mi sembra ovvio che mi metto a sparare a qualsiasi cosa si muove.

Diciamo che è stato stupido a non distruggere la cassetta del filmato, perchè ci scandalizziamo tanto ma queste cose le fanno tutti, anche i nostri soldati.
uovokinder
00sabato 11 giugno 2005 19:32
Beh, con un mese di ritardo, almeno leggiamo qualcosa di tuo... il tuo nick.
La scusa del plotone che ha perso uomini (che poi non so da dove esca) e' inutile.

Ma quel disgraziato poteva distruggere la cassetta, così nessuno sapeva niente, e tutti continuavano ad applaudire i liberatori americani...
Pfffffffffffffffffffffffff

Lo fanno tutti? Anche i nostri soldati lo fanno?
Davvero????????
Ma non erano lì in missione di pace?
Staib
00domenica 12 giugno 2005 12:59
Re:

Scritto da: Riccardo.cuordileone 11/06/2005 15.09
Diciamo che è stato stupido a non distruggere la cassetta del filmato, perchè ci scandalizziamo tanto ma queste cose le fanno tutti, anche i nostri soldati.



Io benchè sappia che i soldati fanno questo e pure peggio mi scandalizzo lo stesso, perchè una cosa è pensare o immaginare o leggere quello che fanno e una cosa è vederlo proprio.

Il problema è che molti pensano che quei soldati siano degli eroi e vedono le calunnie come propaganda comunista.
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