Trema Prodi ma ora traballa Soru

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
centrosardegna
00martedì 12 giugno 2007 14:54
Stangato e pure con disonore
Il Polo miracolato prenota la Regione






Romano Prodi a Roma trema non per le elezioni, andate male ai ballottaggi ma non peggio del primo turno. Trema per le intercettazioni di D'Alema e Fassino sul caso Unipol (con parecchi uomini della destra, peraltro), per i rilievi della Corte di conti sulla nomina del nuovo capo della Finanza al posto del suo rimosso Speciale, per il penoso spettacolo della sinistra non solo radicale durante la visita di Bush a Roma. Prima era un bradisismo minaccioso e continuo: ora si rischia il terremoto.

Se Roma piange, Renato Soru e il centrosinistra a Cagliari singhiozzano afflitti soprattutto per il voto. Come Prodi, Soru ora traballa. Avevamo parlato di allarme rosso alla vigilia dei ballottaggi. Dalle urne viene una conferma assolutamente inattesa solo per chi non ha più le antenne puntate sugli umori popolari e non tende l'orecchio a terra per sentire il galoppo della minaccia in arrivo.

Non è solo una stangata elettorale. È un cambio di clima, il vento soffia contro il presidente della Regione e la coalizione, che a sua volta punta il dito contro il leader. Perché si vince in tanti ma perde sempre uno solo: più o meno giustamente. Dunque lo scaricabarile finisce in viale Trento e mette alla sbarra l'uomo solo: sempre più solo, ma d'ora in poi sempre meno solo al comando.

Si annunciava pioggia, è arrivato l'acquazzone. Pesante. Sgradevole. Non solo infradicia ma un poco insudicia. È black rain, pioggia sporca in pieno giugno. Inquinante. Non si è perso con onore ma all'opposto, cialtronescamente, chiedendo il sostegno, politicamente parlando, di uomini del disonore. Alleandosi pur di vincere, e uscendone invece con le ossa rotte, con personaggi che sono stati il bersaglio più detestato dal centrosinistra per aver “venduto” la legislatura scorsa, passando col Polo a urne ancora calde benché eletti con i voti degli elettori dell'Ulivo. In particolare Pasquale Onida, l'uomo più rappresentativo del “tradimento” che dimezzò i Popolari in Consiglio, allora uno dei leader regionali del partito, traslato con Mario Floris e con la destra nella vicenda più vergognosa dell'autonomia.

L'accordo incestuoso con Onida e Angelo Atzori
disfatta-nemesi con disonore a Oristano
Pasquale Onida, presidente della Provincia di Oristano contestato da destra (Mario Diana ne aveva appena chiesto le dimissioni) e ora pesantemente ridimensionato dal verdetto degli elettori, aveva raggiunto un accordo genericamente col centrosinistra, con ricadute annunciate a largo spettro, nella prospettiva - si dice - di rilancio alle regionali nella casa d'origine. Ma molti dicono che l'intesa sia stata concordata direttamente con Soru, col quale i rapporti non si sarebbero mai interrotti. Soru nega: nell'inevitabile incredulità generale. Perché comunque non ha sconfessato l'accordo.

Un'alleanza che includeva una lista capeggiata da Angelino Atzori, vecchio arnese che ha mangiato pane di sette forni, uomo per tutte le stagioni, affiliato e capozona della P2, pregiudicato con varie condanne e processi ancora pendenti. E con un gruzzoletto di voti che, dignitosamente, non dovevano essere raccattati. Meglio, infinitamente meglio perdere - come sempre a Oristano - una partita segnata piuttosto che vincerla a condizioni vergognose.

Come, in una situazione meno greve, a Selargius con Tonino Melis: ex socialista di lunghissimo corso e di ogni appartenenza, anche lui con un pacchetto di voti che non lo ha seguito e ha forse aiutato il centrosinistra perdere, in concorso col patto dell'ultim'ora con l'Udc di Giorgio Oppi. A Oristano con Onida, Angelino Atzori e un dissidente Udc, così come a Selargius, certi apparentamenti politicamente incestuosi non solo non pagano ma ti fanno pagare un prezzo sanguinoso. Da un lato disgustano gli elettori ex ulivisti e li inducono all'astensione. Dall'altra rafforzano quelli del centrodestra stomacati dai giochi di potere dei loro rappresentanti uguali e contrari agli avversari: saltafossi di oggi, domani e sempre, ovunque si propongano le greppie più abbondanti e sicure.

