Sgarbi debutta su Rai uno e si fa l’autodifesa Ma è flop e la Rai sospende il programma

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peppino de filippo
00giovedì 19 maggio 2011 17:02
I dati bocciano il critico: la trasmissione registra appena l'8,27% di share. Un flop. Il sindaco di Salemi ha utilizzato la puntata per rispondere all'inchiesta della magistratura di Trapani che ha sequestrato 35 milioni di euro in beni a Giuseppe Giammarinaro, ex notabile dc, che avrebbe condizionato i lavori della giunta di Salemi. Ed è giallo sul compenso del conduttore di un programma costato un milione e mezzo a puntata

Prima puntata flop per Vittorio Sgarbi e la Rai decide di sospendere il programma. Con una nota ufficiale di viale Mazzini che arriva pochi minuti dopo lo share. “La Direzione di Rai1, considerati i dati di ascolto di Ora ci tocca anche Sgarbi, ha deciso di sospendere la trasmissione. La decisione è stata comunicata al professor Sgarbi che l’ha condivisa”. La sospensione in realtà, riguarda una sola puntata perché ne erano previste due in questa fase, per poi ripartire a settembre con altre quattro. Il risultato di ieri è fortemente penalizzante per la Rete ammiraglia rispetto al trend del periodo di garanzia. Ma è giallo sul compenso al conduttore. Secondo fonti di agenzia, nonostante il debutto imbarazzante, l’azienda onorerà il contratto.

Vittorio Sgarbi in prima serata ieri su Raiuno ha raccolto davanti alla tv appena 2,064 milioni di telespettatori, pari all’8,27% di share. Non un flop, di più. La trasmissione costa 1,5 milioni a puntata. Chi l’ha visto, che ne costa 85mila, ha registrato il doppio dello share: più del 16%. Cinque puntate di Sgarbi costano alla Rai otto milioni di euro. Per raggiungere la stessa cifra si devono sommare 30 puntate di Ballarò (81mila euro ciascuna), 40 di Chi l’ha visto e 18 di Report (111mila euro). Ma Sgarbi fa flop. E a guardarla, la prima puntata di Sgarbi, qualche dubbio che non potesse essere un successo si aveva.

Vittorio Sgarbi ha bisogno di un’oretta per ambientarsi sul palco di Rai1, durante un’introduzione infinita su se stesso, prima di sferrare l’annunciato attacco al Fatto Quotidiano: “Arriverà la mia vendetta, falsari!”. Il critico d’arte era furioso per l’articolo di ieri che spiegava l’influenza a Salemi di Giuseppe Giammarinaro, un politico locale con interessi nella sanità e amicizie pericolose: Pino terremoto ordina, Sgarbi esegue e la mafia ringrazia. Storie di terre sottratte a Cosa nostra, che il puparo voleva togliere a “quelli di don Ciotti”, storie di un controllo sul Comune amministrato da Sgarbi, che racconta l’ex assessore Oliviero Toscani. Ecco, preso a celebrare il suo mito, Sgarbi sovviene: “Non consentirò di umiliare Salemi dai magistrati”. E chi ha sequestrato 35 milioni di beni a Giammarinaro: “Cose vecchie, chiarite. Quei terreni andranno a Slow Food e Toscani ha poco senso dell’amicizia”.

Poi mostra la pagina del Fatto, commenta il titolo, il catenaccio, il sommario: “Quello che avete letto dà la sensazione di essere una macchina costruita per ostacolare la mia trasmissione. La mia è l’unica versione, non sono un mafioso e non frequento mafiosi”. Indica il Fatto: “Guardate! Non passerò. Avrò vendetta di questi bugiardi e falsari. La pagheranno. Tradiscono la mia verità”. La sua, appunto. Ecco il critico d’arte che, pagato un milione di euro per cinque o sei puntate, si tuffa in una stucchevole Sgarbiografia: il passato (e il presente) di insulti in televisione, citazioni colte e affreschi di Raffaello, buttate lì con ostinata confusione. Ecco, il palco enorme, la passerella con applausi finti, le statue, le colonne. Il titolo è esaustivo: “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi… Or vi sbigottirà (l’anagramma del suo nome, ndr)”.

Ecco, il sindaco di Salemi che si mostra a un pubblico entusiasta con politici e giornalisti: Anna Maria Bernini del Pdl, Ida Colucci del Tg2, Anna Falchi. Il programma è incartato in una lunga copertina con la registrazione di una telefonata, in viva voce, tra Sgarbi e un giornalista del Fatto con la sua memorabile definizione di “Fidel Castro per una redazione televisiva”. Una capra nera l’accompagna in scena, e libera il suo urlo: “Capra, capra, capra”. È in diretta, rivendica la vittoria con il direttore generale, Lorenza Lei: “Non esiste. Non si può andare in onda con una trasmissione registrata”. E invece il sontuoso programma di Sgarbi, 1,4 milioni di euro a sera, è proprio una collezione di filmati vecchi con un unico protagonista: Sgarbi medesimo. Dopo l’opposizione di viale Mazzini su dio, il tema era il padre, ma il sindaco è insieme padre, figlio, sorella. Tutto. C’è solo lui. Che racconta ai telespettatori, chissà quanto interessati, perché il regista Martinez l’ha mollato, perché il titolo è diverso: non è più “Il mio canto libero” in onore di Lucio Battisti, forse la vedova non avrebbe apprezzato.

