Soldi Lega, indagati Bossi e figli. "Truffa da 18 mln, lui sapeva"

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mauro.68
00giovedì 17 maggio 2012 12:28
Senatur "firmava rendiconti". A Renzo e Riccardo "paghetta" di 5 mila euro al mese. Nel mirino anche Stiffoni e Scala.

Umberto Bossi è indagato per truffa ai danni dello Stato pari a 18 milioni nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte distrazioni dei fondi della Lega. Il Senatur risponderà in qualità di legale rappresentante del partito, che firma i rendiconti che avviano l'iter dell'erogazione dei rimborsi.
Sono indagati anche i suoi figli Riccardo e Renzo (che è in vacanza in Marocco), per l'ipotesi di appropriazione indebita in concorso con l'ex tesoriere Belsito. I due avrebbero percepito una sorta di "paghetta", intorno ai 5 mila euro mensili, nel periodo dal 2008 al 2011, che si andrebbero ad aggiungere ad altre spese per automobili, multe e cartelle esattoriali, che sono state saldate, secondo l'ipotesi accusatoria, con soldi dei rimborsi elettorali del Carroccio. Denaro che sarebbe stato versato ai due giovani direttamente da Belsito e di cui Umberto Bossi, sempre secondo le indagini, sarebbe stato a conoscenza.
Nel mirino dei Pm anche il senatore del Carroccio Piergiorgio Stiffoni con l'ipotesi di peculato e Paolo Scala con l'ipotesi di riciclaggio. Gli inquirenti stanno valutando anche la posizione di altre persone, tra cui la vicepresidente del Senato Rosi Mauro ed Emanuela Marrone, seconda e attuale moglie di Bossi (che non risultano indagate). Stanno svolgendo verifiche e accertamenti sulle uscite in favore del Sindacato padano e della scuola Bosina fondata a Varese dalla Marrone.
Agli atti dell'inchiesta milanese anche un appunto di Riccardo Bossi per Belsito con scritto: "Ne ho parlato oggi con papà". La lettera, in cui chiede del denaro all'ex tesoriere far fronte alle sue spese, sarebbe stata contenuta nella cartellina "The Family", sequestrata insieme ad altri documenti nella cassaforte dell'ufficio di Roma di Belsito.
E dai triumviri dalla Lega arrivano messaggi di solidarietà per il Senatur. "Sono ultracerto della totale buona fede di Bossi", ha detto l'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, precisando che la sua frase su Facebook sulla necessaria pulizia nella Lega ("Ladri e ciarlatani fuori") era stata scritta cinque ore prima di sapere degli avvisi di garanzia ai Bossi. Maroni auspica che "la magistratura faccia presto" nel chiarire le loro posizioni.
Dal canto suo, Roberto Calderoli ha dichiarato che "nulla può modificare la mia stima e il mio affetto per Bossi", mentre Emanuela Dal Lago ha detto che rimarrà "fino alla fine con Bossi, vicina al mio capo".

Fonte

Mauro
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