Storia e Memoria

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cari@tide
00venerdì 3 luglio 2020 14:31
Barbero riflette, assieme a noi, su questo cruciale duopolio del sapere
Storia Vs Mewmoria

ugo.p
00sabato 4 luglio 2020 03:43
Lezione particolarmente coinvolgente
almeno per me dato che a mio nonno e' successa la stessa cosa che al nonno di Barbero. Toc toc vennero i partigiani a prenderlo e poi mia madre ando' a cercare il corpo
Il garfagnin fuggiasco
00sabato 4 luglio 2020 17:31
Re: Lezione particolarmente coinvolgente
ugo.p, 04/07/2020 03:43:

almeno per me dato che a mio nonno e' successa la stessa cosa che al nonno di Barbero. Toc toc vennero i partigiani a prenderlo e poi mia madre ando' a cercare il corpo




Brutta storia. Che ha ancora strascichi in paese. E nel Paese.


ugo.p
00domenica 5 luglio 2020 09:16
Re: Re: Lezione particolarmente coinvolgente
Il garfagnin fuggiasco, 2020/07/04 17:31:




Brutta storia. Che ha ancora strascichi in paese. E nel Paese.





Ti puoi immaginare in famiglia.


cari@tide
00domenica 5 luglio 2020 15:10
Scusa la domanda Ugo.
come si sente nel video, Barbero, col tempo, ha scoperto che il nonno in effetti era un fervente fascista, anche se i parenti dicevano di no. Tu cosa hai scoperto del tuo?
ugo.p
00lunedì 6 luglio 2020 10:50
Re: Scusa la domanda Ugo.
cari@tide, 2020/07/05 15:10:

come si sente nel video, Barbero, col tempo, ha scoperto che il nonno in effetti era un fervente fascista, anche se i parenti dicevano di no. Tu cosa hai scoperto del tuo?



Scusa Cariatide ma devo prendermi un po' di tempo per rispondere....la cosa e' delicata ed ho bisogno di pensarci sopra. Non e' per me e la m9ia famiglia questione a cui si possa rispondere di getto.

