Speciale Benedetto XVI a Cagliari 7 settembre 2008

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Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:46
Il santuario di Bonaria meta del Papa in Sardegna

Dove i marinai sostano
per conoscere la direzione del vento


di Mario Ponzi

Quella sottile trama mariana che permea il magistero di Benedetto XVI - sottolineata tra l'altro dall'arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, nell'intervista rilasciata al nostro giornale all'indomani della visita del Papa a Santa Maria di Leuca e a Brindisi - si arricchisce di un'altra maglia preziosa. Com'è noto, il prossimo 7 settembre, prima domenica del mese, il Pontefice si recherà a Cagliari per venerare il simulacro di Nostra Signora di Bonaria.

Concluderà così le celebrazioni dell'anno centenario della proclamazione della Madonna quale "Patrona massima" della Sardegna. Furono inaugurate il 13 settembre del 2007, lo stesso giorno in cui, cento anni prima, Papa Pio x aveva attribuito il titolo alla "Signora dei sardi".


La storia di questa statua mariana, sulla quale da oltre sette secoli si appuntano ansie, preoccupazioni e speranze delle genti del mare della Sardegna, non sembra dissimile dalle tante altre che si tramandano in ogni angolo della terra, laddove nel cuore della tradizione religiosa un posto speciale è riservato alla Madre di Dio. Fiumi di parole sono stati tuttavia raccolti, in questi anni, in pregevoli volumi - l'ultimo, fresco di stampa, è stato curato dal comitato per il centenario della Basilica santuario - per raccontare questa storia, con dovizia di particolari. Non ci sarebbe dunque nulla di nuovo da aggiungere che non sia stato già in qualche modo detto o scritto.

Quel che colpisce, però, è che tra le righe dei diversi autori che si sono cimentati nella narrazione - rigorosamente sardi per la quasi totalità - traspare una devozione mariana radicata veramente nell'anima della popolazione sarda, al punto da costituire il tessuto vivificante del suo profondo sentimento religioso.


Vale la pena ricordare un episodio, lontano nel tempo, ma estremamente significativo a questo proposito. Negli annali dell'isola si legge, infatti, che il 7 marzo del 1632 nella cattedrale di Cagliari si riunirono i tre ordini (si chiamavano allora "stamenti") del parlamento sardo istituito nel 1421. I loro componenti in quell'occasione giurarono, a nome degli abitanti dell'isola, di rimanere fedeli alla verità dell'Immacolata Concezione di Maria. E questo accadeva esattamente 222 anni prima della proclamazione del dogma.


Ancora oggi questa venatura mariana caratterizza profondamente la fede ultramillenaria delle popolazioni sarde. Lo scorrere del tempo, il confronto quotidiano con atavici problemi mai risolti, lo stordimento nel frastuono di un modernismo che non riesce a scalfire radici antichissime - che, seppur lacerate, continuano a proporsi come linfa vitale per le nuove generazioni - non affievoliscono la genuinità dell'affetto che lega i sardi alla "Signora della Buona Aria". Non c'è imbarcazione che salpi dal porto di Cagliari senza avere a bordo almeno un'immagine di questa Madonna.


Forse non si compie più il rito antico di recarsi presso il santuario, prima di prendere il largo, per impetrare la protezione della Vergine o per conoscere la direzione del vento che spira fuori dal porto, secondo le indicazioni di una misteriosa navicella che pende dal soffitto in un angolo del santuario. Certo è che nel cuore di ogni marinaio quel rito si rinnova ogni qualvolta la prua punta al mare aperto.


Dal mare giunse più di settecento anni fa quel bellissimo esemplare di scultura lignea, ricavato da un tronco di carrubo - un metro e cinquantasei di altezza - che raffigura la Vergine con in braccio il bambinello. Attorno a questa statua è stato poi edificato quello che oggi è il santuario di Bonaria.


Ed ora la storia. Una storia che, tra l'altro, si intreccia a filo doppio con quella dei religiosi Mercedari, la cui presenza sul colle di Bonaria risale al 1300 circa. Vi furono portati dal nobile sardo Carlo Catalano il quale, durante una missione in Spagna, aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare l'opera di questi padri impegnati ad affrancare dalla schiavitù i cristiani:  raccoglievano elemosine ed altri generi di merci per barattarne la libertà.


Nel 1335 il re Alfonso d'Aragona donò loro la chiesetta che aveva fatto edificare sul colle di Bonaria per ringraziare Dio della vittoria riportata sui pisani, che dell'isola avevano il controllo. E si deve proprio allo zelo di uno storico mercedario, padre Francesco Sulis, se è giunta sino a noi l'eco di quell'evento che ha segnato il cammino della fede nell'isola dei quattro mori.


Nel suo scritto, che risale al 1867, si parla di una nave spagnola che, diretta in Italia, si trovò nel mezzo di una furiosa tempesta quando era in vista delle coste sarde. Si trattava di una imbarcazione di piccola stazza e le onde gigantesche l'avrebbero certo inghiottita se il comandante non avesse fatto gettare in mare il carico e quant'altro fosse in quel momento inutile alla navigazione. Gettato l'ultimo oggetto, una cassa enorme, il mare si placò. Tra l'altro i marinai si accorsero che proprio quella cassa era l'unico oggetto non affondato.

Cercarono invano di recuperarla. Anzi la cassa cominciò a navigare autonomamente e sulla scia trainò la stessa nave verso la costa, senza che nessuno riuscisse a governarla. Approdò ai piedi del colle di Bonaria, dove frattanto si era radunata una piccola folla di curiosi che aveva assistito da lontano all'odissea della nave in mare. Ancora una volta vanamente tentarono di trascinare a riva e aprire quella cassa misteriosa. Sino a quando, chiamati da un giovanetto, giunsero sulla spiaggia alcuni padri Mercedari del vicino convento. Fu per loro un gesto quasi naturale portare a riva la cassa. Solo allora notarono che su di essa era inciso lo stemma del loro ordine. La trasportarono sino al convento sul colle e l'aprirono altrettanto facilmente. Dentro vi era la statua della Madonna con il bambino. La mostrarono alla gente, trasformatasi via via in folla. Il Sulis racconta che caddero tutti in ginocchio:  fu il primo atto di venerazione verso Nostra Signora di Bonaria.


Numerose le vicende che si sono poi susseguite sino ai nostri giorni:  dal ripetersi di numerosi prodigi, al crescere della devozione popolare, dall'edificazione di un tempio sempre più degno per ospitare il simulacro, sino alle proclamazioni pontificie il cui centenario ci si appresta a celebrare.


Sta di fatto che, soprattutto la gente del mare, ha con Nostra Signora di Bonaria un rapporto tutto particolare. Divenuto ancor più stretto da quando sulla volta dell'altare maggiore dell'antica basilica comparve una navicella d'avorio appesa ad una cordicella, proprio di fronte alla statua della Madonna. Sembra fosse un ex voto portato da una anonima pellegrina - "da sì lungo tempo che non se n'ha memoria" notavano gli antichi storici - come ringraziamento per uno scampato naufragio. La navicella sembra indicasse, con la posizione della prora, la direzione del vento appena fuori dal porto. I marinai usavano passare proprio da lì per verificare le condizioni del vento prima di ogni uscita.

La navicella dava sempre indicazioni precise. Nessuno sembra l'abbia mai vista muoversi, ma è certo che mutasse la sua posizione con il mutare della direzione del vento in mare.
La navicella è tutt'oggi appesa sulla volta dell'altare maggiore del santuario. Indica ancora la direzione del vento? Forse. Di sicuro racconta la storia di una devozione sincera. Quella del popolo del mare sardo.



(©L'Osservatore Romano - 31 agosto 2008)

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:46
Il legame tra la città spagnola e il santuario mariano sardo che il Papa visiterà il 7 settembre

Da Barcellona a Bonaria
con l'abito bianco dei mercedari


di Lluís Martínez Sistach
Cardinale arcivescovo di Barcellona

Il 7 settembre Benedetto xvi visiterà, a Cagliari, il santuario della Madre di Dio, Nostra Signora di Bonaria, patrona di questa città e di tutta l'isola di Sardegna. Celebrerà una messa nella grande piazza Paolo vi e chiuderà le celebrazioni del centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria a "Patrona massima" della Sardegna a opera di san Pio x il 13 settembre 1907. Il pellegrinaggio di Benedetto xvi s'iscrive nella già ampia scia degli stretti legami dei Pontefici con questo santuario.
La notizia della visita del Papa ha avuto un'eco speciale nel mio spirito per una circostanza personale. A motivo del legame - che risale a quattro secoli fa - fra la Sardegna e la corona di Aragona e Catalogna, l'arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Mani, mi ha invitato a presiedere l'Eucaristia in questo storico e amato santuario lo scorso 6 luglio.


"Come cardinale e arcivescovo di Barcellona - ho detto nell'omelia di quella celebrazione - mi considero come a casa mia, per l'amicizia che mi unisce al vostro caro arcivescovo dagli anni sessanta dello scorso secolo, avendo studiato insieme a Roma, per la fraterna accoglienza che mi offrite e per la storia della Sardegna e in particolare di questo santuario dei padri mercedari, una storia molto legata a quella della mia Ciudad Condal di Barcellona".
Devo rendere pubblicamente testimonianza della calorosa e affettuosa accoglienza che ho ricevuto nella città di Cagliari, nell'arcidiocesi e nel santuario, luoghi e persone che resteranno per sempre nei miei ricordi con un sentimento di profonda riconoscenza.

***

Un giovane nobile di Cagliari, Carlo Catalano, si recò a Barcellona nel xiii secolo per portare un messaggio al re di Aragona Jaime ii. Il suo compito era di chiedere al re di prendere quanto prima possesso dell'isola, possesso conferitogli da Bonifacio viii nel 1297, come conseguenza del trattato di Anagni, del 20 giugno 1295.
Il giovane, di origine spagnola e dalle profonde virtù umane e cristiane, realizzò con efficacia la missione che gli era stata affidata. Inoltre, durante il suo soggiorno a Barcellona, conobbe l'ordine religioso dei padri mercedari, fondato nella città spagnola da san Pietro Nolasco, nobile cavaliere, il quale nei suoi viaggi come commerciante - questa era già una professione - fu profondamente colpito dalla visione delle sofferenze dei prigionieri cristiani in terre islamiche. Per questo, spinto da un profondo senso di eroismo cristiano, decise, una volta libero dai suoi impegni familiari, di dedicare tutta la sua vita, i suoi beni e le sue energie a visitare, confortare e, se era possibile, a liberare i suoi fratelli e le sue sorelle nella fede che vivevano in schiavitù nell'area meridionale della Spagna e nel nord dell'Africa.


