The Irishman

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verdoux47
00domenica 24 novembre 2019 21:23
Martin Scorsese



È il film testamento di Martin Scorsese, (tranquilli, ne farà ancora tanti), un film dove l'autore ripercorre il suo cinema, con il suo stile, con i suoi attori e con le sue storie. Intendiamoci, Scorsese sa fare ed ha fatto cinema in tante maniere diverse, nessuna delle quali può considerarsi preminente sulle altre; in questo suo film che appartiene alla filiera dei bravi ragazzi, non c'è la concitazione, il sangue, l'azione incalzante dei suoi omologhi precedenti ma un flusso pacato di eventi sempre sul tema che lascia spazio alla riflessione e alle domande. Ad una domanda in particolare soprattutto: perché abbiamo fatto tutto questo, ne valeva la pena? No, è la risposta scontata, ma non c'è spazio per il pentimento e per la redenzione, il mafioso è uomo d'onore, la sua morale ferrea non scende a compromessi, anche se in questo film mostra momenti di debolezza umana, un po' di vanità per esempio, un po' di permalosità, la sopraggiunta vecchiaia scalfisce la scorsa esterna del mafioso, lo rende più umano e più affabile, ma non ne scalfisce il nocciolo duro, al bisogno il mafioso è sempre un mafioso, cioè un delinquente che non esita a uccidere l'amico di tutta una vita in ossequio ad un potere occulto che è la sintesi della banalità del male. Film elegiaco e romantico nei toni, un amarcord sulla mafia e sul come eravamo, film crudo e disumano nella sostanza, il cui assunto è che per i mafiosi sarebbe stato meglio non essere mai nati.
Voto 10
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