Terra d'Abruzzo

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sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 10:00
L'uomo non s'insedia nell'Appennino ad altezze molto elevate: rari vi sono i villaggi permanenti che superano i 1300 m., rarissimi quelli che superano i 1400. Si trovano quasi tutti nell'Appennino centrale,e nella maggior parte dei casi, non isolati, ma disposti a gruppi attorno a quegli altipiani carsici che si aprono nei monti calcarei di questa sezione dell'Appennino, di cui costituiscono una caratteristica, sopratutto nella sezione abruzzese: questi altipiani infatti offrono le maggiori aree suscettibili di sfruttamento. I paesi non si sono fissati sul fondo delle conche, ma ai margini, in genere sulle pendici dei monti che le chiudono, per sfuggire all' umidita' e per non sottrarre delle aree al gia' ristretto spazio sfruttabile. Sono sedici i paesi dell' Appennino Centrale che superano i 1300 metri; di essi quattordici (fra cui quattro superano la quota di 1400m.) si trovano nell' Abruzzo proprio, la regione ove i piani carsici hanno il maggiore sviluppo, uno nel Molise e uno nell' Umbria.[...]

[...] Nella regione sud orientale del gruppo del Gran Sasso, in una chiostra montuosa dominata dalla cima del Monte Capo di Serre, si trova il grosso paese di Castel del Monte (2903 ab., 1310 m.s.m.) e a circa 5 km. a SE di esso, sulla cima di un colle alle cui falde si adagia il paese di Calascio si raggruppano le case del povero paese di Rocca Calascio (44 ab., 1464 m.s.m.), anche in questa zona si apre una serie di conche carsiche,Ma il primato in altezza fra i paesi di tutto L' Appennino spetta a un paese della sezione settentrionale della catena: San Pellegrino. Questo ha peraltro un origine del tutto particolare: e' sorto a ben 1520 m. sulle pendici dell' Alpe di S. Pellegrino, nel territorio del comune di Castiglione di Garfagnana, come localita' di villeggiatura. Infatti d' inverno non ospita per ora che pochissimi abitanti (20 secondo il censimento del 1921). Prima che si formasse questo nuovo centro il primato in altezza fra i paesi di tutto l' Appennino spettava dunque a quello abruzzese di Rocca Calascio: ora esso conserva il primato fra quelli dell' Appennino Centrale.

Le grigie case di Rocca Calascio si arrampicano ai piedi delle pittoresche rovine di un' antico castello, sulla cima di un monte, alle falde del quale si adagia il paese di Calascio (fino a circa 1300 m.), capoluogo del comune omonimo del quale Rocca Calascio costituisce una frazione), sorto la' dove un' altro monte assai piu' basso del primo si avvicina a quello coronato dalla Rocca formando come una stretta fra due conche carsiche. Le casette di Rocca Calascio non si dispongono tutto intorno alla cima del monte a formare un tipico centro di cocuzzolo, ma si raggruppano sul versante volto a mezzogiorno, in cerca di sole. Il monte,quasi dovunque nudo e sassoso, presenta pendii ripidi eccetto che a NO dove continua, attraverso un' insellatura, nel M. delle Croci (1476 m.); verso N forma un costone roccioso, dal quale declina con piu' dolce pendio in una valletta sul cui fodo si rifugiano alcuni campi coltivati. Dove oggi una cinquantina di abitanti stentano una vita grama, tagliati fuori dalle comunicazioni,in una regione arida e impervia, nel Medioevo e nei primi tempi dell' eta' moderna viveva una popolazione ben piu' numerosa, rifugiatasi probabilmente lassu' per godere di una posizione naturalmente forte, all' ombra di un potente castello. La piu' antica notizia che si ha su Rocca Calascio è assai probanbilmente quella riportata dall' Antinori nella sua Corografia Storica degli Abruzzi ( volume XXXVIII pag 215 del manoscritto esistente nell' Archivio Provinciale dell' Aquila), che si riferisce al 1380 e che ricorda Rocca Calascio come una delle cinque terre della Baronia di Carapelle.