Il 10 agosto 1218, il vescovo di Barcellona Berengario de Palau consegnò nella cattedrale di Barcellona a Pietro Nolasco e ad altri dodici compagni, che condividevano il suo ideale, l'abito bianco del nuovo istituto, che fu posto sotto la speciale protezione di Nostra Signora della Mercede, in quanto fu proprio lei a ispirare la fondazione della nuova famiglia religiosa.
Il giovane sardo Carlo Catalano, durante il suo soggiorno a Barcellona - città dei suoi antenati - rimase profondamente colpito dall'ordine mercedario, al punto che decise di entrarvi. Perciò, conclusa la missione che lo aveva portato in Catalogna, tornò in Sardegna vestito con il bianco abito della Mercede, con impressi sul petto la croce della cattedrale di Barcellona e lo scudo di re Jaime i, protettore anche dell'opera di Pietro Nolasco.


Una volta a Cagliari, scelse la collina di Bonaria, un luogo solitario e tranquillo, situato allora fuori dalla città, dove, insieme ad altri quattro compagni venuti dalla Catalogna con lui, iniziò una vita in comune destinata a realizzare gli stessi ideali che aveva visto nei suoi confratelli religiosi in Catalogna. "A Bonaria, con altri pochi religiosi dell'ordine - si scriveva su "L'Eco di Bonaria" dell'aprile 1909 - sotto il vescovo Rainieri e il gran maestro dell'ordine Amer, fondò il Catalano il suo convento fra gli spini e i folti cespugli di quelle rocce".


Presto Bonaria divenne un centro di irradiazione spirituale e di carità grazie all'opera di Carlo Catalano. Egli fece in vita una profezia che si realizzò dopo la sua morte. Secondo la tradizione, questa profezia si realizzò il 25 marzo 1370, quando una nave che andava dalla Spagna alla Sardegna fu sorpresa da una forte tempesta. I marinai, in quella circostanza, decisero di gettare in mare l'intero carico, che comprendeva anche una cassa molto pesante. Quando la cassa fu gettata in mare, la tempesta si placò. La cassa giunse dopo un po' di tempo a Cagliari, sulla spiaggia situata proprio ai piedi della collina di Bonaria. Quando i padri mercedari del convento l'aprirono, vi trovarono una bella statua della Vergine, fatta di legno di carrubo, con in braccio il Bambino Gesù e in una mano una candela accesa. La devozione alla miracolosa immagine si diffuse rapidamente in tutta l'isola, soprattutto fra i marinai, che ne fecero la loro avvocata e protettrice nel loro rischioso lavoro.
Dalla Sardegna questa devozione passò in Spagna, specialmente nella parte meridionale del Paese:  a Siviglia, nel palazzo di San Telmo e nella chiesa parrocchiale di San Bernardo. Dalla Spagna passò poi in America latina, dove ispirò il nome alla città di Buenos Aires, capitale dell'Argentina. Oggi i mercedari, eredi di questa bella storia, sono ancora presenti sulla collina di Bonaria, divenuta un centro di devozione mariana. E in tutto il mondo continuano a lavorare al servizio degli emarginati.

***

Nell'imminenza della visita a Bonaria di Benedetto xvi, mi sembra particolarmente opportuno ricordare il legame degli ultimi Papi con il santuario sardo. Il beato Pio ix, in occasione del quinto centenario dell'arrivo prodigioso sull'isola del simulacro di Maria, decretò l'incoronazione della sacra immagine, celebrata il 24 aprile 1870. San Pio x, il 13 settembre 1907, dichiarò Nostra Signora di Bonaria "Patrona massima" di tutta l'isola. Nel 1926 Pio xi elevò il santuario al rango di basilica minore. Nell'aprile del 1958, a motivo del cinquantenario della proclamazione del patronato di Nostra Signora di Bonaria, Pio xii si rese presente - non fisicamente, poiché ancora non era giunto il momento dei viaggi pontifici - con un messaggio trasmesso in diretta dalla Radio Vaticana in collegamento con la Rai.
Il 7 dicembre 1960, dopo alcune opere di restauro che durarono vari anni, il santuario fu aperto al culto con la benedizione del nuovo altare, alla presenza del padre generale dell'ordine della Mercede.

Il beato Giovanni xxiii volle parteciparvi con una lettera datata 3 dicembre 1960, che fu letta dall'arcivescovo della città al termine della messa solenne. La lettera, dopo la firma, presenta una nota scritta dal Papa stesso che dice:  "Giovanni xxiii, Papa, pellegrino umile e devoto a Bonaria dove celebrò il 29 ottobre 1921". Tutta l'anima del "Papa buono" è in questa breve nota.
Il 25 marzo 1970 si compiva il sesto centenario dell'arrivo della sacra immagine della Vergine sulle spiagge sarde. Era già il tempo dei viaggi papali. E Paolo vi, esaudendo un desiderio molto sentito dai sardi, il 24 aprile 1970, alle dieci di mattina, baciava la terra di Sardegna e poi celebrava la messa dinanzi a 150.000 fedeli nella grande piazza di fronte al santuario, lasciando un profondo messaggio mariano:  "Non si può essere cristiani se non si è mariani".


Nel contesto dei suoi frequenti viaggi pastorali in Italia, Giovanni Paolo ii visitò la Sardegna il dal 18 al 20 ottobre 1985. Il 20 ottobre - ricorreva allora la Giornata missionaria mondiale - celebrò l'Eucaristia a Bonaria. Fu il centro e il culmine di tutto il viaggio. "La fede cattolica dei cagliaritani - disse - è magnificamente testimoniata dall'ardente devozione a Maria santissima, venerata nel santuario di Bonaria... È il pensiero che anch'io voglio lasciarvi, come ricordo di questo mio pellegrinaggio:  la devozione alla Madonna fa parte essenziale dei dovere di un cristiano".

***

Da questa Catalogna, tanto legata per storia, cultura e religiosità alle terre sarde, ci uniamo spiritualmente alla gioia della comunità cristiana di tutta l'isola - e soprattutto dell'arcidiocesi di Cagliari - per la visita di Benedetto xvi. Da qui seguiremo le varie fasi della visita e soprattutto la parola del Papa. Fin da ora preghiamo per i frutti spirituali della visita e per il bene comune di tutti i cittadini.
Come ho avuto occasione di dire al termine della mia omelia lo scorso 6 luglio, "Nostra Signora di Bonaria dà a tutti noi suoi figli un messaggio, lo stesso che diede a quelli che la servivano nelle nozze di Cana:  "Fate quello che vi dirà". L'autentica devozione alla Madonna di Bonaria consiste nel mettere in pratica nella nostra vita personale, familiare e professionale, questo messaggio mariano, ossia, tutto quello che Gesù ci dice nei Vangeli e che ci giunge integralmente attraverso la Chiesa".




(©L'Osservatore Romano - 5 settembre 2008)

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:47
Milleottocento anni di storia

Da Ponziano a Benedetto
i Papi in terra sarda


di Pietro Meloni
Vescovo di Nuoro

Papa Callisto, poco più d'un secolo dopo il martirio di san Pietro, aveva conosciuto la Sardegna nel suo esilio prima di divenire vescovo di Roma nell'anno 217. Papa Ponziano, inviato anche lui ai lavori ad metalla, morì martire nell'isola, o forse nell'isoletta di Molara, nell'anno 235. E dalla Sardegna, loro terra natale, erano partiti per Roma Papa Ilaro (461-468) e Papa Simmaco (498-514). La testimonianza dei martiri faceva crescere nella nostra isola la fede in Cristo e la devozione alla Madre di Dio. Papa Gregorio Magno ravvivò la vita della Chiesa di Sardegna con i messaggi delle sue lettere millequattrocento anni fa, raccomandando ai sardi l'amore a Maria, che oggi è testimoniato dalla viva fede del popolo e dalle centinaia di chiese a Lei dedicate nell'isola.
La  visita  in  Sardegna  di Benedetto XVI desidera convocare tutti i credenti per ringraziare il Papa San Pio x, che cento anni fa proclamò la Madonna di Bonaria "Patrona massima della Sardegna". Nel cinquantesimo anniversario dell'avvenimento, Pio xii incoraggiò il nostro popolo dicendo nel suo messaggio radiofonico che "la Sardegna si può considerare eredità e dominio di Maria Madre e Regina". E Paolo VI, celebrando la messa sul colle di Bonaria il 24 aprile 1970, riconobbe che la Sardegna è un'isola mariana e ricordò a noi credenti che "se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani".
La  commovente  attesa di Benedetto XVI fa tornare alla mente soprattutto la visita di Giovanni Paolo II, che si fece pellegrino al santuario di Nostra Signora di Bonaria e per tre giorni - dal 18 al 20 ottobre 1985 - volle abbracciare con il suo paterno affetto l'intero territorio della nostra isola. Tutti potevano vederlo da vicino ed esultavano osannanti per la grande festa dell'incontro. La sua parola, proclamata con voce calorosa e squillante, raggiunse tutte le famiglie e tutti gli ambienti civili ed ecclesiali, attraverso i 18 discorsi ufficiali e i colloqui più familiari:  salutò i minatori e tutti i lavoratori, i malati e gli operatori sanitari, gli studenti e i docenti della scuola e dell'università, gli animatori dell'impegno politico e del volontariato sociale, i detenuti delle carceri, i sacerdoti e le persone consacrate, i laici dei gruppi ecclesiali, i genitori e gli educatori, e infine i giovani della Sardegna, che lo acclamarono dinanzi al mare del porto di Cagliari. Il suo messaggio alla gioventù può essere la sintesi e l'emblema di tutti gli altri messaggi:  "Prendete in mano la vostra vita e fatene un autentico e personale capolavoro".
Benedetto XVI, "umile lavoratore nella vigna del Signore", rinnoverà il suo appello alla vita, all'amore e alla speranza con lo stesso entusiasmo di Giovanni Paolo II, e porterà ai giovani della Sardegna la freschezza del suo messaggio alla gioventù di tutto il mondo, che è risuonato a Sydney nella Giornata mondiale della gioventù. Il mondo è cambiato, e anche la Sardegna non è più la stessa del tempo della visita di Giovanni Paolo II, poiché nuove nubi di insicurezza e di scoraggiamento avvolgono il cielo della nostra gente e dei nostri giovani. Ma i giovani e gli uomini del nostro tempo hanno ancora sete di speranza. Papa Benedetto, additando in Maria madre di Gesù la "stella della speranza", farà volgere il nostro sguardo al vento dello Spirito e dal golfo degli Angeli guiderà i nostri cuori alla luce della speranza. E riaccenderà in Sardegna la fiamma della concordia, del progresso e della pace.