Guai a cambiare canale, passano sempre immagini di repertorio, sembra una caricatura di Blob eppure, parole sue, “c’è dietro un lavoro di sei mesi”. Il programma non inizia mai: non esistono tempi o scalette, solo improvvisazione. Creatività, certo. Quella con Sgarbi che inneggia al suo egocentrismo e, pur cercando di aspettare un briciolo di senso, le palpebre si chiudono. Ecco, l’effetto del tanto costoso ritorno in televisione del critico in televisione: l’effetto sonnifero. Una noia micidiale a suon di milioni di euro (pubblici).

Da Il Fatto Quotidiano del 19 maggio 2011
peppino de filippo
00giovedì 19 maggio 2011 17:02
peppino de filippo
00venerdì 20 maggio 2011 14:21
peppino de filippo
00venerdì 20 maggio 2011 14:22
Dura solo una puntata il costosissimo programma del critico d’arte su Rai1. La Rai ha deciso di sospendere infatti “Ora ci tocca anche Sgarbi”. Lo share è stato dell’8,27%, la metà di Chi l’ha visto? su Rai3 e poco di più di Exit su La7. Il sindaco di Salemi convoca all’improvviso una conferenza stampa e prova, maldestramente, a difendersi come può: “Si vede che gli spettatori preferiscono Melania alla cultura”. Non ha sensi di colpa per quanto la Rai ha speso per lui: un milione e 400mila euro a puntata rispetto ai 60mila euro del programma di Federica Sciarelli. Inoltre si scopre che Sgarbi e il gruppo dei suoi collaboratori hanno cenato a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi dopo la trasmissione. Nessun imbarazzo per lui. Anzi dichiara: “Lui si compiace con me, perché non tratto le sue vicende private. A me non interessa dove mette il cazzo Berlusconi, a me interessa dove metto il mio”.
Servizio di David Perluigi, riprese e montaggio Paolo Dimalio
peppino de filippo
00venerdì 20 maggio 2011 20:13
Sgarbi annuncia: “Voglio far chiudere il Fatto”



Voglio far chiudere Il Fatto, diffonde solo menzogne”. Non solo,Vittorio Sgarbi vuole anche oscurare questo sito. Il critico d’arte ha trovato il colpevole per per il flop che ha affossato il suo programma e vuole punire questo giornale. All’indomani della sospensione della sua trasmissione su Rai1, Sgarbi annuncia infatti l’intenzione di procedere con azioni legali contro l’edizione cartacea, così come contro questo sito qualora non agisse come richiesto, e prevede rimborsi milionari per gli articoli pubblicati in questi giorni su Salemi e sulla trasmissione “Ci tocca anche Sgarbi”. “Chiedo 10 milioni di euro per gli articoli dei giorni scorsi – dice - quelli in cui mi si indicava come esecutore della mafia – spiega il critico ferrarese – perché è una cosa di una gravità assoluta”.

Sgarbi dimentica di dire che i rilievi su di lui non vengono dalle opinioni dei cronisti di questo giornale, ma dalle pagine di una richiesta di sequestro preventivo di 35 milioni di euro ai danni del signor Giuseppe Giammarinaro. E che i rapporti tra quest’ultimo e il critico non sono frutto della fantasia dei cronisti di questo giornale ma dell’azione investigativa, correttamente riportata e compresa di testimonianze negli articoli che raccontavano la cronaca degli eventi. Si tratta in tutto di 388 pagine di documentazione.

Intanto il legale del critico ferrarese, Giampaolo Cicconi, anticipa che tra oggi e domani verrà recapitata al giornale una diffida “ad eliminare immediatamente dal sito web l’articolo del 17 maggio, firmato da Sonia Alfano dal titolo ‘Salemi e le amicizie pericolose’, nonché quello intitolato “Vittorio Sgarbi , Saverio Romano e l’amico di Salemi sorvegliato speciale” e dei successivi, in quanto palesemente diffamatori”. Nell’atto di diffida, conclude il legale, “è compresa una richiesta di sequestro preventivo nel caso in cui il quotidiano non ottemperasse”.

C’è poi una seconda querela in arrivo, battono le agenzie, che riguarda il pezzo andato in pagina oggi in cui si parla del programma tv, “che attribuisce alla trasmissione dei costi per puntata inverosimili”.

Insomma, per Vittorio Sgarbi questo giornale sarebbe il mandante di una campagna diffamatoria orchestrata ai suoi danni. A questo proposito l’unica cosa che possiamo replicare al signor Vittorio Sgarbi è una immortale vignetta di Altan che gli consigliamo di far propria: “Mi chiedo chi sia il mandante di tutte le cazzate che faccio”.
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