Re: Re:
Finito.
Sapkowski scrive bene, se rapportato al livello generale della panoramica fantasy. Non e' Martin, tantomeno Tolkien, ma non ha nulla da invidiare al resto della marmaglia che popola questo settore.
Certo, non e' un grande scrittore in senso assoluto.
La lettura e' comunque scorrevole e in diversi punti abbastanza coinvolgente.
Il personaggio di Geralt e' abbastanza carismatico, come nel videogame del resto, ma ha un sentore di eccessivamente "politically correct".
Mi spiego. Il Witcher e' un cacciatore prezzolato di mostri: si fa pagare per toglierli di mezzo.
Tuttavia, nella foga di dimostrare che spesso il vero mostro e' l'uomo, l'autore tende a caricare di un eccessivo rigore morale il personaggio: Geralt non muove un muscolo se esiste il minimo rischio che la sua azione non sia assolutamente corretta e sempre rivolta a proteggere il piu' debole o chi e' nel giusto.
Per carita', magari le cose funzionassero in questo modo nella realta', ma e' evidente che personaggi cosi' moralmente retti diventano per forza di cose scarsamente credibili e, soprattutto, prevedibili. Dopo qualche pagina possiamo prevedere le azioni di Geralt a occhi chiusi.
Nel videogame il personaggio era piu' sfumato, aveva livelli di grigio o perlomeno la trama lo poneva davanti ad un ventaglio di scelte morali non cosi' ovvie come nel romanzo.
Secondo, trovo sforzato il riferimento che Sapkowski fa ad ogni tipo di leggenda/credenza medievale/fantastica nota in letteratura. Appare veramente di tutto: dai vampiri ai licantropi, dai folletti agli gnomi, dal troll a guardia del ponte al bardo cantastorie, dai maghi agli elfi con orecchie a punta, dal poveraccio trasformato in mostro - fino alla mezzanotte! - con un bieco incantesimo che si puo' spezzare solo in un certo modo, al genio della lampada costretto a esaudire tre desideri etc etc.
Pensate a una figura/situazione tipicamente fantasy e con ogni probabilita' la troverete.
Non e' un difetto in se', ma toglie realismo e credibilita' all'ambientazione, a mio parere.
Terzo, il romanzo non e' una storia articolata su un'unica vicenda. Si tratta di una serie di episodi che si dipanano intorno ad un tenue file conduttore. Quasi una serie di racconti, che per forza di cose diventano dispersivi e forzano una caratterizzazione 'minimale' dei personaggi di contorno.
Come sempre, ho cominciato dalle critiche; ci sono anche punti positivi. La lettura e' lieve ma non per questo noiosa; alcuni personaggi, pur riconducibili ai luoghi comuni di cui parlavo, sono azzeccati (il mostro simil-porcello che vive solitario in un castello, il diavolo cornuto, lo stesso genio della lampada); alcune situazioni sono avvincenti e/o divertenti, una mi ha strappato una grossa risata:
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Il bardo che accompagna Geralt in alcuni episodi trova la classica "lampada di aladino" e evoca il genio all'interno, senza crederci troppo. Invece il genio appare e lo attacca. Geralt pronuncia un esorcismo per fermarlo. Si tratta di un incantesimo nella lingua dei maghi, che Geralt non conosce, ma che ha imparato a memoria comunque. La reazione del genio e' sorprendente: fugge urlando.
Si sapra' poi che, per motivi che non mi dilungo a spiegare, era Geralt colui che poteva usufruire dei tre desideri che il genio deve soddisfare e che l'esorcismo in realta' significava "Vai a farti fottere brutto bastardo". Ed il genio ha prontamente esaudito
.
Infatti, quando riappare e' *notevolmente* incazzato.
Infine, non si deve dimenticare che parliamo di letteratura d'evasione: per me entra in questa categoria tutto quanto serve a rilassarsi e non dare lavoro al cervello. Non si deve pretendere alta letteratura, insomma.
Finale: aspettatelo in edizione economica e leggetelo.