(©L'Osservatore Romano - 6 settembre 2008)

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:48
ecco le prime immagini da Cagliari.......






 

Sorriso Molto significativa l'Omelia che ripercorre le radici cattoliche della Sardegna.....

 

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:48
 
Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:49
L’omelia pronunciata da Benedetto XVI, durante la Messa di stamani sul Sagrato del Santuario cagliaritano di Nostra Signora di Bonaria:

Lo spettacolo più bello che un popolo può offrire è senz’altro quello della propria fede. In questo momento io tocco con mano una commovente manifestazione della fede che vi anima, e di questo voglio esprimervi subito la mia ammirazione.

Ho accolto volentieri l’invito a venire nella vostra bellissima Isola in occasione del centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria quale vostra Principale Patrona. Oggi, insieme alla visione della natura stupenda che ci circonda, voi mi offrite quella della fervida devozione che nutrite verso la Vergine Santissima. Grazie per questa bella testimonianza!

Vi saluto tutti con grande affetto, incominciando dall’Arcivescovo di Cagliari, Monsignor Giuseppe Mani, Presidente della Conferenza Episcopale sarda, che ringrazio per le cortesi parole pronunciate all’inizio della santa Messa anche a nome degli altri Vescovi, ai quali va il mio cordiale pensiero, e dell’intera comunità ecclesiale che vive in Sardegna. Grazie soprattutto per l’impegno con cui avete voluto preparare questa mia visita pastorale. Saluto le Autorità civili ed in particolare il Sindaco, che sul piazzale del Santuario mi ha rivolto il saluto suo e della Città. Saluto le altre Autorità presenti e ad esse esprimo la mia riconoscenza per la collaborazione generosamente offerta all’organizzazione della mia visita qui in Sardegna. Desidero quindi salutare i sacerdoti, in maniera speciale la Comunità dei Padri Mercedari, i diaconi, i religiosi e le religiose, i responsabili delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, i giovani e tutti i fedeli, con un ricordo cordiale per gli anziani centenari e quanti sono uniti a noi spiritualmente o attraverso la radio e la televisione. In modo del tutto speciale, saluto gli ammalati e i sofferenti, con un particolare pensiero per i più piccoli.

Siamo nel Giorno del Signore, ma – data la particolare circostanza – la liturgia della Parola ci ha proposto letture proprie delle celebrazioni dedicate alla Beata Vergine. Si tratta, in particolare, dei testi previsti per la festa della Natività di Maria, che da secoli è fissata all’8 settembre, data in cui a Gerusalemme fu consacrata la basilica costruita sopra la casa di sant’Anna, madre della Madonna.

Sono letture che in effetti contengono sempre il riferimento al mistero della nascita. Anzitutto l’oracolo stupendo del profeta Michea su Betlemme, in cui si annuncia la nascita del Messia. Egli sarà discendente del re Davide, betlemmita come Lui, ma la sua figura eccederà i limiti dell’umano: “le sue origini” – infatti – “sono dall’antichità”, si perdono nei tempi più lontani, sconfinano nell’eterno; la sua grandezza giungerà “fino agli estremi confini della terra” e tali saranno anche i confini della pace (cfr Mic 5,1-4a). L’avvento di questo “Consacrato del Signore”, che segnerà l’inizio della liberazione del popolo, viene definito dal profeta con un’espressione enigmatica: “quando colei che deve partorire partorirà” (Mic 5,2). Così, la liturgia – che è scuola privilegiata delle fede – ci insegna a riconoscere nella nascita di Maria un diretto collegamento con quella del Messia, Figlio di Davide.

Il Vangelo, una pagina dell’apostolo Matteo, ci ha proposto proprio il racconto della nascita di Gesù. L’Evangelista, però, lo fa precedere dal resoconto della genealogia, che egli colloca all’inizio come un prologo. Pure qui il ruolo di Maria nella storia della salvezza risalta in tutta la sua evidenza: l’essere di Maria è totalmente relativo a Cristo, in particolare alla sua incarnazione. “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo” (Mt 1,16). Salta all’occhio la discontinuità che vi è nello schema della genealogia: ma proprio in questo si coglie la bellezza del disegno di Dio, che rispettando l’umano lo feconda dall’interno, facendo sbocciare dall’umile Vergine di Nazaret il frutto più bello della sua opera creatrice e redentrice.

L’Evangelista pone poi sulla scena la figura di Giuseppe, il suo dramma interiore, la sua fede robusta e la sua esemplare rettitudine. Dietro i suoi pensieri e le sue deliberazioni c’è l’amore per Dio e la ferma volontà di obbedirgli. Ma come non sentire che il turbamento e quindi la preghiera e la decisione di Giuseppe sono mossi, al tempo stesso, dalla stima e dall’amore per la sua promessa sposa?

La bellezza di Dio e quella di Maria sono, nel cuore di Giuseppe, inseparabili; egli sa che tra di esse non può esservi contraddizione; cerca in Dio la risposta e la trova nella luce della Parola e dello Spirito Santo: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele” (Mt 1,23; cfr Is 7,14).

Possiamo così, ancora una volta, contemplare il posto che Maria occupa nel disegno salvifico di Dio, quel “disegno” che ritroviamo nella seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Romani. Qui l’apostolo Paolo esprime in due versetti di singolare densità la sintesi di ciò che è l’esistenza umana da un punto di vista meta-storico: una parabola di salvezza che parte da Dio e a Lui nuovamente giunge; una parabola interamente mossa e governata dal suo amore. Si tratta di un disegno salvifico tutto permeato dalla libertà divina, che attende tuttavia dalla libertà umana un contributo fondamentale: la corrispondenza della creatura all’amore del suo Creatore. Ed è qui, in questo spazio dell’umana libertà, che percepiamo la presenza della Vergine Maria, senza che venga mai nominata: Ella infatti è, in Cristo, primizia e modello di “coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Nella predestinazione di Gesù è inscritta la predestinazione di Maria, come pure quella di ogni persona umana. Nell’“eccomi” del Figlio trova eco fedele l’“eccomi” della Madre (cfr Eb 10,6), come anche l’“eccomi” di tutti i figli adottivi nel Figlio.

Cari amici di Cagliari e della Sardegna, anche il vostro popolo, grazie alla fede in Cristo e mediante la spirituale maternità di Maria e della Chiesa, è stato chiamato ad inserirsi nella spirituale “genealogia” del Vangelo.

In Sardegna il cristianesimo è arrivato non con le spade dei conquistatori o per imposizione straniera, ma è germogliato dal sangue dei martiri che qui hanno donato la loro vita come atto di amore verso Dio e verso gli uomini.

È nelle vostre miniere che risuonò per la prima volta la Buona Novella portata dal Papa Ponziano e dal presbitero Ippolito e da tanti fratelli condannati ad metalla per la loro fede in Cristo. Così anche Saturnino, Gavino, Proto e Gianuario, Simplicio, Lussorio, Efisio, Antioco sono stati testimoni della totale dedizione a Cristo come vero Dio e Signore. La testimonianza del martirio conquistò un animo fiero come quello dei Sardi, istintivamente refrattario a tutto ciò che veniva dal mare. Dall’esempio dei martiri prese vigore il vescovo Lucifero di Cagliari, che difese l’ortodossia contro l’arianesimo e si oppose, insieme ad Eusebio di Vercelli, anch’egli cagliaritano, alla condanna di Atanasio nel Concilio di Milano del 335, e per questo venne condannato all’esilio.

La Sardegna non è mai stata terra di eresie; il suo popolo ha sempre manifestato filiale fedeltà a Cristo e alla Sede di Pietro. Sì, cari amici, nel susseguirsi delle invasioni e delle dominazioni, la fede in Cristo è rimasta nell’anima delle vostre popolazioni come elemento costitutivo della vostra stessa identità sarda.

Dopo i martiri, nel V secolo, arrivarono dall’Africa romana numerosi Vescovi che, non avendo aderito all’eresia ariana, dovettero subire l’esilio. Venendo nell’isola, essi portarono con sé la ricchezza della loro fede. Furono oltre cento Vescovi che, sotto la guida di Fulgenzio di Ruspe, fondarono monasteri e intensificarono l’evangelizzazione. Insieme alle reliquie gloriose di Agostino, portarono la ricchezza della loro tradizione liturgica e spirituale, di cui voi conservate ancora le tracce. Così la fede si è sempre più radicata nel cuore dei fedeli fino a diventare cultura e produrre frutti di santità. Ignazio da Láconi, Nicola da Gésturi sono i santi in cui la Sardegna si riconosce. La martire Antonia Mesina, la contemplativa Gabriella Sagheddu e la suora della carità Giuseppina Nicóli sono l’espressione di una gioventù capace di perseguire grandi ideali. Questa fede semplice e coraggiosa, continua a vivere nelle vostre comunità, nelle vostre famiglie, dove si respira il profumo evangelico delle virtù proprie della vostra terra: la fedeltà, la dignità, la riservatezza, la sobrietà, il senso del dovere.

E poi, l’amore per la Madonna. Siamo infatti qui, oggi, a commemorare un grande atto di fede, che un secolo fa i vostri padri compirono affidando la propria vita alla Madre di Cristo, quando la scelsero come Patrona massima dell’Isola. Non potevano sapere allora che il 1900 sarebbe stato un secolo molto difficile, ma certamente fu proprio in questa consacrazione a Maria che trovarono in seguito la forza per affrontare le difficoltà sopravvenute, specialmente con le due guerre mondiali. Non poteva essere che così.

