TOLENTINO FOLLE AMORE NOSTRO
TOLENTINO – Si rivede il Tolentino, del Fano invece nessuna traccia. E sarebbe stato lo stesso anche se Cantarini, con quella punizione che si è insinuata nella barriera cogliendo Novembre in ritardo, non avesse riscritto, proprio all’ultimo alito del recupero e forse anche un po’ oltre, il finale della storia. Oltretutto l’appendice non sorprende. Anche nella passata stagione il Tolentino fece la festa al Fano proprio in pieno recupero (leggi Mathis) e tre anni fa fu un altro subentrato (Ludovisi) a spuntare il pari, ancora su punizione e sempre a un niente dal traguardo. Il destino però può centrare qualcosa col provvidenziale ritorno al successo dei cremisi, nulla con il nuovo scivolone del Fano, che nel primo tempo ha fatto pena e che ha annegato una ripresa decente in un finale fallimentare, in cui con l’uomo in più non solo non ha tentato più nulla, ma non ha gestito un pallone che uno, regalando ai cremisi possessi gratis e punizioni in sequenza, fino a capitolare su quella apparentemente meno pericolosa.
Più che per essere tornato a crederci quando l’avversario ha ripreso a farsi del male, la squadra di Zannini ha meritato la vittoria per la differenza che ha marcato fino all’intervallo. Il Fano è tutto nello scatto di Marolda che sorprende alle spalle Amadio costringendo Castorani ad un’uscita temeraria e dolorosa. Il portiere cremisi rischia di rimetterci una gamba, ma nessuno del Fano si premurerà mai di saggiarne le reali condizioni. La squadra granata si spegne infatti al secondo spunto di Marinelli, che trova il fondo ma non la correzione di Marolda, dopo solo Tolentino, più dinamico e sveglio, mentre i granata, sempre lontani dalla palla, anche le volte che ne tornano in possesso la riconsegnano. Il senso della partita è reso da una litania di corner (nove), che però non consentono ai padroni di casa di fare breccia. Novembre deve spremersi solo su una botta secca di Rossini, che fa in tempo ad alzare sopra la traversa, perché di movimento i quattro giocatori offensivi di Zannini ne fanno a volerne ma alla stoccata non pensa nessuno e così il taccuino può riempirsi solo di mezze situazioni. I tiri di Campagnacci e Rossini sporcati da Mucciarelli, quello che Piangerelli rifiuta rivolgendosi a Rossini, una torsione di testa di Campagnacci. Quasi completamente succube, il Fano è tutto in un paio di punizioni di Puglia, che trovano Muciarrelli solo senza che se ne accorga e Marinelli sbilanciato.
Bel Tolentino ma la spesa è stata ingente ed è fatale che nel secondo tempo vada più piano. Il Fano, che Magrini non aspetta l’intervallo per ritoccare, ne approfitta solo un po’, nel senso che la partita si riequilibra. Se solo i granata fossero lontani parenti di quelli di un paio di mesi fa, la giocata di Marinelli che smarca Gentili e il break di Sabbatini e l’iniziativa di Puglia di cui beneficia Marcucci non sarebbero banalizzate da non-tiri. Si arriva così al romanzato epilogo. Sciocchezza di Pompei che mette le mani sul collo di Gentili davanti all’arbitro, dentro Cantarini, il Fano che si disperde e l’ultimo arrivato che, da molto lontano e con scarso angolo, si prende l’ultimo e più importante degli aiuti avversari. Il Tolentino respira, il Fano ansima.
TOLENTINO A Daniel Cantarini le parole escono a fatica ma per comprenderne l’emozione basta coglierne lo sguardo. «I gol sono tutti belli e importanti, questo lo è ancora di più. Soprattutto perché ci ha permesso di vincere». Un gol sul quale barriera e portiere del Fano possono aver concorso ma che lui ha cercato. E chi lo conosce, garantisce che tirare da lontano gli riesce piuttosto bene. Tra questi Zannini cui però non si dica che lo ha messo dentro per quello: «A volte con le sostituzioni si peggiora la situazione
, in questo caso chi è entrato ha deciso. Per noi è una vittoria fondamentale, ma più del risultato conta il modo con cui la squadra riproduce in partita quello che fa in allenamento. Se mettiamo in campo organizzazione e ritmo, qualcosa di buono deve venire fuori». E’ un successo di tutti. «Dei ragazzi che non hanno mai smesso di applicarsi, ma anche dei tifosi, che hanno saputo aspettarci».