Sul "Corriere della Sera" ancora Sergio Romano su JFK.

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carmelo pugliatti
00lunedì 3 aprile 2006 16:56
Sul "Corriere della Sera di oggi,3 Aprile 2006,nella rubrica di corrispondenza coi lettori,Sergio Romano interviene nuovamente su John F. Kennedy.L'ambasciatore mette in rilievo come il mito di un JFK Presidente "progressista", circolato presso una certa sinistra giovanile anni 70,sia in realtà basato su una scarsissima conoscenza storica del personaggio.Romano rievoca il falso "gap" missilistico a favore dell'Unione Sovietica cavallo di battaglia di Kennedy nelle elezioni del 1960 (come è stato recentemente dimostrato JFK sapeva benissimo che il "gap" era inesistente), i massicci programmi di riarmo ,l'imprudente e progressivo coinvolgimento in Vietnam,la tiepida attenzione per le politiche sociali.Viceversa l'Ambasciatore ricorda la figura del successore di John Kennedy,Lyndon Johnson,come il vero erede del New Deal Roosveltiano ,autore di un avanzata legislazione sociale "la grande società" e padre della legge sui diritti civili.Circa la sua tragica scomparsa,nell'articolo Romano ricorda come JFK sia stato ucciso da uno squilibrato.

[Modificato da carmelo pugliatti 03/04/2006 17.00]

!presidente!
00lunedì 3 aprile 2006 18:50
E' giusta la considerazione che fanno in molti: Kennedy fu più amato x il suo carisma che x quello che ha fatto, purtroppo...
Stefano F.
00martedì 4 aprile 2006 02:21
So che mi attirerò le ire funeste, ma spero nella onestà intelletuale di questo forum avanzando questo parallelo che ora vado a descrivere. Parlo degli ultimi due presidenti Usa, di cui uno è stato sempre aspramente criticato, anche a ragion veduta qui nel forum. Ora dirò qualcosa che se detto di Johnson all'epoca della guerra del vietman sarebbe suonato come blasfemo. E' un parallelo storico tra JFK-Johnson e Clinton-Bush J. che mi sembra utile portare non a fini di speculazione politica, ma solo per la sua singolare coincidenza. Clinton (come JFK?) è ormai assurto come a simbolo dell' america liberal, ante-terrorismo, anche se sappiamo bene che il fenomeno era già esistente e forse scatenato proprio da un'azione di quella presidenza(come forse JFK e il Vietnam ?). E poi c'è la presidenza Bush, immersa nella sua guerra (Vietnam=Iraq?), e di cui si è detto tutto il male poossibile che, però, se ragioniamo a livello di amministrazione interna scopriamo qualcosa che non ci aspetteremo, almeno a leggere i resocondi USA. Bush ha portato per la prima volta dei neri all'interno della Casa Bianca, ha aumentato la spesa pubblica più di Johnson,le spese per l’istruzione e sanitarie ecc. dando il via a quello che in parallelo fu fatto da Johnson con tra i piedi(o nel costato) la guerra del Vietnam.
Il discorso dello stato dell’Unione 2006 ha preso letteralmente in contropiede la sinistra liberal americana, soprattutto quando Bush stesso ha dischiarato guerra alla dipedenza "dal" petrolio, smimuendo tutte le teorie di complotti di guerre "per" il petrolio.