La vostra Isola, cari amici della Sardegna, non poteva avere altra protettrice che la Madonna. Lei è la Mamma, la Figlia e la Sposa per eccellenza: “Sa Mama, Fiza, Isposa de su Segnore”, come amate cantare. La Mamma che ama, protegge, consiglia, consola, dà la vita, perché la vita nasca e perduri. La Figlia che onora la sua famiglia, sempre attenta alle necessità dei fratelli e delle sorelle, sollecita nel rendere la sua casa bella e accogliente. La Sposa capace di amore fedele e paziente, di sacrificio e di speranza. A Maria in Sardegna sono dedicate ben 350 chiese e santuari. Un popolo di madri si rispecchia nell’umile ragazza di Nazaret, che col suo “sì” ha permesso al Verbo di diventare carne.

So bene che Maria è nel vostro cuore. Dopo cent’anni vogliamo quest’oggi ringraziarLa per la sua protezione e rinnovarLe la nostra fiducia, riconoscendo in Lei la “Stella della nuova evangelizzazione”, alla cui scuola imparare come recare Cristo Salvatore agli uomini e alle donne contemporanei. Maria vi aiuti a portare Cristo alle famiglie, piccole chiese domestiche e cellule della società, oggi più che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale che su quello sociale. Vi aiuti a trovare le opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani, portatori per loro natura di nuovo slancio, ma spesso vittime del nichilismo diffuso, assetati di verità e di ideali proprio quando sembrano negarli. Vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile. In tutti questi aspetti dell’impegno cristiano potete sempre contare sulla guida e sul sostegno della Vergine Santa. Affidiamoci pertanto alla sua materna intercessione.

Maria è porto, rifugio e protezione per il popolo sardo, che ha in sé la forza della quercia. Passano le tempeste e questa quercia resiste; infuriano gli incendi ed essa nuovamente germoglia; sopravviene la siccità ed essa vince ancora. Rinnoviamo dunque con gioia la nostra consacrazione ad una Madre tanto premurosa. Le generazioni dei Sardi, ne sono certo, continueranno a salire al Santuario di Bonaria per invocare la protezione della Vergine. Mai resterà deluso chi si affida a Nostra Signora di Bonaria, Madre misericordiosa e potente. Maria, Regina della Pace e Stella della speranza, intercedi per noi. Amen!

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

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00martedì 4 novembre 2008 12:49
L’Angelus di Benedetto XVI al termine della Messa di stamani sul Sagrato del Santuario cagliaritano di Nostra Signora di Bonaria:

Al termine di questa solenne celebrazione eucaristica volgiamo ancora il nostro sguardo verso la “dolce Regina dei Sardi”, venerata su questo colle di Bonaria.
Nel corso dei secoli, quanti personaggi illustri sono venuti a renderle omaggio! Quanti miei Predecessori hanno voluto onorarla con particolare affetto! Il beato Pio IX ne decretò l’incoronazione; san Pio X, cent’anni or sono, la proclamò Patrona di tutta la Sardegna; Pio XI attribuì alla nuova chiesa il titolo di Basilica Minore; Pio XII, 50 anni fa, si rese qui spiritualmente presente con uno speciale Messaggio trasmesso in diretta dalla Radio Vaticana e il beato Giovanni XXIII, nel 1960, inviò una lettera per la riapertura del Santuario al culto, dopo il restauro. Primo Papa a tornare nell’Isola dopo 1650 anni fu il Servo di Dio Paolo VI, che visitò il Santuario il 24 aprile del 1970. E davanti alla sacra effigie della Madonna, sostò in preghiera pure l’amato Giovanni Paolo II, il 20 ottobre 1985. Sulle orme dei Papi che mi hanno preceduto, anch’io ho scelto il Santuario di Bonaria per compiere una visita pastorale che vuole idealmente abbracciare l’intera Sardegna.

A Maria vogliamo oggi rinnovare l’affidamento della città di Cagliari, della Sardegna e di ogni suo abitante. Continui la Vergine Santa a vegliare su tutti e su ciascuno, perché il patrimonio dei valori evangelici sia trasmesso integro alle nuove generazioni, e perché Cristo regni nelle famiglie, nelle comunità e nei vari ambiti della società. In particolare, protegga la Madonna quanti, in questo momento, più necessitano del suo materno intervento: i bambini e i giovani, gli anziani e le famiglie, gli ammalati e tutti i sofferenti.

Consapevoli del ruolo importante che Maria svolge nell’esistenza di ciascuno di noi, quali figli devoti ne festeggiamo quest’oggi la nascita. Quest’evento costituisce una tappa fondamentale per la Famiglia di Nazareth, culla della nostra redenzione; un evento che tutti ci riguarda, perché ogni dono che Dio ha concesso a Lei, la Madre, lo ha concesso pensando anche a ciascuno di noi, suoi figli. Perciò, con immensa riconoscenza, domandiamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Madre nostra, di proteggere ogni mamma terrena: quelle che, insieme col marito, educano i figli in un contesto familiare armonioso, e quelle che, per tanti motivi, si trovano sole ad affrontare un compito così arduo. Possano tutte svolgere con dedizione e fedeltà il loro quotidiano servizio nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per tutte la Madonna sia sostegno, conforto e speranza!

Sotto lo sguardo di Maria voglio ricordare le care popolazioni di Haiti, duramente provate nei giorni scorsi dal passaggio di ben tre uragani. Prego per le vittime, purtroppo numerose, e per i senza-tetto. Sono vicino all’intera Nazione ed auspico che ad essa giungano al più presto i necessari aiuti. Tutti affido alla materna protezione di Nostra Signora di Bonaria.

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Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:50
 
SUPPLICA ALLA MADONNA DI BONARIA
(da recitarsi il 25 marzo, il 24 aprile e la prima domenica di luglio) e che Benedetto XVI ha invocato stamani al termine della Santa Messa

 

Eccoci nuovamente innanzi a Te, o Vergine Santissima di Bonaria, certi che nella tua bontà vorrai ancora chinarti verso di noi e ascoltarci.


Salve, Regina

Sono seicento anni che la Sardegna vanta un titolo speciale alla tua protezione, da quando, con un delicato e prodigioso gesto di predilezione, Tu volesti che il tuo bel simulacro approdasse alle nostre sponde e così diventasti la conquistatrice più benigna e l'ospite più insigne di quanti sbarcarono su quest’ isola nei travagliati millenni della sua storia.
Da quel giorno benedetto le vicende cristiane della nostra terra sono legate al tuo nome; al tuo colle sono saliti incessantemente i nostri padri con una preghiera sul labbro dettata via via dall'angoscia, dalla confidenza, dalla speranza, dalla fiducia. A Te sono ricorsi quando la guerra infuriava, quando infierivano la pestilenza e la carestia, quando la tempesta flagellava i fragili legni cui si affidavano al nostro mare meraviglioso e infido, quando malizia di uomini, furia di elementi o avversità di tempi li facevano sentire abbandonati, indifesi, miseri, oppressi; ai tuoi piedi trovarono sempre conforto e soccorso. Verso di Te sono, poi, risaliti cantando a celebrare le mille grazie da Te impetrate, la liberazione dal male e dalla paura, gli eventi felici della loro esistenza di persone e di popolo.

Salve, Regina

Con la stessa fede e lo stesso slancio dei nostri antenati noi oggi torniamo da Te.

Vedi, Madre premurosa, quante difficoltà di ordine morale e materiale ancora ci angustiano: i frutti della terra e del lavoro non bastano al nostro sostento e a quello delle nostre famiglie; a tanti di noi il lavoro ancora manca o la casa o la sicurezza del domani; molti dei nostri cari per procurarsi un pane meno stentato meno incerto sono costretti ad emigrare; l'ardore e il bisogno di affermarsi dei nostri giovani si vedono spesso frustrati, o fuorviati. Non sempre la verità, la giustizia, il rispetto, la mitezza ispirano i nostri rapporti reciproci e non di rado lo stesso progresso che crediamo di aver raggiunto minaccia di sviarci da Te e dal tuo Figlio divino, nostra salvezza e nostra vita. Abbiamo perciò bisogno, oggi come un tempo, della tua compiacente materna assistenza. Conservaci nell'antica fede, nella lealtà e nella sobrietà, che sono i tratti caratteristici del volto spirituale di queste tue genti. Aiutaci anche nell'ardua impresa di promuovere in questa nostra e tua isola quello sviluppo sociale ed economico che è condizione di tranquillità e di pace.

Salve, Regina

Fa che accanto a Te, Madre della Chiesa, ci sentiamo uniti in una feconda comunione di carità con tutto il popolo di Dio e coi suoi pastori, il Papa e i nostri Vescovi, nell'impegno di dar vita ad un mondo più umano e più cristiano, nella consapevolezza delle responsabilità di ciascuno e nella volonterosa e ordinata convergenza di queste al servizio della comunità. Fa che possiamo crescere nell'unità e nell'amore. Fa che per Te ci riconosciamo sempre più sinceramente famiglia di Dio; fa che possiamo camminare generosamente insieme verso la casa del Padre.

Salve, Regina
Cagliari, Aprile 1970.
Sebastiano Card. Baggio Arcivescovo


il dono del Papa a Maria..........











 

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:51
Viaggio apostolico a Cagliari - Santa Messa...































 


Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:52
Incontro con i giovani......

IMPORTANTE IL MESSAGGIO LASCIATO DAL PAPA AI GIOVANI










 



Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:53
Dalle parole dell'omelia di oggi di Benedetto XVI che ricordava il Radio Messaggio di Pio XII....ecco il testo da Radio Vaticana

 Sorriso

PIO XII

Brani del Radiomessaggio
nel Cinquantenario dell’Incoronazione della Vergine di Bonaria,
il 24 aprile 1958

L’atto solenne del soprannaturale possesso dell’Isola da parte di Maria.

