Quinto comandamento: Non uccidere
La Corte Costituzionale della Svizzera ha dichiarato che i depressi cronici e i malati mentali hanno diritto al suicidio assistito.
La decisione interviene dopo il ricorso di un malato con manie depressive che, dopo aver tentato il suicidio due volte, nel 2004 aveva chiesto aiuto all'organizzazione Dignitas, che propugna l'eutanasia e il suicidio assistito, perché lo aiutasse a morire. Tutti i medici interpellati si erano però rifiutati di fornirgli la ricetta per ottenere i 15 grammi di sodio pentobarbital necessari. L'uomo aveva quindi chiesto alle autorità del Canton Zurigo e della Confederazione di accordare a Dignitas il diritto di procurarsi, senza ricetta medica, la sostanza mortale. Aveva però ottenuto una risposta negativa.
I giudici federali, riferendosi alla Convenzione europea per i diritti umani, hanno ritenuto che la possibilità di darsi la morte debba essere garantita a qualsiasi individuo.
Dignitas, in un comunicato stampa, cita la Corte: "Il diritto di autodeterminazione, nel senso dell'articolo 8 della Convenzione Europea per i Diritti Umani, include il diritto di decidere sul modo di porre termine alla propria vita".
La Corte osserva che, nel caso dei malati psichici, bisogna stabilire se la decisione sia frutto di libera volontà e non una decisione che è conseguenza di una malattia che debba essere curata.
Con questa sentenza la Svizzera apre la porta sul baratro alla cultura della morte. La conclusione logica di questa decisione è la pressione sociale e culturale che richiede l'obbligo di morire per i membri più deboli della società, che sono visti deficitari di qualità della vita o troppo stupidi per riconoscere che la loro vita non è degna di essere visssuta.
La decisione della Corte è basata sul principio di autonomia personale radicale, per cui non solo qualcuno ha diritto di commettere suicidio, ma lo Stato ha l'obbligo di assistere il suicida, se questi lo desidera.
Siamo ad un passo dal dovere di morire per gli anziani e i malati, senza sicurezza o preoccupazione per chi è disabile. L'unico avvertimento è che la persona deve poter formare liberamente la sua volontà e comportarsi così da questo momento.
The Sidney Morning Herald ha citato Soraya Wernli, ex socia di Dignitas, che ha confermato che non tutte le persone assistite nel "suicidio" da Dignitas erano malati terminali.
Wernli ha detto che moltissimi clienti sono stati uccisi lo stesso giorno del loro ingresso in Dignitas. Entravano la mattina e venivano uccisi alle 4 del pomeriggio. "Era contro la mia moralità. Come potevo essere sicura che essi veramente volevano morire?", ha confidato.
Wernli ha terminato la collaborazione con Ludwig Minnelli, fondatore di Dignitas, dopo 30 anni. "Non potevo accettare quello che stava facendo. Non era interessato alle loro diagnosi, ma solo ai soldi", ha affermato.
Usando due appartamenti a Zurigo, Dignitas è stato coinvolto in 192 "suicidi assistiti" lo scorso anno. Per ognuno di essi ha intascato 3.500 euro.
Riferimenti: Dealing in the desire for death, The Sidney Morning Herald, 3 February 2007; Mentally ill in Switzerland could win right to die, MSNBC, 2 February 2007; Dignitas: Swiss suicide helpers, BBC, 20 January 2003.
http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/2676837.stm
http://www.msnbc.msn.com/id/16951542
http://www.smh.com.au/news/world/dealing-in-the-desire-for-death/2007/02/02/1169919531030.html
fonte blog kattoliko pensiero