Independent Days, 2 settembre Arena Parco Nord a Bologna.
Dividerò le valutazioni per gruppi, posto che, comunque, siamo andati lì solo per i Tool
Aprono il Festival i Petrol: un gruppo italiano sullo stile, ormai stra-ustilizzato, dei Verdena-Marlene Kuntz. Non suonano male, ma ovviamente sono sconosciuti e, il pubblico, che ha appena iniziato a entrare nell'arena, non li aiuta. Buona musica, ma suonano troppo poco per essere valutati bene.
Voto: 6 di fiducia.
Decidiamo così di appostarci sulla collinetta dell'arena, in posizione centrale, in modo da avere buona visione dei concerti a seguire.
Seguono i Billy Talent, vera nota negativa del festival: fanno un punkettino da classifica tipo Sum41, che ascoltavo quando avevo 12 anni. Aggiungiamoci pure che cantante ha davvero una pessima voce e che molte canzoni sono parse molto simili fra loro e banalotte. Inoltre, suonano un pezzo il cui ritornello è IDENTICO a quello di Daitarn 3!
Voto: 3
Rimaniamo appostati sulla collina a seguire anche i Trail of Dead.
Gruppo che non conoscevo affatto, ma di cui mi era stato parlato bene da Marcodead. In effetti non se la cavano male, se non altro, fanno melodie non banali, anche se un pò troppo poppettare per i miei gusti.
Nota positiva: partono con due tastieristi per le prime due canzoni, poi da lì in poi un tastierista va a fare il secondo batterista, facendo perlomeno qualcosa di non scontato. Coinvolgono pochissimo il pubblico, ma a volte è anche un bene: se non sei uno show-man è inutile fare gli idioti sul palco.
Voto: 6,5
Dopo i Trail of Dead avanziamo fra la folla per iniziare a prendere dei posti migliori, consapevoli che mancano ancora due gruppi ai Tool.
Questa volta è il turno degli Hot Hot Heat. L'unica cosa che colpisce di loro è l'aspetto: il cantante è concio peggio di uno dei Cugini di Campagna (capello biondo ricciolo, giacca bianca stretta, con sotto maglia bianca attillata e bretelle nere, pantalone attillatissimo che, in certi casi, ha mostrato pure qualcosa
), ma anche gli altri componenti del gruppo non erano messi meglio. Riescono pure a offendersi quando si accorgono che nessuno è lì per loro.
Musica non eccezionale, il classico indie rock, che tanto va di moda in questi ultimi anni.
Voto: 5,5
Guadagniamo posizioni sotto il palco, siamo ormai in quinta, sesta fila.
Verso le 7 meno 10 iniziano a suonare i Maximo Park, che già conoscicchiavo qualche pezzo.
Suonano molto bene e il cantante (sebbene vestito anche lui in maniera quantomeno opinabile) è molto bravo a coinvolgere il pubblico e, nel corso del concerto, si dimostra anche simpatico.
Bassista e chitarrista poco spettacolari, ma molto precisi, mentre il batterista è il sosia di Richie Cunningham di Happy Days.
Buon concerto il loro, riescono anche ad animare il pubblico, nonostante fossero poco conosciuti. Unico loro grande difetto: suonano prima dei Tool e quindi non si vedeva l'ora che se ne andassero.
Voto: 7,5
Alle 9 meno 20, dopo un lungo lavoro di cambio palco, entrnano finalmente in scena i Tool.
L'attacco con Jambi è da brividi: sotto il palco si scatena il delirio.
Pure troppo delirio: per evitare danni fisici decidiamo al secondo pezzo di defilarci un pò in modo da goderci il concerto.
E' uno spettacolo puro, giochi di luci ed ombre, con i Tool che suonano come su cd, meglio che su cd.
E' ncredibile come non commettano mai un errore, come la loro esecuzione sia perfetta in ogni minimo particolare.
Il loro non è un concerto, ma uno show puro, un viaggio psichedelico nel loro mondo musicale.
Fanno molti pezzi di 10.000 days (tra gli altri Vicarious, Jambi e Rosetta Stoned), Lateralus e pochi altri pezzi più vecchi... il tutto accompagnato da delle proiezioni video alle loro spalle, veramente del concepite, in modo da creare un'ambientazione unica.
Vicarious è il pezzo più emozionante di tutto il concerto: due percussionisti si affiancano alla batteria di Danny Carey per creare un'atmosfera unica, che sono i Tool sanno trasmettere.
Sono costretti a suonare solo per un'ora e un quarto, comunque intenissima, in cui non si concedono e non ti concendono mai una pausa.
Grande esibizione, con l'unico difetto di durare troppo poco... Si guadagnano così la mia partecipazione a un loro concerto nei prossimi tempi, dato che due ore di Tool a questo livello sarebbero veramente una goduria.
Voto: 9,5
Per chiudere il festival, suonano i Nine Inch Nails.
Noi decidiamo di andare a mangiare qualcosa, ma la coda è lunghissima e ci perdiamo i primi pezzi.
Loro utilizzano delle "bande" che scendono dall'alto, che possono essere trasparenti o illuminate, sui cui proiettare sopra qualcosa.
A volte si mettevano dietro queste bande, a volte davanti, a seconda del pezzo e della situazione. Qualità di qusti effetti molto alta, anche perché ce li vediamo nuovamente dalla collina, dove questi effetti rendono al massimo. Anche loro fanno per la maggior parte pezzi del nuovo album Year Zero, ma rispolverano anche qualche loro vecchio successo.
Il batterista picchia come un animale, ma è allo stesso tempo molto preciso nella sua esecuzione.
Riescono anche loro a creare una grande atmosfera, richiamando anche in parte la psichedelia e il "viaggio" che i Tool avevano fatto partire prima.
Voto: 8,5
Appena finito il concerto schizziamo via per evitare il traffico e ripartiamo, stanchissimi ma soddisfatti della giornata.