Resto sempre convinto che in Usa, eleggendo un presidente si elegge una classe dirigente che puo' sopperire o esaltare le doti del presidente di turno, come sappiamo bene di JFK.
S.
carmelo pugliatti
00martedì 4 aprile 2006 16:19
Attenzione però,c'è una grande differenza.Lo spazio di manovra di Johnson nel 1964-65 era molto più limitato di quello a disposizione di Bush.Johnson avrebbe fatto a meno volentieri della guerra in Vietnam,Bush ha cercato quella in Iraq.In Vietnam c'era bisogno di una scelta politica di grande respiro tra due ipotesi:combattere per cercare di evitare che il Sud finisse in mano comunista,o abbandonarlo discretamente al suo destino in una sorta di "ripiegamento strategico".Oggi sappiamo che la seconda ipotesi sarebbe stata quella giusta per gli interessi dell'America e dell'Occidente,ma nel 1964 la cosa non era così scontata.Bush invece avrebbe potuto tranquillamente evitare una guerra preventiva dagli esiti quanto mai incerti senza temere alcun arretramento di posizione in medio oriente (tanto più che,come sappiamo il regime laico di Saddam per quanto deprecabile non aveva nulla a che fare col terrorismo teocratico).In campo razziale,non dobbiamo dimenticare che Lincon era Repubblicano,e che Eisenhower e Nixon hanno fatto per i diritti civili altrettanto bene che i loro colleghi democratici.Nel campo della polica interna personalmente ritengo l'attuale presidente troppo "a destra" e Lyndon johnson troppo "a sinistra" per i miei gusti.La mia preferenza va verso leader moderati e centristi come Eisenhower o Kennedy.
!presidente!
00martedì 4 aprile 2006 16:34
Condivido ciò che dice il Sig. Pugliatti [SM=g27811]
Stefano F.
00martedì 4 aprile 2006 21:21
Sì, questa è la visione condivisa dalla maggior parte degli analisti. Ho letto recentemente però che alcune posizioni si vanno a modificare in cosiderazione di un più chiaro quadro d'insieme della scacchiera internazionale. Bush e, ovviamente, quando diciamo Bush parliamo del suoi quadro dirigenziale e dei suoi analisti per nulla sprovveduti, Bush, si diceva, aveva e ha necessità di non perdere il controllo di un punto vitale come il medio oriente. Tutte le grandi nazioni hanno la loro fetta di influenza in MO e, come tutti sanno, gli USA hanno nella famiglia reale Saudita il loro punto di forza. Improvvisamente gli USA si sono accorti di non poter fare più affidamento sul regime saudita e, con l'estinzione dell'attuale casa regnante, le cose si sono via via complicate. Si metta Saddam che sfrutta da par suo l'ondata di fanatismo islamico per lanciare fumo sulle sanzioni ONU! Da spada laica contro il regime iraniamo, improvvisamente di mostra con la spada sacra dell'islam. A ben guardare la liena strategica dell'amministazione Bush di qualche anno fa era quasi obbligata. Sappiamo bene tutti come la presidenza Bush sia nata sotto l'insegna dello splendido isolazionismo, e se la strategia internazionale è cambiata c'erano a monte ragioni imprescindibili scatenate dagli attentati terroristici. Per tornare al Vietnam, anche lì la Francia all'epoca ne aveva fatto una questione strategica, anche lì una guerra in due tempi, come in IRAQ.

