Stati Uniti: dalle elezioni in Texas ed Ohio nuove indicazioni per le elezioni presidenziali

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Arvedui
00giovedì 6 marzo 2008 15:30
Stati Uniti: dalle elezioni in Texas ed Ohio nuove indicazioni per le elezioni presidenziali

Con la vittoria elettorale in Texas, Ohio, Rhode Island e Vermont John McCain ha superato la soglia dei 1191 delegati a favore necessaria per guidare il Partito Repubblicano alle prossime elezioni presidenziali di novembre. Differente la situazione nel Partito Democratico: si è infatti riaperta la sfida tra Hillary Clinton e Barack Obama per la leadership e le vittorie della Senatrice di New York sembrano indicare che la divisione in seno al Partito e l’elettorato Democratico non sembra essersi ancora ricomposta. Bisognerà probabilmente attendere le primarie in Pennsylvania il 22 aprile per conoscere il nome del candidato che guiderà il Partito alla corsa alla Casa Bianca.

Simone Comi

Equilibri.net (06 marzo 2008)

La vittoria di McCain apre la campagna repubblicana per le presidenziali

La vittoria dell’ex Senatore dell’Arizona John McCain nei quattro Stati chiamati al voto nell’ultima tornata elettorale ha ufficialmente aperto la campagna elettorale del Partito repubblicano in vista delle elezioni presidenziali di novembre. McCain ha superato infatti la soglia dei 1191 delegati a favore necessaria per aggiudicarsi la leadership del Partito alla Convention e ha ricevuto l’endorsement dal Presidente Bush, che ha ufficialmente appoggiato la sua candidatura e lo riceverà questa settimana alla Casa Bianca per un confronto sui temi della prossima campagna elettorale per le presidenziali.

Il risultato del voto ha portato alla rinuncia alla candidatura Mike Huckabee, l’ex pastore battista ed unico sfidante rimasto a contendere a McCain la leadership del Partito. L’ex Governatore dell’Arkansas, che da outsider di queste primarie si è trasformato in candidato capace di spostare gli equilibri elettorali, ha fatto sapere che sosterrà la candidatura di McCain per la Casa Bianca scegliendo così di ricongiungere le preferenze dell’elettorato repubblicano in favore di un solo candidato forte. La possibile spaccatura all’interno del Partito Repubblicano è infatti stata uno dei temi di interesse della campagna elettorale nelle primarie: molti dei leader del Grand Old Party infatti non hanno mai nascosto un certo scetticismo per il programma e le posizioni di McCain rispetto ad alcuni temi da sempre considerati fondamentali dalle correnti più conservatrici del Partito. Dal momento della rinuncia alla candidatura di Mitt Romney si sono susseguite voci sempre più insistenti che descrivevano duri scontri all’interno della compagine repubblicana: in molti avrebbero preferito infatti appoggiare un indipendente o veder governare per un mandato un presidente Democratico piuttosto che appoggiare l’ex Governatore dell’Arizona. La scissione all’interno dei Repubblicani sembra essere stata allontanata dalle ultime dichiarazioni di McCain, pronto a mantenere ancora le truppe in Iraq almeno fino a che non sia possibile un ritiro onorevole e a chiedere agli alleati un aumento delle truppe in Afghanistan per sollevare da un compito gravoso le truppe statunitensi di stanza nel paese.

A seguito del risultato elettorale nelle primarie le dichiarazioni di McCain hanno sottolineato vari punti del programma elettorale tra cui l’economia e le politiche energetiche per il futuro. Le proposte del candidato repubblicano alla presidenza sono chiare: favorire la globalizzazione e ridurre le tasse saranno i due punti chiave del programma economico mentre la diversificazione delle risorse energetiche sarà il tema che l’ex Governatore dell’Arizona utilizzerà come trait-d’union per presentare la politica estera e di sicurezza nazionale. Il tema della diversificazione sarà il naturale proseguimento delle politiche già messe in atto dall’attuale amministrazione: da tempo il presidente Bush ha avviato una politica di rapporti commerciali con il Brasile, paese con cui gli Stati Uniti hanno un interesse comune fondamentale rappresentato dallo sviluppo della produzione e della ricerca sui biocaburanti.

Le attuali posizioni di McCain rispetto a temi come l’ambiente, le risorse energetiche e le politiche di sicurezza potrebbero cambiare nell’avvicinamento alle elezioni di novembre: è infatti auspicabile pensare che difficilmente il candidato Repubblicano alla presidenza sconfessi ora l’attuale amministrazione statunitense, appartenente allo stesso Partito.