Quali siano state, nelle grandi linee,dal sec. XVI in poi, le vicende demografiche di Rocca Calascio ce lo mostrano i dati dell numerazioni dei fuochi. Secondo la numerazione del 1561 "Rocca de Calascio" contava 201 fuochi, cioè una popolazione pari a circa due terzi di quella del sottostante paese di Calascio,cui vennero attribuiti dalla medesima numerazione 339 fuochi, mentre oggi Calascio ha una popolazione ben 21 volte maggiore di quella della Rocca. La popolazione di Rocca Calascio rimase stazionaria nella seconda metà del secolo XVI: la numerazione del 1595 le assegnò 203 fuochi, mentre quelli di Calascio sarebbero saliti da 339 a 362. Il secolo XVII segna una forte diminuzione della popolazione per ambedue i paesi: la numerazione del 1648 attribuisce 180 fuochi a Rocca Calascio e 237 a Calascio. Dati più precisi ho potuto ricavare dalla numerazione del 1663, che ho trovato manoscritta nell' Archivio di Napoli. Da essa risulta che nel luglio di quell' anno vivevano a Rocca Calascio 495 ab. distribuiti in 148 famiglie; ma i fuochi tassati o fuochi liquidi, cioe' non computate le vedove, i sessagenari, i preti, ecc., furono nella medesima numerazione 130; questa cifra si puo' paragonare con quella delle numerazioni precedenti, per le quali appunto si possiede solo questo dato riassuntivo: ne risulta, dal 1648 al 1663, una diminuzione di ben 50 fuochi. [...]

Il paese era cinto di mura e aveva due porte: fuori di quella meridionale vi era un "poco di borgo" nel quale vivevano 43 delle 148 famiglie della Rocca. La numerazione registra ancora la presenza di ben 20 "case vacue". [...]La fortissima diminuzione segnalata nel corso del secolo XVII non rappresenta peraltro che un caso particolare di un fenomeno che interessò tutto l' Abruzzo, e di cui la causa va probabilmente cercata nelle tristi condizioni del tempo e nei vuoti prodotti dalla pestilenza (il titolo della numerazione del 1663 dice, per Calascio come per la Rocca, "terra che ha patito il contagio") e dai terremoti. [...]

Mentre a Calascio, come nell' Abruzzo in genere, la popolazione è di nuovo in aumento alla fine delsecolo XVII e nel secolo XVIII ( 1200 ab. gli attribuisce Lorenzo Giustiniani alla fine del secolo XVIII), a Rocca Calascio essa continua a diminuire con ritmo molto rapido: secondo una numerazione del 1748 il paese non contava infatti che 56 fuochi, e alla fine del 1700 il Giustiniani non gli attribuiva più che un centinaio di abitanti. Nel secolo XIX si ha un arresto di questa precipitosa discesa: la popolazione di Rocca Calascio accenna anzi a un aumento,sia pure lievissimo: 111 abitanti le attribuiva G: Del Re nel 1830; [...]

Anche a Calascio infatti la popolazione diminuì già fin dagli ultimi anni del sec. XIX (1739 ab. nel 1871, 1631 nel 1901, 1257 nel 1911, 1061 nel 1921). Questa volta fu l' emigrazione la causa precipua di tale diminuzione, e naturalmente il fenomeno assunse proporzioni maggiori nei paesi più poveri. E tra i poverissimi è certo Rocca Calascio, per il quale non è perciò da sperare un avvenire molto migliore [...]

La grande maggioranza degli abitanti di Rocca Calascio emigrò in America, poi in Francia, e, dentro i confini del Regno, in Puglia; altri si sono trasferiti in Aquila, altri ancora sono scesi a Calascio. [...] Anche l' aspetto del paese mostra chiaro che esso dovette essere più popolato, non solo in un passato remoto, ma anche in uno assai prossimo [...]

Fino al 1823 Rocca Calascio costituiva una parrocchia autonoma sotto il titolo di S.Maria delle Grazie, ma in quell' anno venne, per decreto reale, aggregata all' Arcipretura di Calascio; però fino a una ventina di anni fa continuò a risiedervi un sacerdote, [...]

