Socialismo Mondiale

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Pertinax
00domenica 26 febbraio 2006 20:01
Che cos'è la propietà comune?

Il fondamento di qualsiasi società è il modo in cui i suoi membri sono organizzati per la produzione e la distribuzione della ricchezza. Se solo un gruppo della società controlla l'uso dei mezzi di produzione, vi è una società di classe. Un altro modo di esprimere la stessa idea è che i membri di questo gruppo o classe possiedono i mezzi di produzione, dal momento che poter controllare l'uso di qualcosa è come possederlo, con o senza dei titoli di proprietà legali.

Ne consegue che una società senza classi è una società in cui l'uso dei mezzi di produzione viene controllato da tutti i membri della società su una base equa, e non solamente da un solo gruppo con l'esclusione di tutti gli altri. James Burnham esprime bene questa idea nel suo libro La rivoluzione manageriale:

"Una società 'senza classi' vuol dire che all'interno della società non c'è nessun gruppo (ad eccezione, forse, di provvisori gruppi delegati liberamente eletti dalla comunità e soggetti sempre al richiamo) che eserciti, come gruppo, qualsiasi controllo speciale sull'accesso agli strumenti di produzione; e nessun gruppo che riceva, come gruppo, trattamento preferenziale nella distribuzione."

In una società senza classi ogni membro può contribuire, a parità di condizioni con ogni altro membro, a decidere come i mezzi di produzione devono essere usati. Ogni membro della società è socialmente uguale e sta esattamente nella stessa relazione di ogni altro membro riguardo ai mezzi di produzione. Similmente, ogni membro della società ha accesso ai frutti della produzione su base uguale.

Non appena l'uso dei mezzi di produzione viene messo sotto il controllo democratico di tutti i membri della società, la proprietà di classe è abolita. In queste circostanze si può sempre dire che i mezzi di produzione appartengono a coloro i quali li controllano e ne approfittano, ma in questo caso si tratta dell'intera popolazione organizzata su base democratica, e si può dire perciò che i mezzi di produzione sono "comunemente posseduti" da tutti. La proprietà comune è stata definita come:

"Uno stato delle cose in cui nessuna persona viene esclusa dalla possibilità di controllare, usare e gestire i mezzi di produzione, distribuzione e consumazione. Ogni membro della società può acquisire la capacità, vale a dire l'opportunità di realizzare una varietà di scopi, per esempio, di consumare ciò che vuole, di usare i mezzi di produzione per i fini di lavoro socialmente necessari o non necessari, di amministrare la produzione e la distribuzione, di pianificare le risorse, e di prendere delle decisioni su scopi collettivi di breve termine e di lungo termine. La proprietà comune, quindi, riguarda ogni potenziale abilità dell'individuo di beneficiare della ricchezza della società e di partecipare al suo funzionamento" (Jean-Claude Bragard, Un'indagine sul concetto del comunismo di Marx).

Tuttavia, la parola "proprietà" può essere ingannevole poiché non porta alla luce completamente il fatto che il trasferimento a ogni membro della società del potere di controllare la produzione della ricchezza rende superfluo il concetto stesso di "proprietà". Con la proprietà comune nessuno è escluso dalla possibilità di controllare o beneficiare dall'uso dei mezzi di produzione, cosicché il concetto di proprietà nel senso di possesso esclusivo non ha senso: nessuno è escluso, non c'è nessun non-proprietario.

Potremmo inventare qualche nuovo termine come "niente-proprietà" e dire che la società senza classi che prenderà il posto del capitalismo è una società di "niente-proprietà", ma la stessa idea può essere espressa in modo diverso se la proprietà comune è intesa come un rapporto sociale e non come una forma di padronanza proprietaria. Questo rapporto sociale – uguaglianza fra gli esseri umani riguardo al controllo dell'uso dei mezzi di produzione – può ugualmente e correttamente essere descritto dai termini "società senza classi" e "controllo democratico" come da "proprietà comune" dal momento che questi tre termini sono differenti solo per il modo in cui lo descrivono da differenti punti di vista. L'uso del termine "proprietà comune" per fare riferimento al rapporto sociale basilare della società alternativa al capitalismo non significa in nessun senso perciò che la proprietà comune dei mezzi di produzione potrebbe esistere senza il controllo democratico.

Quando ci riferiamo a una società basata sulla proprietà comune, generalmente usiamo il termine "socialismo", anche se non abbiamo niente da obiettare a quelli che usano il termine "comunismo", dato che per noi questi termini significano esattamente la stessa cosa e sono interscambiabili.

Contro la proprietà statale

La proprietà comune non deve essere confusa con la proprietà statale, dato che un organo di coercizione, o uno stato, non può esistere nel socialismo. Una società di classe è una società con uno stato perché il controllo di un gruppo sui mezzi di produzione e l'esclusione del resto della popolazione non possono essere imposti senza coercizione, e perciò senza uno speciale organo per esercitare questa coercizione. D'altro canto, una società senza classi è una società senza stato perché tale organo di coercizione smette di essere necessario appena tutti i membri della società stanno nello stesso rapporto riguardo al controllo dell'uso dei mezzi di produzione. L'esistenza dello stato come strumento di controllo e di coercizione da parte della classe politica è del tutto incompatibile con l'esistenza del rapporto sociale della proprietà comune. La proprietà statale è una forma di padronanza proprietaria esclusiva la quale implica un rapporto sociale che è totalmente differente dal socialismo.

