macrino
10martedì 1 gennaio 2019 09:39
Sempre mi rincorre la malinconia,
anche quando sfugge ai drappi
delle nubi un raggio, benché mi strappi
la gioia alla sorte che è solo mia.

Altri sentieri – ardui - scelsero gli dei
per me. Quale volo di fugace
libellula il sogno: ahi tenace
mi stringe a sé l’affanno. Vorrei

adagiare il cuore sulla radura
e perdermi fra le curve del vento
ove si librano aironi d’argento
e fluisce l’azzurro in un’ansa pura!

Ma qui mi aggiro sotto gli stendardi
della notte scheggiata di vetri,
qui fra angeli e angoli tetri
dove la luna saetta algidi dardi.

Banantilaro
00lunedì 14 gennaio 2019 19:25
Mi è piaciuto tantissimo l'uso delle parole, anzi delle lettere. I suoni duri della seconda e dell'ultima strofa e quelli più liberi della terza. O perlomeno al mio orecchio così è parso! Applausone
macrino
10venerdì 18 gennaio 2019 12:12
E' stata una scelta inconscia di cui mi rendi conscio: i suoni taglienti, duri, striduli dell'ultima strofa evocano la disperazione, mentre quelli più liquidi e dolci della precedente strofa richiamano l'abbandono ad un soave ricordo. I suoni consuonano con i significati.

Ciao
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