Presso l' ingresso del paese trovasi una chiesetta in rovina, S.Francesco (statua in legno e affreschi); un' altra chiesa che ha una curiosa forma ottagonale, trovasi fuori dal paese presso le rovine del castello e una quarta, di cui si vedono tuttora le rovine, faceva parte delle costruzioni del castello. Rocca Calascio si può raggiungere da Calascio [...]

Per i trasporti e come animali da lavoro sono utilizzati i muli; quando il paese era più popolato si tenevano anche dei bovini, ora non più, perchè sono troppo costosi. L' allevamento ovino assume qui carattere particolare: le pecore d' inverno, anzichè essere condotte al piano, sono tenute nella stalla e portate fuori soltanto se vi è qualche bella giornata: d' estate, poichè intorno al paese non vi sono pascoli sufficienti, ciascuna famiglia affida, dietro tenue compenso, le pecore a un pastore, che è della Rocca, affinchè le porti ai pascoli (si calcolano circa 200 pecore in tutto il paese). Si alleva qualche maiale e pollame. [...]

L' acqua è fornita da un serbatoio situato un po' in basso verso Calascio, ma le case sono provviste di cisterne, poichè una volta l' acqua si raccoglieva solo con questo mezzo [...]

Le case, poichè sono costruite sul ripido pendio, appaiono, viste dal basso, alte e coi muri allargati alla base a guisa di bastioni ( nelle notizie che ci fornisce la numerazione del 1663 si legge "è luoco serrato parte con muraglia et parte con le muraglie delle medesime case"), mentre hanno posteriormente una facciata molto più breve; le finestre piccole e i muri molto grossi dinotano lo studio di ripararsi dal freddo. Una casa che ho potuto visitare internamente e che certo ripete un tipo comune anche alle altre, è così composta: un piano medio con due ingressi esterni, costituito dalla cucina e da tre stanze; sopra a questo il pagliaio; sotto il piano di abitazione la stalla, che comunica con l' interno, ma che ha pure una porticina verso l' esterno. Ogni famiglia ha a disposizione almeno una casa. Le notizie che ho esposto in questo breve articolo su Rocca Calascio, ho potuto attingere direttamente sul luogo, avendo avuto occasione di recarmici nella scorsa estate.
mujer
00venerdì 7 settembre 2007 10:19
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 10:20
questa e' una stanza dedicata a quei paesini bellissimi visitati quest'estate: un tuffo nell'antico, nel passato, in quella dimensione umana persa da altre parti.
Calascio o Santo Stefano , per fare due esempi, sono lontani anni luce dalla pestilenziale e nefasta atmosfera della citta' moderna: in quelle contrade , infatti, tutto il " moderno" e' bandito, e' sconosciuto, e' straniero.
E meno male, dico io.
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 10:41
Il luogo
Rocca Calascio e' qualcosa fuori dal tempo.
L'abruzzo: non avevo mai visitato questa terra e vedendola per la prima volta, l'attenzione si e' destata innanzitutto sui " posti" e sulla gente.
Prima i " posti.
Non e' affatto vero quello che si dice del viaggiare: la gente che ti accoglie, le usanze che trovi, le tradizioni che intravvedi, tutto questo e' solo secondario.
Prima di tutto l'accoglienza, l'essere " accolti" appartiene al "posto": tu scendi da un treno, da un aereo, da un auto, arrivi a piedi in cima a un monte, all'imbocco di un paese e prima - prima di tutto - la tua sensazione di accoglienza appartiene e ti arriva da sua maesta' " il luogo".
E' lo spirito dell'esserci in uno spazio, che ti avverte se quel posto e' tuo o no.
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 10:51
che cos'e' il Luogo?
E' quello spazio che ti appartiene ancora prima di averlo visto, perche' quel luogo c'era senza che tu lo sapessi, ma questo non e' affatto importante.
Importante e' che quel luogo ci sia, perche' prima o poi, tu magari, ci passerai.
Il luogo cosi' tanto trascurato; l'indefessa predicazione che tutto il mondo e' uguale; che il viaggiare ci trasporta cittadini del mondo; che noi turisti a zig zag ce ne andiamo a spasso in modo distratto: sono queste le devianze che ci allontanano.
Educati a vedere musei, chiese, abbazie, monumenti, panorami, tutte queste ciance sbiadiscono rispetto e nei confronti di quell'armonia di pace e serenita' che solo un " luogo" nel suo insieme ti puo' dare.
Armonia impercettibile in un monumento, in un particolare; armonia che solo in tuo esserci li' e non altrove, ti puo' dare.
Che cos'e' mai la cattedrale di..., al confronto di quattro passi in un " posto" che ti rapisce?
Non ce' piu' nessuna differenza tra te stesso e quel "posto" : a volte quell'incontro e' un destino.
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 11:50
Il castello
Rocca Calascio...

