Uruguay 1930...tutto ebbe inizio lì
Quelli di Germania son iniziati da qualche giorno. Poiché la dimensione storica è l'essenza del sapere, è il caso di affrontare i mondiali conoscendo almeno un po' quello che è accaduto nelle passate edizioni.
Lo faremo essendo sintetici e cercando di far capire cosa accadesse nel mondo intorno al pallone. E scopriremo, per esempio, che la passione per il calcio era forte e pervasiva come lo è adesso. Altrimenti non si spiega perché, all'indomani della prima finale (Uruguay-Argentina 4-2), le relazioni diplomatiche tra i due paesi furono interrotte.
La prima edizione dei Mondiali si giocò in Uruguay su decisione della Fifa (Federation International Footbal Association), che nel 1926 decise per il paesello sudamericano in quanto la sua nazionale era la più forte al mondo, reduce da due ori olimpici consecutivi (Parigi 1924, Amsterdam 1928).
Per l'occasione, a Montevideo, fu costruito uno stadio avveniristico: il Centenario, 80mila posti, così chiamato perché nel '30 si festeggiavano i 100 anni della Repubblica uruguagia.
Organizzare i mondiali fu difficile. Meno di un anno prima, nell'Ottobre del 1929, Wall Street fece "crack", e le crepe si estesero un po' in tutto il mondo. Anche in Sud America. I soldi, nelle casse del comitato organizzatore, cominciarono a scarseggiare. Si ricorse all'autotassasione dei cittadini.
Cosa accade, nel mentre, nel pianeta?
In Italia parte la serie di investimenti pubblici che caratterizzerà il periodo fascista. Si bonificano le Paludi Pontine, si sventra Roma riassettandone l'urbanistica, si ghettano le basi per la nascita di istituti quali Iri e Imi. Lo Stato, insomma, diventa padre e padrone della vita dei cittadini.
In Germania, l'instabilità politica che nel 1993 aprirà le porte al cancellierato di Adolf Hitler si fa sempre più evidente. Al governo di centrosinistra del cancelliere Mueller si sistituisce quello di centrodestra di Bruening. Intanto, il partito Nazionalsocialista conquista 107 seggi al Reichstag.
In Etiopia, il ras Tafari Makonnen viene incoronato imperatore con il nome di Hailé Selassié. Un nome che gli italiani impareranno a conoscere.
Tra curdi e iracheni, anche allora, i rapporti non sono ottimi: frequenti gli scontri nella regione.
In Vietnam nasce il partito comunista, guidato da Ho Chi Minh. Questo nome lo impareranno a conoscere gli americani (che in quell'edizione dei mondiali arriveranno terzi).
A proposito di
America, il presidente Hoover alza i dazi doganali per far fronte alla crisi economica. La misura è pessima, e coinvolge ancora di più le economie europee nell'onda lunga del crollo di Wall Street.
L'Argentina, finalista al mondiale, affronta una crisi politica che porta al potere il dittatore Hipolito Irigoyen.
In Brasile non va meglio: Getulio Vargas, governatore della provincia del Rio Grande do Sul, guida una rivolta contro il presidente Luiz Pereira. Costretto alle dimissioni, questi gli lascia il governo del Paese. E Vargas si trasforma in un dittatore.
Quanto ai mondiali, tutti i risultati e le statistiche si possono leggere qui. Per il '30, basti dire che l'Italia non partecipò. Troppo alti i costi della trasferta. Assenti anche l'Ungheria, la Svezia, la Spagna, l'Olanda.
Si giocò dal 13 al 30 luglio, in pieno inverno australe. La prima partita fu Francia-Messico, giocata davanti a 500 spettatori infreddoliti. Vinsero i «galletti» francesi 4 a 1. La coppa, s'è detto, andò invece ai padroni di casa. Si trattava di una scultura in oro massiccio, pesante 1,8 kg e dalla forma di una vittoria alata. La realizzò l'orafo francese Abel Lafleur e fu intitolata a Jules Rimet, presidente Fifa.