L’AVANA (28 marzo 2020) - “Noi vi fermiamo e vi teniamo chiusi in casa e in albergo per proteggervi dalla gente”. E’ l’incredibile ammissione dell’ufficiale dell’Immigrazione cubana, rivolta nella centrale di polizia di calle Zanja, all’Avana, a due cittadini italiani, il ligure Gianni Aschero, agente di polizia in pensione, e a chi scrive. Alle rimostranze per l’abuso subito, lo stesso ufficiale ha aggiunto scrollando il capo: “I poliziotti da strada sono ignoranti e impreparati”.
Eravamo stati fermati poco prima, in seguito a un gravissimo episodio d’intolleranza (non il primo) in un clima inquinato dalla paura crescente del coronavirus e diventato pesantissimo per gli stranieri.
Mentre, nella calle Galliano, Avana centro, ci dirigevamo in una zona coperta da Wi-Fi (fruibile in certe zone e con il “grattino”) siamo stati aggrediti verbalmente da alcuni passanti e additati con urla e schiamazzi a due poliziotte che poco prima ci avevano guardato con indifferenza. Non avremmo dovuto stare lì: “que se vayan los estranjeros”, gli stranieri a casa.
Il set del movimentato film era pronto. Le poliziotte - in ansia da prestazione, armate e perciò doppiamente pericolose - si sono avventate su di noi invitandoci a seguirle con modi spicci. Vista la nostra decisa reazione, hanno chiamato rinforzi che ci hanno circondato tra gli applausi di un pubblico eccitato. Al ligure, che era stato ammanettato dietro la schiena, hanno spruzzato peperoncino sugli occhi. Chi scrive, che tentava di calmare gli animi, ha riportato contusioni alle braccia, ma è riuscito a fermare un poliziotto che stava addirittura mettendo mano alla pistola. Siamo stati costretti a salire in un’auto senza maniglie interne e portati in centrale.
Dopo lunghe discussioni con gli agenti dell’Immigrazione, più ragionevoli, siamo stati rilasciati con le seguenti restrizioni valide per tutti gli stranieri, anche quelli, come noi, a Cuba da un mese: in pratica, arresti domiciliari fino alla partenza; bloccati i già precarissimi canali di comunicazione, niente notizie ai giornali, niente contatti coi cubani, ma forse per proteggerli da loro stessi, viste le condizioni disastrose nella casbah dei quartieri popolari, con i palazzi diroccati che stridono coi grandi alberghi e le cattedrali nel deserto dell’Avana turistica: diseguaglianze e rancori latenti che hanno scatenato gli episodi di astio degli ultimi giorni, per noi molto difficili. Sabato altri due italiani sono finiti in centrale perché erano usciti per cercare cibo. Denunciati da una donna, proprio come nell’episodio della peste manzoniana, sono stati fermati dai poliziotti.
Lo stesso ufficiale dell’Immigrazione ha concordato: “l’igienizzazione della città impaurita sarà un’impresa sovrumana”. Una bomba sanitaria pronta a esplodere. E un rischioso rimpiattino tra una polizia occhiuta e ottusa e gli stranieri costretti a trasgredire per stringenti necessità.
Il governo, consapevole dell’enorme pericolo del coronavirus , nelle ultime ore ha varato misure severe anche nei confronti dei cubani. Ultime pensate: prima coprifuoco, poi “consiglio” - che presto diventerà legge - di non uscire di casa se non per documentati motivi di lavoro. Consiglio fino a ieri allegramente disatteso.
E la nostra ambasciata che risiede nel quartiere alto di Miramar? Non l’abbiamo chiamata sia perché impossibilitati sia perché ci sembrava inutile: rimandava i questuanti agli sportelli dei visti o al suo “aggiornato sito web.” Il quale sito, da noi consultato con fatica il giorno dopo, dichiarava l’ambasciata disponibile praticamente solo per motivi molto gravi. Per informazioni sul da farsi rimandava ancora...al sito del ministero cubano della Salute.
In questo rimpallo di siti, ciascuno tragga le proprie conclusioni sull’operato dei nostri rappresentanti all’Avana, incorporei come personaggi letterari di Graham Greene, nei confronti dei cittadini italiani stressati da gravi problemi di rientro e da pesantissimi disagi e minacce.