Con quel pactum sceleris, Soru è caduto
nell'immoralità della vecchia politica
C'è un limite all'immoralità e spregiudicatezza politico-elettorale oltre il quale i cittadini di qualunque schieramento si ribellano, disertano o votano contro chi specula sul potere per il potere. È stata una brutta, sporca giornata per la politica sarda, soprattutto a sinistra ma anche, in parte però vincente, a destra: se davanti a certi giochi perversi si può ancora fare una distinzione di schieramento o invece accomunare molti, se non tutti, nello stesso maleodorante polpettone della politica senza dignità.

C'è un punto che dovrà essere chiarito. Se davvero Soru avesse siglato il pactum sceleris per Oristano con Onida, gli si deve gridare in faccia: per giochi di questo genere andavano meglio i vecchi arnesi, non l'uomo nuovo e moralizzatore presunto della politica. Se anche l'ha solo accettato anziché rigettarlo con forza, cambia poco. È una colpa inescusabile per un errore incredibile. Significa che si è “politicizzato” al punto di essersi acconciato alle più deteriori pratiche della malapolitica: contro cui aveva chiesto e ottenuto il consenso maggioritario dei sardi.

Nell'un caso o nell'altro, gli si è ottenebrata la spinta propulsiva iniziale che era fatta e ritenuta di diversità soprattutto morale. Ed ha smarrito la bussola che l'aveva guidato fino alla presidenza della Regione. Una parte del voto è contro Soru, per l'offuscamento dell'immagine, gli eccessi di rigidità su questioni con interessi diffusi e legittimi, i ritardi nella Finanziaria che bloccano la spesa. Facendo rovesciare il piatto della bilancia delle cose importanti, alcune davvero storiche, che ha avviato e il cui dividendo si vedrà, se non sarà ribaltato, solo nel tempo.

Altro che riflessione. Qui serve un'autocritica implacabile: senza alcuna certezza che basti. Non basteranno certo pannicelli caldi, ritocchi di facciata, un approccio meno rigido e spigoloso a questioni nevralgiche per tanta parte della popolazione.

Non c'è un capro espiatorio: nessuno è innocente
e non servirà gridare solo contro il presidente

Questo non significa che Soru possa o debba essere indicato come il solo capro espiatorio di una situazione che coinvolge le responsabilità di tanti. La politica è idealmente morta, i partiti sono gusci vuoti galleggianti sulla brama di potere di nomenklature vecchie e nuove inestirpabili dalle poltrone e dai soldi pubblici. Quando i Ds si riducono a minimanza in Gallura come a Cagliari. Quando non batte chiodo al centro la Margherita dell'esasperato moderatismo all'incenso papalino del futile Rutelli. Quando la stessa Rifondazione si propone come un partito dilaniato da odii irriducibili e faide inestinguibili. Quando tutto questo è sotto gli occhi di tutti, l'elettore ex ulivista volta le spalle, va al mare, sta a casa o a dispetto soccorre il pur disastroso Polo.

Anche se aveva massacrato la Regione dal 1999 al 2004 e, nel caso di Oristano, sgovernato la città al punto da vedere il sindaco uscente defenestrato dai suoi. Quel Barberio che oggi può dire con ragione: «Basta mezzo Polo per battere un intero centrosinistra con alleati inaffidabili». Con Onida e Atzori, il centrosinistra ha toccato il fondo e gli sta bene. Avesse vinto a queste condizioni, sarebbe stato pure peggio. Invece, con un'amministrazione uscente squinternata e contestata, è riuscito a perdere col disonore delle armi usate.

C'è una nemesi politica, in questo pantano caotico e amorale. Anche se si era trovato un candidato più che dignitoso, il cardiologo di mezza Oristano. Ma il cuore della città non ha battuto per lui, forse stomacata dalla compagnia. Per Selargius il discorso non è diverso. Un'amministrazione che si è scannata per cinque anni, strapazzata al primo turno e umiliata perché è ricorsa a una toppa elettorale peggiore del buco che avrebbe dovuto coprire.

