Somalia, la battaglia di Mogadiscio

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vanni-merlin
00domenica 22 aprile 2007 02:07
Somalia, la battaglia di Mogadiscio


Miliziani islamici armati per le strade di Mogadiscio

Oltre 160 i morti negli ultimi quattro giorni di combattimenti



MOGADISCIO
Almeno 52 persone sono morte oggi a Mogadiscio, nel quarto giorno di scontri tra truppe etiopi e miliziani. Altre 120 sono rimaste ferite, stando a quanto riferito da fonti ospedaliere e un’organizzazione umanitaria somala, Elman. Il bilancio delle vittime di quattro giorni di combattimenti a Mogadiscio sale così ad almeno 165 morti e quasi 350 feriti. Il presidente della ong somala Elman, Sudan Ali Ahemd, ha definito gli scontri di oggi i peggiori degli ultimi anni. «Ho invitato entrambe le parti a cessare i combattimenti e i bombardamenti senza porre condizioni», per poter salvare vite umane, ha detto Ahmed all’Associated Press.

L'APPELLO DELL'ONU
Ieri, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha lanciato un appello per un immediato cessate il fuoco e per la ripresa dei negoziati di pace tra le parti. Ban ha sottolineato che il ricorso a una soluzione militare per i problemi di sicurezza a Mogadiscio è «controproducente e susciterà rancore a lungo termine tra clan e comunità, compromettendo le prospettive di riconciliazione» nel paese. La ripresa delle ostilità ha fatto naufragare l’intesa raggiunta tra le truppe di Addis Abeba e il più potente clan di Mogadiscio, gli Hawiye, raggiunta all’inizio del mese dopo quattro giorni di duri combattimenti alla fine di marzo. L’accordo prevedeva la creazione di un comitato, con due rappresentati per parte, incaricato di portare avanti i colloqui di pace, ma il negoziato ha subito continui rinvii.

MOGADISCIO, CITTA' FANTASMA
Continua intanto l’esodo dalla città. Sono circa 321.000 i somali che hanno abbandonato Mogadiscio dall’inizio del febbraio scorso, stando a quanto precisato dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). «Preferisco abbandonare la mia casa per un luogo sicuro ed evitare così i bombardamenti», ha detto all’Ap una madre di otto bambini, che si è presentata con il solo nome di Faduma. La donna ha raccontato di non aver mangiato per due giorni e che durante gli scontri della fine dello scorso marzo ha perso il marito e la figlia maggiore. «È meglio morire in un luogo sicuro affamata e assetata piuttosto che aspettare i colpi di mortaio», ha aggiunto.


da: www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200704articoli/20764gi...
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