Termini Imerese, gli operai bloccano i treni

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zen_79
00lunedì 22 giugno 2009 16:34

Le tute blu dello stabilimento Fiat di Termini Imerese hanno bloccato la circolazione dei treni alla stazione ferroviaria di Fiumetorto. Protestano contro la decisione del Lingotto di eliminare la produzione di automobili nella fabbrica siciliana. Molta tensione tra i circa 2 mila lavoratori che non credono alla possibilità di un futuro sganciato dalle auto.

Tra grida e rabbia inizia la nuova fase di dura protesta che ricorda, nei toni e nei metodi, quella che sette anni fa impedì la chiusura, che sembrava ormai scritta e inevitabile, dello stabilimento. "Come allora anche oggi - dice Roberto Mastrosimone della Fiom Cgil - impediremo i piani di quanti vogliono ancora una volta penalizzare Termini Imerese. Iniziamo con lo sciopero e l'occupazione dei binari della stazione, ma non ci fermeremo". Domani è atteso il vertice alla Regione, con Raffaele Lombardo e i sindacati, che dovrà definire una posizione e un documento unitari da sottoporre a Sergio Marchionne.

Scricchiolii
Il fallimento del negoziato con Opel "rende difficile spiegare" il piano di ristrutturazione della Fiat che vede uno stop alla produzione di auto per lo stabilimento di termini Imerese e un ridimensionamento per Pomigliano d'Arco, scrive oggi il Financial Times in un commento nella 'Lex Column' proprio dedicato al piano Fiat.

Il giornale cita "i fattori a favore" del piano: "Il declino del centro-sinistra ha indebolito i sindacati", rileva il giornale finanziario, e il consolidamento del gruppo a livello mondiale "con i plausi del presidente americano Barack Obama ha spinto l'orgoglio italiano. L'accordo Opel però, dopo quello con Chrysler, avrebbe fornito una copertura politica - scrive il quotidiano della City - alla chiusura degli stabilimenti Fiat della Sicilia e di Napoli". Il fallimento dell'intesa con i tedeschi "renderà più difficile spiegare il piano di restringimento" della produzione nel Paese.

Cura Marchionne per Chrysler: chi non ci sta, si accomodi fuori
Fiat intanto preme con determinazione sulla ristrutturazione di Chrysler, puntando a impartire una svolta epocale all'organizzazione dei suoi impianti anche prima che ritornino in attività. Il Financial Times cita quanto riferito da fonti sindacali nord americane. L'obiettivo è mettere in piedi una struttura produttiva manifatturiera di "prima classe a livello mondiale", come quella gestita dalla rivale giapponese Toyota. Uno degli aspetti di questo piano consiste nel mettere i vari impianti in competizione tra loro, come lo stesso amministratore delegato Sergio Marchionne aveva spiegato in precedenza. "Non solo sostegno questo sistema, ma lo voglio. Senza possibilità di fraintendimenti", aveva detto. E tra i vecchi manager Chrysler chi non si adegua può solo togliersi di mezzo. "Fiat ci ha chiarito che rimuoverà le barriere, inclusi i manager che non modificano i loro vecchi modi di operare", ha detto al quotidiano Rick Laporte, presidente della Canadian Auto Workers presso un impianto di minivan. "Non appena torneranno al lavoro" i dipendenti potranno rendersi conto della determinazione del gruppo del Lingotto. Chrysler aveva chiuso i suoi impianti durante la procedura fallimentare negli Usa che si è conclusa con la presa di controllo da parte di Fait. Sette fabbriche dovrebbero riaprire la prossima settimana, anche se chiuderanno di nuovo a luglio per la normale pausa estiva. In ogni caso, più che gli operai a rischiare sono i manager Chrysler. "I problemi non dipendono mai dalle tute blu - aveva detto ancora Marchionne - ma dalle gente che gestisce l'attività giorno per giorno".

www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=122141
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