The essence of Words

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MarieCullen.
00giovedì 30 aprile 2009 20:20
Quando una poesia parla di noi
The essence of Words
Quando una poesia parla di noi


Visti i fallimenti dei miei contest ho deciso di buttarmi in una nuova impresa (non mi demoralizzo mai XD). Vi spiego in cosa consiste.

L’interpretazione personale delle poesie ha secondo me un ruolo fondamentale nella comprensione di esse, ma soprattutto gioca molto sulle emozioni che scatena. In questo contest dovrete utilizzare uno dei sonetti di Shakespeare che proporrò (perché sono i miei preferiti) e sulla loro base dovrete sviluppare la vostra storia, mettendo come punto centrale l’essenza, le emozioni che scatenano questi versi e la vostra interpretazione di essi.
Sono certa che non sarà difficile trovarne qualcuno che vi sia congeniale perché Shakespeare offre una varietà di sfumature immensa e i suoi sonetti possono essere visti sotto diverse luci.

Regolamento

Generale: Ogni partecipante può proporre una sola storia e questa deve essere inedita. Ciò significa che una storia non potrà essere pubblicata su EFP o su altri forum o siti prima della conclusione del contest.
E’ vietato l’uso del Beta-Reading, del linguaggio SMS, l’utilizzo delle emoticon e lo stile copione.
L’OOC influenza in modo negativo la valutazione (in caso non sia giustificato).
E’ vietato ogni tipo di plagio.

Personaggi e Pairings: Si possono utilizzare tutti i personaggi.
Per i pairings sono ammesse solo coppie etero.

Rating: I rating utilizzabili vanno dal verde all’arancione.
E’ vietato utilizzare un linguaggio volgare e inadeguato.

Genere: Tutti, tranne Demenziale e Parodia.

Avvertimenti:
Drabble (da 90 a 100 parole, in Times New Roman 12)
Flash-fic (da 260 a 999 parole, in Times New Roman 12)
One-shot (massimo 15 pagine, in Times New Roman 12)
Raccolte (massimo 15 pagine, in Times New Roman 12)
Non sono ammesse Long fic.

Non sono ammessi What if?, Round Robin, PWP, e Cross-Over. Vietate le Song-fic e gli AU
Sono ben accetti i missing moment.

I sonetti possono essere inseriti come citazione o nella storia, sta a voi decidere come utilizzarli.

Criteri di Giudizio

Le storie saranno valutate secondo questi parametri:
Correttezza grammaticale e sintattica, ortografia: 15 punti.
Stile, forma e lettura scorrevole: 15 punti.
Originalità: 10 punti.
Attinenza al verso scelto: 15 punti.
Caratterizzazione dei personaggi: 10 punti.
Giudizio personale: 10 punti.

Per un totale di: 75 punti.

Prima della storia va inserito il seguente schema:

Autore:
Titolo:
Sonetto scelto:
Personaggi:
Pairing(s):
Genere:
Rating:
Avvertimenti:
Introduzione della storia:
Note dell’autore:


Non sono ammesse altre citazioni oltre a quelle proposte da me.

Il termine delle iscrizioni è il 20 Maggio. Quello della consegna delle storie è il 30 Maggio con proroga di massimo 5 giorni (se con una motivazione valida).

Le storie vanno inviate al mio indirizzo e-mail:
luchia94melody@hotmail.it

L’oggetto deve essere: Storia partecipante al contest “The essence of Words” di MarieCullen.; nome autore.
La storia va inserita in allegato.

Sonetti

1. Quaranta inverni al tuo bell’incarnato
in guerra di trincea daranno assedio;
sarà il tuo manto, fiero ed invidiato,
lacera veste senza più rimedio.
Ti chiederanno dov’è lo splendore,
dove il tesoro dei giorni migliori:
togli lo sguardo, spento d’ogni ardore,
non far che la vergogna ti divori.
Sii prodiga di te, rendi la pura
bellezza del sembiante ad un erede:
sarà il tuo pegno, pagherà l’usura.
Questa salvezza un figlio ti concede.
Rinasci in lui, sconfiggi il tuo declino:
scalda il tuo sangue al sangue d’un bambino.

- Sonetto II -

2. Bellezza hai liberale, poiché spende
tutta per sé l’eredità gentile.
Retaggio di natura dà e riprende,
pròdigo al generoso e meno al vile.
Avara e bella, fa’ come conviene,
rendi quel patrimonio all’indigente:
l’usura è vana, se di tanto bene
la somma immensa non ti è sufficiente.
Se del tuo bene a te fai evizione,
sarai come un sensale disonesto:
quando a natura dovrai dar ragione,
come potrai lasciare un buon regesto?
Beltà infruttuosa ha esito infelice:
invèstila, e sarà tua curatrice.

- Sonetto IV -

3. Musica mia, che musica t’è amara?
Dolce nel dolce ha pace, gioia in gioia:
forse che non t’allieta cosa cara?
forse che ti compiaci alla tua noia?
Se i levigati suoni d’armonia
uniti nell’accordo son molesti,
lamentan dolci come per te sia
cantato a solo il coro che dovresti.
Vedi come ogni corda all’altra dice
il senso d’una vibrazione eguale:
come una coppia, del figlio felice,
canta con voce unita il madrigale.
Molteplice canzone, muta e una,
dice del solitario la sfortuna.

