Suzanne Rotolo

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ugo.p
00lunedì 28 febbraio 2011 13:30
credo siano ben pochi
quelli che la conoscevano(almeno in questo forum), eppure per chi ha piu' di 40 anni la sua figura, anzi la sua immagine, ha significato tanto.....tantissimo.
l'immagine di una ragazza abbracciata al suo ragazzo, con amore e con la gioia e la forza per cambiare il mondo, quando i giovani credevano che il mondo si potesse davvero cambiare.
Quel sogno ha prodotto altri sogni, la maggior parte dei quali sono rimasti nel cuore di gente come noi. Nei cuori e nelle orecchie di chi sa , sapeva sognare e sognando ascoltava, fra l'altro, Bob Dylan.
Vi chiederete di chi sto parlando. ma della ragazza della storica copertina qui sotto.Suzanne Rotolo, e se pensando a lei, a quei tempi, quei suoni, e a quei sogni, avete voglia di piangere.....siete nel posto giusto per farlo.
ugo.p
00lunedì 28 febbraio 2011 14:08
un commovente articolo da Repubblica online
NEW YORK - "Era la cosa più erotica che avessi mai visto. Incontrarla fu come saltare nei racconti delle Mille e una notte. Cominciammo a parlare e la mia testa cominciò a girare". La donna che mezzo secolo fa fece girare la testa a un ventenne di nome Bob Dylan è morta dopo una lunga malattia in questa New York lontana anni luce dal quel villaggio di artisti che lei stessa contibuì a costruire. Non c'è fan di Bob Dylan che non abbia fatto la sua conoscenza: Suzanne Rotolo era la ragazza che compare su quell'icona che è la copertina di Freewhelin'. Sottobraccio al suo Bob nel cuore del Village: l'immagine di un tempo felice fatto di musica e amore. E lotta.

Suze era tre anni più giovane di Robert Zimmerman quando - appena diciassettene - incontrò quel giovane chitarrista folk che sventolava il repertorio di Woody Guthrie in un bar italiano tra Mercer e West Fourth Streets. L'incontro che cambiò la storia della musica giovane e ribelle. Fu quella ragazzina a introdurre Bob da poco arrivato a New York negli ambienti più radicali e politicizzati della metropoli. Lei, la piccola attivista "italiana", la figlia di due immigrati di seconda generazione già integrati nella controcultura newyorchese: il padre illustratore, la madre giornalista dell'Unità, la versione americana del quotidiano comunista. Lei, la giovanissima intellettuale che svezzò il provinciale venuto da Duluth, Minnessota, parlandogli di Picasso e Cezanne, cantandogli le poesie maledette di Rimbaud. E raccontandogli della tragedia del popolo nero riassunta dalla morte del piccolo Emmett Till che ispirò a Dylan una delle prime canzoni di protesta.

Bob e Suze erano i giovani principi del Village. E A Freewheelin' Time: A Memoir in Greenwich Village in the Sixties si intitola non a caso il bel libro di memorie che Suze pubblicò tre anni fa. "Freewheeling" vuol dire "a ruota libera". "Ma l'alleanza tra me e Suze" ricorderà Bob "finì per non essere esattamente una passeggiata nel bosco". Due caratteri forti. Con lei troppo ribelle per accontentarsi del ruolo di musa. E lui ricco di quel genio troppo grande per restare rinchiuso nel Village. "Lei prese una strada e io un'altra" ricorderà Dylan nelle sue Cronache. Per la verità la strada di Bob si era già incrociata con quella di Joan Baez. Ma prima di finire tra le braccia della regina del folk mister Zimmerman perse letteralmente la testa per quell'"italiana" bella e testarda. Quando nel '62 Suze seguì la madre in Italia e visse "in esilio" nell'Università per stranieri di Perugia a lei Bob dedicò disperato Tomorrow is a Long Time: domani è troppo lontano.

Poi dopo tre anni le loro strade si separarono davvero. Il suo attivismo la portò a imbarcarsi per Cuba e a difendere fino all'ultimo - e tra molte polemiche - il regime di Fidel Castro. Sposò un italiano. Continuò a vivere nel suo Village lavorando come insegnante e illustratrice. Solo per il film documentario di Martin Scorsese No Directions Home decise di parlare per la prima volta di Bob. Per poi raccontare tutto nel suo libro-confessione.
Ricorderà Dylan: "Quante notti ho trascorso sveglio a scrivere canzoni per poi mostrargliele e domandare: 'Va bene così?'". Va bene, è andata bene, è andata benissimo così.
Giggirriva
00mercoledì 2 marzo 2011 16:33
Re: credo siano ben pochi
ugo.p, 2011/02/28 13:30:



questa copertina mi ricordo di averla vista spesso. mi ha sempre fatto molta tenerezza. sembra incredibile che quella ragazzina così vitale sia morta. ma anche pensando a quanti anni sono passati lei doveva essere ancora abbastanza giovane, quanti aveva?

Tr@inspotting
00giovedì 3 marzo 2011 23:51
come volevasi dimostrare
dietro il successo di 1 uomo si trova sempre 1 donna [SM=x875378]
ugo.p
00mercoledì 9 marzo 2011 14:36
Re: come volevasi dimostrare
Tr@inspotting, 2011/03/03 23:51:

dietro il successo di 1 uomo si trova sempre 1 donna [SM=x875378]


lo sai che in Giappone c'e' un proverbio praticamente identico?

Tr@inspotting
00giovedì 10 marzo 2011 21:49
Re: Re: come volevasi dimostrare
ugo.p, 2011/03/09 14:36:


lo sai che in Giappone c'e' un proverbio praticamente identico?



nn mi risultava ke in Jap le donne fossero trattate particolarmente bene. nn era in Jap ke il marito kammina davanti e la moglie 3 metri indietro?

ugo.p
00domenica 4 dicembre 2016 04:14
Re: un commovente articolo da Repubblica online
ugo.p, 2011/02/28 14:08:

NEW YORK - ..... Quando nel '62 Suze seguì la madre in Italia e visse "in esilio" nell'Università per stranieri di Perugia a lei Bob dedicò disperato Tomorrow is a Long Time: domani è troppo lontano......




Eccola qui cantata da un testimone di quegli anni e quell'amore

Tr@inspotting
00domenica 4 dicembre 2016 13:01
Bella storia. Bella gente. Bei tempi
[SM=g4256074]
macosamidicimai
00lunedì 5 dicembre 2016 20:02
davvero molto dolce e romantico.
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