Sintesi del doppio turno, con preludio del disastro totalmente evitabile a Cagliari. A Olbia disfatta scontata eppure oltre ogni previsione. Ad Alghero, nel nordovest non semi-secessionista come la Gallura, uguale e anche peggio perché non si può invocare l'effetto Berlusconi-Nizzi di Olbia. Il disastro di Oristano è quello più bruciante sul piano morale, Selargius è solo un bis meno clamoroso ma più significativo perché era in mano al centrosinistra.

A destra si festeggia, giustamente. Si comincia a credere e sperare, anche se soprattutto per demerito degli avversari, di poter riconquistare la Regione nel 2009. Soprattutto logorando Soru. Sul piano personale, per la storiaccia di Saatchi & Saatchi. Per la pretesa di mantenere Fulvio Dettori al suo posto nonostante le generali contestazioni di forma e di merito. Per un decisionismo che si è trasformato in solipsismo sordo a ogni richiamo, inaudite per sicumera arrogante le voci non certo avverse che hanno vanamente cercato di “moderare sa tirannia”. Vedrete lo spettacolo pirotecnico in Consiglio quando si discuterà della mozione sull'appalto pubblicitario troppo e maldestramente sponsorizzato. Per il Polo, benché poverissimo di leadership, sarà un gioco da ragazzi trasformarlo in processo al presidente. Mentre pende sempre il giudizio per ora sospeso della magistratura.

La fretta sospetta e disastrosa del cardinal Cabras,
e la ricandidatura di Soru prima di scadenze cruciali
Con fretta sospetta e deleteria, il cardinal Antonello Cabras ha pilotato con altri notabili, al congresso Ds (orchestrato al meglio: ora si ritorce nel peggio), la ricandidatura di Soru. Facendo terra bruciata di ogni alternativa (ma ora la musica cambierà): puntando su un solo cavallo prima di cruciali appuntamenti elettorali, legislativi e di governo. Non sempre ma di tanto in tanto anche le volpi di più raffinata astuzia finiscono in pellicceria: questo potrebbe esser il caso.

Quel che non serve è una “riflessione” all'acqua di rose, quelle “interlocuzioni” di cui si riempiono la bocca i partitanti senza sostanza, spaccandoci le scatole con un lessico indigeribile. Siamo a una svolta ma nessuno può predire a destra un successo scontato perché è una gara a chi fa peggio. Purtroppo la qualità media si è abbassata nella tecnicalità politica ma soprattutto sul piano etico. Chi riuscirà a fare autocritica con umiltà e progetti puliti e onesti?

Se i partiti ammetteranno infine d'essere cadaveri in decomposizione che possono rialzarsi solo ritrovando ragione, dignità e finalmente uomini nuovi e giovani, anche se poco esperti. Se Soru saprà ritrovare il senso della missione originaria e compiere atti convincenti. Se tutto questo accadesse, e ci crediamo poco o nulla, forse, forse si potrà col tempo riacquistare il consenso perduto. Altrimenti si ri-regalerà come nel 1999 la Regione a una destra che ha già toppato malamente, anche con infamie morali. Potrebbe ugualmente raccattare il potere lasciato cadere così in basso dagli avversari.

Tra i quali non c'è alcuno che possa credibilmente ergersi ad accusatore. Nessuno è davvero innocente anche se lo griderà sperando di mettersi in salvo con la fuga da un disastro scaricato solo su Soru. Succederà lo stesso: ma non convincerà molti sardi se le scelte e gli atti non saranno all'altezza dell'emergenza: per non precipitare nell'abisso scavato con le proprie mani. E comunque non è pensabile parlare di ricandidature ovvie, scontate o addirittura obbligate. Tutti e tutti sono rimessi in gioco: dovranno decidere i cittadini. Senza che i soliti bari distribuiscano le solite carte truccate: gli assi nella manica saranno fatti ringoiare a chi pensa a un poker truffaldino.

centrosardegna
00martedì 12 giugno 2007 14:55
Ora anche il presidente chiede
una riflessione: ma è già
sotto processo e il Polo ringrazia







Nei ballottaggi il centrodestra prende a pallate il centrosinistra. C'è poco altro da aggiungere alla rotonda vittoria di Oristano e Selargius, dove i candidati della Casa delle libertà toccano quota 58%, lasciando briciole agli avversari. Nella città giudicale, Angela Nonnis arriva al 58,21% e Marino Marchi affonda al 41,7%. A due passi da Cagliari, Gianfranco Cappai entra in municipio col 58,91% dei voti, mentre Giambattista Gallus rimane al palo col 41%. Anche l'affluenza va a picco: a Oristano dal 78,5% del primo turno si crolla al 66,5%, a Selargius dal 69,2% di due settimane fa al 60,7%.

