TdS corsa-ancella
Le osservazioni di Vittorio sul TdS sono acute e pertinenti, però bisogna sottolineare che negli ultimi decenni il TdS non è mai stato interpretato ad alti livelli dai grandissimi campioni, salvo rare eccezioni. E' capitato che qualche grande, en passant, trovandosi in condizione di grazia, ha fatto un grande TdS, ma io penso che il 90% dei corridori che lo corrono in funzione Tour non si preoccupi più di tanto di piazzarsi o di mettersi in luce. E' anche per questo che alla fine, come ha giustamente sottolineato Vittorio, emergono quelle figure di seconda schiera, coem Aitor Gonzalez, che probabilmente, sentendosi tagliato fuori in partenza al TdF, danno tutto in Svizzera sapendo che avversari che hanno grandi ambizioni in Francia, primi tra tutti Ullrich e Rogers, non stanno certo a spolmonarsi per evitare di farsi sfilare la maglia oro.
Il destino del TdS è un po' quello di tutte le corse a tappe che si svolgono a ridosso del Tour, che vengono in una certa maniera fagocitate e che diventano per un verso un terreno di allenamento per chi pensa poco alla Svizzera e tanto al TdF, oppure poco al Giro e tanto al TdF, oppure poco al Dauphiné e tanto al TdF, e dall'altro una vetrina per chi approfitta delle opportunità derivanti dalla scarsa concentrazione dei grandi campioni per trovare una, due o sette giornate di gloria.
Sono convinto anch'io, Vittorio, che TerminAitor sparirà presto dalla lotta al vertice al TdF. Lo spero, almeno. Sì, perché ero contentissimo quando venne alla Fassa, con Ferretti, perché ero convinto che Feròn ne avrebbe fatto un grande protagonista del Giro e rimasi male quando, dopo un effimero successo al Giro di Calabria, lo spagnolo divenne poi un anonimo pedalatore del gruppo.
Concludendo sul TdS, io ritengo che bisogna prenderlo così com'è. Ha ancor meno probabilità del Giro d'Italia di riuscire a volare alto. E' una corsa-ancella, è questa la sua identità e bisogna accettare la realtà.