UE: il Parlamento vota sì a tetto massimo di 48 ore lavorative a settimana

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DarkWalker
00mercoledì 17 dicembre 2008 17:03
Lavoro, parlamento Ue vota sì a tetto 48 ore a settimana
mercoledì, 17 dicembre 2008 3.58 136
Versione per stampa


STRASBURGO, Francia (Reuters) - Il Parlamento europeo ha votato oggi a favore del tetto massimo della settimana lavorativa a 48 ore, in contrasto con alcuni stati membri dell'Unione e imprese.

Gli stati membri, che hanno voce in capitolo sulla questione insieme all'assemblea, hanno già introdotto delle norme a livello nazionale che permettono ai cittadini che lo desiderano di lavorare oltre le 48 ore a settimana previste dalle legge europea in vigore dal 1993.

Prende ora il via il confronto tra il Parlamento Ue e i governi dell'Unione, un dialogo dall'esito incerto.

La Gran Bretagna è stato il primo paese ad adottare dei meccanismi di "opt out" per permettere ai lavoratori di prolungare volontariamente il loro orario settimanale, seguita da altri 14 paesi Ue che hanno applicato simili misure in diversi settori.

Il Parlamento Ue ha approvato il documento che prevede l'abolizione di tutte le clausole di opt out, entro tre anni dall'entrata in vigore della direttiva, con 421 voti favorevoli e 273 contrari, con 11 astenuti, una forte maggioranza che potrebbe rafforzare gli eurodeputati nel confronto con gli esecutivi degli stati membri.

Il Parlamento ha anche approvato, con 512 voti a favore e 141 contrari, la misura secondo cui i periodi di guardia - come quelli delle professioni mediche - devono essere considerati a tutti gli effetti come tempo di lavoro, senza distinzione tra periodo di guardia attivo e inattivo come chiesto dai ministri Ue.

Le trattative tra il Parlamento europeo e gli stati dell'Unione inizieranno probabilmente entro febbraio e possono estendersi per un massimo di otto settimane. Se non verrà raggiunto un accordo, la legge attuale e gli opt out resteranno in vigore.
DarkWalker
00mercoledì 17 dicembre 2008 19:18
Bocciate le 65 ore di lavoro

Il parlamento europeo modifica la direttiva approvata dal consiglio in giugno. In piazza a Strasburgo migliaia di lavoratori.


AGGIORNAMENTO. Il Parlamento ha detto a tutto quello che trovate scritto suotto sulla direttiva Orario di Lavoro. Tutte le clausole di 'opt out' dal principio delle 48 ore, attualmente applicate dalla Gran Bretanga e, in modo meno generalizzato, da un'altra dozzina di Stati membri, dovranno essere abolite entro tre anni dall'entrata in vigore della direttiva. Cade la possibilità di impiegare sino a 65 ore la settimana. UNA CURIOSITA'? AN e LEGA hanno votato per restare a 48 ore di massimo. FORZA ITALIA per mantenere gli opt out. Martedì sera, utti insieme, avevano annunciato la fusione nel Pdl anche in Europa.



La foto
Misura per misura (di sicurezza)
Bruxelles, 12 dicembre 2008









16 dicembre - Trecento medici venuti da tutta Europa sfilano davanti al Parlamento europeo per protestare contro la direttiva Ue che, in buona sostanza, liberalizza la quantità di tempo che si può passare in ufficio, in fabbrica o in corsia. Domani saranno imitati da - si annuncia - trentamila lavoratori di ogni paese, colore, fede politica e credo religioso.

Insieme, sostengono la sfida dell'assemblea comunitaria al consiglio (ovvero a i governi dei Ventisette) sulla revisione della direttiva sull'orario di lavoro; che è vista, e non solo da sinistra, come un attacco all'argine giuridico che ha protetto finora i lavoratori europei dal supersfruttamento, e addirittura come tentativo di tornare indietro di 90 anni nelle conquiste sociali che hanno permesso alla gente "di lavorare per vivere a non più vivere per lavorare", come ha detto il relatore dell'Assemblea, lo spagnolo Alejandro Cercas (Gue).

La Plenaria vota domani. Già ieri pomeriggio, però, nel dibattito in aula a Strasburgo, quasi tutti gli eurodeputati intervenuti si sono pronunciati nettamente contro la 'posizione comune' del Consiglio Ue.

Approvata a giugno (con voto contrario di Spagna e Grecia e astensione di Belgio, Cipro, Malta, Portogallo e Ungheria), la posizione comune mira a 'flessibilizzare' l'orario di lavoro con tre strumenti.

Il primo è la concessione agli Stati membri di una possibilità di 'opt-out' dal limite massimo di 48 ore settimanali, fino a poter arrivare a 60-65 ore per certe professioni, a condizione del consenso esplicito del lavoratore.

In secondo luogo, in contrasto con due recenti sentenze della Corte europea di giustizia, non verrebbero considerati come tempo di lavoro i periodi 'inattivi' di guardia medica e paramedica o di disponibilità dei lavoratori nei servizi di emergenza (pompieri etc.).

Infine, verrebbe reso più flessibile anche l'obbligo di concedere immediatamente un riposo compensativo adeguato alla fine di un periodo di lavoro prolungato per esigenze di servizio.