Da lungo tempo nutrivamo il desiderio di rivolgervi una nostra parola, diletti figli e figlie della nobile Sardegna, tradizionalmente fedele a questa Sede Apostolica, per manifestarvi il Nostro paterno affetto e la stima e la fiducia che riponiamo in voi, quasi ridesti, in questi ultimi anni, a novello fervore di vita e di opere. Siamo pertanto grati alla divina Provvidenza per  averne disposta l’occasione in questa solenne giornata, in cui il buon popolo sardo, guidato dai suoi zelanti Pastori, insieme con le Autorità civili, è accorso al sacro colle di Bonaria, per stringersi in un solo palpito di fede, presso il trono della Vergine, come per riconfermarLe, con pio plebiscito, il titolo di Patrona Massima dell’Isola, già sancito, or sono 50 anni, dal santo Pontefice Pio X. (…)

L’atto solenne del soprannaturale possesso dell’Isola da parte di Maria fu segnato, per dir così, sul colle di Bonaria, allorché, secondo una pia tradizione, proveniente da ignoti lidi, vi approdò il suo prodigioso Simulacro, da circa sei secoli venerato e custodito gelosamente, come celeste palladio della città di Cagliari e della intiera Sardegna. Quell’evento, circonfuso da delicata aura di tenera pietà mariana, sembrò coronare la precedente storia religiosa dell’Isola, le cui luminose pagine si distinguono per essere improntate dalla fedeltà alla Sede di Pietro, fin dai secoli remoti. (…)

L’ininterrotta sollecitudine dei romani Pontefici

…i Romani Pontefici, con ininterrotta sollecitudine, quando non ne furono impediti, si adoperarono per l’incremento della prosperità, sia spirituale dell’Isola, ― che fin dal secolo VI ebbe con S. Gregorio Magno il primo riordinamento ecclesiastico, e dal secolo XII designò gli Arcivescovi di Pisa come legati pontifici per la Sardegna, ― sia anche temporale, organizzando le istituzioni civili ed accorrendo a sanare le sue ferite, troppe volte cagionatele dalla negligenza o dalle scorrerie dei potentati mediterranei. (…)

Si comprende, pertanto, la salutare importanza nel corso della vostra storia religiosa e civile del Santuario di Bonaria, come centro di vita cristiana e di devozione mariana. Del fervido affetto dei Sardi verso la Madre di Dio desideriamo di ricordare talune manifestazioni e fasti nella storia del Santuario, quali l’erezione a Basilica minore dello stesso Santuario, gl’innumerevoli altari e cappelle dedicati nell’Isola a Nostra Signora di Bonaria, i frequenti pellegrinaggi da ogni borgo e città, il nome di Bona o dei misteri di Maria imposto alle vostre figlie, le Confraternite e le pie Unioni erette in suo onore, le visite rese nel passato da Vescovi e Viceré prima di prendere possesso delle loro cariche, i recenti Congressi Mariani diocesani e regionali svoltisi presso il Santuario, ma, soprattutto, il frequente e non vano ricorso che il buon popolo fa al suo trono di grazia, in modo particolare il ceto dei marinai  e dei pescatori, i cui numerosi ex-voto intorno al prodigioso Simulacro predicano la materna misericordia di Maria. (...)

Conservare oggi e domani il tesoro della fede

Conservare alla Sardegna di oggi e di domani l’avito tesoro della fede e della vita cristiana, sotto la materna egida di Maria: ecco il significato che la Vergine di Bonaria intende di dare alla odierna celebrazione. Ella vuole stringere come un patto di onore e di sicurezza con voi, incamminati felicemente verso il rinnovamento delle vostre istituzioni, di guisa che, mentre Ella s’impegna a rimanere la Protettrice benigna del vostro polo, voi restiate, come nel passato, fedeli a tutta prova nella obbedienza al suo divin Figlio Gesù Cristo. (…)

Non mancano, infatti, neppure presso di voi, coloro che ardiscono stimare i valori tradizionali cristiani come ormai sorpassati e pertanto inconciliabili col progresso moderno. Se tale suggestione avesse, Dio non voglia, il sopravvento, la vostra Sardegna soffrirebbe danno maggiore, che non la sterilità e l’abbandono arrecatole dalle depredazioni delle antiche scorrerie. Occorre quindi promuovere ciò che è sano, per rinvigorire, estendere e radicare più profondamente le buone tradizioni. (…)

La vera fedeltà

In una comunità, relativamente ristretta come la vostra, ove si respira quasi sensibilmente l’aura di famiglia, se ciascuno dona il meglio di se stesso, non sottraendosi alle proprie responsabilità, l’avvenire non avrà incertezze, ma sarà improntato ad armonia d’intenti, attuazione di opere, in una parola, a compiutezza di vita sociale. Compiutezza di vita: è questo l’ideale al quale la Chiesa ha sempre ispirato la sua azione nel mondo. ella vuole che la vita dei popoli, non meno che dei singoli, si sviluppi nell’ordine dei suoi molteplici elementi, senza esclusione di nessun genuino valore e senza preferenze unilaterali a scapito degli altri. Ella non teme il progresso e la modernità. Tutto può e deve concorrere a edificare la città cristiana: religione e scienza, tecnica ed economia, lavoro, cultura ed arte. Non si danno limiti alla umana attività, se non quelli imposti dalla sana valutazione morale, secondo l’insegnamento dell’Apostolo, che così scriveva ai Filippesi: «Del resto, o fratelli, tutte le cose che sono vere, tutte le cose degne, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutto quel che è di buona fama, se vi è qualche virtù e qualche lode, a questo pensate» (Phil. 4, Fico. (…) La vera fedeltà non tollera dubbi, perplessità, evasioni anche temporanee; ma è dedizione incondizionata, disposizione a servire, prontezza a sacrificare. Mai come al presente la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa è divenuta la virtù capitale del cristiano; mai come ora fu maggiormente messa alla prova. Ci sembra che Cristo ripeta a ciascuno di voi una domanda simile a quella che rivolse a Pietro sulle rive del mare di Tiberiade: «Mi ami tu? Mi ami tu?», e guardi profondamente negli occhi, ansioso di leggervi la sincerità della risposta: «Sì, o Signore, tu sai che io ti amo» (cfr. Io. 21, 16). Con la medesima ansia Noi, Vicario di Cristo, vi chiediamo oggi: sarete fedeli a Cristo e alla Chiesa? Non dubitiamo che voi, che la Sardegna, isola della fedeltà, risponderà con un sì di persuasione e di sincerità, pari a quello pronunziato dai vostri padri, il giorno in cui la Vergine di Bonaria, approdando sui vostri lidi, sembrava chiedere ospitalità ed affetto. (…)

  Sorriso

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:53

Logo

Questo logo, Ideato e disegnato da Pablo Palone (10 Aprile 2008), è composto nella sua struttura da 5 figure principali:

· N.S. di Bonaria, che domina il logo “dall’alto”. Il suo viso è bianco, tondo e senza profilo: bianco perché Immacolata, Pura, Vergine e Santa; tondo perché come il sole, illumina le tenebre del mondo, della Sardegna; senza profilo del volto perché ogni cristiano ogni sardo possa immaginarla come vuole, come sua madre. Ha i capelli bruni e leggermente mossi come nella statua; sono otto ciocche che simboleggiano le acque del Battesimo che scendono dolcemente costeggiando il logo. Tutto il contorno e le ciocche dei capelli sono d’oro perché rappresentano la corona della Sua regalità. Il suo vestito all’interno ha i colori del vestito della statua, rosso passione e oro che completano l’aspetto di N.S. di Bonaria Patrona Massima.

· La barca da pescatore è allo stesso tempo la nave tenuta in mano dalla statua dalla quale è stata ammarata, essa simboleggia la Chiesa sarda: nasce dalla prima figura, da Maria, e la integra formando un “corpo” unico. La barca è in filigrana d'argento ed ha una forma dinamica e sicura: il ponte è di color “verde olivo”, come segno di fertilità della terra sarda; a prua le assi sono aperte perché infrangendo il mare, la barca non si oppone alla volontà di Dio; a poppa il timone d’oro è lo Spirito Santo che dona discernimento alla Chiesa e la manda in ogni direzione, in tutto il mondo.

· La mano bianca di Nostra Signora di Bonaria spunta da dietro il logo e, come nelle mani della statua, sostiene e protegge lo scafo della barca ed innalza il Bambino Gesù Re dell’Universo simboleggiato dalla Croce nel vestito. Essa si trasforma nelle sembianze di una colomba ad ali spiegate simbolo dello Spirito Santo.

· La fiamma che viene dal Signore (parte rossa), dello Spirito Santo (parte gialla) e della purezza di N.S. di Bonaria (parte bianca), come il cero acceso della statua che non si spegne nemmeno con le bufere, indica la fede dei cristiani di Sardegna ancora accesa e desiderosa di divampare nel cuore di tutti.

· La Croce di Gesù Cristo (la lettera C) è il “Legno verde” olivo incoronata d’oro come nella statua; unita al ponte, posta in alto alla barca, ne è l’albero e la vela gonfiata dal vento. Questa Croce è dinamica, slanciata, perché manifesta la resurrezione, essa si contrappone alla realtà della statua perché è Cristo che porta e protegge la Madonna.

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:54
Sul colle di Bonaria, nel corso dei secoli, personaggi illustri, son saliti per rendere omaggio alla dolce Regina dei Sardi. Imperatori, re, viceré, arcivescovi, vescovi, santi e personaggi famosi, si sono inginocchiati ai piedi di Maria, per affidarsi alla sua protezione, implorare il suo aiuto, ricevere forza e coraggio per affrontare il mare spesso tempestoso della vita. Tra i personaggi illustri che hanno avuto un ruolo importantissimo, nella storia di Bonaria, ci sono alcuni pastori della Chiesa universale, che si sono resi benemeriti verso il Santuario e il popolo sardo.
 
Papa Pio IXIl primo della lista è Pio IX,  proclamato Beato da Giovanni Paolo II. Fu questo grande Pontefice che, in occasione dei solenni festeggiamenti del quinto centenario dell’arrivo prodigioso del Simulacro di Maria, ne decretò l’incoronazione, che si svolse nella mattinata del 24 aprile 1870, ad opera di Mons. Giovanni Iacovacci, Vescovo di Eritrea, Delegato del Capitolo Vaticano, alla presenza di tutte le autorità religiose e civili della città.
Quest’avvenimento, veramente straordinario, convocò ai piedi della Madonna una folla immensa di fedeli, venuti da ogni parte della Sardegna. A distanza di venticinque anni, il 24 aprile 1885 si sentì il bisogno di commemorarlo con altre solenni celebrazioni, tra cui la riconsacrazione, da parte dell’Arcivescovo Mons. Paolo Maria Serci, del Santuario dopo che erano stati effettuati dei lavori; una grande lapide, fu posta a ricordo del duplice avvenimento.
 