Una vera disfatta per il centrosinistra: in aggiunta a quelle al primo turno di Olbia e Alghero. La destra ha fatto l'en plein, l'altro schieramento è in rotta. È anche una pesante sconfitta di Renato Soru, sul quale si scaricano già le accuse degli alleati per scansare responsabilità diffuse di partiti evanescenti. Il presidente della Regione propone una riflessione per un rilancio. Ma c'è ben altro in gioco. Siamo alla resa dei conti che potrebbe finire in marasma, mentre incalza la scadenza del dibattito sul caso Saatchi & Saatchi. La destra si rilancia elettoralmente grazie agli avversari. Ora accentuerà l'offensiva. La partita non è certo chiusa. Perché è l'intera politica, su ogni versante, a essere sotto accusa. E Soru per primo.

Nel centrosinistra è l'ora della riflessione
Nei quartieri generali del centrosinistra suona l'allarme generale. Il test elettorale era certamente limitato e non sono in programma processi sommari o fucilazioni retoriche. La parola del giorno è «riflessione». Non quella da malinconica passeggiata solitaria sulla spiaggia, ma la sua accezione partitica: tutti chiusi in una stanza, faccia a faccia con Soru per un vertice che sa di resa dei conti a due anni dalle prossime regionali. Lo chiedono tutti, senza tante remore perché gli «elettori ci hanno voluto punire» (Paolo Fadda, Margherita) e il risultato «è un calcio in bocca» (Michele Piras, Rifondazione) o «un cappotto» (Caterina Pes, Progetto Sardegna).

Riflette il presidente della Regione Renato Soru, che aveva evitato commenti per tutto il giorno, e alle 22,15 manda una dichiarazione torrenziale: passaggio obbligatorio, «ancor più avendo perso a Oristano nonostante l'apparentamento con una parte del centrodestra, e a Selargius dove il centrosinistra negli ultimi cinque anni ha passato fin troppo tempo a litigare invece che a sostenere efficacemente l'azione del governo locale». «Non ci sono scorciatoie», «le proposte politiche poco chiare non sono seguite né dagli elettori del centrosinistra né da quelli del centrodestra».

Ma non c'è aria di resa: «A maggior ragione, occorre quindi portare avanti con decisione il progetto di riforma del nostro Paese e della Regione. In Sardegna in modo particolare occorre proseguire il processo di cambiamento in atto con coraggio e coerenza, valorizzando i risultati gia raggiunti». Quindi, «è responsabilità dell'intero centrosinistra sardo portarlo avanti con fiducia, rapidità e coerenza, e soprattutto comunicarlo e rafforzarlo della partecipazione dell'intera comunità regionale».

«Queste elezioni sono state oggettivamente vinte dal centrodestra»: non cerca alibi Giulio Calvisi, segretario regionale dei Democratici di sinistra. «La dinamica nazionale è chiara e, al di là dei buoni risultati del centrosinistra nei piccoli comuni, c'è un segnale preciso al governo regionale». Occorre «una riflessione per rafforzare la coesione della maggioranza e recuperare quella sintonia e quel consenso che sono venuti meno con parte dell'elettorato».

Ve l'avevamo detto, è la linea di Paolo Fadda. «Al congresso regionale della Margherita avevamo parlato del malessere della società sarda, confermato da questi risultati». Quindi, oltre alla «riflessione per verificare cosa si sta facendo in Regione, non c'è dubbio che bisogna dare corso al rimpasto della giunta regionale e non c'è dubbio che i partiti debbano analizzare questo voto al loro interno».

Michele Piras, invece, punta il dito sul «forte astensionismo da sinistra», segnale della «crisi della politica: ci deve portare a riflettere sulle politiche in essere, qualcuno non si sente più rappresentato». Il caso di Oristano, secondo il giovane segretario comunista, «è la controprova»: Marchi sigla l'apparentamento con un pezzo di centrodestra, cioè Udc e Fortza Paris, ma perde comunque. «Noi siamo rimasti fuori da quel passaggio per coerenza politica, ma va detto che questa operazione di Palazzo, questo eccesso di politicismo, è un ulteriore danno».