[Modificato da Stefano F. 04/04/2006 21.26]

!presidente!
00mercoledì 5 aprile 2006 13:57
In ogni caso, comunque, la politica americana vs il medio oriente è stata prevalentemente filo-Israeliana, arrivando in rotta di collisione con i paesi (anche l'Italia a volte) che facevano quella filo-araba.
carmelo pugliatti
00giovedì 6 aprile 2006 02:04
Re:

Scritto da: Stefano F. 04/04/2006 21.21
Per tornare al Vietnam, anche lì la Francia all'epoca ne aveva fatto una questione strategica, anche lì una guerra in due tempi, come in IRAQ.

[Modificato da Stefano F. 04/04/2006 21.26]


Per un vecchio filoamericano come il sottoscritto questo è un paragone che fa venire i brividi.
!presidente!
00giovedì 6 aprile 2006 15:18
Basta ricordare la guerra del Kipper del 1973, quando l'Italia si rifiutò di concedere le basi agli americani x rifornire Israele, poichè quella guerra isolava dai conflitti nei quali doveva intervenire la Nato, oppure quando nel '98 Cossiga riuscì a convincere Gheddafi a estradare i 2 libici che erano imputati per la strage di Lockerbie, cosa che il colonnello libico non aveva mai voluto fare, o anche il golpe in Tunisia alla fine degli anni '60, dove i servizi segreti Italiani dissero la loro..
La commissione parlamentare terrorismo e stragi sospettava che ci fosse lo zampino italiano anche nel Golpe di Gheddafi (1969)...
Diego Verdegiglio
00lunedì 10 aprile 2006 19:37
Mi sa che stiamo andando un po' troppo fuori tema...
carmelo pugliatti
00lunedì 10 aprile 2006 20:17
Ha ragione,caro Verdegiglio.Tiriamo le somme: 1-esiste un John F. Kennedy "virtuale",lontanissimo non soltanto da come in realtà il Presidente era,ma persino dalla percezione che ne avevano i contemporanei (quanti italiani del 1961-63 pensavano che Kennedy fosse "di sinistra"? al massimo forse qualche estremista di destra).2-Non c'è alcun dubbio che ,al di là di una certa retorica funzionale a spuntare le armi alla propaganda comunista,JFK fosse un Presidente MODERATO,diremmo centrista.Lyndon B. Johnson era al contrario un riformista erede del New Deal Roosveltiano.L'idea di un complotto da parte oscure forze conservatici per eliminare Kennedy per mettere al suo posto un Presidente non solo molto più progressista ,ma anche incomparabilmente più bravo nel manovrare il Congresso,è totalmente demente.Il guaio di Johnson è che incontrò sulla sua strada la mina vagante del Vietnam e non seppe disinnescarla (ma,opinioni personali a parte,non sappiamo se sul Vietnam JFK avrebbe saputo far meglio ).
!presidente!
00martedì 11 aprile 2006 14:01
Kennedy era esponente del partito democratico. Si sa che gli Stati Uniti sono molto liberali, x cui la politica dei democratici viene considerata di sinistra, almeno molto diversa da quella dei repubblicani. Io lo paragono ad Aldo Moro per quanto riguarda la sua "moderazione", cioè il tentativo di portare le forze politiche a collaborare, a pensare alla pace. Che poi lui ci sia riuscito o meno è un altro discorso
carmelo pugliatti
00giovedì 13 aprile 2006 02:38
Non dimentichiamo che nel periodo precedente al 1968 il partito Democratico era caratterizzato da una maggioranza fortemente moderata (quando non addirittura da correnti conservatrici,specie in alcune aree degli Stati Uniti).Spesso si assisteva al paradosso di esponenti Repubblicani più "liberal"dei Democratici (ad esempio Nelson Rockefeller,celebre Governatore dello Stato di New York,o il Governatore della Pennsylvania William Scranton). Va ricordato poi che il Democratico Harry Truman fu il Presidente che impostò la guerra fredda,e che seppe opporsi con genialità e decisione all'avanzata dell'espansionismo Sovietico in Europa ed in Asia.Durante le elezioni del 1960 con lo slogan "nuova frontiera" Kennedy voleva proporsi come alternativa giovane e dinamica ad un amministrazione Repubblicana criticata non per essere stata poco progressista,ma per non essere riuscita a raccogliere le nuove sfide provenienti dal mondo comunista (corsa agli armamenti,egemonia nel terzo mondo,conquista dello spazio).Il più grosso torto che potremmo fare a JFK sarebbe paragonarlo ad un piccolo leader levantino come Aldo Moro.La buonanima di Moro,nelle parole di Giovanni Malagodi (Segretario del partito Liberale,uno dei politici più moderni ed intelligenti che l'Italia abbia mai avuto)era "un anima nera;convinto che alla fine il comunismo sarebbe prevalso voleva accordarsi,non si sa se per tentare di condizionarlo,o se per salvare il poco salvabile".Frasi bizantine e fumose come "le convergenze parallele" non sarebbero mai uscite dalla bocca di Kennedy.JFK era un uomo con gli attributi,Moro (parlandone da vivo,poveretto)politicamente era un eunuco.

