Sopravvivere a Jakutsk ed a... Torino (!).

Gianni Sperone
00giovedì 4 febbraio 2010 13:32

Non essendo stato in alcun modo sponsorizzato, godo dell'assoluta libertà di potermi esprimere in merito all'abbigliamento da "freddo estremo". Basandomi sulle sensazioni provate, infine, riesco ad aggiungere qualche nota complementare (che così, accontenta anche il Bonino che ne aveva fatto espressa richiesta...et altri...)

Logicamente, dall'Italia sussisteva un timore reverenziale per l'impatto col nocciolo più freddo dell'area siberiana e, nel contempo, ci si ponevano mille quesiti su come ci si sarebbe riusciti ad organizzare al meglio per godere di quel tempo a disposizione...senza sprecarlo dietro le vetrate di un albergo.

Evidentemente, l'uomo sa adattarsi a tutte le condizioni climatiche (sin quelle più estreme!) pur se, nel caso vissuto, vi aggiungo l'accento più favorevole possibile della componente psicologica.

Ovvero: se uno di noi parte alla ricerca dei -40°, difficilmente potrà lamentarsene...entro i limiti fisiologici della tolleranza, ovviamente !

L'assenza di vento, facilita di molto un rapido acclimatamento mentre, già una debole corrente a 15 km/h con -31° e nevischio, per il sottoscritto era davvero difficoltosa da reggere (II giorno - domenica 24.1).

Tanto per tagliare un po' di teste, Jakutsk ha decretato la quasi inutilità dei marchi famosi o del più selezionato abbigliamento dell'E.I. (e concediamo pure che a Tromsoe o Narvik non si arrivi mai a questi livelli termici!)

Le calze cinesi da 4 EUR han stracciato quelle del Michigan da 34; i guanti di lana militari da 6 EUR han tenuto testa con dignità alle moffole canadesi da 75 (!) Il mio colbacchetto con para-orecchi, costava 25 EUR circa, a fronte dei 400 - 1200, necessari per un bell'esemplare locale.

Salvo i gg. 26-27 e 28 (ovvero, la fase sotto i -40°), e salvo una T - shirt sotto la camicia, ho sempre passeggiato, vestito all'incirca come a Torino d'inverno


Certo, già oltre i -20° (vedasi Mosca all'andata!), guanti e copricapo con para-orecchi, divengono accessori indispensabili, anche solo per un paio di minuti all'aria aperta.

A Jakutsk, solo al di sotto dei -38° ho indossato l'umidiccia guaina di neoprene per il viso mentre, solo al di sotto dei -40°C, sotto normali calzoni in velluto, si rendeva necessaria la calzamaglia, pena il supplizio di migliaia di piccoli aghi ed una cute rosso-violacea non appena rientrato in stanza.

Dopo due giorni consecutivi trascorsi fra -45 e -42°, debbo dire che, il veloce passaggio ad un pomeriggio a -39° (il giorno 28.01)...e' apparso gradevole.

Al ritorno, non ho apprezzato significative differenze, nè ai -15° di Mosca, nè ai -3° pomeridiani di Monaco, nè allo zero della Malpensa alle h. 23.
Non saprei spiegare, fisiologicamente, le ragioni di questo processo ma, la mattina della domenica 31.1, a spasso col cane con -3/-3.5° in città, sentivo un certo qual freddo (!!??).

In sintesi: tutto va ridimensionato ad un certo spirito di adattamento e, soprattutto, al buon senso. Gli starnazzamenti da gran gelo, debbo dire, sarebbero davvero fuori luogo....(!)

A parte l'iniziale episodio di inceppamento, la "digitale" ha sempre fatto il proprio dovere... per 688 volte..., talora in rapida successione....rapidità che, la tapina, sotto i -40°...non sempre poteva concedermi. Il corpo-macchina ed il mio dito indice, diciamo, soffrivano allo stesso modo e, per entrambi, occorreva un pronto ricovero al riparo al gelo, appena era sbrigato il lavoro.

Saluti acclimatati.


Gianni S.

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