«Questo matrimonio imposto, di cui siamo responsabili, non è stato capito», riconosce la coordinatrice regionale di Progetto Sardegna Caterina Pes, in prima linea ad Oristano. «Non siamo stati capaci di spiegare l'apparentamento e l'elettorato ha disertato». «Eppure è una città di centro, al primo turno gli orfani della Democrazia cristiana hanno preso il 60% dei voti», spiega. «Il centrosinistra ha perso, è un voto contrario anche alla politica tranchant della Giunta regionale, che però ritengo giusta».

Quindi, anche un voto contro l'esecutivo regionale, pur nel solco di un ritorno delle destre sia a livello nazionale che internazionale (si pensi alla vittoria di Sarkozy alle amministrative francesi). La vede così anche Peppino Balia, segretario regionale dello Sdi: «Il nostro convincimento è che questo risultato sia collegato all'azione politica e amministrativa del centrosinistra», dice. «Confermiamo la nostra lealtà, ma la maggioranza si deve incontrare per esaminare il voto e capire quali azioni politiche mettere a punto».

Con un risultato così netto, l'Udeur che aveva già un piede fuori dalla porta tornerà in maggioranza per riportare la coesione? Manco per sogno: nei ballottaggi «si paga il prezzo di scelte e strategie suicide», scrivono dal coordinamento della segreteria regionale. «Confermiamo, pertanto, il nostro totale disimpegno qualora in questo governo regionale di centrosinistra non si mettessero in primo piano le tematiche della famiglia, dell'occupazione, delle povertà e del precariato, le quali, a nostro avviso, necessitano di soluzioni immediate».

Infine, ai piani più bassi del traballante edificio del centrosinistra, si fanno sentire anche Verdi e Italia dei Valori. Pino Zarbo degli ambientalisti chiede «un deciso cambio di passo», perché «questa è l'ultima chiamata». Il dipietrista Federico Palomba mette sul banco degli imputati «quelli che in questi tre anni sono stati al comando della politica regionale, decidendo per tutti, primi tra essi i partiti storici: chi fa da solo assume tutta la responsabilità degli insuccessi».

Il centrodestra stappa lo spumante
Cambiando schieramento, mancano solo i coriandoli e i cortei in strada per completare la festa del centrodestra. Una pioggia di dichiarazioni, che riportiamo in ordine di arrivo sulle agenzie. Il primo a tagliare il traguardo (alle 17,54) e a stappare lo champagne è Matteo Sanna, consigliere regionale di Alleanza Nazionale: «E adesso chi lo dice a Soru?», scherza. «Soru e l'intero centro sinistra ora dovranno rendere conto ai sardi della politica di questa maggioranza: non è tollerabile questa gestione dittatoriale di Soru e ora ci aspettiamo le dimissioni».

Poco dopo, Piergiorgio Massidda, coordinatore regionale di Forza Italia suona la carica. «È iniziata la corsa verso la riconquista della Regione, per liberare i sardi e la Sardegna da una politica che ha prodotto povertà e disoccupazione». Gli elettori premiano «la nostra proposta di governo e i nostri modelli di amministrazione che con la giunta Soru sono stati duramente provati da una politica di limitazioni e chiusura al dialogo».

Bruno Murgia, deputato di An, tira fuori il cartellino rosso per Renato Soru. I risultati delle amministrative sono state «un secco avviso di sfratto al centrosinistra dal governo dell'isola». Non solo, Oristano punisce «coloro che sognano obsolete ipotesi di grande centro: l'elettore oggi non vuole pasticci e voltagabbana».

Il compassato capogruppo di Forza Italia in Regione Giorgio La Spisa non si scompone più di tanto: «I risultati mostrano la volontà di alternativa espressa chiaramente dai sardi chiamati a votare in questi giorni. L'affermazione più importante é quella di Selargius: una città dell'area urbana cagliaritana che da cinque anni era amministrata dalla sinistra e che ha deciso di cambiare».

Dalle parti di An l'idea dello sfratto alla giunta piace tanto. Ne parla anche il capogruppo di via Roma Ignazio Artizzu, che sente anche «il suono inconfondibile delle campane a morto», dopo «il successo clamoroso che premia l'opposizione netta e libera da noi messa in pratica nei tre anni di malgoverno della sinistra».

E dunque, è indiscutibile. Questo round va al centrodestra e il centrosinistra incassa le sberle. Da domani palla al centro, e si ricomincia.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:02.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com