Un altro momento, importantissimo, nella storia del Santuario di Bonaria è la proclamazione della Vergine a Patrona Massima della Sardegna. Sin dal suo arrivo, i sardi ed in particolare i cagliaritani, hanno considerato Maria, guida e protettrice della loro terra e delle loro genti; si desiderava, però, una dichiarazione ufficiale da parte della Suprema autorità della Chiesa. Il papa San Pio X, accettando i voti e le suppliche dell’Episcopato, del Clero e dei fedeli dell’Isola, proclamò, in data 13 settembre 1907, la Madonna di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna. 
Nel Decreto pontificio troviamo queste parole:
“La città di Cagliari non solo, ma tutte quasi, direi, le regioni della Sardegna meritatamente godono del patrocinio della Madre di Dio, Vergine di Bonaria, il cui antichissimo Simulacro… già da cinque secoli con pietà sempre più squisita sul colle comunemente detto di Bonaria… si venera nella Chiesa attigua ad un Convento dell’Ordine della Beata Maria della Mercede…Papa Pio X
… Sua Santità, accogliendo molto amorevolmente tali supplichevoli desideri… colla sua suprema autorità dichiarò ed elesse a speciale Patrona di tutta la Sardegna presso Dio, la Beatissima Vergine Madre di Dio, sotto il titolo di Bonaria…
Al Cardinale Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, spettò l’onore di presiedere le celebrazioni in rappresentanza del Santo Padre.
Nella sua omelia, il porporato affermò tra l’altro:
“La proclamazione di Maria di Bonaria a Patrona Massima della Sardegna discopre, in Maria diritti e premure, in noi doveri e ragioni di fiducia più grandi”.
“Prima riconoscenza nostra a Maria sia supplicarla perché la sua
buon’aria,
il suo spirito aliti in noi e dintorno a noi. Invochiamola, supplichiamola perché sul mare ai naviganti propizi i venti e sia stella benigna e di salute… ma soprattutto preghiamola perché le bufere delle anime rattenga…”.
 
Nel 1926, ci fu l’apertura al culto e la consacrazione della nuova chiesa ancora incompleta. Un avvenimento importantissimo, che il popolo di Sardegna attendeva da secoli e che, finalmente, si celebrò nell’anno di grazia 1926.
Ancora una volta, un porporato che viene a Bonaria per rappresentare il Santo Padre, il Cardinale Gaetano Bisleri. Il 22 aprile 1926 egli consacra la nuova Chiesa, celebra il pontificale e annunzia solennemente a tutti che il Santo Padre si è degnato di esaudire i voti e le suppliche pervenutegli da ogni parte: La nuova chiesa potrà fregiarsi, per volontà del Santo Padre Pio XI, Papa Pio XIdel titolo di
Basilica Minore.
“Avendo il Rettore di quella chiesa rivolte fervide preghiere, le quali furono raccomandate caldamente dall’Arcivescovo di Cagliari, perché Ci degnassimo di onorare del titolo di Basilica Minore questo tempio, dedicato alla B. V. di Bonaria, recentemente costruito ed ornato di pregevoli opere artistiche, con le offerte raccolte da ogni parte, Noi, uditi anche i V. N. F. Cardinali di S. Romana Chiesa preposti alla S. C. dei Riti, abbiamo deciso di esaudire le preghiere rivolteci. Pertanto con la Nostra Apostolica Autorità, e per sempre, arricchiamo la suddetta
chiesa, dedicata a Dio in onore della B. V. di Bonaria nella città ed Archidiocesi di Cagliari, del titolo e della dignità di Basilica Minore.
E le concediamo tutti i diritti, i privilegi, le prerogative, gli indulti…”
In quell’occasione fu ripetuta l’incoronazione della Madonna con nuove corone, in quanto le prime erano state trafugate. Il papa, ricevuta notizia del furto sacrilego, aveva in precedenza offerto un anello prezioso che fu incastonato nella nuova corona.
 
Nell’aprile 1958, si celebrò, il cinquantenario della proclamazione della Madonna di Bonaria a Patrona Massima della Sardegna. Furono giorni di grandissima gioia e solennità per tutto il popolo sardo. I fedeli a migliaia giunsero a Bonaria in quei giorni per onorare la loro Patrona. L’avvenimento più importante, questa volta, fu la presenza del Papa, il grande Pio XII, una presenza non fisica (non era ancora giunto il tempo dei viaggi papali) ma importantissima: il papa parlò al popolo sardo attraverso un messaggio trasmesso in diretta dalla Radio Vaticana, collegata con la Rai. Oltre centomila persone erano presenti nel piazzale della Basilica, in devoto ascolto della parola del Vicario di Cristo. Era la prima volta nella storia della Sardegna che il papa faceva giungere la sua voce inPapa Pio XII questo modo.
“Da tempo nutrivamo il desiderio di rivolgervi una nostra parola, diletti figli e figlie della nobile Sardegna, tradizionalmente devota a questa Sede Apostolica, per manifestarvi il Nostro paterno affetto e la stima e la fiducia che riponiamo in voi, quasi ridesti in questi ultimi anni, a novello fervore di vita e di opere…. Siamo certi che voi… consentirete con Noi, se affermiamo che la Sardegna, a giusto titolo, si può considerare eredità e dominio di Maria e che tale vuol restare nel futuro…
…Elemento preponderante di tale prerogativa
(l’attaccamento dei sardi alla loro terra)
è stata in ogni tempo la fede cristiana, mantenuta immune da errori, avuta in alta stima dai vostri avi, e della cui saldezza nei cuori è segno e prova una fervida devozione alla vergine. Si comprende, pertanto, la salutare importanza - nel corso della vostra storia religiosa e civile,-  del Santuario di Bonaria, come centro di vita cristiana e di devozione mariana…”..
Le parole del papa penetrarono nel cuore della gente sarda. Abituati a sentir parlar male della loro terra, i sardi ascoltando le parole del Sommo Pontefice, provarono gioia indescrivibile insieme a riconoscenza immensa.
 
Il 7 dicembre 1960, dopo anni di restauro, si riaprì al culto il Santuario, con la benedizione del nuovo altare, alla presenza del Padre Generale dell’Ordine e di tutte le autorità cittadine e regionali. Il giorno dopo, l’Arcivescovo, al termine della Messa Vespertina e prima della solenne processione, lesse una lettera del nuovo papa, Giovanni XXIII, il quale Papa Giovanni XXXIIIvolle essere spiritualmente presente in mezzo ai fedeli: “Sappiamo immaginare lo spirituale entusiasmo delle buone e laboriose popolazioni della Sardegna, invitate ad onorare con speciale solennità la Vergine Santissima, loro celeste Patrona Massima - quale fu proclamata dal santo Pontefice Pio X di gloriosa memoria- ed esultiamo al pensiero delle pie turbe pellegrinanti alla Basilica di Nostra Signora di Bonaria in Cagliari, riportata a splendore di culto e di religioso servizio”.
La lettera del papa, datata 3 dicembre 1960, porta la firma e una nota scritta di suo pugno, che dice:
Giovanni XXIII, papa, pellegrino umile e devoto a Bonaria dove celebrò il 29 ottobre 1921.
Pochi mesi dopo, il papa si fa sentire ancora. Ricevendo in udienza la carovana ciclistica del giro di Sardegna, il papa rivolge ai corridori brevi e significative parole: “Cari figlioli, buon viaggio, buon successo e felice ritorno! Quando arrivate a Cagliari ricordatevi che lì vicino vi è un Santuario che è il più bello della Sardegna: è il Santuario della Madonna di Bonaria. E voi, con le vostre preghiere, dite alla Madonna che il papa vi ha mandato da Lei perché benedica l’Italia, le vostre famiglie, tutta la gioventù, e quando tornate venite da me che vi accoglierò sempre volentieri. Buon viaggio, figlioli!”. Da allora la corsa ciclistica sarda ha sempre fatto sosta a Bonaria.
           
Il 25 marzo 1970 ricorre il sesto centenario della venuta della Madonna. Si preparano grandiosi festeggiamenti, ma nel cuore di tutti c’è un desiderio, una sensazione, quella di vedere il Santo Padre, fisicamente presente, ai piedi di Maria. Sarebbe una cosa meravigliosa, mai accaduta nella storia dell’Isola se si eccettua la venuta forzata, di una paio di papi venuti in queste terra, non come Vicari di Cristo, ma come prigionieri per amore di Cristo. Nel corso di alcune udienze ad autorità e gruppi sardi, il papa aveva parlato in termini entusiasti dei Sardi, della Sardegna e del Santuario. Aveva poi mandato come Arcivescovo addirittura un cardinale, Sebastiano Baggio; aveva compiuto alcuni gesti significativi, come la benedizione della lampada che i Papa Paolo VIciclisti offrirono alla Madonna. Tutto questo fece pensare che qualcosa sarebbe successo. Addirittura i giornali cominciarono a parlare della venuta del papa, senza che ci fosse stata notizia o conferma da parte di alcuno. La conferma venne: il papa sarebbe venuto a Bonaria per presiedere i festeggiamenti. Alle 10 in punto del 24 aprile 1970 Papa Montini tocca il suolo di Sardegna, bacia la terra e si rivolge a quanti sono lì ad accoglierlo: “Salute a te, Sardegna nobile e forte, generosa e paziente, laboriosa e fiera! Salute a te, Sardegna, terra di martiri e di santi, di lavoratori e di magistrati, di marinai e di pastori semplici e fieri… salute a te, Sardegna cristiana, Sardegna cattolica, la cui storia è maturata nel sangue dei martiri…Il papa viene a te, come per ricompensarti di questa antica e provata fedeltà…”.
A Bonaria lo accolgono in centocinquantamila. Celebra l’Eucarestia nel piazzale e parla, parla della Madonna, un discorso straordinario che, a detta di teologi insigni, costituisce come il preludio della nuova mariologia. Una frase contenuta nel suo lungo discorso, ha suscitato particolare entusiasmo e interesse nei devoti di Maria: “Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce”. Queste parole dovrebbero essere scolpite a lettere d’oro nel cuore di ogni cristiano ed essere motivo di riflessione continua.
Paolo VI venne a Cagliari, esclusivamente, per onorare la Vergine di Bonaria e per questo, si volle innalzare un monumento (opera di Enrico Manfrini) a Lui dedicato nell’atrio della Basilica, a perenne ricordo e riconoscenza. Il papa apprezzò moltissimo questo gesto e con una lettera inviata al Cardinale Baggio, manifestò i suoi sentimenti di gratitudine. La lettera termina con un’affermazione:
“Alla città e all’isola tutta sia confermata la nostra stima, la nostra affezione, il nostro distinto augurio di crescente prosperità”.
 