Una clausola di 'opt-out' dai limiti di orario era stata già chiesta e ottenuta dalla Gran Bretagna nella prima versione della direttiva nel 2003. Ma negli ultimi anni i paesi che hanno fatto ricorso all'opt-out sono aumentati a 15. Lo ha ricordato Cercas, precisando tuttavia che la clausola del '93 era temporanea (doveva durare 10 anni) e che è stata applicata in modo generalizzato solo in Gran Bretagna, mentre negli altri Stati membri riguarda solo alcuni settori con esigenze particolari.

Contro la posizione del Consiglio Ue si sono pronunciati tutti gli eurodeputati italiani intervenuti, di destra (Angelilli di An, Mauro di Fi), di centrosinistra (Toia e Panzeri del Pd, Musacchio di Rc), nonché tutti gli esponenti dell'Alleanza liberaldemocratica, dei Verdi, del Pse, del Gue (Sinistra unitaria) e anche una buona parte dei popolari. A favore solo qualche intervento dei conservatori del Ppe e del gruppo euroscettico Ind/Dem.

Il Parlamento europeo si era già espresso in prima lettura (maggio 2005) contro i punti più controversi della direttiva, e ha riapprovato il mese scorso i propri emendamenti durante il dibattito nella propria commissione Affari sociali. Non avendo il Consiglio mostrato alcuna intenzione di voler negoziare un accordo, la sola scelta che resta al Parlamento è quella di adottare gli emendamenti in plenaria con la maggioranza qualificata richiesta per la seconda lettura (il 50% più 1 degli aventi diritto, non dei presenti), per costringere i governi dei Ventisette alla 'procedura di conciliazione'.

E' interessante vedere che esiste una dialettica fra le istituzioni ma qualcosa non torna. Prendiamo il caso italiano (e per favore non consideratela una polemica col governo, non diretta almeno) e poniamoci una domanda: perché i parlamentari del Pdl sono contro la direttiva e il governo italiano, e il ministro del Pdl, l'hanno approvata?

Gioco delle parti? Poliziotto buono e poliziotto cattivo? Reale indipendenza del parlamento? Inutilità del parlamento ("tanto alla fine la spunta sempre il Consiglio")?

Credo che sia una combinazione di tutto questo, alimentata dalla tendenza delle capitali di sottovalutare l'assemblea comunitaria. Cosa che, potremmo vedere domani, non solo può risultare sbagliata. Ma anche dannosa per il buon funzionamento dell'Unione.

Domanda da mille pistole: giusto o sbagliato chiedere di lavorare sino a 65 ore la settimana?


da la stampa
Hareios
00mercoledì 17 dicembre 2008 21:31
Belìn; ce lo fecessero almeno trovare, sto benedetto lavoro.
-Giona-
00giovedì 18 dicembre 2008 09:30
Re:
DarkWalker, 17/12/2008 19.18:


Domanda da mille pistole: giusto o sbagliato chiedere di lavorare sino a 65 ore la settimana?
da la stampa


Mah, giusto o sbagliato? Il problema è che da una posizione di principio (ciascuno dovrebbe essere libero di poter lavorare di più e anche di guadagnare di più) è facile passare ad abusi (come di lavoratori costretti a fare gli straordinari perché l'azienda non vuole assumere nuovo personale). In fondo il massimo di 48 ore alla settimana significa, per la maggioranza dei contratti di lavoro, un massimo di 8 ore di straordinario e sembra perciò un buon compromesso.

DarkWalker
00giovedì 18 dicembre 2008 11:25
Re: Re:
-Giona-, 18/12/2008 9.30:


Mah, giusto o sbagliato? Il problema è che da una posizione di principio (ciascuno dovrebbe essere libero di poter lavorare di più e anche di guadagnare di più) è facile passare ad abusi (come di lavoratori costretti a fare gli straordinari perché l'azienda non vuole assumere nuovo personale). In fondo il massimo di 48 ore alla settimana significa, per la maggioranza dei contratti di lavoro, un massimo di 8 ore di straordinario e sembra perciò un buon compromesso.





non penso che ognuno possa essere libero di lavorare di più in quanto la differenza di forza tra lavoratore e datore di lavoro è sempre lì ad aprire la porta ad abusi.
Devo ancora capire bene la vicenda, cmq penso che 48 ore siano accettabili, 65 no!
cointreau il possente
00giovedì 18 dicembre 2008 22:52
Re: Re: Re:
DarkWalker, 18/12/2008 11.25:




non penso che ognuno possa essere libero di lavorare di più in quanto la differenza di forza tra lavoratore e datore di lavoro è sempre lì ad aprire la porta ad abusi.
Devo ancora capire bene la vicenda, cmq penso che 48 ore siano accettabili, 65 no!



quoto


-Kaname-chan
00venerdì 19 dicembre 2008 11:49
Re: Re: Re: Re:
cointreau il possente, 18/12/2008 22.52:



quoto





Bhè dipende... se i sindacati fanno il loro lavoro sul territorio la tendenza prevaricatrice del capitalista cattivo può essere arginata [SM=x751545] E' chiaro però che 65 ore sono un livello che non si vedeva dai tempi di Rockfeller e solo dei veri (pazzi) volontari dovrebbero poter fare un orario simile


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