[Modificato da carmelo pugliatti 13/04/2006 2.49]

!presidente!
00giovedì 13 aprile 2006 14:18
Sul piano della personalità sono d'accordo: non c'è paragone tra il carisma di Kennedy e quello di Moro, ma questo è un discorso che si potrebbe fare x un qualsiasi politico americano nei confronti di uno italiano. Peccato, come dice Arthur Schlesinger, che Kennedy fu "quasi grande"......
carmelo pugliatti
00giovedì 13 aprile 2006 17:00
E anche sul piano fisico...nei filmati che mostrano l'arrivo di Kennedy a Roma nel luglio 1963 il contrasto tra i nostri politici dell'epoca e JFK con il suo entourage è quasi scioccante.I nostri (con qualche rara eccezione)appaiono ridicoli,grotteschi,quasi deformi.
Stefano F.
00giovedì 13 aprile 2006 17:20
Vero! Ma fu solo apparenza: la salute del "gobbo" Andreotti valeva 10 JFK aitanti...
!presidente!
00giovedì 13 aprile 2006 17:44
In ogni caso io ritengo anche Moro un uomo di personalità: il fatto è che era troppo cattolico x avere un'idea laica dello stato. Spesso JFK e Moro venivano appunto identificati come persone che "cedessero" ai comunisti: non credo, comunque, che ciò per JFK valga....
carmelo pugliatti
00giovedì 13 aprile 2006 19:48
No,per Kennedy propio no.
carmelo pugliatti
00giovedì 13 aprile 2006 19:51
Re:

Scritto da: Stefano F. 13/04/2006 17.20
Vero! Ma fu solo apparenza: la salute del "gobbo" Andreotti valeva 10 JFK aitanti...

E tra parentesi in quell'estate del 63 Giulio Andreotti, giovane e non ancora ingobbito appariva accanto a Kennedy uno dei politici Italiani più aitanti.

[Modificato da carmelo pugliatti 14/04/2006 22.45]

Diego Verdegiglio
00giovedì 13 aprile 2006 20:47
Ricordo l'ironia che si faceva nella Prima Repubblica su alcuni cognomi di esponenti politici del tempo: Brutti, Storti e Malfatti. Quando vidi John Kennedy a Napoli, abbronzato e con un sorriso smagliante, notai il contrasto con la rispettabile fragilità da buon nonno di Antonio Segni. E tuttavia ora sappiamo che Kennedy stava letteralmente in piedi per miracolo.
!presidente!
00venerdì 14 aprile 2006 15:27
E' il segno che ci sapeva fare, il "cattolico" Kennedy. Comunque anche in Italia personaggi di spessore e carisma ne possiamo trovare tra i politici: valga x tutti l'esempio di Berlusconi o anche Fini. Ci sono poi i più combattivi (tipo p.es. Bertinotti). Forse nessuno vale un JFK...
roteoctober
00venerdì 21 aprile 2006 12:03
Ritengo che nella discussione sulla grandezza o importanza storica di JFK si sia sempre troppo sottovalutata la sua gestione della Crisi dei Missili di Cuba: se fosse stata diversa forse su Kennedy si sarebbe scritto più che su Cesare o Napoleone, ammesso che ci fosse ancora qualcuno per scrivere.
!presidente!
00venerdì 21 aprile 2006 13:48
La gestione della crisi dei missili a cuba è un nodo cruciale nella politica estera Kennediana. Difficile dire se lui poteva fare diversamente: non si poteva mica rischiare una guerra nucleare...
!presidente!
00sabato 22 aprile 2006 09:08
Probabilmente nella gestione della crisi dei missili, Kennedy fece soltanto quello che poteva fare: anzi, secondo me, la condusse ad alto livello, anche se la mancata invasione di Cuba creò disaccordi tra lui e i militari USA.
roteoctober
00lunedì 24 aprile 2006 15:13
Certo che fu una gestione di alto livello:evitò una guerra nucleare, ma non sono d'accordo che questo fu "automatico": un confronto con il luglio 1914 è sempre molto interessante, anche allora nessuno credeva veramente (dopo Sarajevo) che si sarebbe scatenato un conflitto generale per un semplice incidente.
In sintesi ritengo che la "grandezza" di Kennedy è visibile proprio nella gestione della Crisi dei Missili, anche se, purtroppo, evitare una guerra non ti assicura tante pagine sui libri di storia quanto scatenarne una.
!presidente!
00lunedì 24 aprile 2006 16:56
a JFk tante pagine di storia sono anche state dedicate xchè è stato ucciso....
Stefano F.
00lunedì 24 aprile 2006 18:24
E per dirla tutta, qualcuno si è chiesto quanta parte ha avuto nella decisione dell'URSS di installare i missilia Cuba la politica della corsa agli armamenti nucleari dell'amministrazione Kennedy.
carmelo pugliatti
00martedì 25 aprile 2006 02:37
Re:

Scritto da: Stefano F. 24/04/2006 18.24
E per dirla tutta, qualcuno si è chiesto quanta parte ha avuto nella decisione dell'URSS di installare i missilia Cuba la politica della corsa agli armamenti nucleari dell'amministrazione Kennedy.