La proprietà comune è un rapporto sociale di uguaglianza e democrazia che rende superfluo il concetto di proprietà perché non ci sono più dei non-proprietari esclusi. La proprietà statale, invece, presuppone l'esistenza di una macchina governativa, un sistema legale, forze armate e altre caratteristiche di un organo di coercizione istituzionalizzato. I mezzi di produzione posseduti dallo stato fanno parte di un'istituzione che si oppone ai membri della società, che li costringe e li domina, sia come individui che come collettività. Sotto la proprietà statale la risposta alla domanda "chi possiede i mezzi di produzione?" non è "tutti" o "nessuno" come con la proprietà comune; la risposta è "lo stato". In altre parole, quando uno stato possiede i mezzi di produzione, i membri della società restano non-proprietari, esclusi dal controllo. Sia legalmente che socialmente, i mezzi di produzione non appartengono a loro, ma allo stato, che si mantiene come un potere indipendente separandoli dai mezzi di produzione.

Lo stato non è un'astrazione che esiste independentemente dalla società e dai suoi membri; è un'istituzione sociale, e, come tale, un gruppo di esseri umani, una parte della società, organizzata in un particolare modo. Ecco perché lo stato si oppone agli interessi della maggior parte dei membri della società ed esclude la maggior parte di loro dal controllo dei mezzi di produzione. Dovunque c'è uno stato, c'è sempre un piccolo gruppo di esseri umani che stanno in rapporti differenti con esso rispetto alla maggior parte dei membri della società: non come dominati, né come esclusi, ma come dominatori e vietatori. Sotto la proprietà statale, questo gruppo controlla l'uso dei mezzi di produzione escludendo gli altri membri della società. In questo senso, questo gruppo possiede i mezzi di produzione, sia quando ciò è riconosciuto formalmente e legalmente sia quando non lo è.

Un'altra ragione per cui proprietà statale e socialismo sono incompatibili è che lo stato è una istituzione nazionale che esercita controllo politico su una limitata area geografica. Dato che il capitalismo è un sistema mondiale, la proprietà statale dei mezzi di produzione all'interno di una determinata area politica non può rappresentare l'abolizione del capitalismo, neanche in quell'area. Ciò significa l'istituzione di qualche forma di capitalismo di stato il cui modo di funzionamento è condizionato dal fatto che deve competere in un contesto di mercato mondiale contro altri capitali.

Dal momento che oggi il capitalismo è a livello mondiale, la società che sostituisca il capitalismo può solamente essere a livello mondiale. L'unico possibile socialismo oggi è il socialismo mondiale. Il socialismo, come il capitalismo, non può esistere in un solo paese. Perciò la proprietà comune nel socialismo è la proprietà comune del mondo, delle sue risorse naturali e industriali, a disposizione della società nel suo complesso. Il socialismo può solamente essere una società universale in cui tutto quello che è sopra la Terra è diventato l'eredità comune di tutta l'umanità, e in cui la divisione del mondo in stati ha ceduto il passo a un mondo senza frontiere con un'amministrazione democratica mondiale e anche democrazie locali e regionali.

www.worldsocialism.org/

[Modificato da Pertinax 26/02/2006 20.23]

[Modificato da Pertinax 26/02/2006 21.08]

Pertinax
00domenica 26 febbraio 2006 20:23
La delusione antimperialista

Nel corso del XX secolo il socialismo, nel suo significato, venne trasformato da una dottrina e indirizzo associati all'emancipazione della classe operaia in una dottrina e indirizzo associati al nascente potere delle elite nazionaliste ed antimperialiste delle zone economicamente meno sviluppate del mondo.

Il punto di partenza fu rappresentato dalla presa del potere in Russia nel 1917 da parte di una elite la quale aveva ereditato la sua ideologia dal movimento operaio, ma che in pratica usò lo stato per far sviluppare economicamente la Russia e trasformarla in un potere che sfidò il dominio mondiale dell'America, Gran Bretagna e Francia. Come tale, essa fornì un modello che attrasse le elite modernizzanti in altri paesi che soffrivano di un'arretratezza economica e della dominazione degli stati capitalisti industrialmente avanzati dell'Occidente.

Il guaio fu che questa elite continuò a usare il linguaggio e la terminologia del movimento operaio, con la quale essa un tempo era stata associata. In questo modo, descrissero la loro conquista del potere come una "rivoluzione dei lavoratori" ed il loro regime come uno "stato dei lavoratori", la prima espressione del movimento operaio internazionale, che i lavoratori ovunque avevano il dovere di sostenere, e l'accumulazione del capitale, che loro effettuarono sotto gli auspici dello stato, non come capitalismo di stato, quale fu, ma come "socialismo".

Marx, il quale osservò che quando si studia la storia non bisognerebbe analizzare i movimenti sociali e politici da ciò che loro dicono di se stessi, ma dai loro concreti risultati, sarebbe stato il primo a comprendere (se non ad apprezzare) come il socialismo, anzi le sue proprie teorie, fosse diventato lo stendardo sotto il quale fu combattuta una lotta completamente differente.