... che con i suoi quasi 1500 metri di altitudine è il castello più alto d’Italia e fra i più elevati d'Europa, oltre che uno dei più antichi centri abitati dall'uomo in Abruzzo.

E' una delle fortificazioni che maggiormente si fonde con l'impervio territorio roccioso che lo circonda, costruito interamente in bianchissima pietra calcarea e posto a cavallo di una cresta a dominio della valle del Tirino e della piana di Navelli. Da qui si può godere di una spettacolare panorama su Campo Imperatore e il Gran Sasso. Il suo ruolo principale era quello di controllare il più importante percorso tratturale aquilano che passava sotto le sue mura.

Il maschio centrale di forma quadrata, oggi parzialmente scapitozzato, sembra essere stato una torre d'avvistamento altomedievale, se non addirittura romana. L'ingresso è posto a circa 5 metri da terra. Attorno ad esso si è sviluppata una cinta muraria quadrata dotata di singolari torrioni circolari ad ogni angolo, fortemente scarpati ma privi di apparato difensivo a sporgere.

Le sue non grandi dimensioni rendevano Rocca Calascio adatta solo a scopi militari e ad ospitare un esigua guarnigione, per questo ai suoi piedi si sviluppò il borgo, ben presto cinto anch'esso da mura, per difendere la popoalzione dalle scorrerie di invasori e pirati, che dalla costa sempre più spesso interessavano anche le valli più remote.

La Rocca e collegata al borgo da un ponte in legno, un tempo retrattile. Nel 1703 un disastroso terremoto ha danneggiato il castello ed l'abitato di Rocca Calascio: furono ricostruite solo le case nella parte più bassa e molti abitanti preferirono trasferirsi nella sottostante Calascio, paese di recente origine.

La parte alta è disabitata dagli ultimi anni '50, anche se ultimamente qualche casa è stata restaurata e in una di queste oggi possiamo trovare un rifugio-ristorante-ostello.

Anche il castello è stato oggetto di restauri e consolidamenti, tanto che oggi è pienamente e gratuitamente fruibile. Molti di voi lo ricorderanno come il castello diroccato nel film Lady Hawke.

Attenzione però, alcune aggiunte in cartapesta e legno eseguite per esigenze cinematografiche possono trarre in inganno l'osservatore meno attento.