Giovanni Paolo IIUn altro grande momento di intima gioia fu vissuto il giorno 20 ottobre 1985. Per tre giorni (18, 19 e 20 ottobre 1985), il papa Giovanni Paolo II, visita la terra sarda, ovunque accolto con straordinarie manifestazioni di gioia e di entusiasmo. L’ultima e più importante giornata è riservata a Cagliari, ove incontra le Autorità, il popolo, le varie realtà cittadine. Bonaria è il centro di culminante di tutto il viaggio. Centotrentamila o più persone, partecipano alla celebrazione eucaristica e ascoltano attentamente le parole del Vicario di Cristo, nella Giornata Missionaria Mondiale. Riportiamo alcune frasi dei vari discorsi pronunziati a Cagliari: “Da tanto tempo, nel quadro dei miei viaggi pastorali in Italia, desideravo venire in Sardegna, e specialmente a Cagliari, in questa città che per il numero dei suoi abitanti, per la sua antichissima storia, per il suo mare, il suo porto, ma specialmente per la sua secolare tradizione cristiana è come una splendida perla incastonata nella vostra bellissima Isola…La fede cattolica dei Cagliaritani è magnificamente testimoniata dall’ardente devozione a Maria Santissima, venerata nel Santuario di Bonaria, dove anch’io domani mi recherò in devoto pellegrinaggio”.                                                                                                                  “Vivo questa Giornata, qui accanto al Santuario di Nostra Signora di Bonaria, centro principale della devozione mariana di tutti i sardi…”.
“Il mio predecessore Paolo VI, venendo qui pellegrino, volle ricordare la funzione essenziale della Madonna nel piano della salvezza: il consenso che essa dette alla volontà del Padre, - disse- fa parte essenziale del mistero della salvezza.
Da Lei abbiamo ricevuto Cristo e mediante Lei possiamo più facilmente andare a Cristo. E’ il pensiero che anch’io voglio lasciarvi, come ricordo di questo mio pellegrinaggio: la devozione alla Madonna fa parte essenziale dei doveri di un cristiano”.

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:55
Viaggio apostolico a Cagliari - Incontro con i giovani...

















 

 

 

Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:56
INCONTRO CON I SACERDOTI, I SEMINARISTI E LA COMUNITÀ DELLA PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELLA SARDEGNA NELLA CATTEDRALE DI CAGLIARI, 7 SETTEMBRE 2008

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli nel Sacerdozio,
cari seminaristi e studenti di teologia,
cari fratelli e sorelle!

Conservo viva negli occhi l’immagine suggestiva della solenne celebrazione eucaristica di questa mattina presso la Basilica di Nostra Signora di Bonaria. Attorno a Maria, speciale Patrona di tutta la Sardegna, si sono date appuntamento le comunità parrocchiali dell’intera Regione.
Ed ora, quasi a prolungamento di quell’incontro spirituale, ho la gioia di intrattenermi con voi, cari sacerdoti, seminaristi, alunni e docenti della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, in questa Cattedrale, anch’essa dedicata a Santa Maria Vergine. In questo tempio antico, rinnovato e abbellito nel corso degli anni dalla cura di zelanti Pastori, tutto parla di fede: una fede viva, testimoniata dalla devota conservazione delle reliquie dei Martiri cagliaritani, tra i quali mi piace citare i santi Vescovi Siridonio, Martino, Ninfo, Ilario, Fabrizio e Giovenale.

Ringrazio di cuore l’Arcivescovo, Mons. Giuseppe Mani, per il rinnovato saluto che mi ha rivolto a nome di tutti i Vescovi, i presbiteri di Cagliari e della Regione. Incontrando voi, cari sacerdoti qui presenti, penso con affetto e gratitudine ai vostri confratelli che lavorano nell’Isola su un terreno dissodato e coltivato con ardore apostolico da coloro che vi hanno preceduto. Sì! La Sardegna ha conosciuto presbiteri che, come autentici maestri di fede, hanno lasciato meravigliosi esempi di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Lo stesso tesoro inestimabile di fede, di spiritualità e di cultura è affidato oggi a voi; è posto nelle vostre mani, perché di esso siate attenti e saggi amministratori. Abbiatene cura e custoditelo con gioia e passione evangelica!

Mi rivolgo ora con paterno affetto alla comunità del Seminario e della Facoltà Teologica, dove molti di voi hanno potuto realizzare la loro formazione dottrinale e pastorale, e dove attualmente diversi giovani si vanno preparando al futuro ministero sacerdotale. Mi preme ringraziare gli educatori e i professori, che quotidianamente si dedicano a un così importante lavoro apostolico. Accompagnare nel loro percorso formativo i candidati alla missione sacerdotale, significa aiutarli innanzitutto a conformarsi a Cristo. In quest’impegno, voi, cari formatori e docenti, siete chiamati a svolgere un ruolo insostituibile, poiché è proprio durante questi anni che si pongono le basi del futuro ministero del sacerdote. Ecco perché, come in diverse occasioni ho avuto modo di ribadire, occorre guidare i seminaristi ad una personale esperienza di Dio attraverso la quotidiana preghiera personale e comunitaria, e soprattutto attraverso l’Eucaristia, celebrata e sentita come il centro di tutta la propria esistenza. Nell’Esortazione post-sinodale Pastores dabo vobis Giovanni Paolo II ha scritto: “Formazione intellettuale teologica e vita spirituale, in particolare vita di preghiera, s’incontrano e si rafforzano a vicenda, senza nulla togliere né alla serietà della ricerca né al sapore spirituale della preghiera” (n.53).

Cari seminaristi e alunni della Facoltà Teologica, voi sapete che la formazione teologica – lo ricordava ancora il mio venerato Predecessore nella citata Esortazione Apostolica - è opera quanto mai complessa e impegnativa. Essa deve condurvi a possedere una visione “completa e unitaria” delle verità rivelate e del loro accoglimento nell’esperienza di fede della Chiesa.

Di qui scaturisce la duplice esigenza di conoscere la totalità delle verità cristiane, e di conoscere tali verità non come verità separate una dall’altra, ma in modo organico, come un’unità, come un’unica verità di fede in Dio, operando “una sintesi che sia il frutto degli apporti delle diverse discipline teologiche, la cui specificità acquista autentico valore soltanto nella loro profonda coordinazione” (ibid n.54), che ci fa vedere l’unità della verità, l’unità della nostra fede. Inoltre, in questi anni, ogni attività e iniziativa deve disporvi a comunicare alla carità di Cristo Buon Pastore. Di Lui siete chiamati ad essere domani ministri e testimoni: ministri della sua grazia e testimoni del suo amore. Accanto allo studio e alle esperienze pastorali ed apostoliche delle quali potete usufruire, non dimenticate pertanto di porre al primo posto la costante ricerca di un’intima comunione con Cristo. Sta qui, solo qui, il segreto del vostro vero successo apostolico.

Cari presbiteri, cari aspiranti al sacerdozio e alla vita consacrata, Iddio vi vuole tutti per sé e vi chiama ad essere operai nella sua vigna, così come ha fatto con tanti uomini e donne lungo la storia cristiana della vostra bella Isola. Essi hanno saputo rispondere con un “sì” generoso alla sua chiamata.

Penso, ad esempio, all’opera evangelizzatrice svolta dai religiosi: dai Francescani ai Mercedari, dai Domenicani ai Gesuiti, dai Benedettini ai Vincenziani, dai Salesiani agli Scolopi, dai Fratelli delle Scuole Cristiane ai Giuseppini, agli Orionini, a tanti altri ancora. E come dimenticare la grande fioritura di vocazioni religiose femminili, di cui la Sardegna è un vero e proprio vivaio? In tanti Ordini e Congregazioni sono presenti donne sarde, specie nei monasteri di clausura. Senza questo grande “nugolo di testimoni” (cfr Eb 12,1), sarebbe stato certamente più difficile diffondere l’amore di Cristo nei paesi, nelle famiglie, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri e nei luoghi di lavoro. Quale patrimonio di bene è venuto accumulandosi grazie alla loro dedizione!

Senza il seme del cristianesimo la Sardegna sarebbe più fragile e povera. Insieme a voi rendo grazie a Dio che mai fa mancare al suo popolo guide e testimoni santi!

Cari fratelli e sorelle, a voi tocca ora proseguire l’opera di bene compiuta da chi vi ha preceduto. A voi, in particolare, cari presbiteri - e mi rivolgo con affetto a tutti i sacerdoti della Sardegna - assicuro la mia vicinanza spirituale, perché possiate rispondere all’appello del Signore con totale fedeltà come, pure di recente, hanno fatto alcuni vostri confratelli. Ricordo don Graziano Muntoni, sacerdote della diocesi di Nuoro ucciso alla vigilia del Natale del 1998, mentre si recava in Chiesa a celebrare la Messa, e Padre Battore Carzedda del PIME, che ha dato la vita perché i credenti di tutte le religioni si aprano ad un dialogo sincero sorretto dall’amore.

Non vi spaventino, né vi scoraggino le difficoltà: il grano e la zizzania, lo sappiamo, cresceranno insieme sino alla fine del mondo (cfr Mt 13,30). È importante essere chicchi di buon grano che, caduti in terra, portano frutto.

Approfondite la consapevolezza della vostra identità: il sacerdote, per la Chiesa e nella Chiesa, è segno umile ma reale dell’unico ed eterno Sacerdote che è Gesù. Deve proclamarne autorevolmente la parola, rinnovarne i gesti di perdono e di offerta, esercitarne l’amorevole sollecitudine al servizio del suo gregge, in comunione con i Pastori e fedelmente docile agli insegnamenti del Magistero. Ravvivate dunque ogni giorno il carisma che avete ricevuto con l’imposizione delle mani (cfr 2 Tm 1,6), identificandovi con Gesù Cristo nella sua triplice funzione di santificare, ammaestrare e pascere il gregge. Vi protegga e vi accompagni Maria Santissima, Madre della Chiesa. Quanto a me, tutti vi benedico, con uno speciale ricordo per i sacerdoti anziani e malati, e per le persone affidate alle vostre cure pastorali. Grazie per questo incontro e auguri per il vostro ministero.

