THE DOORS

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_RA_
00venerdì 11 giugno 2010 10:28
THE DOORS

… E camminando camminando che osservo.
Certo che mi perdo in questo dedalo di antri
Ma osservo:
Dietro a quella porta d’oro zecchino
Osservo il menestrello schiaffeggiato da un cherubino
Zaffate di azzurro con bordi celesti e polvere blu
Ma le lenti a filtro d’ordinanza sgamano l’essenza quindi
Osservo!
All’incrocio dopo la tana di Jena Plissken ho un sussulto:
E dietro una porta incendio di Roma sbilenco
Osservo:
Una raffica di mitra illumina la hall stile liberty
Cromatismi di vetro frantumandosi danno via alla sinfonia
Ma il drink ed il ghiaccio appaiono padroni della situazione
Jena ride e ride ma al suo posto io tremerei:
Non si scende a patti con la tossica che veleggia nelle vene …
Salto dal davanzale e mi ritrovo a piazza Garibaldi
È un luogo sicuro al centro del cadente paesello di pietre e sassi
Ma a tre quinti della circonferenza c’è una porta d’antica omertà:
Sul frontale bambini impiccati a stemma di dominio e famiglia:
M’avvio nell’oscuro patio e osservo:
Un sant’uomo con voce strascicata e coppola tipo Marlon
Armeggia un brando così mi pare o così devo capire
Mi stringono le pupille due lupare ed il fiato mi s’accorcia
Ma dal carnet risulta che ho pagato la stidda conferma ed allora
Osservo le pacche sulle spalle e gli anelli e le mamme santissime:
Tutto un turbinio di sorrisi e poi c’è l’arancia sanguigna:
Addendo la polpa e sangue m’imbratta il mento
Scendo una scalinata di cemento sospetto ed eccomi fuori nel silenzio …
Riprendo a fare passi sotto un sole accecante:
Quando le palme mi danno ombra e senso vedo il mare spumoso
Di Bahia de sol non so se tuffarmi o comprarmi un gelato
Rigorosamente al limone
Ma sul lato opposto c’è una porta sì eccola color ferro vecchio
Rettangolo uguale di baracca sfollamento
Entro tra il cigolio e l’odore di piscio e
Osservo:
In un angolo la vecchia megera incolla spilli sul pupazzo di cera
Mi dice Oi, sou uma BAHIANINHA prendi: solo 2 dolllari e potrai castigare il matto che vuoi
Sai ho mia nipote che vuole diventare mio nipote ed il woodoo non basta
Ratto cerco l’uscita prima di liquefarmi ma
Osservo che la cera tiene anche 100 gradi
Allora l’acqua può venirmi incontro o io ad essa
Questione di turbamenti ancestrali
Appena il piede è nel liquido salato mi ritrovo su una striscia
Nera d’asfalto
Lunga e larga come l’autostrada Salerno-ReggioCalabria
Non è che il fatto m’inebria ma almeno parlo in dialetto
Si fa per intendersi una frattaglia di lingue ataviche
Aggrovigliatesi lungo secoli di pre-pre-dominio
Ma il suono come il campanaccio delle vacche
M’è familiare o almeno credo
Ecco sulla destra dopo il prato riarso ora perché a giugno
Ci riprova il clandestino ossa nude e occhi disperanti
Malgrado il foglio di via e la roca bestemmia della Lega
Eccomi appunto al centro dell’aia rustica
Della masseria antico muro e sepolcro di cafoni incatenati
Dimenticati vicino alla cuccia padronale baronale
Lì in un angolo scorgo una porta
Colore dei topi a fine agosto scrostata da artigli e fucilate
Ed entro in un cono d’ombra che fa invidia a Vlad Tepes
L’impalatore e stropicciandomi gli occhi
Osservo:
Panche e madie color cioccolato d’altri tempi con scorie
Di muffe e quadri perpendicolari ad un urlo occidentale
Vecchi morti baffoni erti anche se andati e “mugliere” vecchie
Di mille zappe e gravidanze e gravidanze
In un angolo tra lo sputo della tarantola la roncola riluce bieca
Osservo:
Ancora umida di plasma e mi domando
A chi appartiene quel sangue?
Sulla parete opposta la porta è minuscola ed ha la “varra”
Di traverso con un calcio la faccio saltare
L’antico è per i musei e non per i miei scatti d’ira
L’attraverso e mi ritrovo supino sul mio letto
Ho di fronte la porta della mia consuetudine
Fatta di tedio e salario che svanisce a metà mese
Non l’attraverso ma osservo lo stesso:
Si piazza davanti al mio ego sconquassato
Ed ha il colore di sempre quasi un grigio eternità
Par che mi parli e mi dica ora bussa al convento
Pace e follia e bevi questa tazza di te fumigante
Poca allegria ma molta molta fantasia ed allora
Osservo:
Un ombra che blatera d’avere il mio nome e la mia età
Ma un tantino più saltellante del mio solito ritmo
Sghignazza disegnando meati e meandri e fotofinish
Come un lanzichenecco saltato fuori dall’antologia
Osservo e bevo il te cioè il tu il me e m’ingravido
Mi gonfio mi prendo uno sturbo e partorisco:
Una filiazione perfetta un doppio simulacro
Osservante che osserva mentre è osservato
Che sia l’ultima porta da aprire ed attraversare?
Io non c’è la faccio più: Nick Carter d'ora in poi osserva tu!

(e l’ultimo non sbatta la porta!)

www.youtube.com/watch#!v=sf3KG8VAtJg
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