ugo.p
00lunedì 6 luglio 2020 14:24
Caro Cariatide
Provo a risponderti. “Provo” nel senso che cerchero’ di uscire dall’ambito della “triste cronaca famigliare” per ricondurre il tutto al “nocciolo” di questo topic, cioe’ Memoria Vs Storia.
Partiamo dalla cronaca di allora. Mio nonno dirigeva l’ufficio postale del mio (e del GF) paese natale. Un paese della Garfagnana che purtroppo si trovava in piena zona di guerra essendo compreso nella cosiddetta “Linea Gotica”. Una zona dove la guerra stagno’ a lungo fra il 1944 ed il 45. Una sera, come ho scritto, vennero i partigiani a prenderlo e da allora la moglie ed i 4 figli non lo rividero piu’ (almeno da vivo) Mio nonno conosceva quelli che lo vennero a prendere per cui ando’ con loro abbastanza serenamente dicendo ai famigliari che non si preoccupassero che certamente si sarebbero chiariti. Dopo pochi giorni mia madre (che allora aveva 21/22 anni)e sua madre, furono avvertite della morte e di dove potevano trovare il corpo.
Ed a questo punto esco dalla cronaca per effettuare un primo aggancio con il tema del topic. Nessuno si puo’ sorprendere se i famigliari hanno in seguito maturato un profondo odio per parole come partigiani, resistenza, comunisti ecc. Ad onor del vero va detto che mia madre riusci’, a differenza delle sorelle e del fratello, ad operare un’analisi assai piu’ approfondita e “storica”. Mia madre sosteneva infatti, che la resistenza era stata un fattore positivo, ma che al suo interno ci fossero stati anche dei cialtroni quali quelli che avevano ucciso suo padre (questa analasi la riservava unicamente a noi figli per non far soffrire i suoi fratelli che nel frattempo si erano tutti schierati con il MSI di Almirante, mentre mia madre nel segreto dell’urna votava per Nenni).
Col passare degli anni la situazione sembrava ormai “cristallizzata” ed in qualche modo raffreddata. A riaccendarla ed a farla deflagrare ci pensai io. Nel 1985 mi candidai alle elezioni comunali di Lucca nelle liste di Democrezia Proletaria. Fu la fine del mondo. Mia zia (che all’epoca della morte del padre aveva 14 anni) ando' in lacrime da mia madre a rimprovererle che suo figlio era assieme a quelli che avevano ucciso il loro padre. Non ti nascondo che questo mi fece male (soprattutto pensando al dolore di mia madre) per cui decisi di approfondire la cosa. Tramite conoscenze comuni (partito e istituto storico dela resistenza ) venni a sapere che nel dopoguerra c'era stato un processo in cui, sul banco degli imputati, sedeva la banda responsabile della morte di mio nonno e di un'altra assai simile. Dalla lettura dei documenti risulto' che la maggior parte dei partigiani era contraria all'idea di fucilare un compaesano (senz'altro consapevoli degli strascichi che ne sarebbero derivati in un posto tanto piccolo) ma a decidere era l’ufficiale di collegamento, un ufficiale inglese, il Maggiore Oldman. Il quale teoricamente doveva fungere da punto di colegamento fra la resistenza locale (nell’alta garfagnana) ed il comando alleato; in realta' la comunicazione era il piu’delle volte unidirezionale ed i partigiani si trovavano ad eseguire ordini del CNR e del comando alleto. Compito principale del maggiore era quello di smantellare la macchina statale repubblichina di cui mio nonno era, hailui, un ingranaggio abbastanza importante dato che da lui passavano le cartoline precetto per la chiamata alle armi.
Quindi mio nonno non fu ucciso in quanto fascista ma in quanto direttore dell'ufficio postale. Negli atti del processo, Oldman, cita un suo rapporto al comando in cui, a riprova della validita’ del suo operato, riferisce che per diverso tempo l’uffico postale rimase bloccato in quanto nessuno intendeva sostuire mio nonno consapevole della fine che avrebbe fatto.
Prima di concludere con alcune considerazioni sul tema del topic, mi permetto un ultimo postfatto.
Quanto sopra scritto lo appurai nel 1985 ma essendosi trattato di un processo pubblico ero convinto che ne fossero a conoscenza anche i miei zii ma che oramai l’odio per “il nemico” fosse cosi’ consolidato da non tener nemmeno conto di queste “attenuanti”
Invece non era cosi’, dato che la mia famiglia, in quegli anni, era sfollata altrove per cui non aveva potuto e forse neanche voluto seguire il processo. Per cui quando sul finire degli anni ‘90, un politico locale ritiro’ fuori la questione del nonno per fini propagandistici (il classico chi sa parli) e venne fuori la storia del maggiore ecc, i miei zii ed anche mia madre caddero davvero dalle nuvole. Fui particolarmente colpito dalla reazione di mia zia, che all’epoca aveva piu’ di 70 anni, la quale ebbe un tracollo nervoso (cosa tenuta nascosta all’interno della famiglia) con crisi di pianto intramezzate da frasi del tipo: “ho buttato via la mia vita, ho vissuto coltivando un odio immotivato”......per la cronaca poi si riprese e torno’ ad essere fascistissima ma il tracollo fu breve ma intenso.
In tutto quanto scritto finora possiamo trovare un’ulterirore conferma di quanto Barbero ha esposto nel video ossia che la memoria , soprattutto una memoria legata ad uno scontro si’ violento, non puo’ non essere fallace e soprattutto non puo’ essere condivisa. La memoria di chi tira un pugno non sara’ mai uguale aquella di chi quel pugno se l’e’ preso. Ed anzi con il passare del tempo la memoria del primo trarra vigore dalla convinzione della “giustizia” implicita nel suo atto mentre nel secondo si brafforzera’ la convizione del torto subito.
Questo e’ stato di fatto cio’ che e’ accaduto in Italia allora. Una parte considerevole di italiani ha “tirato un pugno” ad un’altra parte e col tempo le memorie di entrambe le parti hanno seguito l’evoluzione di cui sopra. L’ANPI ha talmente legato indissolubilmente i propri ideali a quelli di liberta’ ed uguaglianza al punto che in ogni battaglia per i diritti rivendica una continuita’ con i propri anche se si tratta, ad esempio,di diritti degli omosessuali. Mentre gli sconfitti, certi del torto subito, rivendicano pari dignita’ per i loro morti.
Insomma nel caso di mio nonno, come nel caso di tantissime altre vittime di guerra non possiamo prendere a testimonianza (testimonianza storica intendo)il dolore e le sofferenze provate dai congiunti. E’ come quando certi pessimi giornalisti vanno a chiedere ai genitori di bambino ucciso che cosa provano. Ma che c...o volete che provino? Dolore! Ed il dolore ho sempre creduto debba ritenersi cosa privata da rispettare.

