Supercoppa Italiana: Milan-Lazio 3-0

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kdario129
00domenica 22 agosto 2004 14:14
Supersheva, Supercoppa Milan

Festa rossonera con la quinta Supercoppa conquistata.


I rossoneri annientano la Lazio con un secco 3-0 grazie a una splendida tripletta del bomber ucraino e si aggiudicano per la quinta volta il trofeo.

MILANO, 21 agosto 2004 - Dieci anni dopo Gullit, Shevchenko arricchisce la bacheca del Milan con una nuova Supercoppa Italiana. E' la quinta (in otto finali), la più attesa: perché così si stacca la Juventus, amica e rivale che un anno fa, di questi tempi, a New York gliela aveva soffiata ai rigori. Mezza girata al volo di sinistro nell'angolino, poi di testa e un destro al volo dal limite sul primo palo. Shevchenko tira fuori il meglio dal suo repertorio e stende la Lazio (3-0). All'alba della sesta stagione in rossonero, il gol del Milan ha ancora il ciuffo biondo e il naso all'insù. Si chiama Andriy e non si stanca mai di far gol. Questa coppa, poi, gli mancava e se la prende con la classe di sempre. La merita.
E' una corazzata il Milan, lo sapeva Caso, il tecnico della Lazio, che comunque, nonostante tutto, può tornare a casa tranquillo. I problemi economici, l'ennesimo ridimensionamento societario e tecnico avrebbe mandato dall'analista chiunque, non i "romani" che, l'avevano già dimostrato, nelle difficoltà si esaltano. Orgoglio e grinta, buone posizioni e un ottimo pressing. Così, all'inizio e per buona parte del primo tempo tengono testa al Milan dei campioni. C'è poco da fare: bisogna controllare e ripartire. Lo sanno fare. Caso, quando si parte, lascia in panchina il dottor ex Di Canio: preferisce Zauri a centrocampo, al posto dell'infortunato (che batosta) Manfredini, cioè a destra e regala il debutto ufficiale a Lopez, ultimo acquisto del presidente Lolito: che Caso dirige dalla panchina, che patisce un po' Cafu, ma mostra già una buona personalità e una mezza rovesciata provvidenziale su un tiro di Kakà.
Il muro della difesa romana è alto (c'è Couto fresco di firma, non di gambe, ma non si vede, è tra i migliori dei suoi), e irrobustito dal centrocampo a cinque. Sono Muzzi, lì davanti, è tra Nesta e Stam (ex di lusso anche loro), due pilastri, troppo solo, ma non per questo in balia: cerca la collaborazione di Cesar e Zauri, e gli inserimenti di Liverani. Creano la prima palla insidiosa della serata, che Maldini, ritrovato terzino sinistro, va a buttare fuori da buon centrale. Poi però si cercano senza trovarsi, all'ultimo passaggio, e vanificano un bel po' di ripartenze. Servirebbe un'altra punta.

Il Milan parte sornione, fatica a trovare spazi e il merito è dei biancocelesti, ma è testardo, compatto, una macchina da gol. Insisti insisti, via via viene fuori il famoso tasso tecnico che fa la differenza, e Shevchenko... Fondamentale per due volte Ambrosini, la riserva d'oro (che Ancelotti in assenza di Seedorf, ha preferito a Dhorasoo e non ha sbagliato) e il grande Maldini, il capitano. "Non spingerò con la continuità di Cafu, ma lo farò", aveva detto quando ha capito che sarebbe tornato lì, a sinistra, dove è stato tra i più grandi del mondo, ma dove non giocava da tempo. Eppure è prezioso almeno quanto Cafu, se non di più: suo l'assist per il raddoppio, un bel paio di spinte importanti e una traversa che rimbalza maledettamente in campo.

E' un Milan forte, ma anche umile e duttile. Vedi Rui Costa al posto dell'olimpico Pirlo, in cabina di regia, dunque intelligente. Che non si sazia mai. Quando torna in campo spinge a chiudere la partita. Caso inserisce Di Canio per Cesar, ma per i campioni d'Italia ora è un gioco da ragazzi dominare, gestire: far girar bene la palla qui è pane quotidiano. I biancocelesti non hanno - non possono - la brillantezza e la grinta del primo tempo, non spingono più (Dida è impegnato e bravo solo su Zauri nel finale), devono solo contenere: Peruzzi e Negro ci mettono una pezza un paio di volte, poi finiscono sotto le grinfie del micidiale Andriy. Difesa da rivedere? Solito calo? Tutte e due, ma la preparazione è quella che è, come la rosa a disposizione. Caso non è mica Ancelotti, basta guardare la panchina: Carletto inserisce Crespo (per Tomasson) e quando dopo 8 minuti l'argentino sente tirare una gamba (pare contrattura), Serginho. Mimmo, con tutto il rispetto, Sannibale per Couto che ha problemi muscolari, comprensibili, Corsi per Giannichedda anche lui zoppicante. Ma nessuna tragedia, anzi tanto di cappello: in pochi, abbandonati (inevitabilmente) da tanti campioni, e con gli stipendi ridotti, non si parte favoriti, ma neanche da spacciati.

MILAN-LAZIO 3-0 (2-0)

MARCATORI: Shevchenko al 36' pt, al 43' pt; 31' st.

MILAN (4-3-1-2): 1 Dida; 2 Cafu, 13 Nesta, 31 Stam, 3 Maldini; 8 Gattuso, 10 Rui Costa, 23 Ambrosini (dal 32' st Dhorasoo); 21 Kakà; 7 Shevchenko, 15 Tomasson (dal 30' st Crespo, dal 38' st Serginho). (17 Abbiati, 5 Costacurta, 4 Kaladze, 32 Brocchi). All.: Ancelotti.
LAZIO (4-5-1): 1 Peruzzi; 22 Oddo, 23 Negro, 24 Couto (dal 32' st Sannibale), 4 O. Lopez; 8 Zauri, 6 Dabo, 16 Giannichedda (dal 34' Corsi), 20 Liverani, 10 Cesar (dall'11 st Di Canio); 11 Muzzi. (33 Sereni, 19 Pandev, 37 Angeletti). All.: Caso.
ARBITRO: Collina di Viareggio.
NOTE: Espulsi: nessuno. Ammoniti: nessuno. Spettatori 33.274 per un incasso di 459.980 euro.

di Serena Gentile
da GAZZETTA.it


Questo Milan fa davvero paura![SM=x125624]
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