Molta parte.Inizialmente Krusciov non stimava Kennedy,lo considerava come poco esperto ed indeciso.Probabilmente se al posto di JFK ci fosse stato Nixon (che Krusciov temeva)i Russi non avrebbero mai corso il rischio.Fu soltanto dopo la partita di Ottobre,quando i nervi d'acciaio di Kennedy piegarono i Sovietici che dal Cremlino si iniziò a guardare il giovane Presidente con occhi nuovi.Parallelamente al "mito" di Kennedy, esiste un "mito" di Nikita krusciov premier illuminato e precursore di Gorbaciov.Al contrario krusciov,malgrado l'apparenza bonaria,era un personaggio imprevedibile,uno spericolato giocatore di poker,incline ad avventuristiche e pericolosissime prove di forza con l'Occidente.La sua politica su Berlino e su Cuba spinse più volte il mondo vicinissimo alla guerra (che egli in realtà non volesse realmente un conflitto è un altro discorso).La dura lezione subita nell'Ottobre 1962 mise in moto l'inesorabile meccanismo che avrebbe portato due anni più tardi alla sua defenestrazione.Paradossalmente senza Krusciov il mondo fu un posto più sicuro.
carmelo pugliatti
00martedì 25 aprile 2006 02:46
Re:

Scritto da: roteoctober 24/04/2006 15.13
Certo che fu una gestione di alto livello:evitò una guerra nucleare, ma non sono d'accordo che questo fu "automatico": un confronto con il luglio 1914 è sempre molto interessante, anche allora nessuno credeva veramente (dopo Sarajevo) che si sarebbe scatenato un conflitto generale per un semplice incidente.
In sintesi ritengo che la "grandezza" di Kennedy è visibile proprio nella gestione della Crisi dei Missili, anche se, purtroppo, evitare una guerra non ti assicura tante pagine sui libri di storia quanto scatenarne una.

Il confronto con il 1914 era ossessivamente presente nelle menti di tutti i politici dell'epoca (per lo meno quelli Occidentali).Uno dei libri preferiti di Kennedy era "i cannoni di Agosto",sull'inesorabile e sciagurato meccanismo che mise in moto la prima guerra mondiale.In realtà ,grazie a nuovi documenti storici recentemente emersi,oggi sappiamo che non vi fu nulla di casuale nell'inizio di quel conflitto,e che gli Austrotedeschi (sopratutto i tedeschi)presero a pretesto la morte dell'impopolare e assai poco rimpianto Arciduca Francesco Ferdinando per scatenare una guerra preventiva contro le potenze dell'Intesa (Francia,Russia,Inghilterra).

[Modificato da carmelo pugliatti 25/04/2006 2.47]

roteoctober
00martedì 25 aprile 2006 21:53
Ha dei riferimenti bibliografici circa le nuove fonti che accusano di "premeditazione" le Potenze Centrali?
Io mi sono effettivamente formato su opere di qualche anno fa: la Tuchman senz'altro, ma anche diversi altri che però più o meno orbitano tra gli anni '50 e '60.
Mi scuso se la cosa è un po' off-topic, ma mi interessa moltissimo, anche perchè voglio veramente capire quanta e quale "premeditazione" viene attribuita: per una guerra europea o per un semplice aggiustamento di confini?
Dopo tutto persino Hitler nel 1939 non pensava di scatenare una guerra mondiale attaccando la Polonia: credeva che Francia ed Inghilterra si sarebbero tirate indietro ancora una volta (anche qui le opinioni non sono concordi, ma è materia sulla quale sono più ferrato).
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