La rivoluzione inglese degli anni quaranta del XVII sec. fu condotta sotto un'ideologia derivata dal Vecchio Testamento, quella francese degli anni novanta del XVIII sec. sotto un'ideologia derivata dai tempi dei Romani. La rivoluzione russa, che fu l'equivalente di quelle rivoluzioni antifeudali, fu condotta sotto un'ideologia derivata dal movimento operaio, ma essa non rappresentò il tentativo di realizzare il socialismo più di quanto la rivoluzione inglese lo fu di realizzare la Nuova Gerusalemme e quella francese la Repubblica romana.

Sebbene fu Mao a sostituire lo slogan "Proletari di tutti i paesi, unitevi" con quello "Popoli oppressi di tutto il mondo, unitevi", le radici di questo cambiamento di prospettiva risalgono a Lenin.

La "fase suprema" di Lenin

Nel suo esilio in Svizzera, nel mezzo della prima guerra mondiale, Lenin scrisse un pamphlet dal titolo L'imperialismo, fase suprema del capitalismo. In esso, egli sostenne che, attraverso un processo che si era completato a cavallo del secolo, il capitalismo aveva modificato il suo carattere. Il capitale industriale e quello bancario si erano fusi dando luogo al capitale finanziario e il capitalismo concorrenziale cedette al capitalismo monopolistico, il quale, attraverso trust, cartelli e altri accordi monopolistici, dominava la produzione. Dovendosi confrontare in casa propria con profitti calanti, questi monopoli si trovarono costretti dalle condizioni economiche a esportare capitali investendoli nelle zone economicamente arretrate del mondo, dove potevano essere realizzati profitti più elevati. Quindi, continuò Lenin, iniziò la lotta tra i più avanzati paesi industrializzati per assicurarsi le colonie dove tali "sovra-profitti" potevano essere realizzati.

Lenin esagerò sia il grado di concentrazione monopolistica a cui era giunto il capitalismo, sia la differenza tra il tasso di profitto realizzato in patria comparato con quello delle aree economicamente arretrate del mondo. Ma furono le implicazioni politiche della sua teoria che dovettero dimostrarsi più nocive per il movimento operaio.

Quando, dopo il 1917, Lenin divenne il capo del regime bolscevico in Russia, questa teoria fu diffusa per sostenere che i paesi imperialisti stavano sfruttando le popolazioni delle aree arretrate che loro controllavano e che anche una parte della classe operaia di questi paesi beneficiava dei sovra-profitti realizzati con lo sfruttamento imperialista, sotto forma di riforme sociali e salari più alti.

Tutto ciò era insensato nei termini dell'economia marxiana, la quale non misura il livello di sfruttamento dall'essere i salari più alti o più bassi, ma dal riferimento alla quantità di plusvalore prodotto in relazione al salario pagato. Utilizzando questa misura, i lavoratori dei paesi avanzati erano più sfruttati di quelli delle colonie, a dispetto dei loro salari più alti, poiché producevano più profitto per lavoratore.

La teoria diffusa da Lenin fece della lotta nel mondo non una lotta tra la classe internazionale dei lavoratori e quella dei capitalisti, ma tra stati imperialisti ed antimperialisti. La lotta di classe internazionale predicata dal socialismo fu sostituita da una dottrina che predicava una lotta tra stati.

La stessa rivoluzione russa si svolse in un contesto antimperialista. Ciò che tutta l'analisi di Marx sottolineava era che il movimento operaio avrebbe prima trionfato nelle aree economicamente avanzate del mondo, non in aree economiche relativamente arretrate come la Russia. Lenin motivò questa contraddizione sostenendo che Marx aveva descritto la situazione che si presentava nella fase preimperialista del capitalismo, mentre, nella fase imperialista che si era affermata dopo la sua morte, lo stato capitalista era diventato così forte che la rottura non avrebbe potuto aver luogo in un paese capitalisticamente avanzato, ma nel più debole stato imperialista. La Russia zarista rappresentava l'anello più debole nella catena dei paesi imperialisti e questo spiegava perché proprio lì ebbe luogo la prima "rivoluzione dei lavoratori".

Ciò equivaleva a dire che la rivoluzione russa era la prima rivoluzione antimperialista, e in un certo senso essa lo fu. La Russia fu il primo paese a sfuggire alla dominazione dei paesi capitalisti occidentali e a seguire un modello di sviluppo economico che si serviva dello stato per il processo di accumulazione interno invece di contare sull'esportazione di capitale da altri paesi.

Nei primi tempi del regime bolscevico, quando la Russia dovette affrontare la guerra civile e l'intervento esterno delle potenze capitaliste occidentali, Lenin comprese che questa era una carta che egli avrebbe potuto giocare per cercare di salvare il suo regime. Giocare la carta antimperialista significava appellarsi alle "tribolanti masse" dell'Asia, non per realizzare il socialismo, ma le loro proprie rivoluzioni antimperialiste. I paesi "super-sfruttati" dovevano essere incoraggiati a cercare l'indipendenza, poiché questo avrebbe indebolito gli stati imperialisti che stavano facendo pressione sulla Russia bolscevica.

