:: Chapter #1 ::
THE PAST
Nacqui da una madre magnifica e da un padre stronzo nell'anno in cui in cima alle hit parade i Duran Duran suonavano The wild boys, a Ginevra avveniva il primo incontro tra Ronald Reagan e Michail Gorbacëv e Madonna icona di stile e della musica si mostrava con le ascelle non depilate. Era aprile ed a Roma già si respirava aria di estate. Maria Margherita Stella, questo il nome da nubile di mia madre, era una contessa. Aveva ereditato il titolo dal padre, morto qualche anno prima che io venni al mondo in un incidente di caccia. Non che si fregiasse di avere il sangue blu, tutt'altro. Era amata dalla gente comune proprio perchè viveva come loro. Mio padre invece... era esattamente l'opposto. Nato in una famiglia povera grazie alle sue doti intellettive aveva frequentato le migliori scuole di Madrid e fatto poi carriera nel mondo della politica leccando i culi giusti fino a ricoprire la carica di diplomatico. Il loro incontro avvenne in Italia dove lui era stato trasferito. Cosa ci vide mia madre in lui proprio non lo so. Forse fu il fascino latino ad attrarla. Fatto sta che dopo un fidanzamento lampo si sposarono e poco meno di un anno dopo nacqui io. Isabella Elèna De Castillo. Fino a cinque anni vivemmo in Italia. Mio padre se ne stava in città ed io e mia madre nella tenuta sui colli romani. Furono gli anni più belli della mia vita. Ero libera. Poi ci trasferimmo a Parigi e l'inizio non fu per nulla facile. Ero una bambina molto timida e riservata. Non sapevo parlare la lingua e questo mi frenava ancora di più. Mio padre temendo che potessi avere qualche forma di ritardo mentale mi fece visitare dai migliori specialisti del settore. Ovviamente il problema non era in me ma in lui, troppo ottuso per capire i problemi di adattamento che poteva avere una bambina di soli cinque anni. Mi iscrisse al rigido Collège de l'éducation des femmes, un collegio femminile in cui venivano formate le "grandi menti del domani". Mi ha sempre fatto sorridere questa definizione. Condussi studi classici: letteratura, storia, lingue moderne, tutte materie di cui mi importava ben poco. Studiavo perchè dovevo farlo ed ottenevo bei voti per fare piacere a mia madre. Stop. La vita era abbastanza monotona ed il tempo passava inesorabilmente. Un pomeriggio per spezzare la solita routine ci portarono all'Opéra national de Paris ad assistere al balletto. Lo spettacolo in scena era Lo schiaccianoci. Ne rimasi letteralmente folgorata e da quel momento avevo finalmente qualcosa per cui faticare, arrabbiarmi, vivere: la danza. Contrariamente alla volontà di mio padre iniziai a frequentare la Paris Opera Ballet School vincendo concorsi ed ottenendo importanti riconoscimenti. Studiavo, mangiavo, mi allenavo e dormivo. Non facevo altro e così continuai fino a che mio padre, Juan Antonio De Castillo, non venne trasferito a Londra. Avevo quindici anni. La prima cosa che feci quando arrivammo a Londra fu informarmi sulle audizioni che si tenevano presso le scuole di ballo. Venni ammessa alla Royal Ballet School. La mia routine riprese con una variante: studiavo, mangiavo, mi allenavo, ascoltavo mio padre inveire contro la danza e su quanto fosse inutile praticarla e dormivo. Non avrei perseverato se accanto a me non ci fosse stata mia madre e dopo due anni di studi venni scelta dalla compagnia del Royal Ballet per la touneè estiva. Ok, non come prima ballerina ma era pur sempre un tour in Europa con una compagnia di grande prestigio! Ero così felice quando mi comunicarono la notizia che nel rientrare in consolato non mi resi conto dei mezzi di soccorso presenti in cortile, ne il via e vai di facce nuove per i corridoi. Mi resi conto di ciò che stava accadendo quando raggiunsi il nostro appartamento. La governante era in lacrime e quando mi vide ebbe un tremito scosse la testa e si allontanò. Cosa cazzo era successo? La porta della camera da letto di mia madre era aperta ed io la vidi là distesa sul pavimento con la faccia riversa in una pozza di vomito e sangue circondata da paramedici. Ictus, così lo chiamarono quel bastardo che si era preso la parte destra del suo corpo lasciandola paralizzata. Mio padre era fuori di se, ma se vi aspettate che venne da me per consolarvi vi sbagliate. Venne... ma per sputarmi in faccia come la mia ossessione per la danza avesse influito sulla condizione di mia madre causandone il malore. Non potevo partire e lasciarla sola. Rinunciai alla danza, restai a Londra e mi iscrissi alla London School of Economics and Political Science. Questo ed altro per lei. Studiai con passione laureandomi con il massimo dei voti. Iniziai il praticantato presso un importante studio di avvocati. I giorni, mesi ed anni si susseguirono monotoni seguendo lo schema: lavoro, ospedale, casa. Le raccontavo ogni aspetto della mia vita, ogni successo, ogni difficoltà e lei mi ascoltava. A volte si sforzava di parlare, di dire quanto fosse fiera di me fino a che in un pomeriggio caldo di maggio il suo cuore smise di battere. Piansi. Ricordo solo che piansi così tante lacrime che il giorno del funerale non ne avevo più. Non avevo più ragioni per restare a Londra. Non mi importava dello studio ne del lavoro ne tanto meno dell'unico genitore che mi era rimasto. Non gli rivolsi nemmeno uno sguardo quando dopo aver fatto la valigia ad un'ora dal funerale di mia madre presi la porta per recarmi all'aeroporto. Non sapevo dove sarei andata, ma di sicuro qualunque posto era migliore di quello.
***
:: Chapter #2 ::
LOS ANGELES
COTTON CANDY NIGHT CLUB