macosamidicimai
00lunedì 6 luglio 2020 21:59
credo
che sia dalle parole di Barbero che da quanto ha scritto Ugo.p, si possa trarre l'insegamento che storia e memoria sono entrambe fondamentali per la conoscenza umana ma non sono equiparabili in quanto appartengono a "sfere" differenti. La storia rientra in quella della logica e della ragione, la memoria appartiene a quella dell'emozione e quindi non solo risulta fallace ma spesso volutamente plasmabile e plasmata dai propri sentimenti.
cari@tide
00martedì 7 luglio 2020 15:45
Carissimo Ugo
innanzitutto scusami, non era mia intenzione risvegliare in te, con la mia domanda, dolorosi ricordi. Quello che mi, e ti, chiedevo era se anche tu, come Barbero, avevi trovato profonde discrepanze fra realtà storica e memoria in questo caso familiare. In pratica cercavo nel caso di tuo nonno un'ennesima conferma della difficoltà di ricercare la verità attraverso le singole testimonianze. Difficoltà che il tuo racconto sembra confermare.
ugo.p
00domenica 19 luglio 2020 05:17
Re: Carissimo Ugo
cari@tide, 2020/07/07 15:45:

innanzitutto scusami, non era mia intenzione risvegliare in te, con la mia domanda, dolorosi ricordi. Quello che mi, e ti, chiedevo era se anche tu, come Barbero, avevi trovato profonde discrepanze fra realtà storica e memoria in questo caso familiare. In pratica cercavo nel caso di tuo nonno un'ennesima conferma della difficoltà di ricercare la verità attraverso le singole testimonianze. Difficoltà che il tuo racconto sembra confermare.



scusa la risposta tardiva ma in questi giorni sto cercando di far ripartire il mio lavoro e non e' cosa facilissima.
Allora: prima di tutto non ti devi scusare. Anche se per mia madre ed i suoi fratelli si e' trattato di un evento traumatico che ha segnato la loro vita, per le generazioni successive (come la mia) l'impatto e' assai meno doloroso.
Comunque ritornando al tema del topic, direi che, come ha gia' affermato macosamidicimai, memoria e storia appartengano a dimensioni diverse. La memoria appartiene a quella emotiva mentre la storia a quella della logica, della ragione.
Eppure, anche se diversi, questi due elementi sono entrambi fondamentali per la conoscenza ed il progresso umano. poiche' come gia' scritto in questa cartella: senza memoria, la storia e gli errori/orrori ad essa connessi, tornano ripetersi.
Quindi, cercando di trarre una conclusione da quanto detto da Barbero ed emerso dalle nostre considerazioni, direi che mentre la storia nella ricerca della verita', nell'analisi di un determinato periodo ecc, deve necessariamente prendere con molta cautela le testimonianze singole e la memoria individuale, deve altresi'saper parlare alla memoria, Ossia, affidarsi ad un linguaggio comprensibile e "umano", cioe' emotivo, affinche' le lezioni che insegna possano essere affidate alla memoria dei singoli per non andare perse.
Vi faccio un esempio: fra gli argomenti storici che tuttora ricordo meglio vi e' l'episodio della Comune di Parigi. Lo ricordo perche' il primo a raccontarmelo fu un caro amico, Francesco, che era anche maestro elementare per cui sapeva come raccontare le cose e soprattutto sapeva coinvolgerti nei suoi racconti. Racconti che non erano mai una fredda esposizione dei fatti; sapeva descriverti la disperante poverta' del popolo, l'odiosa protervia dei nobili ecc. Era talmente bravo a dipingere il contesto di quella pagina di storia che mi ricordo di avergli chiesto se era stato presente al fatto.:)
A parte gli scherzi una riprova di quanto detto l'abbiamo dallo stesso Barbero, che ogni volta riesce a riempire sale con centinaia di persone (persone normali. non addetti ai lavori) che ascoltano un professore parlare di storia. Un tempo sarebbe stato impensabile.
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