Questa strategia fu presentata al movimento operaio occidentale come una maniera per provocare una rivoluzione socialista nei loro paesi. Private dei loro sovra-profitti, le classi dominanti dei paesi imperialisti non sarebbero state più capaci di corrompere i lavoratori con riforme sociali e salari elevati e perciò questi avrebbero abbandonato il riformismo per abbracciare la rivoluzione.

Dopo la morte di Lenin nel 1924, questa strategia di costruzione di un "fronte antimperialista" contro l'Occidente fu continuata dai successori. Poiché essa insegnava che l'intero popolo di un paese colonizzato ha un comune interesse nell'ottenere l'indipendenza, p.e. un proprio stato, essa attrasse ideologi e politici nazionalisti di questi paesi.

Loro si rivolsero a tutti gli abitanti del paese e cercarono di condurli ad una lotta comune per ottenere l'indipendenza. Come risultato, in questi paesi il "socialismo" venne associato con un nazionalismo militante piuttosto che con l'internazionalismo proletario, quale esso originariamente era stato. La lotta politica in questo caso non venne vista come una lotta tra la classe operaia e quella dei capitalisti, ma come una lotta di tutti gli elementi patriottici – operai, contadino e capitalisti insieme – contro una manciata di elementi non patriottici traditori, i quali si sarebbero venduti agli imperialisti stranieri.

Mentre in Europa, nel Nord America e in parti dell'America latina, il socialismo fu un movimento per l'emancipazione della classe operaia, rappresentato da varie e differenti correnti, in Asia e in seguito in Africa e nel resto dell'America latina indicò un movimento nazionalista antimperialista. Il marxismo, in senso proprio, non è mai realmente esistito in molti di questi paesi. Ciò che passò per marxismo fu in realtà il leninismo, il quale si rivolgeva a intellettuali rivoluzionari modernizzatori piuttosto che ai lavoratori. È stato solo verso la fine di questo secolo che gruppi di lavoratori in questi paesi hanno compreso che il leninismo e la sua ideologia antimperialista non ha nulla a che fare col socialismo. Ma il danno è stato comunque fatto. Per milioni di lavoratori in queste aree del mondo socialismo significa ancora nazionalismo e capitalismo di stato, che molti di loro considerano ancora come qualcosa di positivo piuttosto che una barriera alla cooperazione della classe operaia oltre le frontiere, la quale è una condizione essenziale per il socialismo.

Attraverso l'influenza che lo stato capitalista russo ebbe su una parte del movimento operaio dei paesi occidentali, questo è anche il significato che venne ad avere per molti militanti della classe operaia di questi stessi paesi. I dirigenti russi usarono i partiti comunisti degli altri paesi come strumenti ausiliari della loro politica estera, la quale era basata sugli interessi strategici della Russia come di una promettente potenza capitalistica (di stato). Ciò che era considerato "progressista" era ciò che coincideva con gli interessi della politica estera della Russia.

Durante gli anni cinquanta, la Russia si mosse verso una politica di accettazione dello status quo in accordo con l'Occidente, conosciuta come "coesistenza pacifica". I leninisti cinesi, che erano giunti al potere con Mao nel 1949, espressero differenti interessi di stato e cercarono, così, di diventare i campioni dell'"antimperialismo" al posto della Russia.

Le spaccature che si produssero nel movimento comunista mondiale non furono così provocate, come superficialmente potrebbe sembrare, dalle differenze circa le tattiche che il movimento operaio avrebbe dovuto perseguire, ma su quale cosiddetta politica estera socialista – della Russia o della Cina – si sarebbe dovuto sostenere. Questa non fu affatto una disputa che riguardava gli interessi della classe operaia, ma una disputa tra stati, nella quale i lavoratori erano chiamati a scegliere di quale politica estera desideravano essere le pedine.

La teoria leninista dell'imperialismo racchiudeva i semi di un tale ignominioso risultato sin dall'inizio, poiché essa indicò come più importante a livello mondiale non la lotta di classe ma quella tra stati, tra cosiddetti stati antimperialisti e progressisti e stati cosiddetti imperialisti e reazionari.* Ciò rappresentò una deviazione pericolosa dalla lotta di classe e condusse i lavoratori a sostenere l'uccisione nelle guerre di altri lavoratori nell'interesse dell'uno o dell'altro stato e della sua classe dirigente.

*Ciò ha condotto la sinistra, in questo secolo, a farsi paladina sino all'inverosimile di paesi con sistemi sociali ed a volte tradizioni culturali ultrarretrati.
Pertinax
00domenica 26 febbraio 2006 20:40
incredibilmente in italia non c'è nessun partito associato a questo movimento VERAMENTE marxista! [SM=x751597] [SM=x751597] [SM=x751597]

è assurdo!
cane...sciolto
00lunedì 27 febbraio 2006 22:34
Fantasticoooooo... [SM=x751532] [SM=x751532] [SM=x751532] mi son copiato il link, vedrò di passarlo agli amici di Lotta Comunista, se già non lo conoscono...ti saprò dire ok [SM=x751532] tra l'altro temevo che non fosse in italiano, invece c'è anche quella versione...bellissimo...nuovamente grazie Pertinax....

