Terra

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Ithaqua
00venerdì 25 maggio 2007 16:41
Mi chiedete di arare la terra.
Dovrei prendere un coltello e aprire il petto di mia madre?
Mi chiedete di scavare pietre.
Dovrei lacerare la pelle di mia madre per prenderne le ossa?
Mi chiedete di tagliare l'erba per farne fieno.
Ma come potete chiedermi di tagliare i capelli di mia madre?
E' una legge ingiusta a cui la mia gente non obbedità.
Io voglio che il mio popolo rimanga quì, con me.
Tutti i morti torneranno in vita, un giorno, e noi dobbiamo attendere quel momento nella casa dei nostri padri, preparandoci a incontrarli in grembo a nostra madre, la Terra.

Capo Indiano a "onquistatore"

Dunque il problema è questo
I nativi americani non riusciva a capire x kuale strano motivo i bianchi si atteggiavano a padroni di un fiume, a signori di una foresta, a proprietari della prateria.
Tutto questo x loro era ridicolo, chi gliel'aveva dato il permesso? Il fiume stesso aveva deciso ke d'ora in poi sarebbe stato di un uomo?
E allora anke un foglio che attestava la proprietà del fiume, che valore aveva?

Il quesito è : chi aveva ragione?
Il fiume può essere di proprietà di un uomo?

Ormai la proprietà privata, includente territori è molto radicata nella coscienza collettiva, ma è giusta?
Può un solo uomo, un ammasso di carne, avere potere decisionale sul futuro di una foresta?
X me no.
X voi?
Akela il solitario
00venerdì 25 maggio 2007 21:33
In effetti l'uomo ha il diritto di abitare la terra e non ne ha il suo possesso. Pensandoci sembra davvero ridicolo possedere la terra, un fiume o una foresta, essa appartiene a se stessa e basta. Il concetto di proprietà è un'invenzione umana come l'autodefinizione di essere superiore. Forse il concetto è un pò difficile da afferrare essendo noi abituati ad esso.
I nativi avevano capito l'importanza del rispetto verso la natura, sapevano l'importanza dell'equilibrio. In natura c'è quanto basta per vivere felici ma l'uomo bramoso di avere sempre di più sente il bisogno di possedere e di alterare. Però se ci si pensa, tutt'ora l'uomo non è felice e molti cercano la felicità nel possesso di cose ma non la troveranno mai.
Nebaska
00sabato 26 maggio 2007 19:10
Quando togliamo qualcosa alla terra, dobbiamo anche restituirle qualcosa. Sarebbe cosa giusta e ragionevole offrire alla terra semi e germogli, sostituendo così quelli che abbiamo distrutto.
Dobbiamo imparare una cosa: non possiamo sempre prendere, senza dare di persona.
E dobbiamo dare a nostra madre, la Terra, sempre, tanto quanto le abbiamo tolto.
(Jimmie C. Begay, indiano Navajo)
Akyaky
00domenica 27 maggio 2007 01:13
Avevano ragione gli indiani. Punto.

Siccome oggi mi sento un Juke box perdonatemi:
"Sentivo la mia terra vibrare di suoni,
era il mio cuore!
Allora perchè coltivarla ancora?
Come pensarla migliore?
(...)
Libertà, l'ho vista dormire nei campi coltivati
a cielo e denari
a cielo ed amore
protetta da un filo spinato...
Libertà, l'ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze a un ballo
o per un compagno ubriaco...

F. de Andrè
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