La Giornata Ideale
Certe volte ci si alza la mattina con in bocca un sapore amaro.
Pensi “Devo smetterla con le sigarette”, vai in bagno, ti lavi i denti, poi bevi il caffè e quel sapore sparisce.
Esci di casa, fa freddo, un fottuto freddo invernale, ma non ti interessa. Sistemi bene gli scarpini da ginnastica ed inizi a correre, dimenticandoti di tutte le preoccupazioni che hai avuto fino a quel momento: “Che fine ha fatto quella troia?” “Ho pagato la bolletta della luce?” “Devo ricordarmi di dar da mangiare ai gatti”
Prosegui correndo fino ad un punto indefinito, poi guardi l’orologio, scrolli le spalle e torni indietro.
Questo se sei una persona normale.
Ma siccome Tyler Vega NON E’ una persona normale…
Giornata tipo del bombarolo portoricano.
Si alza prestissimo, sempre verso le cinque di mattina, maledicendo sé stesso per quando decise di prestare il suo corpo al wrestling.
Si avvicina al frigorifero, lo apre, guarda distrattamente dentro ed impreca perché non c’è un emerito cazzo da mangiare.
“Farò colazione al bar” pensa, mentre il volto si contorce in una smorfia di dolore, le ennesime cicatrici. Bah, passeranno.
Si butta sotto la doccia, acqua freddissima, per risvegliare un po’ quel corpo martoriato che chiede solo pietà, poi, in fretta, si veste tornando in camera.
Uno sguardo al letto sfatto, poi prende la valigia con dentro gli indumenti “da lavoro”, il biglietto aereo per una sperduta località di chissà dove in Inghilterra, le chiavi di casa, le sigarette (sì, fuma.) e poi imbocca la porta.
Fuori casa c’è un Taxi, che come ogni giovedì, lo porta all’aereoporto.
Paga la corsa, e scende, entrando nell’aereoporto.
Avete mai pensato a quanto siano assurdi gli aeroporti? Entri e non puoi fumare, vai in bagno e devi lasciare una fottuta mancia all’omino che siede fuori dal cesso..e se non la lasci, cazzi tuoi.
Deve fare una vita di merda quell’omino, tutto il giorno lì davanti con la settimana enigmistica in mano, gli occhialetti spessi, il cranio calvo, la ramazza sempre vicino. Non ti guarda in faccia, ma sa che tu sei lì, sa che tu hai sporcato il suo meraviglioso bagno, e devi pagare per questo.
Tyler Vega spesso non ha bisogno d’andare in bagno (cazzo ce l’avrà un fottuto cesso in casa no?), ma quel tizio gli fa pena, perciò fa finta di andare a sporcare quell’opera d’arte e poi lascia sempre uno o due dollari (o euro) al tizio.
Dopodichè si avvicina al check – in.
Quella mattina l’addetto era cambiato, era una donna: occhi chiari, naso fine, sormontato da un paio d’occhiali civettuoli, capelli neri racchiusi in un elegante chiffon.
Vega non le dà peso, dà il suo biglietto, non può pensare alle donne.
Anche perché le donne non pensano a lui.
C’è una logica perversa in quelle tizie.
Una volta ci provò pure ad innamorarsi, ma dovette desistere quando la situazione cominciò ad essere piuttosto confusa.
“In che senso?” direte voi.
Semplice, l’idiota aveva esagerato con il “voglio sentirti parlare, non mi interessi fisicamente”; il risultato? Lei si era innamorata, e messa insieme ad un altro, stressando il povero Vega con i racconti di peripezie sessuali e sorprese romantiche.
Quella fu l’unica volta che Tyler si ritrovò con una lametta in mano, e non per farsi la barba.
Dopo venne il wrestling.
Vedendolo sul ring si potrebbe immaginare un demente che si porta in giro un mazzo di tarocchi e farnetica sul tempo.
Quella è solo una facciata.
Tyler arrivò al wrestling per una serie di cose che, tutte in uno stesso momento, fecero maturare in lui l’idea che alla fine rischiare di rompersi l’osso del collo ogni sera non era poi una cosa così assurda.
C’è gente che sta tutto il giorno in strada e rischia di ritrovarsi morto da un momento all’altro, si può anche morire in casa.
Allora acceleriamo questo fottuto processo, pensò quando entrò per la prima volta in una palestra.
“Il volo A573 diretto per Manchester, Inghilterra, è in partenza”
Il suo volo.
Prende la valigia e si dirige all’Uscita 23, voli internazionali.
Mostra il biglietto all’addetto, e poi si imbarca. Posto 35, Finestrino.
Posa la valigia nello scompartimento superiore e infine si siede; accanto a lui una famigliola con bambini al seguito ed un ragazzino che indossa una maglietta che conosce bene.
Sorride, sperando che quel ragazzino non lo riconosca, poi mette le cuffie e preme Play sul lettore MP3.
”Boom” – System Of A Down.
Tiene il volume alto, ed osserva di sottecchi il ragazzino, che al sentire quelle note provenire dalle cuffie si insospettisce, e cautamente osserva il suo vicino di posto.
Uno sguardo allucinato, poi le mani iniziano a tremare.
Lentamente, e molto educatamente, batte sulla spalla di Tyler, che si leva le cuffie e lo osserva.
“Si?” chiede il wrestler, l’espressione arcigna e fintemente disturbata sul volto
”Ehm..” il ragazzo si guarda le mani, è emozionato “Tu..tu sei Tyler Vega?”
Dritto al punto.
“Già” risponde il wrestler “Vuoi dirmi qualcosa?”
“Si…”
Altro momento di esitazione.
“Allora?”
Il ragazzo inspira.
Gli occhiali che ha sul volto sono scesi di qualche centimetro sulla punta del naso, ma lui non se ne accorge; ha i sudori freddi mentre ancora esulta per l’inaspettato vicino di posto.
Si torce le mani in maniera quasi innaturale, ma finalmente parla.
“In EWF…” la voce trema “Vincerai contro Madbutcher?”
Ecco.
Vincere.
Un verbo che ultimamante è contemplato nel vocabolario personale di Vega.
Se si aprisse il suo personale dizionario, vedremmo che alla voce “Vincere” corrisponderebbe questa descrizione: “Ciò che Tyler Vega deve fare”.
Bello?
No.
Fottuta realtà.
Un sorriso si stampa sul volto di Vega, mentre si rimette le cuffie, non dando risposta alla domanda del ragazzo.
Ora non poteva farlo.
L’aereo decolla, e con lui la mente del wrestler.
Doveva concentrarsi.
...
...
...cazzo, l’aveva chiuso il gas?