..."Dal momento che oggi il capitalismo è a livello mondiale, la società che sostituisca il capitalismo può solamente essere a livello mondiale. L'unico possibile socialismo oggi è il socialismo mondiale. Il socialismo, come il capitalismo, non può esistere in un solo paese. Perciò la proprietà comune nel socialismo è la proprietà comune del mondo, delle sue risorse naturali e industriali, a disposizione della società nel suo complesso. Il socialismo può solamente essere una società universale in cui tutto quello che è sopra la Terra è diventato l'eredità comune di tutta l'umanità, e in cui la divisione del mondo in stati ha ceduto il passo a un mondo senza frontiere con un'amministrazione democratica mondiale e anche democrazie locali e regionali"...

Parole meravigliose, anche se molto lontano dall'avverarsi, ma come si sa, non è una rivoluzione da poco, ci vorranno generazioni...intanto piano piano.
Internazionalismo ci vuole, internazionalismo...altro che il mio o il tuo dio, vignette è stronzate del genere, Fallaci compresa. Possibile che la gente non maturi, non capisca che è solo un "loro" sporco gioco per dividere i popoli, gli operai, la gente che lavora, i cittadini comuni.
I romani "antichi" già lo avevano capito...

dividi et impera...

Ci fanno fare la guerra fra noi (sia in Occidente, che in Asia, o nei paesi arabi), ci aizzano uni, contro gli altri, con qualunque scusa, ora tocca alla religione, come pretesto, il tutto per continuare a fare i loro affari sulle spalle nostre, per distrarci dal VERO PROBLEMA...
Ma tant'è, oggi si scannano per una maglietta, per una vignetta [SM=x751531] ovviamente, povero contro povero, mentre loro...nei loro caldi e comodi salotti, si sbellicano dalle risate, alla faccia nostra, o meglio a chi crede a queste fandonie...nuovamente grazie Pertinax

Pertinax
00lunedì 27 febbraio 2006 22:43
ovviamente è un piacere compagno... pensa la tristezza l'unico movimento a portata globale è il movimento "no global" che invece di sfruttare la globalizzazione come canale distributivo delle idee socialiste e rivoluzionarie avversa la globalizzazione senza vederne il potenziale
cane...sciolto
00lunedì 27 febbraio 2006 23:04
Re:

Scritto da: Pertinax 27/02/2006 22.43
ovviamente è un piacere compagno... pensa la tristezza l'unico movimento a portata globale è il movimento "no global" che invece di sfruttare la globalizzazione come canale distributivo delle idee socialiste e rivoluzionarie avversa la globalizzazione senza vederne il potenziale

Purtoppo hai ragione, non riescono col vedere oltre il loro orticello... [SM=x751531] Comunque noi(di Lotta Comunista),nel nostro piccolo portiamo avanti questi ideali, capito ora la ragione del mio "non voto", tra l'altro siamo riusciti ad aprire una sezione in Francia, piano piano... [SM=x751526]
rikycccp.17
00martedì 28 febbraio 2006 13:37
Compagni vi vedo molto duri con Lenin...
Pertinax
00martedì 28 febbraio 2006 18:57
perchè scusa? io propio non capisco questo atteggiamento... se una persona si dice marxista e pensa che tale filosofia vada intrapresa con la massima ortodossia, senza eccezioni ne giustificazioni, può benissimo dare un giudizio a cuor sereno sull'operato del Compagno Lenin. si può forse dire che lenin era un marxista ortodosso? no, quindi chi si definisce tale non puo certo appellarsi continuamente alla memoria leninista ma guardare al futuro, analizzando il presente alla ricerca delle condizioni favorevoli al socialismo marxista. l'interpretazione leninista del marxismo è storia. [SM=x751524]
cane...sciolto
00mercoledì 1 marzo 2006 00:37
Re:

Scritto da: Pertinax 28/02/2006 18.57
perchè scusa? io propio non capisco questo atteggiamento... se una persona si dice marxista e pensa che tale filosofia vada intrapresa con la massima ortodossia, senza eccezioni ne giustificazioni, può benissimo dare un giudizio a cuor sereno sull'operato del Compagno Lenin. si può forse dire che lenin era un marxista ortodosso? no, quindi chi si definisce tale non puo certo appellarsi continuamente alla memoria leninista ma guardare al futuro, analizzando il presente alla ricerca delle condizioni favorevoli al socialismo marxista. l'interpretazione leninista del marxismo è storia. [SM=x751524]

Chiaro, semplice, coinciso [SM=x751611] [SM=x751611] [SM=x751611]
-Giona-
00mercoledì 1 marzo 2006 09:48
Re:

Scritto da: Pertinax 26/02/2006 20.23
*Ciò ha condotto la sinistra, in questo secolo, a farsi paladina sino all'inverosimile di paesi con sistemi sociali ed a volte tradizioni culturali ultrarretrati.