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Cattolico_Romano
00martedì 4 novembre 2008 12:56
INCONTRO CON I GIOVANI IN PIAZZA YENNE A CAGLIARI, 7 SETTEMBRE 2008

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Prima di rivolgermi a voi, cari giovani, di Cagliari e della Sardegna, ho l’obbligo e il piacere di rivolgere un particolare saluto al Presidente della Regione Sarda, On. Renato Soru, come pure a tutte le Autorità regionali, che con il loro generoso contributo e sostegno hanno permesso la riuscita di questa mia visita pastorale. Grazie, Signor Presidente: i giovani qui presenti ricorderanno questo giorno, essi che sono il domani di questa terra, che Lei con competenza amministra.

E adesso a voi, cari giovani. È una grande gioia per me incontrarvi, al termine di questo breve ma intenso soggiorno nella vostra bella Isola. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per questa calorosa accoglienza.

In particolare, ringrazio coloro che, a vostro nome, mi hanno espresso i fervidi sentimenti che vi animano. So che alcuni di voi hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney, e sono certo che hanno tratto giovamento da una così straordinaria esperienza ecclesiale. Come ho potuto vedere io stesso, le Giornate Mondiali della Gioventù costituiscono singolari occasioni pastorali per consentire ai giovani del mondo intero di conoscersi meglio, di condividere insieme la fede e l’amore verso Cristo e la sua Chiesa, di confermare il comune impegno di adoperarsi per costruire un futuro di giustizia e di pace. Abbiamo oggi una Giornata non mondiale, ma sarda, della gioventù. E sperimentiamo la bellezza di essere insieme.

Dunque, veramente vi saluto con affetto, cari ragazzi e ragazze: voi costituite il futuro pieno di speranza di questa Regione, nonostante le difficoltà che conosciamo tutti. Conosco il vostro entusiasmo, i desideri che nutrite e l’impegno che ponete per realizzarli. E non ignoro le difficoltà e i problemi che incontrate.

Penso, ad esempio – e abbiamo sentito di questo - penso alla piaga della disoccupazione e della precarietà del lavoro, che mettono a rischio i vostri progetti; penso all’emigrazione, all’esodo delle forze più fresche ed intraprendenti, con il connesso sradicamento dall’ambiente, che talvolta comporta danni psicologici e morali, prima ancora che sociali.

Cosa dire poi del fatto che nell’attuale società consumistica, il guadagno e il successo sono diventati i nuovi idoli di fronte ai quali tanti si prostrano? La conseguenza è che si è portati a dar valore solo a chi – come si suol dire – “ha fatto fortuna” ed ha una sua “notorietà”, non certo a chi con la vita deve faticosamente combattere ogni giorno.

Il possesso dei beni materiali e l’applauso della gente hanno sostituito quel lavorio su se stessi che serve a temprare lo spirito e a formare una personalità autentica. Si rischia di essere superficiali, di percorrere pericolose scorciatoie alla ricerca del successo, consegnando così la vita ad esperienze che suscitano soddisfazioni immediate, ma sono in se stesse precarie e fallaci. Cresce la tendenza all’individualismo, e quando ci si concentra solo su se stessi si diventa inevitabilmente fragili; viene meno la pazienza dell’ascolto, fase indispensabile per capire l’altro e lavorare insieme.

Il 20 ottobre del 1985, il caro Papa Giovanni Paolo II, incontrando qui a Cagliari i giovani provenienti dall’intera Sardegna, volle proporre tre valori importanti per costruire una società fraterna e solidale. Sono indicazioni quanto mai attuali anche oggi, che volentieri riprendo evidenziando in primo luogo il valore della famiglia, da custodire – disse il Papa - come “antica e sacra eredità”. Tutti voi sperimentate l’importanza della famiglia, in quanto figli e fratelli; ma la capacità di formarne una nuova, non può essere data per scontata. Occorre prepararvisi. In passato la società tradizionale aiutava di più a formare e a custodire una famiglia. Oggi non è più così, oppure lo è “sulla carta”, ma nei fatti domina una mentalità diversa. Sono ammesse altre forme di convivenza; a volte viene usato il termine “famiglia” per unioni che, in realtà, famiglia non sono.
Soprattutto, nel contesto nostro, si è molto ridotta la capacità dei coniugi di difendere l’unità del nucleo familiare a costo anche di grandi sacrifici. Riappropriatevi, cari giovani, del valore della famiglia; amatela non solo per tradizione, ma per una scelta matura e consapevole: amate la vostra famiglia di origine e preparatevi ad amare anche quella che con l’aiuto di Dio voi stessi formerete. Dico: “preparatevi”, perché l’amore vero non si improvvisa.

L’amore è fatto, oltre che di sentimento, di responsabilità, di costanza, e anche di senso del dovere. Tutto questo lo si impara attraverso l’esercizio prolungato delle virtù cristiane della fiducia, della purezza, dell’abbandono alla Provvidenza, della preghiera. In questo impegno di crescita verso un amore maturo vi sosterrà sempre la Comunità cristiana, perché in essa la famiglia trova la sua più alta dignità. Il Concilio Vaticano II la chiama “piccola Chiesa”, perché il matrimonio è un sacramento, cioè un segno santo ed efficace dell’amore che Dio ci dona in Cristo attraverso la Chiesa.

Strettamente connesso a questo primo valore del quale ho voluto parlare è l’altro valore che intendo sottolineare: la seria formazione intellettuale e morale, indispensabile per progettare e costruire il vostro futuro e quello della società. Chi su questo vi fa degli “sconti” non vuole il vostro bene.

Come si potrebbe infatti progettare seriamente il domani, se si trascura il naturale desiderio che è in voi di sapere e di confrontarvi? La crisi di una società inizia quando essa non sa più tramandare il suo patrimonio culturale e i suoi valori fondamentali alle nuove generazioni. Non mi riferisco solo e semplicemente al sistema scolastico. La questione è più ampia. C’è, lo sappiamo, un’emergenza educativa, che per essere affrontata richiede genitori e formatori capaci di condividere quanto di buono e di vero essi hanno sperimentato e approfondito in prima persona. Richiede giovani interiormente aperti, curiosi di imparare e di riportare tutto alle originarie esigenze ed evidenze del cuore. Siate davvero liberi, ossia appassionati della verità. Il Signore Gesù ha detto: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32).

Il nichilismo moderno invece predica l’opposto, che cioè è la libertà a rendervi veri. C’è anzi chi sostiene che non esiste nessuna verità, aprendo così la strada allo svuotamento dei concetti di bene e di male e rendendoli addirittura interscambiabili. Mi hanno detto che nella cultura sarda c’è questo proverbio: “Meglio che manchi il pane piuttosto che la giustizia”.

Un uomo in effetti può sopportare e superare i morsi della fame, ma non può vivere laddove giustizia e verità sono bandite. Il pane materiale non basta, non è sufficiente per vivere umanamente in modo pieno; occorre un altro cibo del quale essere sempre affamati, del quale nutrirsi per la propria crescita personale e per quella della famiglia e della società.

Questo cibo – ed è il terzo grande valore – è una fede sincera e profonda, che diventi sostanza della vostra vita. Quando si smarrisce il senso della presenza e della realtà di Dio, tutto si “appiattisce” e si riduce ad una sola dimensione. Tutto resta “schiacciato” sul piano materiale.

Quando ogni cosa viene considerata soltanto per la sua utilità, non si coglie più l’essenza di ciò che ci circonda, e soprattutto delle persone che incontriamo. Smarrito il mistero di Dio, sparisce anche il mistero di tutto ciò che esiste: le cose e le persone mi interessano nella misura in cui soddisfano i miei bisogni, non per sé stesse. Tutto ciò costituisce un fatto culturale, che si respira fin dalla nascita e che produce effetti interiori permanenti.

La fede, in questo senso, prima di essere una credenza religiosa, è un modo di vedere la realtà, un modo di pensare, una sensibilità interiore che arricchisce l’essere umano come tale. Ebbene, cari amici, Cristo è anche in questo il Maestro, perché ha condiviso in tutto la nostra umanità ed è contemporaneo all’uomo di ogni epoca. Questa realtà tipicamente cristiana è una grazia stupenda!

Stando con Gesù, frequentandoLo come un amico nel Vangelo e nei Sacramenti, voi potete imparare, in modo nuovo, ciò che la società spesso non è più in grado di darvi, cioè il senso religioso. E proprio perché è una cosa nuova, scoprirla è meraviglioso.

Cari giovani, come il giovane Agostino con tutti i suoi problemi sulla sua strada difficile, ognuno di voi sente il richiamo simbolico di ogni creatura verso l’alto; ogni creatura bella rimanda alla bellezza del Creatore, che è come concentrata nel volto di Gesù Cristo.

Quando la sperimenta, l’anima esclama: “Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato!” (Conf. X, 27.38).
Possa ognuno di voi riscoprire Dio quale senso e fondamento di ogni creatura, luce di verità, fiamma di carità, vincolo di unità, come canta l’inno dell’Agorà dei giovani italiani. Siate docili alla forza dello Spirito
!

È stato Lui, lo Spirito Santo, il Protagonista della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney; Egli vi renderà testimoni di Cristo. Non a parole, ma con i fatti, con un nuovo genere di vita. Non avrete più paura di perdere la vostra libertà, perché la vivrete in pienezza donandola per amore. Non sarete più attaccati ai beni materiali, perché sentirete dentro di voi la gioia di condividerli. Non sarete più tristi della tristezza del mondo, ma proverete dolore per il male e gioia per il bene, specialmente per la misericordia ed il perdono.

E se è così, se avrete scoperto realmente Dio nel volto di Cristo, non penserete più alla Chiesa come ad una istituzione esterna a voi, ma come alla vostra famiglia spirituale, come la viviamo adesso, in questo momento. Questa è la fede che vi hanno trasmesso i vostri padri. Questa fede voi siete chiamati a vivere oggi, in tempi ben diversi.

Famiglia, formazione e fede. Ecco, cari giovani di Cagliari e dell’intera Sardegna, anch’io, come Papa Giovanni Paolo II, vi lascio queste tre parole, tre valori da fare vostri con la luce e la forza dello Spirito di Cristo. Nostra Signora di Bonaria, Patrona Massima e dolce Regina dei Sardi, vi guidi, vi protegga e vi accompagni sempre! Con affetto vi benedico, assicurandovi un quotidiano ricordo nella preghiera.

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