In ogni caso un'escursione fino alla Rocca di Calascio è quanto di più suggestivo un amante dei castelli può trovare, allo stesso livello dei ben più pubblicizzati Castelli Catari della Linguadoca.
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 15:57
Pescara e' un altro discorso.
Cittadina che non conosceva affatto, mi ha soprpreso per quanto e' diversa da come l'immaginavo.
Abbarbicata in riva al mare, si distingue per due cose: l'atmosfera tipicamente marittima ( spiagge, locali, bagnanti, lungomare) e per il disordine della cittadina stessa, soprattutto architettonico.
Pescara non ha un filo rosso: Julia mi spiega che e' una cittadina ricostruita sulle rovine della vecchia Castellamare, dunque, una cittadina ricostruita con una certa disinvoltura.
Il tratto distintivo di Pescara e' proprio il suo carattere multiforme.
Dopo qualche giorno di ambientamento , pero', e' un centro che si fa volere bene, a suo modo.
Calascio , invece, e' un salto - come dicevo - fuori dal tempo.
Paesino arroccato sui monti ( Parco del Gran Sasso) ha mantenuto un profilo rigidamente medievale, rigidamente paesano, montanaro, rustico.
Dall'alto del suo monte si gode un panorama stupendo e la brezza che corre su per i pendii ( ristoro dal gran caldo di Pescara!!) rende piu' nitida la sua visione.
Calascio non puo' non piacere, perche' e' un posto sano, salubre, silenzioso, sereno: ha mantenuto un suo profilo naturale e sembra che viva di se stesso.
Paesi come Calascio non hanno bisogno di niente di moderno: le vetrine, i rumori, i centri commerciali, il tran tran cittadino, tutto insomma, viene allontanato persino dai pensieri, dalle esperienze.
Quando arrivi in un posto cosi', capisci quanto e' malato il nostro vivere da altre parti; quelle parti cittadine e metropolitane che un falso benessere, una falsa propaganda, un falsissimo status simbol, vogliono farci credere - per meglio dire - ci spacciano come il comfort del progresso, l'eden dell'abitare in citta'. L'assuefazione a una miserabile condizione metropolitana, il piu' delle volte, imbastardisce vecchi richiami antichi e naturali, ma noi che siamo di buona razza e un po' sordi a questo " chiasso moderno", ci ristoriamo quando troviamo posti come Calascio.

sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 16:10
Poco piu' in la', qualche kilometro, si arriva a Santo Stefano, altro paesino medievale.
Ancor piu' piccolo di Calascio, questo piccolo centro abitato ( non saprei i residenti quanti siano) e' ancora piu' intimo di Calascio.
Chiuso in se stesso in una miriade di stradine e vicoletti, altalenante in salite e discese, gradini e gradinate, portichetti e cortiletti prospicenti le stradine stesse, -questo paesino- sembra quasi vivere in un altra dimensione.
Non credo che a Santo Stefano sappiano dell'Aquila o di Pescara: ritengo piuttosto che le conoscano geograficamente, topograficamente, ma che nulla vogliano spartire con queste due province cittadine.
Santo Stefano e' indipendente dal resto del territorio: lo si nota da molte cose. E' un'indipendenza delle mura, delle strade stesse, della sua architettura; Santo Stefano - lo percepisci - e' geloso di se stesso.
La locanda al lago: un bellissimo alberghetto in un piccolo pianoro tra i monti con una chiesa sullo sfondo: c'e' gelosia in quell'angolo, lo si vede subito.
La strada rimane sterrata; le indicazioni vecchie,i parapetti malmessi,i giardinetti sotto la pinetina disordinati, non spazzati, non all'inglese.
Non c'e' un parcheggio delineato; i lampioni sono lontani, la luce serale fioca; non ci sono panchine tranne una in sasso.
Queste cose e altre ancora denotano gelosia: non si e' disponibili ad abbellire il posto, perche' si e' gelosi della sua bellezza naturale.
A Santo Stefano sono indifferenti alle opinioni moderne, non si curano di giudizi, o di pareri, o anche di stellette di qualita': a Santo Stefano poco sanno di posti vicini e se tu chiedi la strada per un centro vicino, in pochi , anzi , nessuno te la sa indicare.
Santo Stefano e' geloso di essere quello che e' e tale vuole rimanere.
A Santo Stefano hanno perfettamente ragione.
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 16:28
Anche a Parigli , nella valle seriana su' a nord, esiste un posto abbandonato , un posto di vecchi tempi montanari.
In Italia di questi piccoli borghi , probabilmente, ne esistono parecchi, a decine e decine, ma noi buoni italiani siamo talmente fessi da dimenticarcene.
E' quasi spiacevole constatare la nostra smemoratezza; ci vorrebbe un po' di fosforo. [SM=g10196]
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 16:38
Calascio e Santo Stefano sono felici delle nostre dimenticanze.
Ragazzini che giocano e improvvisano il proprio giardino sulla strada; piazzette dove leggi in silenzio il Centro, dove alle 21 di sera il rintocco di una campana e' l'unico suono.
I bagliori delle tv, quei azzurrognoli bagliori che s'intravvedono dai vetri scuri, quelle porte socchiuse, quei gerani ai balconi, quei cani che gironzolano tranquilli per i vicoli.
Qualche passante , un'auto in lontananza, il frinire dei grilli, tutto e' ovattato in una sensazione di "casa".
La differenza mostruosa che si avverte in un paese d'Abruzzo ( o comunque in posti antichi) e' che il borgo non e' un insieme di case, ma e' gia' la casa vera e propria.
Non ha senso sapere a Santo Stefano il nome del vicoletto; non e' urgente dire quella casa o quell'altra ancora.
Santo Stefano e' una grande casa: abitare li' ( come li invidio) significa abitare ogni casa, ogni vicolo, ogni giardino; ogni differenza tra una e l'altra, cade, si annulla, non si avverte:il privato diventa comune, anzi, il privato diventa l'intimo dell'insieme.
Mi auguro che Santo Stefano tenga fuori dai coglioni tutto il resto.
sergio.T
00venerdì 7 settembre 2007 16:58
E' molto bella, di una bellezza diversa, una frazione vicino a Pescara di cui non ricordo il nome.
E' un centro contiguo alla citta' di D'Annunzio, non c'e' una frattura vera o propria: solo un cartello indica che stai entrando in un altro comune.
Pero' qualcosa cambia: l'atmosfera diventa meno cittadina, piu' paesana, piu' solitaria. Sembra , quasi, che l'influenza del grande centro Pescarese faccia capolino, faccia toc toc alla porticina e come un buon anfitrione - questo paesino - accolga l'ospite, ma chieda riservatezza, educazione, un buon vicinato.
Vicino al declivio di una collina sale una strada non so per dove e per questa stessa strada si scende al centro di questo paesino.
Una miscela tra mare e collina che si avverte da tante cose. L'aria, i colori, la vivacita' della piazzetta alla mattina; galli, cani, gatti, rumori naturali.
Una vista bella sulla piana di Pescara; le cose minime indispensabili a portata di mano, un piacere tornarci alla sera dopo una lunga escursione.