Come ad esempio la difesa dell'Iran rivoluzionario islamico in funzione antiamericana. [SM=x751542] Oppure il sostegno ai Palestinesi piú estremisti.
(krino)
00mercoledì 1 marzo 2006 10:30
meno male che non c'è un altro gruppo! in italia ce ne sono tanti ed ognuno con poche decine di militanti!
rikycccp.17
00mercoledì 1 marzo 2006 17:45
Re:

Scritto da: Pertinax 28/02/2006 18.57
perchè scusa? io propio non capisco questo atteggiamento... se una persona si dice marxista e pensa che tale filosofia vada intrapresa con la massima ortodossia, senza eccezioni ne giustificazioni, può benissimo dare un giudizio a cuor sereno sull'operato del Compagno Lenin. si può forse dire che lenin era un marxista ortodosso? no, quindi chi si definisce tale non puo certo appellarsi continuamente alla memoria leninista ma guardare al futuro, analizzando il presente alla ricerca delle condizioni favorevoli al socialismo marxista. l'interpretazione leninista del marxismo è storia. [SM=x751524]



Qundi tu ti ritieni solo marxista? io da marxista leninista giudico lenin politicamente non dal punto di vista storico, e penso che lenin abbia aggiunto molto al marxismo primigenio, in positivo si intende...
Breznev
00mercoledì 1 marzo 2006 18:47
Re:

Scritto da: Pertinax 27/02/2006 22.43
ovviamente è un piacere compagno... pensa la tristezza l'unico movimento a portata globale è il movimento "no global" che invece di sfruttare la globalizzazione come canale distributivo delle idee socialiste e rivoluzionarie avversa la globalizzazione senza vederne il potenziale



Davvero triste... [SM=x751531]


Breznev
00mercoledì 1 marzo 2006 18:51
Re:

Scritto da: Pertinax 28/02/2006 18.57
perchè scusa? io propio non capisco questo atteggiamento... se una persona si dice marxista e pensa che tale filosofia vada intrapresa con la massima ortodossia, senza eccezioni ne giustificazioni, può benissimo dare un giudizio a cuor sereno sull'operato del Compagno Lenin. si può forse dire che lenin era un marxista ortodosso? no, quindi chi si definisce tale non puo certo appellarsi continuamente alla memoria leninista ma guardare al futuro, analizzando il presente alla ricerca delle condizioni favorevoli al socialismo marxista. l'interpretazione leninista del marxismo è storia. [SM=x751524]



Lenin aveva prima un grosso problema chiamato "armata bianca" da risolvere.
Comunque i veri danni li ha fatti il suo successore...in ogni caso il grosso errore commesso è stato il chiudere la porta alla "rivoluzione permanente" e il voler realizzare il socialismo in un solo stato.


Pius Augustus
00mercoledì 1 marzo 2006 19:02
Re: Re:

Scritto da: Breznev 01/03/2006 18.51


il voler realizzare il socialismo in un solo stato.





Ma non avevano mica scelta...
Pertinax
00mercoledì 1 marzo 2006 19:39
la rivoluzione mondiale è morta quando i socialisti tedeschi si trovarono ad aver a che fare con lenin e la sua visione distorta del marxismo, il socialismo in una sola nazione è una cosa assurda, l'aver trasformato la rivoluzione mondiale in anti imperialismo è una cosa assurda.

richi lenin ha trasformato il marxismo in capitalismo di stato: i mezzi di produzione devono essere tolti dal controllo dei pochi non affidati al controllo di altri pochi. poi i suoi meriti grandissimi lenin li ha, come tanti grandi successi, ma non si puo dire che lenin habbia migliorato il marxismo, lo ha trasformato in peggio secondo me propi sostituendo i capitalisti con un controllo statale assolutamente anti marxista.
rikycccp.17
00mercoledì 1 marzo 2006 21:06
Re:

Scritto da: Pertinax 01/03/2006 19.39
la rivoluzione mondiale è morta quando i socialisti tedeschi si trovarono ad aver a che fare con lenin e la sua visione distorta del marxismo, il socialismo in una sola nazione è una cosa assurda, l'aver trasformato la rivoluzione mondiale in anti imperialismo è una cosa assurda.

richi lenin ha trasformato il marxismo in capitalismo di stato: i mezzi di produzione devono essere tolti dal controllo dei pochi non affidati al controllo di altri pochi. poi i suoi meriti grandissimi lenin li ha, come tanti grandi successi, ma non si puo dire che lenin habbia migliorato il marxismo, lo ha trasformato in peggio secondo me propi sostituendo i capitalisti con un controllo statale assolutamente anti marxista.



Controlo statale? ma che dite? sino alle riforme introdotte da Kruscev erano i lavoratori a gestire in modo collettivo le aziende e collettivi agricoli, poi nikita per cercare di migliorare la produzione ha introdotto un più massiccio controllo statale, così la dirigenza invece che essere di nomina collettiva fra i vari lavoratori era scelta dallo stato creando un immobilismo e una burocrazia pazzesca, che con l'era breznev sarebbe arrivata al culmine.
Pius Augustus
00mercoledì 1 marzo 2006 21:10
Re:

Scritto da: Pertinax 01/03/2006 19.39
la rivoluzione mondiale è morta quando i socialisti tedeschi si trovarono ad aver a che fare con lenin e la sua visione distorta del marxismo, il socialismo in una sola nazione è una cosa assurda, l'aver trasformato la rivoluzione mondiale in anti imperialismo è una cosa assurda.