Hillary Clinton torna in corsa per la leadership del Partito Democratico

Con le vittorie in Texas, Ohio e Rhode Island Hillary Clinton ha interrotto la serie di vittorie elettorali di Barack Obama che aveva caratterizzato nell’ultimo periodo le elezioni primarie del Partito Democratico. Il Senatore dell’Illinois era stato presentato dalla stampa, forse troppo precipitosamente, come il candidato favorito alla guida del ticket Democratico per le elezioni presidenziali di novembre, ma la sua candidatura sembra attraversare una crisi di consensi che rischia di diventare insanabile. Molti analisti avevano preannunciato il recupero e la vittoria di Obama in Texas, Stato che avrebbe potuto consegnargli la leadership nel numero dei delegati, ma quanto previsto si è realizzato solo in parte. Il Senatore dell’Illinois è infatti riuscito a colmare il divario che lo distanziava da Hillary Clinton nei sondaggi erodendo una buona percentuale di voti alla Senatrice di New York, ma dopo una settimana di intensa campagna elettorale i risultati delle urne hanno premiato l’ex First Lady. Negli ultimi giorni, che si sono dimostrati decisivi per risolvere la disputa elettorale, la Clinton è apparsa non solo più pragmatica ma anche molto sicura e battagliera attaccando Obama sul programma e puntando sul tema della sicurezza per convincere gli indecisi e i più scettici ad accordarle le preferenze necessarie a sconfiggere il suo avversario.

Quella che da molti analisti e giornalisti è stata descritta come la marcia inarrestabile di Obama verso la corsa alla presidenza si è dimostrata invece un risultato nato dall’euforia della vittoria e non la svolta sostanziale nelle preferenze dell’elettorato che tutti si aspettavano. Obama è finora riuscito a vincere con la sua empatia e le sue proposte di cambiamento solo in Stati considerati “minori” nella contesa elettorale mentre sono andati ad Hillary Clinton gli Stati chiave per la corsa alla Casa Bianca come California, Texas, Ohio e Massachussets.

Non sono solo i risultati a mettere in difficoltà il Senatore nero, che nell’ultimo periodo è sempre meno gradito a quei mezzi di informazione che ne hanno in parte decretato il grande successo. La poca esperienza di Obama su temi fondamentali come la sicurezza e la politica estera e il fatto che abbia finora presentato il programma elettorale in maniera evasiva sono i punti fondamentali delle critiche che sono apparse sulle maggiori testate nazionali, inficiando a livello comunicativo le dichiarazioni del candidato e compromettendo la portata del messaggio della sua campagna. La pragmaticità nelle proposte e la sicurezza nel presentarle si sono rivelati punti di forza per Hillary Clinton nel momento di maggior crisi per la sua candidatura alla guida del Partito. Nelle ultime uscite elettorali alla vigilia del voto in Stati come Ohio e Texas, fortemente colpiti dalla crisi economica che sta frenando la crescita negli Stati Uniti, Hillary Clinton ha saputo convincere gli elettori che sono stati più coinvolti nella possibile recessione statunitense: i lavoratori del comparto industriale. La Senatrice di New York ha incentrato il messaggio elettorale degli ultimi giorni della campagna sulla presunta incapacità di Obama di saper essere il miglior comandante in capo per il Paese fin dal primo giorno: la strategia è risultata vincente forse anche perché molti degli elettori hanno tenuto in considerazione il fatto che Hillary Clinton avrebbe al suo fianco unex-presidente ancora molto amato e capace di sostenerla nell’affrontare i momenti più delicati in politica interna ed estera. Il programma della Clinton è stato presentato chiaramente sia alla stampa che agli elettori e ha come punti di forza un recupero del welfare state modificato nel corso dei due mandati della presidenza di George Bush, la ripresa economica e il ritiro immediato delle truppe in Iraq.

Conclusioni

Rimane aperta e contrassegnata dall’incertezza la corsa dei candidati del Partito Democratico per la guida al ticket alle presidenziali. La situazione lascia pensare che la nomination verrà decisa con certezza solo alla convention in programma a fine agosto a meno di importanti novità nel corso dei prossimi mesi. Le elezioni in Pennsylvania il 22 aprile saranno probabilmente un buon indicatore per capire quali sono gli umori all’interno del Partito e per provare ad ipotizzare quali saranno le scelte dei superdelegati a Denver. Hillary Clinton è accreditata di un vantaggio vicino al 9% dai maggiori istituti per i sondaggi, è quindi lecito aspettarsi un ulteriore recupero nel numero dei delegati a favore dell’ex First Lady. Alcuni analisti hanno ipotizzato la possibilità di un ticket composto da entrambi i candidati Democratici per le prossime elezioni presidenziali ma allo stato attuale della competizione è difficile pensare che la Clinton o Obama accettino la candidatura alla vicepresidenza.

La campagna per le presidenziali è iniziata nelle file Repubblicane e i prossimi mesi serviranno a McCain per compattare il Partito e conquistare l’appoggio dei conservatori più radicali. E’ auspicabile pensare che il candidato alla vicepresidenza per il ticket che guiderà i Repubblicani a novembre sarà un rappresentante vicino alle correnti più conservatrici del Partito così da avvicinare alla candidatura dell’ex Governatore dell’Arizona gli elettori indecisi in Stati più legati alla tradizione del Grand Old Party, come nel Sud del paese.
Armilio1
00giovedì 6 marzo 2008 21:27
Interessante questo articolo...che dire,i nodi di Obama sono arrivati al pettine...la sua poca concretezza è risaputa...potrebbe essere strategia diversa,ovviamente...
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