mujer
00venerdì 7 settembre 2007 17:09
è bello vedere i propri posti con gli occhi di chi li scopre per la prima volta
sto riscoprendoli per la seconda volta (io che ho avuto la fortuna di scegliere di viverli)
mujer
00giovedì 13 settembre 2007 18:46
Una pensa di aver visto tutto e invece scopre che ha visto poco.
Sì perchè, cammina cammina, sali sali, sbircia sbircia, deve venire un milanese a dirmi che dalle mie parti c'è il senso di antico.
Dicevo io che le rocce del nostro massiccio più alto, il Gran Sasso, avevano un ché di lunare, ma che facessero da cornice a borghi sospesi nel tempo, no, non ci avevo mai pensato.
Io vado a Calascio ogni anno da ben venticinque anni.
Non posso farne a meno, quando meno me lo aspetto prendo a salire e mi trovo lassù, tra il Battistero e la Rocca a guardare la piana di Navelli.
Il più delle volte l'ho visitata con persone del luogo, che danno per scontato la bellezza e non scorgono la magia di posti come l'antico borgo.
Pochissime persone, due finora, hanno ammirato rapite e in silenzio.
Una è mia sorella, l'altro è Sergio.

Io penso che loro abbiano già abitato nella Rocca; non si spiega, altrimenti, il loro camminare con passo certo tra i viottoli e le case diroccate.
Come se, tutto intorno, non fossero accompagnati né possano essere distratti.
Erano soli e salivano.

Come se salire fosse significato il ritorno alle origini, senza meraviglia né incertezze.
Li ho osservati come possessori del tempo e dello spazio, una donna che sale e prende coraggio, un uomo che sale e ribadisce il suo valore.

Io sono invidiosa dei miei amati, e li seguo perchè mi insegnino il valore della terra.
sergio.T
00venerdì 14 settembre 2007 09:25
quel borgo e' una casa.
Accogliente.
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