richi lenin ha trasformato il marxismo in capitalismo di stato: i mezzi di produzione devono essere tolti dal controllo dei pochi non affidati al controllo di altri pochi. poi i suoi meriti grandissimi lenin li ha, come tanti grandi successi, ma non si puo dire che lenin habbia migliorato il marxismo, lo ha trasformato in peggio secondo me propi sostituendo i capitalisti con un controllo statale assolutamente anti marxista.



stai sfuggendo la questione fondamentale:anche se avesse voluto come avrebbe potuto lenin portare avanti la rivoluzione mondiale?
rikycccp.17
00mercoledì 1 marzo 2006 21:13
Re:

Scritto da: Pertinax 01/03/2006 19.39
la rivoluzione mondiale è morta quando i socialisti tedeschi si trovarono ad aver a che fare con lenin e la sua visione distorta del marxismo, il socialismo in una sola nazione è una cosa assurda, l'aver trasformato la rivoluzione mondiale in anti imperialismo è una cosa assurda.

richi lenin ha trasformato il marxismo in capitalismo di stato: i mezzi di produzione devono essere tolti dal controllo dei pochi non affidati al controllo di altri pochi. poi i suoi meriti grandissimi lenin li ha, come tanti grandi successi, ma non si puo dire che lenin habbia migliorato il marxismo, lo ha trasformato in peggio secondo me propi sostituendo i capitalisti con un controllo statale assolutamente anti marxista.



La rivoluzione mondiale era impossibile, fallito il tentativo in germania, spento in italia il biennio rosso e battuti i moti rivoluzionari di tutti gli altri paesi; la russia dopo la guerra civile non aveva i mezzi materiali per dare aiuto agli altri movimenti comunisti; si doveva scegliere se lasciar marcire la rivoluzione russa in attesa di quella mondiale, magari intervenire ancora deboli per dare alle potenze occidentali il casus-belli per poter schiacciare definitivamente il bolscevismo; o cercare di rafforzare il socialismo in russia in modo da poter in seguito cercare di favorire la rivoluzione negli altri paesi.

Mi sembra ovvio che ogni comunista aspiri alla rivoluzione mondiale, ma era impossibile, ci sarebbe stata qualche Chance nel 45 se gli USA non avessero avuto l'atomica...
Pius Augustus
00mercoledì 1 marzo 2006 21:24
Re: Re:

Scritto da: rikycccp.17 01/03/2006 21.13


La rivoluzione mondiale era impossibile, fallito il tentativo in germania, spento in italia il biennio rosso e battuti i moti rivoluzionari di tutti gli altri paesi; la russia dopo la guerra civile non aveva i mezzi materiali per dare aiuto agli altri movimenti comunisti; si doveva scegliere se lasciar marcire la rivoluzione russa in attesa di quella mondiale, magari intervenire ancora deboli per dare alle potenze occidentali il casus-belli per poter schiacciare definitivamente il bolscevismo; o cercare di rafforzare il socialismo in russia in modo da poter in seguito cercare di favorire la rivoluzione negli altri paesi.

Mi sembra ovvio che ogni comunista aspiri alla rivoluzione mondiale, ma era impossibile, ci sarebbe stata qualche Chance nel 45 se gli USA non avessero avuto l'atomica...



assolutamente daccordo.Ridurre tutto all'ideologia è errato,le condizioni di forza decidono tutto.
Pertinax
00giovedì 2 marzo 2006 14:29
ma ragazzi! la rivoluzione mondiale è stata spenta dalla morte tragica della II Internazionale imputabile quasi per intero alle posizioni violente e pseudo nazionaliste di Lenin!

sul "capitalismo di stato"

e vero che prima di krusciev era la collettivita che tramite i soviet controllava la produzione e le associazioni di distribuzione/consumo... ma i soviet erano controllati dal PCUS! i successori di stalin non hanno fatto altro che ufficializzare una situazione ufficiosa, ossia hanno statalizzato il PCUS che di fatto era già il CDA dell'Urss [SM=x751541]

[Modificato da Pertinax 02/03/2006 14.40]

rikycccp.17
00giovedì 2 marzo 2006 23:07
Re:

Scritto da: Pertinax 02/03/2006 14.29
ma ragazzi! la rivoluzione mondiale è stata spenta dalla morte tragica della II Internazionale imputabile quasi per intero alle posizioni violente e pseudo nazionaliste di Lenin!

sul "capitalismo di stato"

e vero che prima di krusciev era la collettivita che tramite i soviet controllava la produzione e le associazioni di distribuzione/consumo... ma i soviet erano controllati dal PCUS! i successori di stalin non hanno fatto altro che ufficializzare una situazione ufficiosa, ossia hanno statalizzato il PCUS che di fatto era già il CDA dell'Urss [SM=x751541]

[Modificato da Pertinax 02/03/2006 14.40]




La rivoluzione mondiale era inattuabile! non c'erano ne le forze ne le risorse per attuarla, come ho già detto a chiunque si definisca comunista farebbe piacere una rivoluzione estesa a tutto il globo, ma ALMENO PER ORA mi pare che non ci siano state le condizioni necessarie, con la II internazionale cosa vuoi che facesse lenin è gente che ha pure rinnegato il marxismo! chi ci stava al governo quando la Luxemburg e Liebknecht furono trucidati, lasciarono mano libera ai Freikorps...