- Sonetto VIII -

4. “Giorno d’estate” ti dovrò chiamare?
Tu sei più bella, e meglio temperata:
il fiordimaggio un vento fa tremare,
e muore estate in troppo breve data.
L’occhio del cielo avvampa tanto ardente
che infine adombra un fulgido incarnato,
la sua bellezza effimera è sovente
preda a natura erràtica, o al fato.
Eterna estate, tu non hai declino,
né della tua bellezza perdi il vanto;
non mena a morte oscura il tuo cammino,
se vivi avanti al tempo in questo canto.
finché l’uomo respiri, finché veda,
viva il mio verso – e vita ti conceda.

- Sonetto XVIII -

5. Non crederò alle rughe nel mio specchio
finché la gioventù ti sia consorte,
finché tu non palesi il fregio vecchio
che a me pure sarà preludio a morte.
Quel nitore che tutta ti colora
è il pavese sontuoso del mio cuore
che nel tuo petto, e il tuo nel mio, dimora:
come, per anni, ti sarei maggiore?
Perciò sii cauta, amore, del tuo bene
e io del tuo, che porto in gelosia
nel mio: come la buona balia tiene
sicuro il bimbo dalla malattia.
Morto il mio cuore, il tuo farà lo stesso:
donato a me, non ti sarà rimesso.

- Sonetto XXII -

6. Agli sponsali d’anime gentili
non si dà briga – o non è vero amore,
se si travìa per traversìe ostili,
se oppresso si concede all’oppressore.
L’amore, no: l’amore è ferma marca,
alta sulle tempeste né mai scossa,
faro sicuro ad un vagar di barca,
inestimato a chi stimare possa.
Tempo non beffa amore, benché il lieve
fiore di carne la sua falce mieta;
non muta amore dentro un lasso breve,
ma alle soglie del sempre ha la sua meta.
Se di gran lunga errai d’error provato,
non scrissi mai – nessuno ha mai amato.

- Sonetto CXVI -

7. Accusami, che ho molto lesinato –
io che dovrei coprirti tutta d’oro –
l’amore tuo sontuoso ho trascurato,
cui ogni giorno dovrei dar ristoro.
Mi sono dato a immeritate genti,
ho sperperato il tempo più prezioso,
ho alzato la mia vela ad altri venti
che mi han portato per un mare ozioso.
Giudice, metti agli atti il mio disegno,
oltre l’errore: accuse più e men giuste.
Pòrtami sulla gogna del tuo sdegno,
dànnami, ma risparmiami le fruste:
ti chiedo venia, se non fu arroganza
tentare del tuo amore la costanza.

- Sonetto CXVII -

8. Se amore fosse figlio di favori,
bastardo di fortuna e morganatico,
verrebbe sterpo a sterpi o fiore a fiori,
secondo il tempo più e men simpatico.
No: la sua tempra è salda nei marosi,
non patisce a palazzo, non si scora
nello scorno dei poveri riottosi
ch’è il comune costume di quest’ora.
Non soffre sotterfugi, quel nervoso
avvezzo a fare calcoli d’un lampo;
è solitario e molto malizioso:
in fasto nicchia, in peste trova scampo.
Mentori suoi, i giullari del passato –
martiri al bene, dopo aver peccato.

- Sonetto CXXIV -

9. Bella che rubi al tempo e tieni a bada
lo specchio sguincio e la lama temuta,
declinando tu cresci – e chi t’ha avuta,
sorgendo tu, bisogna che decada.
La natura, sovrana di naufragi,
ti mena a capo dopo ogni andatura:
vuol dare guerra al tempo con bravura,
sconfiggere i minuti più malvagi.
Diffida tu, sua gioia favorita:
tarda e non schiva l’ora del tramonto,
dilata e non elude il resoconto;
per quietanza, sarai restituita.

- Sonetto CXXVI -

10. Amo quegli occhi che sanno, pietosi,
in quanto sdegno il tuo cuore mi tiene:
prèfiche in nero, piangono amorosi
e guardano indulgenti alle mie pene.
Né il colore celeste del mattino
più si conviene al far del giorno grigio,
né Venere, l’araldo vespertino,
tanto al tramonto cupo dà prestigio,
quanto al tuo viso gli occhi di dolori.
Lascia che il cuore a quel pianto si chini,
grazioso strazio che ti dà colori,
e in nulla parte la pietà declini.
Nero il colore della grazia sia:
a chi ne manca, manchi leggiadria.

- Sonetto CXXXII -

Il concorso apre con un minimo di 3 iscritti con un massi mo di 10, che sono i sonetti proposti.

In caso di ritiro è bene avvisare.
Se ci sono domande io sono qui per aiutarvi!
Iscrivetevi in tanti! Baci, MarieCullen.

Lista Partecipanti
storyteller lover



MarieCullen.
00venerdì 1 maggio 2009 14:40
Non interessa a nessuno?
Ecco, un'altro buco nell'acqua -.-
storyteller lover
00martedì 12 maggio 2009 20:46
Ciao [SM=g7560] contest molto carino
Mi iscrivo, posso pensare un po' sul sonetto da scegliere?

Testo nascosto - clicca qui
MarieCullen.
00martedì 12 maggio 2009 21:02
Certo ti aggiungo!
Comunque non visualizzo nulla su leo.it strano...
storyteller lover
00martedì 12 maggio 2009 21:07
Ok riprovo [SM=g7560]
storyteller lover
00martedì 12 maggio 2009 21:11
Ti ho inviato una mail su FFZ!!! grazie mille
storyteller lover
00martedì 12 maggio 2009 23:34
marie tesoror, altri problemi [SM=g7532]
riprova cara please
Testo nascosto - clicca qui
MarieCullen.
00mercoledì 13 maggio 2009 14:47
ho aggiunto il contatto ^^
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