Con il sovraccarico dell’inqualificabile mossa dell’Alitalia che offriva lunedì 22 marzo la tratta L’Avana-Roma a 400 euro, schizzati il giorno successivo a 2500 euro tasse escluse. Si vocifera anche di biglietti venduti a 5000 euro. Il sito dell’ambasciata? Non pervenuto. Mentre nelle ultime ore si spargeva la voce di aerei mandati dalla Farnesina ai primi di aprile a raccogliere connazionali. Solo speranze? Gli italiani che sono riusciti a partire sabato con un volo Alitalia, sono stati accompagnati all’aeroporto Martí con taxi speciali, col la suspense fino all’ultimo. Aspettando il volo si continuavano a raccogliere storie incredibili e commenti indignati su ambasciata e Alitalia.
Come dicevamo, tutto questo accade - con una rumba di conferme e smentite, ora dopo ora - in seguito alle “medidas” stabilite dal “gobierno rivoluzionario” del presidente Díaz Canel e dell’uomo forte Raul Castro, i quali non sanno come arginare il coronavirus che si diffonde a Cuba: venerdì scorso era morto il secondo malato, un russo di 5 anni, e i contagiati sfioravano il centinaio.
Un comportamento criticato aspramente (anche se non apertamente per ovvi motivi) dalla parte più colta dei cubani, medici, ingegneri e soprattutto giovani che abbiamo ascoltato in varie città, da Santa Clara a Trinidad e all’Avana, e che vorrebbero un deciso cambio di rotta nella gestione del paese.
Il “governo rivoluzionario” cerca dunque di proteggere il suo popolo con misure confuse e prese in ritardo. Sono stati confinate nelle case e negli alberghi le migliaio di turisti presenti fino alla loro partenza, peraltro complicata per la progressiva chiusura dei voli. E, come detto, si sta alzando il tiro anche sui cubani,
Il tutto affidato a una comunicazione al solito enfatica ma ambigua: e nella concitazione del momento è stato fatto passare il seguente messaggio, pericolosissimo, che ha ribaltato l’atteggiamento popolare nei confronti dei turisti: il popolo cubano è forte, sano, compatto, disciplinato e combatterà “hasta la victoria”, ma adesso bisogna tenere la nostra isola al riparo dagli stranieri (italiani in particolare). “Sempre bene accetti, ma sotto controllo in questa emergenza”; con poliziotti ottusi sempre addosso. Cuba non può permettersi di rinunciare al turismo, quindi amici come prima ma circolare il meno possibile.
Tuttavia, le interminabili tirate patriottiche dei vari ministri in tv (a Mesa redonda) contenendo messaggi subliminali, hanno scatenato, forse involontariamente, le reazioni incontrollate della folla, che non conosce la realtà delle cifre: portatori del virus nell’isola sono per il 20% turisti e per l’80% cubani di ritorno dall’estero.
Con in più notizie dubbie fatte circolare con grande rilievo, come quella dei turisti stranieri che sarebbero giunti a Cuba, nei giorni scorsi, con il virus addosso, e subito isolati all’hotel Nacional, emblema dell’Avana, da un sistema sanitario “efficientissimo e che va in soccorso dei paesi più colpiti da Covid-19”.
Ma le farmacie cubane sono sguarnite e gli ospedali di prim’ordine, come la clinica internazionale Cira García, si contano sulle dita di una mano.
Tuttavia, avendo bisogno di moneta forte, si dice che il governo confinerà negli alberghi e nelle case particular, per almeno un mese, fino alla eventuale riapertura dei voli, i turisti - svariate migliaia - che non possono andarsene da Cuba, incassando le tasse dagli affittuari per poter pagare, a quanto pare, i container dei rifornimenti ancora bloccati.
Il denaro corrompe, come ripetono qui, ma non se ne può fare a meno in un sistema alla canna del gas - sia per il blocco USA ma anche per la carenza di iniziative serie, come sostengono i dissidenti - con l’unica risorsa del turismo e basato anche su una microeconomia fatta di espedienti proprio a spese dei turisti.
il governo del presidente Miguel Díaz Canel Bermúdez è costretto a impegnarsi in una partita di poker per tenersi a galla: da un lato dando maldestramente in pasto gli stranieri allo zoccolo duro dell’opinione pubblica pilotata, dall’altra cercando ancora di ottenere denaro, come ha sempre fatto, dagli “untori” di oggi: i turisti, italiani in prima linea.
corrieredellumbria.corr.it/news/coronavirus/1548044/coronavirus-cuba-i-turisti-considerati-come-untori-intolleranze-contro-gli-stranieri.html?fbclid=IwAR2Xf3XUm8fxZTvsSj0nxSwWZIGo3j60CWBkR_jOHRD0MWVoD4Ooftm5rKw#.XoHem_rFBq8....