Il PCUS aveva un ruolo coordinatore! i piani quinquiennali servivano a stabilire dei punti d'arrivo per la produzione di determinati prodotti, il ruolo del PCUS era quello di coordinare il tutto ma la gestione era collettiva...
Pertinax
00venerdì 3 marzo 2006 19:51
la II internazinale ha rinnegato il marxismo? [SM=x751549] questa mi è nuova... le attività sono cessate allo scoppiare della Grande Guerra Europe, propio quando lenin cominciava la sua interpretazione del marxismo applicandolo alla realta russa.

i traguardi dei piani quinquennali da chi venivano fissati?
Matteo Bonaparte
00venerdì 3 marzo 2006 23:45
se la rivoluzione non ha trovato pieno consenso in russia era abbastanza impensabile che lo trovasse nei paesi occidentali. semplicemente i tempi non erano maturi

[Modificato da Matteo Bonaparte 03/03/2006 23.48]

Pertinax
00sabato 4 marzo 2006 13:35
cmq tornando in topic... il problema come dimostra la discussione che si è scatenata è che non interessa il presente o il futuro del movimento, ma interessa di più fare discussioni cavillose sul passato storico del movimento. bruttissima situazione.
rikycccp.17
00sabato 4 marzo 2006 14:19
Re:

Scritto da: Pertinax 03/03/2006 19.51
la II internazinale ha rinnegato il marxismo? [SM=x751549] questa mi è nuova... le attività sono cessate allo scoppiare della Grande Guerra Europe, propio quando lenin cominciava la sua interpretazione del marxismo applicandolo alla realta russa.

i traguardi dei piani quinquennali da chi venivano fissati?



aspetta probabilmente mi sono espresso male io, quando nacque la III internazionale la seconda era si marxista, ma non massimalista, quindi contraria alla rivoluzione in russia, tanto che anche il PSI passò alla III internazionale; in seguito però i partiti socialdemocratici rinegheranno il marxismo...

dal PCUS, il suo ruolo era proprio questo, coordinare le masse...

[Modificato da rikycccp.17 04/03/2006 14.21]

Pertinax
00sabato 4 marzo 2006 14:33
converrai che chi fissa la produzione è ovviamente chi detiene i mezzi di produzione. spero che con questo siamo arrivati al punto cruciale.

il comunicato di lenin al popolo russo, leggilo alla luce di quello a cui siam oarrivati e ciòè che era il pcus a gestire (determinare) la produzione:

"Ai cittadini della Russia. Il governo provvisorio è stato deposto. Il potere dello Stato è passato nelle mani dei soviet dei deputati operai e soldati di Pietrogrado, e del suo organo, il Comitato militare rivoluzionario, che ha preso il comando della giarnigione e del proletariato di Pietrogrado. l'obbiettivo per il quale il popolo ha lottato: proposta di pace democratica, abolizione della propietà fondiaria, controllo operaio sulla produzione, creazione di un governo dei soviet, tutto ciò è compiuto. Viva la rivoluzione degli operai, dei soldato e dei contadini!"

contraddittorio non trovi? gli operai controllavano la produzione tramite le associazioni di produzione/consumo autorizzate dai soviet, soviet sotto il controllo dei bolscevichi e non del popolo.
rikycccp.17
00domenica 5 marzo 2006 00:29
Re:

Scritto da: Pertinax 04/03/2006 14.33
converrai che chi fissa la produzione è ovviamente chi detiene i mezzi di produzione. spero che con questo siamo arrivati al punto cruciale.

il comunicato di lenin al popolo russo, leggilo alla luce di quello a cui siam oarrivati e ciòè che era il pcus a gestire (determinare) la produzione:

"Ai cittadini della Russia. Il governo provvisorio è stato deposto. Il potere dello Stato è passato nelle mani dei soviet dei deputati operai e soldati di Pietrogrado, e del suo organo, il Comitato militare rivoluzionario, che ha preso il comando della giarnigione e del proletariato di Pietrogrado. l'obbiettivo per il quale il popolo ha lottato: proposta di pace democratica, abolizione della propietà fondiaria, controllo operaio sulla produzione, creazione di un governo dei soviet, tutto ciò è compiuto. Viva la rivoluzione degli operai, dei soldato e dei contadini!"

contraddittorio non trovi? gli operai controllavano la produzione tramite le associazioni di produzione/consumo autorizzate dai soviet, soviet sotto il controllo dei bolscevichi e non del popolo.



Non ci vedo nulla di contraddittorio, la produzione era in mano agli operai, perchè questi si organizzavano decidendo come gestire il proprio lavoro, poi tu tendi avedere i bolscevichi come una cosa staccata dal popolo, anzi quasi avversa allo stesso, io non la vedo affato così...
Pertinax
00domenica 5 marzo 2006 11:39
questione di punti di vista [SM=x751524]
rikycccp.17
00domenica 5 marzo 2006 12:37
Re:

Scritto da: Pertinax 05/03/2006 11.39
questione di punti di vista [SM=x751524]



Il bello di queste discussioni teoriche fra compagni è questo [SM=x751601]
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