Sir Nicholas e Ninella dei miracoli: poesia nei pressi di un cimitero

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Francesca Coppola
00sabato 29 ottobre 2011 13:03


Nicholas ha più amici di quanti io possa contarne su fb, anche i suoi come i miei però sono invisibili, amano la notte e raccontano silenzio. In 94 bussano e ad un certo punto il cimitero diventa una festa al suono di un orologio impazzito: "che insolito baccano “solo” per chiedergli un inchino ai piedi di un marmo e le fusa che scaldano più di un tè a mezzanotte".
Nicholas si sente un gigante quando cadenza il suo passo felpato fra chiacchiere blindate, un occhio senza il compare a bisbigliargli, che il male si vede bene anche da una piccola vetrina e mani bambine, fanno scoppiare petardi e altre moine, laddove l’indifferenza troppo spesso non protegge chi è più indifeso.
Avevi gambe all’aria quando quei quattro mostriciattoli decisero di provare i botti non riusciti il giorno dopo la notte più rumorosa dell’anno: lo scoppio, l’annebbiamento, il dolore ti condussero fra braccia impercettibili ma altamente consolatorie. E non era il camposanto, per te, non ancora una fossa scavata da arti laboriosi ma la scelta di vivere la vita fra i morti, la più dolce di ogni decisione.
Nicholas annusa i fiori e qualche volta –come un vero macho spagnolo- li porta a spasso, stretti sotto i baffi e una folla di curiosi lo segue nei percorsi nascosti. Il cuore si rapprende quando il giro finisce e lo sguardo cade su un omaggio da togliere il fiato; sì, perché lui sa che c’è chi non dorme solo perché crede di essere dimenticato e piange e prega affinché qualcuno saturi di rose la sua lastra rotta.
Cinquantanove centimetri di macchie variopinte e quasi immagini i suoi discorsi quando lo vedi a soffermarsi presso qualche monumento assai più vecchio, le sere a tre carte con il maresciallo francese e il giovanissimo rampollo morto suicida, poi subito dal prete Don luigi che gli ha insegnato l’Ave Maria.
Nicholas conosce i piccoli abitanti della chiesa bianca e fa da padre a quelli nati esanimi, a quelli che la luce l’hanno vista solo dopo e a quelli che di dolore hanno campato insegna amore e compassione.
Come il sindaco di una città fantasma, come un missionario in India, come chi non scrive poesia ma magicamente la crea, sa che alla fine del suo giro, qualcuno lo aspetta: è “Ninella dei miracoli” che ogni volta gli prepara il cantuccio fra coccarde e carillon e dovreste vederlo quando quel musetto nero s’infiamma e le campane delle 6.30 diventano la più dolce ninna nanna.


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